La libertà è incompatibile con la
sovrappopolazione.
Nel
suo recente articolo su Popolazione e Governo scritto insieme a John Harte,
Paul R. Ehrlich ci fa notare una contraddizione nelle politiche della nuova
destra liberale: i partiti liberali desiderano un governo più leggero e senza
burocrazia, però auspicano allo stesso tempo la crescita della popolazione (con
politiche di incentivazione al numero di figli) e l’aumento del Pil e degli
scambi commerciali. Ehrlich fa giustamente notare che l’aumento della
dimensione della popolazione come motore della crescita porta ad un inevitabile
aumento del peso e della complessità del governo e ai numeri della sua
burocrazia.
L’importanza
di tale analisi è sottolineata dal classico lavoro di Joseph Tainter “Il crollo
delle società complesse”, in cui l’autore valuta le molte ragioni che sono
state proposte per spiegare il motivo per cui le civiltà collassano. Tainter
attribuisce una causa primaria ai rendimenti marginali decrescenti sullo sforzo
che queste società compiono per gestire la crescente complessità. Ad esempio lo
sforzo per mobilitarsi e mantenere le difese contro aggressori esterni, lo
sforzo per nutrire e fornire altri servizi e risorse alla popolazione
crescente, e lo sforzo per mantenere l’ordine interno e la giustizia. Tutti
questi maggiori sforzi , in presenza di crescita demografica, si rivelano
sempre più inefficaci ad assicurare il supporto necessario ad una civiltà
avanzata per espandersi ulteriormente.
Scrive
Ehrlich: “ Pensiamo che sia estremamente probabile che il rapporto tra numero
di abitanti e la complessità del governo è fortemente non lineare, in maniera
che al crescere della popolazione, il tempo per evitare il collasso si riduce
molto rapidamente. Purtroppo non esistono studi scientifici qualificati (o
almeno non siamo stati in grado di trovarli) che documentino il rapporto tra
dimensione della popolazione e la complessità del governo, il suo peso in
termini di strutture burocratiche necessarie, il suo costo, la sua invasività
in tutti gli aspetti della vita dei cittadini.”
Eppure le prove di questo
rapporto esistono, sia per quel che riguarda le società antiche che per quelle
recenti. Se vediamo per esempio come erano organizzate le società primitive di
5000 anni fa vediamo, dallo studio delle sistemi idraulici di irrigazione che
usavano, che al crescere della popolazione crescevano le richieste e la
complessità di questi sistemi idraulici che, a loro volta, richiedevano lo
sviluppo di estese burocrazie per la loro gestione.
Guardando
a tempi più recenti esistono un numero enorme di campi da investigare per gli
scienziati sociali. Ovviamente ci sono molte resistenze, specialmente di ordine
politico a tali studi: riferire i problemi della politica alle oggettive
dimensioni demografiche della popolazione non risponde ai parametri in voga
attualmente nelle scienze sociali, tarati unicamente in termini politici di
destra-sinistra o di giustizia-ingiustizia. Nessuna delle scuole economiche e
sociali classiche ha mai
considerato i dati oggettivi ambientali, ecologici, naturali, di risorse
disponibili in base alla dimensioni demografiche delle popolazioni. Queste sono
ancora oggi –in presenza di una crisi ambientale planetaria- idee a cui si
oppone strenua resistenza da parte degli ambienti accademici ufficiali.
Le
variabili interessanti legate ad un aumento della scala di governo che
potrebbero essere confrontate con la crescita della popolazione sono molte;
ecco un breve e sommario elenco:
-Bilanci
militari annuali
-Costo
annuo del funzionamento del governo
-Numero
di dipendenti pubblici
-Totale
del gettito fiscale annuo
-Costo
annuo di polizia,pompieri, agenzie di controllo, carceri, droga e alcool,
mantenimento della legge
-Numero
di agenzie governative e numero di addetti
-Dimensioni
della popolazione carceraria
-Controllo
del territorio, discariche, rifiuti, smaltimenti
-Megalopoli,
costi sociali, ambientali, cementificazione
-Sanità,
rete di ospedali, estensione capillare dei supporti sanitari.
