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mercoledì 30 gennaio 2013

MEDICINA EVOLUZIONISTICA: SOVRAPPOPOLAZIONE E MALATTIE




Darwin con la sua teoria della evoluzione mediante la selezione naturale ha dato inizio ad una rivoluzione nel campo della biologia, della scienza e della filosofia. Tuttavia  la teoria della selezione naturale non ha ancora portato a quel cambiamento di fondo del comportamento umano che essa comporta. La scimmia intelligente denominata Homo mal sopporta che la sua presenza su questo pianeta sia il portato di una serie casuale di circostanze. Il primate palmipede si comporta ancora come se tutto il cosmo fosse stato messo in piedi per permettergli di vivere a proprio comodo e nel suo esclusivo interesse egoistico.
Purtroppo, o per fortuna, nonostante la grande considerazione che abbiamo di noi stessi,  siamo figli del caso e di una casuale combinazione di circostanze e i geni che si sono selezionati durante gli ultimi tre milioni di anni nell’ambito della biosfera sono in precario equilibrio con l’ambiente e con le altre specie viventi  residue. Il predatore umano ha infatti il primato delle estinzioni delle altre specie viventi, e sta talmente avvelenando l’ambiente circostante che rischia di portare nel baratro se stesso oltre a tutto il resto.

La teoria di Darwin, sebbene accettata in ambito scientifico, trova resistenze nelle varie diramazioni della scienza e nel pensiero filosofico, in quanto cozza con la visione antropocentrica prevalente. Negli anni 90 del secolo scorso si è finalmente iniziato ad applicare le teorie della selezione naturale anche alla medicina.  Nel 1994 è uscito un libro che introduce il nuovo concetto di Medicina Evoluzionistica: “Perché ci ammaliamo? La nuova Medicina Darwiniana” di Randolph M. Nesse e Gorge C. Williams.  Si tratta della nuova teoria che spiega le malattie in base alle condizioni in cui si sono formati i genomi dei vari organismi viventi mediante la selezione naturale. Riporto un breve sunto di alcuni capitoli del libro.

