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martedì 1 ottobre 2019

Gli inutili 100 miliardi della Germania

Quando ho letto i titoli dei giornali in cui si riferisce dei 100 miliardi investiti dal governo della Merkel per salvare il pianeta ho quasi esultato: "vuoi vedere che finalmente la Germania finanzia il controllo demografico investendo nel terzo mondo con strutture dedicate all'igiene familiare, alla salute riproduttiva e alla programmazione dei figli, con iniziative che prevedono la distribuzione generale e gratuita alla popolazione di contraccettivi? Merkel da aiuti concreti ai paesi poveri (imprese, coltivazioni, scuole agrarie, istruzione, acquedotti, case, strade, ospedali ecc.)per indirizzare risorse allo sviluppo di una economia autosufficiente invece che sprecarle per nutrire e mantenere un numero eccessivo di figli ? Era ora. Lo sviluppo è pre-condizione per la riduzione dei tassi di natalità, come dimostra la storia in occidente o, più recentemente negli ex paesi poveri dell'Asia. Finalmente -ho sperato- la Germania è passata a finanziare il figlio unico, invece che incentivare le famiglie numerose come si e' fatto finora. Solo una riduzione della popolazione residente può determinare la conservazione dell'ambiente naturale che riduca il cemento e l'emissione di anidride e particolati. Anche l' Europa, oltre l'Africa e l'Asia, necessita dell'abbassamento della densità' demografica, tuttora altissima (l'europa è una delle zone del pianeta più densamente popolate). La riduzione della natalità e , nei prossimi anni, dei flussi migratori potrebbe contribuire alla salvaguardia ambientale sia in occidente che nei luoghi di partenza, più di tutte le altre misure messe insieme.
Una minore popolazione significa minori consumi, minori richieste di risorse, minore cementificazione, minore mobilita', meno deforestazione, minor uso di riscaldamento o refrigerazione, minor utilizzo di idrocarburi a scopo energetico. Con una dinamica demografica di rientro vi sarebbe una minor richiesta di alimenti che, come la carne, necessitano di grandi quantità di carbonio e di territori da deforestare. Allo stesso tempo minori risorse sarebbero dedicate alla sussistenza, la nutrizione, la cura e la formazione di bambini, dei giovani, e degli adulti in età di lavoro, cioè la fascia di popolazione che genera un aumento maggiore dei consumi e della produzione. Soprattutto i paesi poveri potrebbero giovarsi di maggiori risorse per sviluppare istruzione, ricerca, e una tipologia di produzione compatibile con l'ambiente. Un minor numero di figli lascia alle donne più tempo da dedicare alla propria istruzione e al lavoro. In prospettiva vi sarebbero più risorse dal risparmio in assistenzialismo e welfare. Nessuna riduzione delle emissioni di carbonio è possibile senza una riduzione della crescita demografica. Forse, ho pensato, la Germania investe sul controllo della natalità' come i grandi ecologisti degli anni settanta e ottanta avevano auspicato (ad esempio Paul Ehrlich, Lester Brown, James Lovelock).
Ma presto, leggendo le misure finanziate, la speranza si e' trasformata in amara disillusione.