Un’altra
questione importante è come valutare la complessità e disfunzionalità dei
governi col crescere del numero della popolazione. Ecco alcuni esempi:
-Numero di comitati governativi necessari per approvare determinati tipi di legislazione
-Numero di comitati governativi necessari per approvare determinati tipi di legislazione
-Numero
di passaggi e di tempo necessario per processi, audizioni, consultazioni,
conciliazioni di posizioni diverse, ecc.
-Numero
dei procedimenti e varie tappe necessarie, tempo occorrente ecc., per
l’assunzione di personale nel settore pubblico e privato
-Tempo
e complessità delle procedure giuridiche, contenziosi, trattati, contratti
-Complessità
degli aspetti formali richiesti ( moduli fiscali, codici, regolamenti, gestione
dei conflitti ecc.)
-Indice
di Gini: descrive l’aumento delle disuguaglianze con l’aumentare della
complessità del governo e della legislazione.
-Numero
di casi non risolti dalla giustizia ordinaria o trattati in maniera inadeguata,
in presenza di alta densità demografica (in Italia abbiamo gli esempi di mafia e camorra in aree del sud con popolazione numerosa)
-Misure
di intrusione nella vita privata delle persone da parte del governo, dei suoi
organi, ma anche da parte di organizzazioni sociali (sindacati, partiti, centri
sociali ecc.) e di forme di pressione sociale sulla libertà individuale
Tutti
questi parametri e molti altri che proporranno gli studiosi, dovrebbero essere
valutati in riferimento almeno a due tipi di società con diverse misure di
popolazione e di consumo: ad esempio paesi con basso numero di popolazione e
basse vendite di beni e paesi con alta densità demografica e alte vendite.
Siamo
certi che tali studi indicheranno un rapporto stretto tra crescita della popolazione
e dei consumi con l’aumentare della dimensione e della complessità del governo.
I meccanismi con cui si genera la complessità sono molteplici e richiedono
analisi di grafici, di feedback, rapporti euristici. Certamente entrano in
gioco i sistemi di comunicazione, sia materiali che immateriali come la rete.
L’analisi di rete potrebbe rivelare che un numero crescente di nodi di rete
(persone, comunità, server, ecc.) comporta una crescita lineare della
complessità dei collegamenti di rete se il provisioning dei bisogni deve essere
rispettato. Il numero dei collegamenti in genere cresce con il quadrato del
numero dei centri collegati. Se applichiamo questi principi alle città, vediamo
che con l’aumento dimensionale della popolazione cresce il flusso materiale e
di informazioni in maniera esponenziale, fino ad aversi una crescita della
complessità sproporzionata per mantenere la stabilità del sistema e un accesso
equo e crescente alle infrastrutture, oltre al dover assicurare il mantenimento
del cibo, acqua, prodotti farmaceutici, servizi di sicurezza, controlli,
gestione del territorio, impatti ambientali, rifiuti, smaltimenti ecc.
