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mercoledì 17 maggio 2017

Agricoltura e popolazione.

Se analizziamo chimicamente i tessuti di un individuo americano, di un europeo, di un cinese o un indiano, sia che si tratti di un anziano o di un bambino, vi troviamo una discreta quantità di diclorodimetiltricloroetano (DDT). Si tratta di un pesticida insetticida di cui fu vietata la produzione e la vendita negli anni 70 (in Italia nel 1978)perché altamente tossico per l'uomo. Eppure dal 1939 era stato ampiamente impiegato contro zanzare e pidocchi per combattere malaria e tifo. L'uso in agricoltura fu enorme in ogni parte del mondo. Fu molto usato anche in ambito domestico per combattere le mosche. L'esplosione della popolazione mondiale prima durante e dopo la seconda guerra mondiale ne aveva reso necessario l'uso per impedire epidemie e carestie, tanto che nel 1948 il suo scopritore Herman Muller fu insignito del premio Nobel. Un Nobel al veleno. Peccato che fu poi scoperto che si trattava di un prodotto cancerogeno e altamente tossico per uomini e animali. L'ambientalista americana Rachel Carson pubblicò un libro, Primavera Silenziosa uscito nel 1962 , per denunciare la scomparsa di molte specie di uccelli e animali selvatici a causa dell'uso massiccio dell'insetticida. Il DDT è inoltre non degradabile e si mantiene indifinitamente sia nei suoli e nelle acque che negli organismi viventi dove si deposita a livello del tessuto adiposo e nel sistema nervoso.E' questo il motivo per cui, nonostante da molti anni sia proibito, si ritrova tuttora nei nostri tessuti. Oltre che causa di tumori è ritenuto responsabile o corresponsabile di malattie degenerative del sistema nervoso come Alzheimer e Parkinson. L'uso massiccio dei pesticidi era ed è tuttavia necessario in agricoltura, non solo per gli interessi commerciali dei produttori. Una popolazione mondiale cresciuta rapidamente in pochi decenni dal miliardo e mezzo di individui nel dopoguerra agli attuali sette miliardi e mezzo, ha bisogno di una forte crescita della produzione agricola di alimenti. Negli anni 60 si ebbero numerose carestie sia in oriente (India) che in Africa, in quanto le risorse agricole locali non erano in grado di fornire cibo a sufficienza, con milioni di morti per fame e denutrizione. L'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici per una agricoltura intensiva che permettesse di sfamare la popolazione in crescita divenne obbligatorio e da allora le carestie si sono ridotte in numero e limitate geograficamente. Il businnes dei fertilizzanti e dei pesticidi si sviluppò enormemente generando alti profitti per i produttori. Al posto del DDT furono sviluppati moltissimi prodotti chimici pesticidi, diserbanti e insetticidi. Le grandi multinazionali come Bayer e Monsanto si misero a produrre e commercializzare una serie di prodotti che hanno invaso tutto il pianeta: dal Toxafene al Cicloesano, agli organofosforici senza o con atomi di zolfo (Parathion), molti dei quali responsabili di cancro (cancro al seno come il Ciclopentadiene, cancro alla vescica o leucemie per gli organofosforici come il Diazinone) o di malattie neurodegenerative in quanto non degradabili e soggetti ad accumulo nei tessuti lipidici e nervosi di uomini e animali. Per la frutta sono largamente diffusi il Malathion, l'Azinfos e il Fosalone potentemente tossici che si accumulano non solo sulla buccia ma anche nella polpa. Molti di questi prodotti bloccano la trasmissione sinaptica del mediatore chimico dell'impulso nervoso (acetilcolina) dando come effetti nausea tremori, disturbi della motilità e dell'equilibrio, deficit cognitivi e a volte perdita di coscienza fino al coma. I carbammati (Carbofuran) con cui sono stati sostituiti alcuni organofosforici si sono rivelati ugualmente tossici e hanno contribuito all'inquinamento diffuso dei suoli e delle acque in tutto il mondo. L'esigenza di aumentare le produzioni per la forte richiesta mondiale di cereali e altri prodotti agricoli come la soia e altri legumi , connessa alla crescita esplosiva della popolazione dalla seconda metà del secolo XX, ha portato all'abbandono della sarchiatura a mano lunga e costosa e all'uso di erbicidi che favorissero l'eliminazione di erbacce e piante estranee alla coltivazione intensiva come l'Atrazina, un