Si rischia di gettare al vento i cento miliardi. Anche perché' sembra che il grosso delle misure vada in maggiori tasse sui consumi, in divieti e imposizioni (si sa che i burocrati credono in modo religioso nelle virtù taumaturgiche delle tasse e dei regolamenti fatti a tavolino). E' prevista, con molto ottimismo, la chiusura delle centrali a carbone entro il 2038 , ma la germania e' tuttora uno dei maggiori paesi al mondo che utilizzano carbone per le proprie necessita' energetiche. Si finanziano le auto elettriche, ed un piano di sviluppo del trasporto ferroviario. Si danno aiuti ai pendolari per spostamenti "ecologici" e altre misure borotalco. Ma se non si interviene sulle dinamiche demografiche mondiali, vietare i diesel di un paese solo e piantare qualche migliaio di costosissime -ed ecologicamente devastanti- pale eoliche serve a poco. Anzi a niente.La quantità di pannelli solari e torri eoliche necessarie a sostituire gran parte dell'energia da gas e petrolio e tutta quella da carbone, porterebbe ad una devastazione paesaggistica, naturale e territoriale senza precedenti, con gravi danni alla flora e alla fauna. Molto suolo oggi destinato all'agricoltura e all'allevamento verrebbe convertito a pannelli solari e a torri eoliche con danni ambientali irreparabili. Dei cento miliardi nessuna risorsa va alla ricerca per le innovazioni tecnologiche realmente in grado di ridurre la CO2. Ricerche come quelle sul trattamento ed inattivazione delle scorie nucleari, come proposto da Rubbia, o sull'estrazione del carbonio dal metano e altri gas, utilizzando la parte pulita (idrogeno) rimangono senza finanziamenti. Fermare le centrali a carbone in Germania e' sano e bello (e tutto da dimostrare), ma che senso ha se complessivamente nel pianeta le emissioni da carbone sono in aumento vertiginoso e la sola Cina costruisce, con un piano già in fase di attuazione, ben 115 nuove centrali a carbone? Le giustificazioni dei cinesi sono chiare: troppa popolazione da sostenere per potersi permettere solo le energie rinnovabili. l'India, un altro dei maggiori produttori e consumatori di carbone, si giustifica -ottenendo credito all'Onu e nelle altre istituzioni di controllo-con la sua struttura industriale arretrata e con il fatto che deve fronteggiare una crescita demografica tra le più' alte al mondo, nonostante tutti i tentativi falliti del passato per tenerla sotto controllo. Nei prossimi anni le prospettive non migliorano: aumenteranno le richieste di energia da carbonio (quella tuttora più conveniente per i bassi costi) dell'Africa, che raddoppia la popolazione ogni 30 anni.
Deforestazione e carbone saranno le parole d'ordine di un'Africa con ha ancora una media di 5,5 figli a donna. Come si fa a sostenere questa enorme crescita della popolazione con l'utilizzo solo delle rinnovabili? Siamo fuori da ogni logica e bastano semplici calcoli matematici per togliere tutte le illusioni sull'energia "sostenibile". E allora le parole della Cancelliera: " il nostro stile di vita non e' sostenibile" sembrano più' uno slogan politico che una reale inversione di tendenza e una lotta seria al riscaldamento globale. Le città' tedesche potranno essere, con il piano da 100 miliardi, anche più' verdi ed elettriche, ma rischiano di essere pura testimonianza in un mondo che sta distruggendo l'Amazzonia e le foreste africane, e in cui gli ultimi animali selvaggi cercano invano rifugio nelle poche riserve rimaste, ormai assediate dalla crescita umana.
Persino i Verdi tedeschi hanno respinto il piano del governo Merkel. Ma per motivi opposti: si punta ancora poco sulle rinnovabili e si allungano i tempi. Chiedono di chiudere subito carbone e nucleare. Puri slogan senza una visione strategica: un rifiuto della tecnologia e uno sguardo idilliaco ad una Germania agreste che- in un mondo che corre verso gli 11 miliardi di abitanti- è solo una favola per ingenui o per chi è in malafede. I verdi tedeschi scelgono così un cupio dissolvi basato sull'ideologia del "povero è bello". Se poi è pure sovrappopolato e multiculturale, è ancora più bello.

