Translate

sabato 3 settembre 2011

1950. UN MONDO DIVERSO


Era il 1950. Un mondo profondamente diverso da quello di oggi. Non ce ne rendiamo conto e sembra impossibile che sia cambiato tutto in pochi decenni, ma è così. La guerra era finita da poco. L'Italia era un paese agricolo in cui la maggioranza della popolazione era dedita all'agricoltura. Nelle campagne del centro e nord Italia imperversava la mezzadria.
Le città erano piccole, alcune come Milano e Napoli ancora in piena ricostruzione dopo i bombardamenti. Roma aveva poco più di un milione di abitanti, di cui molti immigrati dal sud dopo la guerra. Le campagne erano curate e popolate da gente operosa, le fattorie in attività, con la stalla degli animali, con il grano da raccogliere, i primi trattori e le trebbiatrici a motore. I negozi erano poveri, arredati in modo spartano, con poche merci esposte. Le vetrine erano spoglie, buie, non ancora illuminate. La televisione non c'era, se non come un sogno, vaghe notizie che venivano dall'America. In casa c'era una grossa radio che tutti ascoltavano a certe ore.La sera, nei paesi, la gente sedeva sulle sedie fuori dei portoni per conversare al fresco, sotto le stelle.Si beveva già la Coca Cola, appena arrivata dall'America, si mangiavano i gelati Motta (buonissimi quelli al fior di latte o alla banana). L'industrializzazione era in atto, si preparava il boom. Molti migravano al nord dal meridione povero e arretrato, ma fu un fenomeno limitato che allora ci parve epocale. C'era molta carica, molta voglia di migliorarsi, si percepiva un futuro luminoso. Ancora non si viaggiava nello spazio, ma si fantasticava sui dischi volanti.Nessuno dubitava del progresso, il mondo non poteva che progredire, svilupparsi.
Il pianeta aveva, in quel 1950, due miliardi di abitanti: era un altro pianeta da quello di oggi. Questo spiega tutto: l'energia, la forza, la volontà di quella gente che sentiva suo il mondo. Una rinascita dopo la guerra era possibile.
Oggi invece il pianeta ha sette miliardi di umani. Oggi non c'è futuro. Oggi c'è una sensazione sempre più forte del disastro imminente, della perdita di tutto. Un pianeta sovrappopolato è un pianeta che non ha futuro. Al posto della luce si vedono i tetri bagliori di un incendio. Una persona nata nel 1950 ha visto, nell'arco della sua sola vita un cambiamento epocale: da un mondo pieno di fiducia e vivibile, a quello senza speranza e soffocato di oggi. Dovunque megalopoli, cementificazione, distruzione di campagne e foreste, acque inquinate e maleodoranti, l'aria irrespirabile, masse umane che migrano disperate alla ricerca della sussistenza. E' il mondo da sette miliardi di umani, la bomba demografica che è esplosa in pochi anni, perché dal 1950 sono passati pochi anni.
Il cielo allora era ancora azzurro, e chi ha lì i ricordi dell'infanzia non può dimenticarlo. Oggi il cielo è grigio e giallastro. In sessant'anni un'armonia si è rotta per sempre.

Nessun commento:

Posta un commento