Ormai
tutto avviene come in uno spot pubblicitario. In politica si parla per spot. In
televisione si comunica per spot. Le vecchie lettere di una volta non esistono
più; oggi ci sono le email che sono per lo più brevi spot comunicativi. Tutto
l’agire umano è divenuto, come sostiene Habermas, un “agire comunicativo” a
base di spot. Il ragionamento, tra tutti questi spot, sta perdendo importanza
ed è ormai sempre più raro. Le argomentazioni lunghe sono considerate noiose.
La nostra società, afferma Christoph Turcke nel suo illuminante libro “LA
SOCIETA’ ECCITATA”, è basata sulla
Sensation che in tedesco corrente designa ciò che desta scalpore, interesse,
curiosità. Tutto è basato sulla sensazione, e poiché le sensazioni predominanti
in un mondo dove la cultura è principalmente televisiva e informatica, sono
essenzialmente estetiche, tutto diviene estetica della sensazione, virtualità.
La sensazione ha bisogno di automantenersi, non può mai ridurre la tonalità di
funzione, pena la caduta in uno
stato di depressione. La società contemporanea oscilla tra eccitazione
eccessiva e depressione. La moderazione di pensiero e l’espressione basata sul
ragionamento pacato fa vendere poco, non è competitiva, ed è quindi rapidamente eliminata dalla
libera concorrenza. Per mantenersi a livelli alti, la sensation ha bisogno di
nutrirsi di consumi e quindi trasforma il mondo in un televisore virtuale, in
Werbung con cui la lingua tedesca designa la pubblicità, ma anche
l’indaffaramento continuo, un
lavorio continuo. Così la pubblicità delle merci diventa la pubblicità in assoluto e la percezione di ciò che desta
sensazione diventa la percezione in assoluto. Tutti parlano in pubblico concitatamente,ci
si esprime per spot, la tv, la
radio, la politica è fatta di cose gridate, sensazionali, spot stupefacenti. Ma
tutto il mondo diviene eccitato, l’equilibrio delle cose e la pacatezza non
hanno più senso e luogo. Il mondo intero è un set in continua trasformazione,
tutto va prodotto, sviscerato, ribaltato, demolito e ricostruito, fruito,
utilizzato, spompato e poi ridotto a rifiuto e scaricato in discarica. Se si
sta in casa bisogna accendere luci, televisori, computer, radio, hi-fi,
cellulari, telefoni, frullatori, trapani. Fuori ci si sposta correndo con
gipponi come si fosse in guerra, o auto sportive, a moto rombanti, correndo
vorticosamente da un posto all’altro. I nostri nonni facevano le vacanze
raggiungendo lentamente paesi a pochi chilometri dalle città. Oggi si parte con
aerei giganti per raggiungere ogni parte del globo. Se si resta in città
bisogna divertirsi, eccitarsi (pena la depressione): ed ecco allora stadi,
teatri con urlatori, comici, guitti. Luna park sempre in attività, centri
commerciali, piscine, scivoli, macchine volanti, piste da corsa, notti bianche,
megaconcerti, fuochi artificiali. Si raggiunge la montagna ed invece di
rilassarsi ecco la gente che sale su funivie, seggiovie, canestri sospesi nel
vuoto, poi giù a capofitto in discese forsennate con sci ultratecnologici sulla
neve per poi, raggiunta la valle, risalire velocemente per ributtarsi giù di
nuovo alla ricerca di sensazioni sempre più forti. Poi ci si lancia con
miniapparecchi parapendii e tutti a volteggiare mai sazi di Sensation. Sul mare
motoscafi, yacht, aliscafi, sci d’acqua, moto d’acqua, pesca subacquea, windserf
e via stimolando. Le spiagge sono diventate un parossismo espositorio di corpi,
unti, massaggiati, spruzzati, curati, corpi rigorosamente eccitati. In questo
delirio somatocentrico il corpo è il mezzo per mantenere sempre alto il livello
sensitivo-sensoriale eccitatorio. Poiché l’invecchiamento raffredda gli
spasimi, ecco che tutti cercano farmaci antiossidanti, conservanti, vitaminici,