“ Cambiamenti comportamentali ed ambientali, specie se rapidi e innaturali, possono determinare l’insorgere di malattie in quanto gli organismi non hanno sviluppato sufficientemente meccanismi adattativi.
Il caso agisce sul genoma producendo cambiamenti neutrali, ovvero né utili né dannosi; è poi il gioco competitivo e l’influenza ambientale che stabilisce i geni adatti che si riproducono. Ma vi sono dei vincoli che impediscono di raggiungere l’adattamento ottimale, perché spesso accade che la vicenda evolutiva ha imboccato un’altra strada da cui è impossibile tornare indietro. I cambiamenti nel genoma agiscono sui tempi lunghi mentre in genere  l’ambiente si modifica più rapidamente, portando ad incongruenze tra patrimonio genetico, espressione fenotipica e ambiente esterno(...)
Il nostro corpo si è formato durante milioni di anni trascorsi nelle savane in piccoli gruppi dediti alla caccia e alla raccolta. La selezione naturale non ha avuto il tempo per adattarlo ai rapidi cambiamenti intervenuti negli ultimi 40.000 anni con l’invenzione dell’agricoltura, dell’allevamento e della vita cittadina. La tecnologia esplosa negli ultimi secoli ha poi rapidamente e ulteriormente modificato l’ambiente e  il nostro corpo non è stato in grado di adattarsi altrettanto rapidamente e di affrontare, ad esempio,  alimentazioni ricche di grassi, di glicidi, le automobili, droghe, luci artificiali e riscaldamento centralizzato. La maggior parte delle malattie moderne  derivano da questa imperfetta combinazione  tra l’ambiente sviluppatosi  recentemente e la nostra struttura conformatasi in milioni di anni(…) L’attuale diffusione di malattie cardiache e di tumori della mammella ne è un tragico esempio. Ci sono geni che rimangono nel genoma nonostante siano causa di malattie. Alcuni dei loro effetti sono “capricci” che risultavano innocui quando vivevamo in un ambiente più naturale. Per esempio, la maggior parte dei geni che predispongono a malattie cardiache è rimasta inoffensiva per migliaia di anni finché non abbiamo cominciato a mangiare troppi grassi e a vivere in maniera stressante. I geni che causano la miopia danno problemi solo all’interno di società in cui i bambini, nei primi anni di vita, utilizzano troppo gli occhi per guardare da vicino, come nella lettura. Alcuni dei geni che causano l’invecchiamento erano soggetti a ben poca selezione quando la vita era molto più breve. Inoltre, molti geni che causano malattie sono presenti nel nostro corpo perché danno benefici in altre situazioni o altre combinazioni. Il gene della falcemia (una forma di anemia), per esempio, protegge dalla malaria e per questo la malattia è molto diffusa in Africa. Alcuni dei geni sessualmente antagonisti favoriscono il padre a spese della madre o viceversa. Il nostro codice genetico è costantemente rimescolato dalle mutazioni. In pochissime occasioni i cambiamenti nel Dna sono favorevoli; nella maggior parte dei casi provocano malattie. Questi geni danneggiati vengono continuamente eliminati o tenuti sotto controllo dalla selezione naturale. Ma esistono geni “fuorilegge” che agevolano la propria trasmissione a spese del portatore, dimostrando brutalmente come la selezione agisca a favore dei geni e non dell’individuo o della specie. Tuttavia poiché la selezione tra gli individui è una potente forza evolutiva, anche questi geni fuorilegge sono difficilmente origine di malattie(…)
Le modifiche ambientali dovute alla tecnica moderna sono state rapidissime negli ultimi due, tre secoli. Ciò ha causato forti anomalie tra le strutture fisiche del corpo evolutesi durante milioni di anni in ambiente del tutto diverso e i comportamenti richiesti dalla tecnologia. I comportamenti anormali dei bambini che potrebbero causare uno sviluppo fisico irregolare sono molti.  Stare ore ed ore seduti sui banchi di scuola non è naturale;ai bambini del Paleolitico non era richiesto niente del genere. Quando stavano fermi erano accoccolati, non seduti. Gli uomini potevano camminare, sedersi, inginocchiarsi e correre quando volevano. Molti  di quelli che oggi soffrono di mal di schiena debbono il fastidio alle tante ore passate in una posizione anormale imposta loro nell’infanzia. Due medici dell’Università del Michigan, Alan Weder e Nicholas Schork, hanno tentato di collocare la pressione alta tra le malattie della civiltà. Esiste un meccanismo capace di aumentare la pressione durante la veloce crescita dell’adolescenza (più un corpo è grosso più la pressione deve essere alta). Secondo Weder e Schork nell’ambiente atavico il meccanismo doveva regolarsi su una gamma più ristretta di dimensioni corporee. Oggi la nutrizione molto ricca determina crescite veloci  e taglie grandi, assai rare nel passato. Il meccanismo che regola la pressione è stato costretto ad adattarsi a variazioni più ampie di