composto altamente tossico usato tra l'altro anche nelle guerre o a scopo di deforestazione. Purtroppo l'Atrazina e altri diserbanti hanno oggi un vasto uso mondiale per abbassare i costi e assicurare alte produzioni come richiesto dalla forte necessità di soia e grano dovuta all'eccesso della popolazione planetaria. Anche la creazione di nuovi pascoli per la produzione di carne per far fronte alla richiesta mondiale, richiede l'uso preventivo dei diserbanti e poi di svariati fertilizzanti. Sempre più usati sono i fitormoni e altri ormoni per la crescita degli ortaggi, della frutta o per gli allevamenti con pesanti ripercussioni sulla salute umana (tra l'altro la frutta e la verdura gonfiata con i fitormoni non sa di nulla).
Nel mentre la popolazione umana cresceva a ritmi mai visti, i terreni agricoli diminuivano in maniera altrettanto veloce. Un esempio di questa perdita di terreno agricolo dovuto all'eccesso di popolazione lo abbiamo in Italia nella Val Padana. L'espansione urbana, la cementificazione delle periferie e delle autostrade, le infrastrutture, l'urbanizzazione delle campagne, i centri commerciali, le aree industriali sono tutti fenomeni legati all'antropizzazione del territorio che tolgono suolo all'agricoltura. Ma la crescita della popolazione determina altre condizioni che riducono in molte aree del pianeta i suoli agricoli. Il riscaldamento globale determina siccità in molti luoghi precedentemente fertili. La distruzione delle foreste, gli incendi, l'eccesso di pascolo, la scadente gestione del territorio, la salinizzazione e l'impaludamento dei campi irrigati, il compattamento del suolo per la mancanza di vegetazione, l'esaurimento delle fonti idriche, sono tutti fenomeni dovuti all'eccesso di antropizzazione che riducono i suoli fertili. I cambiamenti climatici stanno inaridendo molte zone dell'Africa e dell'Asia con la modifica del ciclo delle pioggie e l'avanzare della desertificazione. Altre zone, specialmente quelle costiere e del delta di grandi fiumi vanno invece incontro a inondazioni e salificazione. Oggi poi si assiste ad un fenomeno nuovo: l'uso dei terreni per impiantarvi pannelli solari e altre rinnovabili, un uso sempre più diffuso che riduce ulteriormente il suolo agricolo. La continua richiesta di energia da rinnovabili è anch'essa un portato dell'aumento della popolazione residente. La riduzione del suolo agricolo produttivo e il contestuale aumento della richiesta di cibo per la crescita demografica diviene così un cocktail micidiale che, onde evitare carestie catastrofiche richiede necessariamente il ricorso alla chimica, con i fertilizzanti e i pesticidi. Si innesca un circolo vizioso in cui l'aumento della popolazione aumenta l'uso di tossici e questi ricadono a loro volta sulla popolazione perché non solo inquinano l'ambiente di vita antropica ma vi persistono accumulandosi. Tutti noi attraverso il cibo e l'acqua assumiamo i composti organofosforici e gli altri pesticidi usati nei tempi recenti ma anche quelli usati decine di anni fa, come è il caso del DDT. Ogni bambino che nasce ha già nel suo corpo gli inquinanti assunti attraverso la madre e dall'ambiente. Il problema è che quegli inquinanti che intossicano i neonati sono gli stessi che consentono a tanti neonati di nascere, assicurando cibo sufficiente a loro e alle madri. Anche l'uomo diviene così una pro-duzione, un prodotto che si replica per la presenza di altri prodotti in un processo continuo che è fine a se stesso. Fine e e causa allo stesso tempo.
La trasformazione che la sovrappopolazione porta nell'agricoltura è drammatica. A questa trasformazione danno il loro fondamentale contributo le ditte specializzate nel settore che hanno beneficiato da oltre un secolo delle maggiori richieste di cibo dovute all'esplosione demografica, portandole ai vertici di Wall Street. Vediamo quanto accaduto nel caso Monsanto, la multinazionale che fabbrica fertilizzanti e antiparassitari in agricoltura che oggi, sulla spinta degli sviluppi tecnologici si dedica anche al settore biotech. La Monsanto nata nel 1901 a Saint Luis ha inondato prima gli Stati Uniti e poi il mondo intero dei suoi pesticidi per poi evolversi negli anni 60 nella produzione strategica di erbicidi come il famigerato Agente Orange usato in Vietnam con il pazzesco proposito di distruggere