18 commenti:

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  2. Caro Agobit, fa male al cuore vedere che, mentre da un lato, bene o male, la sensibilità ambientale sta aumentando nell'opinione pubblica mondiale, dall'altro si deve constatare che il problema numero 1, quello dalla cui preventiva soluzione TUTTI GLI ALTRI DIPENDONO, ovvero l'esplosione demografica, viene sistematicamente ignorato.
    Con la conseguenza che la marea crescente della sensibilità ambientalista, che pure si intravede, finirà per risultare del tutto inutile.
    Un vero peccato.

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  3. Avevo sottolineato uno strano e del tutto "casuale" buco nell'informazione di massa, il 26 settembre u.s..
    Come potrebbero privarsi cocomeri, (post)comunisti, arcobalenghi, etc. delle armi antropiche che usano per sfasciare le nazioni, le società europee per i loro nuovi mondi distopici?

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  4. Negare la realtà, sempre e comunque...un pilastro del comportamento umano.si confida in una stabilizzazione che non avverrà mai (che poi quanto e possa essere stabile una popolazione di 12/14 miliardi me lo devono spiegare) anzi i paesi con una leggera decrescita sono più angosciati da quel centinaio di bambini in meno che dalla crisi climatica.
    si confida nella scienza che promette energia sufficiente per ogni uomo ,e quindi la libertà di consumare illimitatamente ogni cosa...negando ad ogni forma di vita non umana la libertà di vivere alle sue condizioni.credo che l'uomo come specie non aneli ad una vita in equilibrio con il pianeta e le altre forme di vita ma al dominio di queste.da un lato c'è l'uomo e sull'altro la natura ostile da assoggettare.so di essere fortemente pessimista ma credo che il collasso sia più che probabile. Quando chi sta ai vertici non vede o peggio nega il problema che opzioni ci sono?

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  5. Purtroppo, per esempio qui in Italia, si piange soltanto per le culle vuote. È questo il vero dramma. Da un lato si parla di inquinamento e devastazione ambientale, dall'altro si inneggia alla natalità, si parla di raggiungere almeno la soglia di cambio (come se 60 milioni è il numero ideale in Italia, e non un numero che si è semplicemente raggiunto, ma non è quello ideale).
    E così nel resto del mondo.

    Ultimamente ho confidato a qualcuno la mia scelta di non riprodurmi -anche- perché influenzata dall'habitat in cui vivo, inquinato e sovraffollato.
    Mi hanno detto che solo una stupida può non fare un figlio perché sennò inquina, togliersi questo "piacere", quando esistono persone che se ne fregano e fanno 4 o 5 figli.

    Ho pure tentato di far capire: "se ti piace la pizza, la mangeresti in una latrina puzzolente e con la pizza ricoperta di vermi?"
    Niente, sono stupida io.

    Questo è il modo in cui ragionano le persone.


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    1. Quelli coi quali ti sei confidata, ovviamente, non hanno minimamente provato a mettersi nei panni di chi ancora non esiste e viene costretto ad affrontare situazioni sfavorevoli. Eh, devi capire: l'amore per i figli. Corre voce che Talete, quando gli venne chiesto perché non avesse vigli, abbia risposto "per il bene che voglio loro". Sarà anche solo un aneddoto, ma non è una risposta da poco.

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  6. Purtroppo qui in Ita non ci si limita a piangere x le "culle vuote" ma si sta effettivamente tornando a premiare finanziariamente "i conigli" (family act, bonus-bebè e similari), un po' come nel Ventennio fascista... Saluti

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    1. Con forme APPARENTEMENTE diverse, si è da tempo reistituita e si sta aggravando anno per anno la tassa sul celibato (per una "famiglia numerosa" che prende, c'è almeno una "famiglia NON numerosa" che paga). Bello, eh, l'antifascismo?

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  7. Il che è assurdo. Non si può parlare di distruzione ambientale e poi incentivare le nascite. Che poi è sbagliato anche il messaggio che la famiglia con figli è per tutti, che è amore puro (balla colossale. I figli si fanno anche per molti motivi che non hanno niente a che vedere con l'amore), che è un traguardo da raggiungere.
    Dovrebbe proprio cambiare anche la mentalità.