quelle per cui si era selezionato, così spesso esagera e alza troppo la pressione sanguigna. Il freddo può essere considerato un fattore ambientale relativamente nuovo. La diffusione della popolazione umana in ecosistemi con stagioni fredde fu facilitata da progressi tecnologici quali i vestiti e il fuoco, scoperti poche migliaia di anni fa. Per sopravvivere all’inverno, nella maggior parte della superficie abitata del pianeta abbiamo ancora bisogno di questi elementi artificiali. La bassa temperatura non è però il solo stress che dobbiamo combattere alle alte latitudini. I vestiti e le case che ci permettono di vivere in luoghi come Montreal e Mosca ci causano altri problemi di salute. La sintesi della vitamina D dipende dalla superficie della pelle esposta al sole. Stando in casa tutto il giorno e coprendoci con i vestiti quando siamo all’aperto  sintetizziamo una quantità di vitamina D molto più bassa di quella prodotta da un abitante della savana africana che gira nudo, e probabilmente molto inferiore ai nostri bisogni metabolici. La sua carenza porta a problemi di salute connessi con il metabolismo del calcio.In Inghilterra qualche decennio fa il rachitismo colpì un numero così elevato di bambini da guadagnarsi il nome di morbo inglese. L’osteoporosi è un’altra conseguenza di questi cambiamenti. L’invenzione dell’agricoltura fece aumentare la densità della popolazione in un modo che sarebbe stato impensabile in un’economia di caccia-raccolta, e consentì inoltre la nascita delle città. Queste modifiche nello stile di vita aumentarono il numero di contatti interpersonali che ogni individuo poteva avere, oltre ad accrescerne la vicinanza e la durata. Emersero allora nuove malattie  infettive che potevano diffondersi solo tramite contatto. L’efficacia dell’evoluzione di nuove difese fu tragicamente dimostrata quando coloni che erano portatori sani di vaiolo invasero territori le cui popolazioni non erano mai state esposte alle malattie occidentali. Gli europei uccisero molti più nativi americani con il vaiolo e l’influenza che con le armi. Molti problemi psicologici sono causati dalla vita moderna. Nonostante la retorica politica sui valori della famiglia, i bambini allevati in periferie da famiglie nucleari che vivono in villette o in palazzi sono immersi in un ambiente sociale nuovo almeno quanto quelli vigilati da un insegnante precario in un asilo. Da adulti, ma anche da adolescenti e da bambini, spesso abbiamo a che fare più con burocrazie impersonali che con persone note. Le persone che incontriamo durante il giorno sono perlopiù sconosciuti. Non è questo il mondo in cui sono evoluti i nostri antenati(…)
Gli adattamenti del patrimonio genetico funzionano meglio nelle circostanze in cui si sono evoluti. I nostri adattamenti anticancro e altre funzioni vitali non si sono sviluppati per mantenere in vita un ottantenne. I geni umani e i loro prodotti trovano anomalo  il corpo del vecchio, perché raramente nel Paleolitico si arrivava ad un’età avanzata. Pare inoltre che le caratteristiche degli ambienti moderni aumentino l’incidenza del cancro: raggi x e altre radiazioni ionizzanti, nuove tossine, pesticidi in agricoltura, livelli eccessivi di esposizione alle tossine naturali (come la nicotina e l’alcol), alimentazione e stili di vita stressante. I batteri possono aumentare la percentuale di tumori nei tessuti infettati, ma i virus sono ancora più pericolosi. Questo perché il virus non è molto diverso da un gene singolo in una cellula umana, e talvolta può piazzarsi all’interno di un cromosoma come se fosse la sua posizione  naturale. I virus, in particolare l’Hiv, attaccano il sistema immunitario e, di conseguenza, diminuiscono la capacità di quest’ultimo di difenderci da alcune forme di cancro. Un alimento con una concentrazione elevata di sale o alcol, oppure ricco di carcinogeni come quelli della carne affumicata o alla griglia, aumenta il rischio di cancro dello stomaco o all’intestino. I composti chimici del fumo di tabacco o dello smog delle città influenzano alla stessa maniera le cellule dei polmoni. Il modo in cui una alimentazione ad alto contenuto di grassi incide sui tumori della mammella e alla prostata è noto. Manipolazioni ormonali dovute a sostanze usate in agricoltura o come additivi nei cibi influiscono artificialmente sui tessuti. La conoscenza sempre più particolareggiata delle azioni fisiologiche degli ormoni naturali e artificiali dovrebbe permetterci di trovare soluzioni per imitare gli effetti benefici dello stile di vita dei paleolitici. Eaton e altri ricercatori hanno presentato prove chiarissime di come alcuni contraccettivi orali riducano l’incidenza di tumori all’ovaio e all’utero, anche se non alla mammela. “
(Brani tratti da: Randolph M. Nesse, Gorge C. Williams: “Perché ci ammaliamo”. Einaudi 1999).