tutta la vegetazione e le foglie degli alberi di tutto il paese per scovare i Vietcong. Negli anni ottanta la Monsanto scopre il il glifosato, sostanza base per molti erbicidi, e soprattutto del tristemente famoso Roundup. Il Roundup è un pesticida potente, e conveniente, che dà alla Monsanto profitti del 20% annui, facendole scalare il top delle multinazionali. Però ha un difetto: fa male agli umani. I disordini provocati dal glifosato sono noti e documentati, ma le lobbies pro-pesticidi sono ormai potentissime, inarrestabili. La Monsanto non si ferma perché i profitti sono alle stelle e le esigenze degli agricoltori crescono insieme alla richiesta mondiale di cibo. Si dedica allora alle biotecnologie e alle modifiche del Dna delle piante. La Monsanto viene fuori con una nuova tecnologia che apre campi inesplorati. La grande pensata è questa: fabbrichiamo una specie di semente resistente al glifosato, così possiamo vendere le sementi super-resistenti, che si chiameranno Roundup ready, insieme al Roundup stesso. Così possiamo continuare a prendere due piccioni con una fava: vendere le sementi, e ancor più pesticida Roundup, un pacchetto doppio che abbiamo solo noi. Dal 1997 la Monsanto comincia a vendere soia, mais e colza transgenici, cioè con un gene che li fa resistenti al Roundup. Ci prova anche con il cotone, ma gli va male. Però soia, mais e colza vanno bene, e arriveranno, per vie traverse e spesso complicate, sulle tavole di tutto il mondo, ormai abituate a prodotti con dentro di tutto. Le sementi vendute dalla multinazionale oltre al trattamento del Dna subiscono quanto segue: immerse in acidi che aumentano la permeabilità, vengono intrise di antiparassitari altamente tossici, e dopo asciugate vendute piene di veleni che evitano al seme di venire mangiato dai parassiti prima della nascita della pianta. Una tecnologia estrema che avvelena la pianta e il terreno già a partire dal seme.
La vendita delle sementi-alien è certa perché gli agricoltori non vogliono perdite e i margini sono già stretti. Così come è certa la vendita dei prodotti, basta che siano colorati, pubblicizzati e venduti nei supermercati come prodotti nuovi, con i nomi degli ingredienti così piccoli che non li legge neanche un notaio. E non è finita. Nel 1998 una delle nuove aziende Biotech, la Delta e Pine Land, si è inventata e brevettata una tecnica di nome «sistema di protezione della tecnologia» che è una modifica genetica alla pianta, a molte piante, che le fa sterili. Come ogni persona di buon senso può capire, è peggio della bomba atomica. Possono sterilizzare una pianta, e quindi, se ti costringono a usare i loro semi, te li possono rivendere anno dopo anno: sei nelle loro mani. Ora tutto questo non avviene , come sento spesso dire dai verdi, perché alla Monsanto sono brutti e cattivi. O almeno non solo per questo. Semplicemente fanno i loro interessi in un mondo che viaggia sulla produzione e la produzione richiede profitti. La Monsanto e le altre multinazionali della chimica applicata alla produzione di cibo prosperano perché il mondo richiede sempre maggiori quantità di cibo e questa maggiore necessità si accompagna a minore disponibilità di terre e a un cambiamento climatico che sta distruggendo l'agricoltura tradizionale. E se il mondo in questi ultimi 50 anni ha decuplicato le richieste di cibo non è perché ci sono le multinazionali che lo producono o lo fanno produrre. Ma è perché il pianeta è passato in pochi decenni da due a ben otto miliardi di bocche da sfamare. La Monsanto e le altre multinazionali che producono la chimica che assicura questa trasformazione dell'agricoltura continueranno a prosperare e a fare altri danni fintanto che la popolazione continuerà a crescere nel modo in cui è cresciuta in questi decenni. E noi e i nostri figli continueremo ad essere avvelenati dai tossici necessari a mantenere alta la produzione agricola. Ogni anno migliaia e migliaia di tonnellate di fertilizzanti, diserbanti e pesticidi si aggiungeranno e si diffonderanno nei suoli e nelle acque del nostro pianeta e nessuno riuscirà a fermare la produzione e la commercializzazione dei veleni fino a ché le grandi menti degli ambientalisti e l'opinione pubblica mondiale prenderà coscienza che il problema è uno solo: la demografia impazzita della nostra specie.