Poiché
tutti questi sistemi collegati alla crescita demografica non sono sistemi
isolati autonomi, ma esistono inseriti in un contesto ambientale in cui gioca
un ruolo essenziale il livello di risorse, dobbiamo tener presente il dato che siamo in un contesto
generalizzato di esaurimento delle risorse. Ed anche dove le risorse attualmente
non mancano, le curve di disponibilità sono tutte in esaurimento o comunque al
picco e in via di declino. Tutte queste società sovrappopolate funzionano e
funzioneranno sempre più in futuro con risorse marginali e in un contesto di
declino di disponibilità. Il governo, in questa situazione, deve espandersi per
aumentare i controlli che assicurino la gestione equa di risorse minori, deve
aumentare i regolamenti, la tassazione, aumentare i prezzi, gestire i conflitti
crescenti e le situazioni di pericolo sempre più frequenti. In presenza di
rendimenti marginali decrescenti il governo si deve espandere per mantenere i
controlli sulla situazione sempre più precaria. Quali saranno i conflitti che
si accentueranno di più, quelli interni tra la popolazione o quelli tra le
nazioni per l’accaparramento delle risorse? O entrambi? Per la maggiore densità
di popolazione si accentueranno le lotte per la terra, per l’uso del
territorio, la localizzazione delle discariche, gli alloggi, le politiche di
consiglio scolastico, la suddivisione dei profitti sempre più scarsi, la fruizione dell'acqua, dell'energia, e i
conflitti chiederanno una maggiore regolamentazione e l’intervento di governo e
di polizia. C’è un inevitabile aumento della disuguaglianza che si verifica
quando le persone di capacità economica variabile competono per le opportunità
sempre più limitate. I governi hanno così la necessità di aumentare le
burocrazie per gestire gli squilibri sociali ed economici. Maggiori burocrazie
e spese sono inoltre richiesti nei paesi soggetti a crescenti flussi di
immigrati o di rifugiati ambientali. Si creano burocrazie apposite che
gestiscono e lucrano sulle migrazioni. L’industria della sovrappopolazione come
un cancro toglie risorse all’organismo sano per alimentare la malattia
demografica. Il numero dei problemi è quasi infinito e stupisce che gli studiosi
non abbiamo ancora dedicato sufficiente attenzione a questi problemi, chiusi
ancora nei temi e nelle analisi dei secoli scorsi sulla divisioni economiche
tra imprenditori e lavoratori, colonialismo-decolonialismo, giustizia e
ingiustizia ecc. tutti temi avulsi dal contesto contemporaneo perché inseriti ormai in una crisi più vasta e di fondo: quello tra gli eccessi della specie umana e il pianeta.
La
sovrappopolazione incide anche più direttamente a livello politico. Con
l’aumentare della popolazione e l’esplodere dei conflitti i governi divengono
più controversi ed inefficaci, la stabilità politica diminuisce. Inoltre, come
previsto dei fondatori anti-federalisti del governo degli Stati Uniti, i
rappresentanti diventano meno rappresentativi con la crescita della
popolazione. Man mano che avanza il multiculturalismo e le differenze, e aumenta il numero complessivo dei richiedenti diritti, è sempre
più difficile arrivare ad una sintesi condivisa delle politiche di governo. Per
assicurare la pace sociale si potrebbe rendere necessario allentare le regole
della democrazia fino ad arrivare a governi autoritari. L’esperimento
democratico nei paesi arabi è fallito anche per le forti dinamiche di crescita
demografica che hanno portato a situazioni estreme non gestibili con metodi
legalitari. Anche gli esempi dei grandi paesi sovrappopolati come Cina e India
non sono molto confortanti sulla democrazia e sulla libertà delle persone. La
gestione di tali numeri di popolazione non consente democrazie come quelle che
esistono in Norvegia o in Svezia, paesi con numero di popolazione ancora
compatibile con l’ambiente originario e le risorse locali.
E’
tempo di valutare e rendere pubblici i legami tra la dimensione della crescita
della popolazione umana e la dimensione della crescita e della disfunzione
delle strutture di governo necessarie per tentare di mantenere la pace, la
giustizia, e il benessere per le nostre popolazioni.
(Tratto, con alcune modifiche, da “If You Think Governments Are Too
Large: Shrink Population”di
John Harte and Paul R. Ehrlich)
<< E’ tempo di valutare e rendere pubblici i legami tra la dimensione della crescita della popolazione umana e la dimensione della crescita e della disfunzione delle strutture di governo necessarie per tentare di mantenere la pace, la giustizia, e il benessere per le nostre popolazioni. >>
RispondiEliminaUna chiusura perfetta per un articolo eccellente.
Sono considerazioni che a noi denatalisti appaiono quasi ovvie.
Ma incominciare a parlarne pubblicamente sarebbe una specie di rivoluzione, nel senso letterae del termine.
Speriamo.
Io invece sottolineo questo passaggio:
RispondiElimina"Man mano che avanza il multiculturalismo e le differenze, e aumenta il numero complessivo dei richiedenti diritti, è sempre più difficile arrivare ad una sintesi condivisa delle politiche di governo."
Non solo "sempre più difficile" ma più verosimilmente impossibile. Oppure con metodi autoritari e antidemocratici.