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    1. "I figli si fanno anche x molti motivi che hanno niente a che vedere con l'amore"

      Direi che i figli si fanno SOPRATTUTTO x motivi che hanno niente a che vedere con l'amore: dalla produzione di nuove braccia x lavorare i campi et similia (società agro-silvo-pastorali antiche e moderne) a una sorta di welfare basico x supportare i genitori (se/quando divenuti anziani), dall'ossequio al tradizionale tribalismo nazionalista ("Il numero è potenza") all'auto-propagazione delle fedi religioso-confessionali, ecc. ecc. senza dimenticare ovv.te il potente imperativo biologico alla riproduzione/trasmissione dei propri geni...

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  8. Io tutto questo imperativo biologico non lo sento, e mi sa tanto che è una balla colossale.
    Parlerei ormai di condizionamento culturale , visto che ormai ci siamo allontanati dalla natura .

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    1. L'imperativo della riproduzione/trasmissione dei propri geni è una costante biologica scientificamente confermata, ma la neo-corteccia cerebrale di Homo Sapiens può/deve (ahinoi, dovrebbe!) tenere responsabilmente a freno tale imperativo equilibrando nella miglior maniera possibile tasso di riproduzione e risorse materiali ragionevolmente disponibili in un dato contesto spazio-temporale... Saluti

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  9. "Io tutto questo imperativo biologico non lo sento, e mi sa tanto che è una balla colossale."

    Tutti gli esseri viventi si riproducono - da sempre, dall'eternità. È così, punto. Che tu questo "imperativo biologico" non lo senta è possibile, ma che sia una balla colossale proprio non si può dire. Ci si può anche suicidare, è vero, anche il suicidio è un meccanismo - direi malsano o contro natura - della natura stessa. Un teologo ha chiamato il suicidio "un'ultima grazia della natura" (perché ci sono situazioni che rendono il suicidio l'ultima alternativa possibile a una vita non più sopportabile (vedi Catone - "libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta").
    Una spiegazione del rifiuto dell' "imperativo biologico" possono essere probabilmente anche l'affollamento, l'esplosione demografica, il degrado, la mancanza di prospettiva, insomma il taedium vitae. Addirittura l'umanità potrebbe suicidarsi - il pericolo della guerra atomica è più incombente dei cambiamenti climatici (ma stranamente nessuno protesta).

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  10. Cosa volete che vi dica. La scienza lo avrà anche dimistrato, ma io non lo sento. E sono convinta che molti non lo sentano, anche tra chi i figli li fa.
    Può darsi anche che qualcuno lo senta, per carità, ma IO e molti altri no.
    Accettatelo! Non tutte Le donne hanno l'orologio biologico che suona.
    E nemmeno tutti gli uomini.

    "
    Tutti gli esseri viventi si riproducono - da sempre, dall'eternità. È così, punto."

    Noi non siamo come tutti gli esseri viventi.
    Noi manipoliamo la natura, la traviamo.
    Abbiamo la ragione, il raziocinio.
    Richiamare madre natura solo per dire che esiste un "imperativo biologico a riprodursi" è limitato.

    Non confondiamo la spinta a fare sesso con quello di riprodursi.
    Probabilmente il sovraffollamento e l'ambiente devastato ad influenzare, ok. Però la spinta, se mai c'è stata , è sparita.


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    1. "Noi non siamo come tutti gli esseri viventi."