rassodanti. Si vedono vecchietti già affetti da stupor senile che cercano in farmacia pillole per effimere tumescenze. Anche le vecchine non rinunciano alla sensation e, tinte le chiome e vestite con colori abbaglianti, partono per mete esotiche fornite di creme emollienti per le pelli incartapecorite e di dollari che facciano dimenticare le ere trascorse. Le palestre pullulano di aspiranti alla incorruttibilità e alla
venustà perenne: i corpi sono costantemente ancorati a macchinari semoventi, a
bilancieri oscillanti, ad aste pendenti, a pesi alternanti, a piombi gravanti,
come in un inferno dantesco, sempre ingaggiati per un turgore muscolare che
sconfina spesso nella tumefazione. Questa paranoia del corpo conduce poi gli
eccitati a percorsi di vera espiazione attraverso tormenti sanitari che
consistono in innesti, lembi, scorrimenti, infiltrazioni, sclerosi, filling,
massovibrazioni, scuotimenti, tatuaggi e successive rimozioni con ustioni e piaghe, spaventosi interventi chirurgici con ablazioni sanguinarie
e altrettanto violenti spostamenti di pezzi anatomici, oppure impianti
protesici per lo più di masse siliconiche volte a surrogare ormai rinsecchite
protuberanze esauste dal secondo principio della termodinamica e dallo scorrere
del tempo, con finale inesorabile pendenza e mosceria irreversibile. Tutta la
società contemporanea è un agitarsi infruttifero, un affaccendamento inoperoso
che termina spesso nelle rianimazioni ospedaliere per infarti e collassi da
stress. La morte non rientra nel narcisismo agitatorio e consumistico, ed
allora ecco la necessità di nasconderla, di non nominarla ( tizio …non è più,
caio è scomparso…), di velocizzarla nelle sue necessità di rottamare la salma
il più in fretta possibile, nel modo che dia meno nell’occhio. Unica licenza
concessa alla contemporaneità: la pubblicità sulle pompe funebri, anch’essa a
spot. Mogli e mariti si consumano come le altre cose, si fruiscono per il tempo necessario, poi vengono a noia e si cambiano. L’importante è consumare,
consumare, consumare spinti dalla pubblicità e dall’eccitazione, e soddisfarsi
nella polluzione finale di rifiuti. Tutto si risolve in un ciclo continuo:
vendita, consumo, rifiuto e discarica. Ma il pezzo forte è la vendita, tutto
ruota sulla vendita, e l’acquisto è divenuto il rito più praticato dalle masse,
che si recano –come una volta si recavano durante le festività nei templi della
religione- nei centri commerciali, i nuovi templi del moderno dio: la merce. Denaro e merce, tutto
l’universo della società eccitata gira intorno a questo Giano bifronte. Il mondo si è così trasformato in un
supermercato. Tutti i luoghi del mondo che in passato destavano meraviglia
sembrano divenuti set pubblicitari, finzioni sceniche, villaggi turistici
artificiali. Nei luoghi più appartati e un tempo adatti alla riflessione
meditativa, trovi ormai le luci sgargianti della pubblicità, hotel cinque
stelle, piste artificiali, megastore, punti vendita, premi al miglior
consumatore, e via virtualizzando. Mi trovavo tempo fa in un paesino della
toscana con un piccolo centro termale. Lo avevo raggiunto di sera ed ero andato
a dormire dopo una pizza, pregustandomi il giorno successivo la quiete del
posto. Venni svegliato di primo mattino dal terribile perforante rumore di un
trapano gigantesco: mi affacciai alla finestra e nella campagna davanti l’albergo vidi
macchine scavatrici all’opera con rumori infernali. Era in costruzione
l’ennesimo centro commerciale. Addio pace, pensai. Di fronte alla finestra un gigantesco
cartellone pubblicitario con una ragazza in veste succinta che annunciava la
“eccitante” novità.
Nessun commento:
Posta un commento