I controlli si fanno sempre più serrati ed è anche logico. Per arginare o impedire l'evasione fiscale si sta abolendo il contante: tutte diventerà così tracciabile. Con la possibilità per lo Stato - già attuata a Cipro e anche in Italia (anche se su scala molto minore) - di servirsi direttamente e senza chiedere il nostro parere dai nostri conti correnti, e magari anche di azzerarli se la situazione precipita.
L'abolizione del contante - per alcuni versi anche pratica e perciò da molti apprezzata - è un passo molto grave verso la limitazione e la fine della libertà. Senza contante in tasca o sotto il materasso non sono più libero.
Condivido le considerazioni di Sergio.
RispondiEliminaUna Nazione non è semplicemente una entità giuridica, ma una comunità culturalmente coesa che, tramite lo Stato, dà una struttura legale ai propri valori mediante le leggi.
Con l'estendersi del multiculturalismo questo diventa via via più difficile, sino a diventare impossibile.
Non sono riflessioni nuove, eppure si continua a ignorarle bellamente. Già Asimov, non certo ieri, ci ricordava che " la democrazia non può sopravvivere alla sovrappopolazione. La dignità umana non potrà sopravvivere. Mentre sempre nuove vite entrano nel mondo, il valore stesso della vita diminuisce. Non importa se qualcuno muore, perché più persone ci sono e meno conta l'individuo." La cosa si fa più e più vera man mano che avanza e si radica la visione mercantile che abbiamo sotto gli occhi e (il pericolo maggiore) sopra le nostre teste: se tutto è merce, anche l'uomo si fa merce. L'economia classica non fa altro che ricordarci che all'aumentare dell'offerta, diminuisce il valore che si tende a riconoscere ad una merce. Se le cose stanno così (e, con la nuova religione ubriaca di dio Mercato, stanno così), Asimov ha ragione. Ora si provi a interpretare alla luce di queste banalità quali possono essere le motivazioni che spingono le dirigenze a inondare la nostra povera ex-Nazione con orde di nuovi individui foresti e socialmente incoerenti, molti dei quali abituati a condizioni di vita deprivate. Non sarà il desiderio di deprezzare la merce umana per spingerla a vendersi a prezzo di saldo?
RispondiEliminaper spingerla a un novello ritorno della schiavitù. infatti i nuovi individui sono considerati superiori alla popolazione locale (si sente che hanno accesso a benefici non accordati ai cittadini, al punto che le amministrazioni si stanno piegando alle loro regole (pensiamoci bene, se si va nei loro paesi loro pretendono che le loro regole siano rispettate e quando sono all'estero le vogliono imporre nel paese che li accoglie, ovviamente mi riferisco alle abitudini musulmane) con la banale scusa del rispetto della cultura altrui (senza accennare al fatto che si tratta di una cultura oppressiva nei confronti delle donne e di chiunque, che sia nato nei loro paesi, si azzardi a pensarla anche solo politicamente in maniera diversa. difatto, ad andare avanti così, più abolizione del contante (presumibilmente preceduto dalla moneta unica mondiale, evidentemente non sono sazi dei danni che ha fatto l'euro, figuriamoci come si può mettere insieme tutte le economie mondiali se per unire quelle europee è stato un disastro) in accordo con eminenti escatologi, si arriva a preparare il terreno ideale per il regno della bestia
RispondiEliminaDa quel che vedo, collettivamente la bestia peggiore cammina su due gambe ed è solita indossare calzature. :(
RispondiEliminainfatti svariati eminenti escatologi concordano sul fatto che l'anticristo sarà nient'altro se non un essere umano dunque ovviamente camminando su 2 gambe e indosserà calzature (che di sicuro costeranno pure un occhio mentre interi continenti faranno la fame)
RispondiEliminaEccellente articolo, complimenti.
RispondiEliminaTuttavia, come giustamente spiega l'articolo, la questione demografica è ancora TABU'.
Qualche settimana fa Luca Mercalli a ECODELLASTORIA ha presentato l'ultimo film del Club di Roma, conduttore Riotta. Riotta per quattro volte ha finto di non sentire che Mercalli citava anche il problema dell'esplosione demografica...
"In una repubblica molto corrotta, moltissime sono le leggi" Publio Cornelio Tacito
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