      Come no, verissimo, siamo davvero speciali. Al punto che possiamo anche distruggere le basi stesse dell'esistenza
      ovvero segare il ramo su cui siamo appollaiati. È davvero un segno d'intelligenza, di superiorità? Probabilmente nessun essere vivente è intervenuto così pesantemente sulla natura come l'uomo. Tuttavia lo sviluppo tecnologico ha avuto anche ricadute molto positive (dalle nostre parti nessuno si spacca più la schiena per strappare alla terra qualche frutto). Viviamo anche molto più a lungo, anche se la cosa in sé non è necessariamente e sempre un bene (passare decenni da vegetale o rincitrulliti non mi sembra il massimo).
      Allo stato di natura la sopravvivenza dipende dalle risorse. Se scarseggiano o inaridiscono le specie rischiano morte ed estinzione.
      Comunque fino a non molto tempo fa fondare una famiglia e avere dei figli era l'aspirazione di quasi tutti, era normale, massì naturale. Visto che però siamo ormai tanti tanti e sempre di più il freno o persino lo scacco all'imperativo biologico mi pare una cosa buona. Non è un caso che in tanti paesi, specie del primo mondo, il tasso di sostituzione non sia più raggiunto e paesi come l'Italia e il Giappone rischino un declino demografico problematico.
      A me sembra che oggi tante donne e uomini rifiutino i figli per avere una vita comoda, insomma hanno altre priorità, l'individualismo prevale sul senso di comunità. Comunque il rifiuto o l'assenza di progenie condannerebbe il gruppo
      all'estinzione. Il matrimonio era una festa per gli sposi ma anche per la collettività che si aspettava appunto un contributo demografico.
      Capisco però anche il fastidio di chi non ha figli e deve sempre giustificare questa scelta. Ci sono sempre stati individui che rinunciavano a fondare una famiglia e avere figli (per es. i preti) o che vi erano costretti per varie cause (sterilità, condizioni economiche o altro). Tuttavia costoro costituivano eccezioni e le eccezioni possono benissimo essere tollerate o accettate. Ma se l'eccezione diventa la norma abbiamo un problema (in questo caso il gruppo si estingue).

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    3. A parte il fatto che se anche fosse, avverrebbe un' estinzione "dolce" diciamo, della quale non vedo perché preoccuparsi.
      È preoccupante invece un' estinzione umana cruenta( per distruzione ambientale guerra atomica). Questa sì.

      Comunque, Io non sto mica dicendo che tutti devono smettere di fare figli.

      Però se tutti si mettessero in testa: di fare ZERO figli se non sicuri nel loro cuore (e che possono mantenerlo); di farne al massimo 1 se proprio lo desiderano, direi che varrebbe molto più che blaterare in continuazione su palliativi per evitare la distruzione ambientale.
      Perché diciamocelo, da soli non bastano se la popolazione continua ad aumentare.

      Sul fatto del matrimonio come festa un tempo.... suvvia, la società era fondata su altri canoni, la religione dominava, la mortalità era più alta, c'era un altro rapporto uomo donna....
      Si figliava e in alcuni paesi ancora oggi si figlia a iosa non certo per mancanza di egoismo e amore, Ma per irresponsabilità o credenze sbagliate.
      Ecco perché bene o male quasi tutti finivano per farsi una famiglia.
      E la gente applaudiva... e applaude ancora oggi. Cosa? Molte volte il matrimonio è solo una facciata, i coniugi si tradiscono e si mancano di rispetto.. anche il tradimento è un imperativo biologico?
      Qui gli argomenti sarebbero troppi, ma non facciamo passare chi fa figli come altruista e pieno d'amore, sempre. E chi non fa figli come contronatura arido ed egoista,sempre.
      Dipende.

      Chi non vuole figli non va tollerato, va accettato.


      Meglio una persona che non ne fa rispetto a chi ne fa tre o quattro e non riesce a mantenerli o si fa i fatti suoi o dice "eh sì, quanto inquinamento.... dobbiamo fare qualcosa" però ne ha fatti 3 o 4 infischiandosene.

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  11. P.s. non è un "rifiuto" dell'imperativo biologico, brutta parola in questo caso, come dire che c'è ma io non lo accetto.
    Eh no, mi spiace.
    Non è così.


    P.p.s. come è naturale il suicidio ( tra l'altro meccanismo presente non solo nell'essere umano) è naturale anche l'assenza (non rifiuto) e/o la scomparsa dell'imperativo biologico.
    Sì.
    Ciao.

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