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lunedì 12 marzo 2018
Il cancro invade le alpi
L'Ecomostro "Porta della Neve" nel Cuneese
Il grigio cancro del cemento sta invadendo tutta la pianura padana, le altre pianure italiane, le coste ridotte ad una continua devastante muraglia di case. Relativamente indenni dalla devastazione erano rimaste le Alpi, in cui la patina grigia del cancro si era estesa principalmente alle valli. Ora sta cambiando tutto anche li' e l'antropizzazione si sta per mangiare le vette innevate, i boschi verdi con gli ultimi cervi e scoiattoli. L'assalto e' violento, passato sotto silenzio dai media, ma violento con consumo di suolo rapido e privo di scrupoli(un suolo di grandissimo valore naturalistico). Progetti piccoli e grandi sono in corso di realizzazione, con le infrastrutture connesse, gli abusi, i condoni che si tirano dietro, mentre la ferita e lo sfregio al territorio montano prosegue devastante in un doloroso silenzio. Cinquantamila chilometri quadrati, dalle alpi Marittime alle Giulie, sono stati cementificati quasi al 50 % negli ultimi sette anni con 205 mila ettari di territorio montano urbanizzati (dati dell'Ispra). Un insieme di strade, di villette a schiera, di palazzi degni di megalopoli, di palazzi alti come grattacieli che c'entrano con il paesaggio montano come i cavoli a merenda, di centri commerciali, di villaggi turistici, di case sparse, di impianti sciistici e strutture di risalita, di hotel, di parcheggi multipiano, di deforestazioni, di strade tra i boschi, di piazzali, di sventramenti di terreno, di lottizzazioni ai margini dei centri abitati in espansione continua come metastasi della malattia umana. Il Ministero dell'ambiente che dovrebbe tutelare il tesoro naturalistico delle Alpi e' silenziosamente complice. Nei Comuni montani non esistono disposizioni che attuino la tutela del paesaggio e limitino il consumo di suolo . L'applicazione della Convenzione delle Alpi e' lettera morta, e il governo nazionale e' preso dall'interesse su ben altri fronti (come lo ius soli). Nel 1991 infatti gli otto stati che hanno le Alpi nel loro territorio, firmarono un accordo con l'obiettivo di proteggere il patrimonio naturalistico montano. L'Italia se ne e' bellamente fregata ed ha pensato ad altro, favorendo costruttori e speculatori. Ci ha messo venti anni ad approvare i protocolli che rendono valida la Convenzione delle Alpi. Anche quei protocolli sono rimasti inapplicati. Il monitoraggio degli interventi edilizi e infrastrutturali, preciso nel trattato, non e' stato mai realizzato, lasciando le alpi al loro destino: soffocare sotto un manto grigio e impermeabile, sostituendo i boschi con il cemento, preparando così' future tragedie. Ma la tragedia più' grande e' la bruttezza, lo sfregio antropico basato sull'ideologia dominante al tempo della globalizzazione: la stupidità di Homo. Al posto delle cime innevate, dei boschi e delle valli verdi abbiamo così' il frutto di tanta solerzia antropica: inutili colate di cemento con affaccio sulle piste da sci - tra l'altro desolate per la mancanza di neve, per la crisi, per l'eccesso di offerta, per la mancanza di una base economica alla speculazione pura-. Rimangono degli osceni ecomostri in luoghi dove uno si aspetterebbe la natura incontaminata, i camosci, gli scoiattoli, i cervi montani, le bianche vette. Ecomostri dai nomi accattivanti: Betulla, Genziana, o divertenti come Pisolo, Brontolo; nomi che nascondono una realtà' orrenda: giganteschi casermoni di cemento dai muri scrostati e crepati, strade dissestate, vetrate frantumate e il tutto in degrado e abbandono tra macchie di umidità', pozzanghere e muri crollati. Vengono abbattuti boschi, asfaltati prati fioriti, traforate montagne, disseccate fonti millenarie.
Gli antichi Greci consideravano le fonti tra i boschi o alle pendici di montagne come divinità, e ne facevano delle dee che veneravano con rispetto. Noi con la nostra evoluta società consumistica ne facciamo delle fogne ostruendone le polle con colate di asfalto o inscatolandole in condotti di cemento. Alla stupidita' e alla mentalità' criminale si aggiunge la beffa: questi speculatori sono incapaci di speculare, ma sono bravissimi nel devastare inutilmente i luoghi più belli in un delirio di pura malvagità' fine a se stessa. Il complesso "Porta della Neve" a Viola nel cuneese era destinato, alla fine degli anni 70, a divenire uno dei centri turistici più' grandi d'Europa con cinema, teatro, pizzerie, centro benessere, palestre, farmacia. Poi vennero i fallimenti, i sequestri, la mancanza di neve, l'abbandono con lo sfregio permanente e irrecuperabile all'ambiente. La regione penso' all'abbattimento. Poi la saggia decisione: risparmiare i soldi necessari all'abbattimento o al rilancio e lasciare le cose come stanno. E su tutta la valle e' come se ci fosse passato un conflitto, una specie di Mosul sulle Alpi, rovine abbandonate e un territorio divenuto oscena testimonianza della capacita' umana di assassinare la natura. Assassinare Inutilmente. In Val Tanaro villette a schiera affacciate sulle discese degli sciatori vicine al mare ligure. Il mercato ha condannato tutta l'operazione lasciando il progetto realizzato a dimostrazione perenne di quello che era: pura speculazione cementifera con una crosta di cemento e asfalto a lastricare la valle alpina. Il tutto preda dell'abbandono e del fallimento: le villette non hanno trovato compratori e non le vuole nessuno, nemmeno regalate. Ma le imprese costruttrici non si sono arrese, basta spostarsi di alcuni chilometri e riprendere a costruire nelle verdi valli boscose e vicino alle vette, distruggendo tutto. L'orrore antropico prosegue senza soste, mai imparando dagli errori passati. La cementificazione delle alpi prosegue come nulla fosse e decine di migliaia di progetti sono in via di attuazione senza che nessuno (ne' stato, ne' regione, ne comuni) si oppongano. Così ai mostri e ai fallimenti del passato si aggiungono sempre nuove devastazioni delle Alpi, nel silenzio generale.
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