La sovrappopolazione nei termini che conosciamo oggi –soprattutto nell’ultimo secolo- è forse stato il più rapido e drammatico cambiamento ambientale e comportamentale  che la specie Homo abbia sperimentato. Gli effetti che questo cambiamento stanno determinando sul pianeta sono sconvolgenti. Si prevede che nel 2050 ben sette miliardi di umani sui dieci che abiteranno il pianeta, vivranno all’interno di megalopoli con tutti i problemi di stress e di inquinamento chimico e ambientale che ciò comporta. L’aggressività intraspecifica determinata dalla competizione di una massa umana così enorme  aumenta il rischio di guerre e conflitti sociali per le risorse con forti ricadute a livello della qualità di vita. Lo stesso valore della persona umana in presenza di 7 miliardi di individui, viene messo a rischio. I rifiuti solidi, l’inquinamento delle acque e le polluzioni atmosferiche stanno mettendo a repentaglio la sopravvivenza di numerose specie viventi e addirittura dell’intero pianeta. L’aumento del carbonio atmosferico sta alterando la temperatura e il clima con lo scioglimento delle calotte polari e l'innalzamento dei mari. Come reagirà  il nostro corpo che è ancora, essenzialmente, quello che si è formato nelle savane del Pleistocene, a questo profondo cambiamento comportamentale e ambientale determinato dall’esplosione così rapida e incontrollata della popolazione umana? La necessità di assicurare il cibo a 7 miliardi di persone ha determinato uno sfruttamento dei suoli senza precedenti con uso massiccio di fertilizzanti e tossici chimici. Malattie infettive nuove e riacutizzazioni di quelle ritenute in passato debellate sono il frutto della convivenza e della mobilità di miliardi di individui.  L’ansia la depressione e le psicosi di molte persone nelle società moderne sono strettamente connesse allo stile di vita caratterizzato dalla velocità e dalla ripetitività che un mondo sovraffollato e tecnologico come quello attuale comporta. Ma la sovrappopolazione stessa è ormai la malattia del pianeta, la esplosione demografica di una specie sola che soffoca ed elimina tutte le altre. La stessa selezione naturale è profondamente alterata e il processo naturale di speciazione si è fermato per essere sostituito da una artificiale mutazione quantitativa e qualitativa  di specie dovuta alla pressione antropica in tutta la biosfera (pseudo-speciazione antropocentrica). Il pianeta sta modificando profondamente le sue caratteristiche   di ambiente naturale sotto l’hypris produttiva e riproduttiva della scimmia “intelligente”. La Terra  sta perdendo di senso per divenire un semplice contenitore; ogni rapporto tra uomo e natura si riduce a rapporto quantitativo tra massa umana e capacità dell’ambiente di contenerla. Questa distruzione di tutti i significati che non siano di mera utilizzazione della Terra da parte dell’uomo è simbolizzata in maniera paradigmatica dalla perdita del paesaggio naturale e dal processo di sostituzione di esso da parte del cemento. La cementificazione della superficie terrestre è l’essenza del nichilismo antropocentrico verso la natura ridotta a sfondo neutro della folle distruttività umana.

2 commenti:

  1. Complimenti, Agobit, ottimo post.
    Mi ha colpito molto, in particolare, l'impatto negativo sulla nostra salute del disallineamento sempre più forte tra evoluzione genetica (lenta) ed evoluzione culturale (sempre più veloce).
    Io credo che, alla fine, l'evoluzione genetica rimarrà più forte e vincerà la sfida, ma le conseguenze NON ci piaceranno, perchè non saranno guidate.

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