Sul blog di Ugo Bardi è
recentemente apparso un articolo che nega la validità della ricerca sui
reattori a fusione (ad esempio Iter) in quanto non ha avuto risultati chiari e
utilizzabili secondo la cosidetta “legge dei tre anni” essendo una ricerca che va avanti da più di cinquanta anni. Al "vecchio" dei reattori a fusione -su cui l'Europa starebbe quindi investendo inutilmente miliardi di euro- si contrappone il "nuovo" delle energie rinnovabili. Riporto una parte
dell’articolo:
“LA FUSIONE NUCLEARE E LA
LEGGE DEI TRE ANNI
C'è una legge non scritta che domina
la ricerca e lo sviluppo industriale. Dice che devi dimostrare che la tua
idea può funzionare in non più di tre anni. In casi eccezionali, cinque anni
possono essere il limite ma, normalmente, nessun progetto di ricerca
industriale dura più di così. Se un progetto non produce risultati utili in
cinque anni, ci sono buone possibilità che non ne darà mai.
Quindi esaminiamo l'idea della fusione nucleare controllata
sotto questa luce. Stiamo ancora lavorando, prevalentemente, sul concetto
“tokamak”, proposto negli anni 50 dal fisico russo Andrei Sakharov. Non c'è
dubbio che un tokamak può produrre la fusione nucleare, ma in più di 50 anni di
lavoro non siamo stati in grado di raggiungere il punto di “pareggio”, che è la
condizione in cui la quantità di energia prodotta dalla fusione è la stessa di
quella necessaria per mantenere il plasma in uno stato stazionario. Si suppone
che il progetto europeo ITER
sulla fusione nucleare raggiunga e superi quel punto quando diventerà
pienamente operativo, nel 2026,
cioè circa 20 anni dopo l'avvio del progetto. L'intero progetto ITER dovrebbe
durare fino al 2038. Sono tempi lunghi in modo anomalo per un progetto di
ricerca industriale. Considerate anche che, anche se ITER raggiungesse i suoi
obbiettivi, ci troviamo a ordini di grandezza lontani da un dispositivo
effettivamente capace di produrre energia utile.
Ora, naturalmente, è impossibile dire
che il tokamak non produrrà mai energia utile. Ma…non è impossibile arguire che
abbiamo preso una strada senza uscita col tokamaks, come discusso in un recente
articolo di Jean
Pierre Petit. Anche altri fisici, come Luigi Sertorio, sono molto scettici
su questi sforzi per la fusione nucleare.”
Il chiaro intento dell’articolo è di
affermare che la ricerca sulla fusione è ormai vecchia, come vecchie sono le
tecnologie basate sul nucleare (che è dispendioso, inquinante, ecc.) e che quindi
le ricerce sui reattori di quarta generazione sono roba da cestinare. IL NUOVO
SAREBBERO INVECE LE RINNOVABILI, cioè il fotoelettrico e l’eolico, in cui la ricerca ha dato in breve
tempo risultati eclatanti.
In BREVE TEMPO? RISULTATI ECLATANTI? Se così fosse i
nostri edifici e le nostre campagne sarebbero invase da pannelli fotovoltaici,
e le colline e le coste sarebbero ricoperte di pale eoliche. Il petrolio e il carbone sarebbero energie residuali in via di dismissione. Invece non solo le
rinnovabili faticano a imporsi, ma hanno perso la partita con le altre fonti in
quanto sono rimaste minoritarie e bisognose di massicci incentivi economici (a carico dei contribuenti) per
convincere la gente riluttante a
impiantarle. Pannelli fotovoltaici e pale eoliche non sono UNA TECNOLOGIA NUOVA come ci vogliono
far credere gli apologeti delle rinnovabili, e la ricerca intorno ad esse dura da
ben più di tre anni. Come è possibile vedere dalle foto qui riportate che
risalgono ai primi anni cinquanta (tratte dalla edizione della Enciclopedia dei
ragazzi Mondadori del 1959) le tecnologie fotovoltaiche e eoliche hanno almeno
60 anni di vita e…non sono ancora decollate. Altro che nuove tecnologie: si
tratta di roba molto stagionata e che non è mai riuscita a sfondare.
MONTAGGIO DI PANNELLO FOTOELETTRICO, FOTO ESEGUITA IN ITALIA CIRCA 1955
PALE EOLICHE PER LA PRODUZIONE ELETTRICA, FOTO ESEGUITE CIRCA 1955
(cliccare sulle foto per ingrandire e leggere le didascalie)
(cliccare sulle foto per ingrandire e leggere le didascalie)
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