10 commenti:

  1. simile alla vicenda dell'ILVA. da un lato la decisione di chiuderla per non far venire il cancro ai lavoratori. ma i lavoratori avevano detto apertamente che preferivano morire di cancro anzichè di fame, perchè una volta disoccupati si sarebbero ridotti a mangiare aria fritta

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  2. cioè, l'articolo mi ha ricordato la vicenda che al TG andava in onda quotidianamente

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  3. L'istruttivo articolo rappresenta l'ennesima testimonianza del fatto (peraltro tuttora molto spesso censurato per motivi ideologico-politico-religiosi) che la crescita demografica (umana) incontrollata, locale e/o globale che sia, costituisce il "primum movens" degli attuali gravi problemi ecologici e socio-economici.

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    1. Se anche fosse controllata anziché incontrollata sempre crescita sarebbe. Per non aggiungere che i "puristi" si scandalizzano quando sentono parlare di controllo delle nascite... perché? fornire supporto sociale ed economico nelle mille forme che ben conosciamo cos'è se non controllo delle nascite? Il controllo delle nascite è una realtà parecchio implementata nel quotidiano, solo che va nella direzione opposta a quella che la situazione richiede. In quel caso va bene, tutt'al più chiamandolo in un altro modo.

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    2. Pure questo furore sacro a favore dei moti migratori in ingresso (e pure di quelli interni) è controllo demografico a tutti gli effetti. Proprio quello che viene sdegnosamente etichettato come nazistoide appena ci si azzarda ad auspicare che se ne inverta la direzione (cosa, peraltro, pienamente possibile).

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  4. Mr Key, mi scuso per l'ot, ma non so dove altro metterlo se no...ti avevo risposto nel post precedente riguardo alla poesia dei numeri, per spiegare che cosa si intende per zeri (che il poeta di certo non aveva minimamente in mente i poveretti affetti da handicap che non li fa ragionare a dovere) e siccome l'argomentazione meritava una risposta adeguata non vorrei fosse sfuggita...

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  5. quote: "e pure di quelli interni"
    per quelli interni intendi da un paese dell'UE all'altro? per intanto l'Inghilterra se ne è tirata fuori, ma avendo fatto la furbata di non adottare l'euro ha potuto farlo. chi ha fatto la diavoleria di adottarlo ora non può più perchè se se ne esce, i piccoli risparmiatori all'indomani potrebbero avere la bella sorpresa di arrivare in banca e -cucù, il denaro non c'è più-
    perchè ovviamente l'uscita dall'UE impone anche quella dalla moneta unica e il cambio di moneta potrebbe rivelarsi disastroso. si prega esperti economisti che diano delucidazioni in proposito. l'uscita dall'euro forse sarebbe vantaggiosa per chi in banca non ha il becco di un quattrino, tanto non gli cambia la vita.
    non che poi l'UE sia stata così determinante per le migrazioni interne. intanto se non si conosce a dovere la lingua del paese di destinazione non è che si cammini in un letto di rose. mah, quanto alla mancata conoscenza delle lingue l'Italia è diventata famosa per passarci sopra, per venire incontro, per, per per...ora questo potrebbe essere anche un luogo comune perchè per certi lavori esigono la conoscenza a menadito della lingua locale, ma mi sembra che pochi paesi siano concilianti alla mancata conoscenza linguistica quanto l'Italia. e quanto alla circolazione delle libere professioni, anche lì dipende. se non convalidi, i tuoi studi non valgono una cippa in un altro paese dell'Unione. e spesso e ben volentieri sei costretto a prendere il titolo abilitante in Italia altrimenti oltre a dover cacciare migliaia di euro per farlo ad es. in Spagna, devi anche sostenere esami aggiuntivi per abilitarti. insomma, tutta questa libera circolazione non la vedo proprio, a meno che non si vada a fare i manovali o i barman...

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    1. No, per moti interni intendo quelli tra zone d'Italia che sono state Nazioni diverse e che sono state unificate con un atto d'imperio assai simile a quello che viviamo oggi (anche se su scala minore). Nonostante l'unificazione politico/amministrativa permangono grandi differenze culturali che rendono violente anche le migrazioni interne, invariabilmente unidirezionali ormai da una discreta quantità di decenni. Anche in quel caso, a mio avviso, si è trattato di operazioni pianificate con scopi che vanno oltre quelli dichiarati. Intenzionalità o meno, l'effetto palpabile è comunque stato la devastazione culturale di intere regioni nelle quali ormai gli autoctoni sono praticamente ridotti a minoranze estranee in casa propria. Bel risultato. Un sentito grazie.

      Ah, dimenticavo: il processo è tutt'ora in corso, con l'aggiunta dei moti provenienti da distanze maggiori sia geograficamente, sia culturalmente. Un sentito grazie, bis.

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  6. ho risposto di là perchè qua è più per l'argomento pesticidi. anche se è comunque vero che la scarsità di viveri combinata con i matrimoni in eccessiva gioventù (lo dico sempre, 13 anni non è età da prendere in considerazione per sposarsi) seguiti da numerosissima prole, la quale scarsità costringe all'uso dei pesticidi per mantenere le colture, è UNA delle cause di migrazione. quantomeno lo era nel XIX secolo. ora si comincia a sentire che un'altra causa è il desiderio dello stesso standard di un americano o un europeo (dicono che sia il volere il galaxy s6, la tv a 50 pollici, la bella auto e consimili) causato dalla diffusione che i media ne fanno. così dicono...ma sarà vero? per lo meno del tutto?

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