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martedì 14 maggio 2013

LO IUS SOLI: LA TERRA COME SPAZIO DA OCCUPARE



Ius sanguinis o ius soli? E’ più importante l’appartenenza per generazioni ad un dato luogo, o deve contare il fatto che una persona ha il diritto di risiedere nel luogo in cui nasce? Si appartiene al luogo in cui si nasce o alla storia dei propri genitori? La nascita genera obblighi di accoglienza ? Che posto ha la cultura del luogo nello ius soli e nello ius sanguinis? Conta la condivisione dei valori di un popolo o contano di più i diritti universali?
Chi si ricorda del termine “patria”?  E’ un termine superato che non usa ormai più nessuno. E’ troppo legato all’idea di nazionalismo e delle guerre combattute nel nome della nazione. Oggi va di moda il multiculturalismo e i diritti di tutta l’umanità, senza partizioni territoriali.  C’è un nuovo e superiore valore che azzera tutti gli altri: il diritto dell’uomo, di ogni uomo, di occupare la terra, qualunque terra, per i propri scopi e il soddisfacimento dei propri bisogni.  Oggi il concetto di luogo e di suolo  non ha più nulla di identitario: esprime soltanto una determinazione spaziale   priva di riferimenti a valori e tradizioni. Le città conservano le differenze soltanto nei centri storici, edificati nel passato; le periferie moderne sono tutte uguali, in ogni parte del mondo. Quando lo spazio diviene tutto uguale, anche la dimensione culturale si appiattisce e si uniforma. Oggi gli unici riferimenti sono i diritti del cittadino globale e  riguardano solo lui: tutto il resto della natura non ha diritti.  
Nel nuovo significato di suolo  come spazio a disposizione,  vengono compressi e azzerati il tempo, i riferimenti culturali, i significati storici, il valore naturalistico dei luoghi. Questa perdita di profondità storica dei concetti di luogo, di suolo e di nazione riguarda non solo il mercato e la speculazione. Il suolo è a disposizione anche  dei  milioni di migranti che si mettono in moto in tutti gli angoli della terra attratti dal richiamo consumistico. Non si cerca un’appartenenza, ma un “posto” in cui trovare cibo e merci, in cui la famiglia ricreata o traslocata possa trovare un sostituto posticcio del luogo di origine.  Quando del suolo rimane solo il concetto utilitaristico dello spazio da occupare può accadere quello che è successo a tanti luoghi di valore storico e paesaggistico in Italia: la trasformazione in centri commerciali, o in quartieri residenziali, o addirittura in parcheggi.  Insieme ai luoghi anche gli uomini divengono senza storia, senza appartenenze, senza determinazioni culturali,  senza fini spirituali, senza significato se non quello di  vivere la vita stereotipa delle città contemporanee: consumare, trasformare, produrre.  Quando tutti i valori cadono, l'uomo da sfogo al suo egoismo.  Sull’altare dell’antropocentrismo vengono così distrutti suoli vergini, prati, foreste, coste marine, rive di fiumi e di laghi, paesaggi, antichi borghi; vengono stravolti paesi rimasti per secoli in armonia con il proprio territorio, cittadine ridenti, centri storici di alto valore artistico. Vengono azzerate le appartenenze e le diversità culturali.   Suoli che per secoli ci hanno dato il nutrimento materiale e spirituale con l’agricoltura e il paesaggio, che hanno conservato dentro di sé la cultura di intere generazioni,  vengono in pochi giorni spianati da ruspe, colmati da gettate di cemento, trafitti da piloni e impalcature di ferro e acciaio, uniformati alle peggiori periferie degradate delle città di ogni parte del mondo. Lo stravolgimento avviene in tutto il pianeta, non solo da noi. Del resto i capannoni non si possono non costruire, ne va dei guadagni degli imprenditori e del diritto al lavoro degli operai. Gli orrendi palazzoni grigi si debbono fare: ne va del diritto alla casa dei cittadini  (e delle finanze dei costruttori). Gli alberi non hanno diritti, i campi fioriti, le acque cristalline di fonti e ruscelli non possono vantare diritti. E gli animali e le piante non sono depositari di diritti, ma servono all’esclusivo soddisfacimento umano.  Se questo è il contesto, la cittadinanza vale poco, e si può dare a tutti. La cultura non ha più molto senso: conta assai più la pubblicità o l'ultimo prodotto alla moda. Molti migranti rispondono alla domanda del perché hanno affrontato un rischioso viaggio per raggiungere un luogo determinato con la risposta più sconvolgente: perché ho visto alla televisione che qui si vive bene. Qualcuno si stupisce che la realtà sia tanto diversa da quello che vedeva sulla tv.   Non si vuole partecipare alla cultura di un popolo, ma consumare un marchio, avere uno spazio, un reddito, fruire dei beni materiali che quel posto offre. Se questo è ciò che conta, basta nascere in un posto per esserne cittadino. Forse in futuro basterà ancora meno: esibire uno scontrino, una prova di acquisto.
   La storia non esiste, è una mistificazione del particolare  che tende a togliere diritti all’uomo universale. Dietro lo ius soli si nasconde la concezione della terra come puro spazio privo di riferimenti al passato e allo spirito di quella terra. Un res nullius, una superficie  da occupare, un vuoto da riempire, senza senso, senza storia, senza appartenenza, senza valore. Non c’è più patria, ma un set televisivo e un magazzino di merci che si è sognato di avere guardandole sullo schermo di un televisore. 



8 commenti:

  1. Caro Agobit, la diatriba tra ius sanginis e ius soli è giuridicamente importante, ma impallidisce di fronte al problema dei problemi, che è quello di priortare la popolazione di un territorio (qualsiasi territorio) al livello di equilibrio dell'IMPRONTA ECOLOGICA.
    Ecco, quando avremo raggiunto questo obbiettivo, allora potremo discutere serenamente di ius sanguinis e ius soli.
    Ma solo allora.

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  2. Si, caro Lumen, convengo con quanto dici. Ma non vorrei che si avverasse il detto di Livio "Dum Roma cogitur, Saguntum expugnatur". Nel mentre aspettiamo l'equilibrio dell'Impronta ecologia, rischiamo di ritrovarci in un mondo disastrato.

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  3. Citazione ineccepibile (gli antichi romani, in questo tipo di frasi, erano imbattibili).
    Diciamo che bisognerebbe muoversi su entrambi i fronti, senza lasciarne indietro nessuno.
    Anche perchè, purtroppo, la strada da fare è lunga, molto lunga.

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  4. La certezza è che con lo jus-soli incentiveremmo ancora di più l'immigrazione che è assolutamente sproporzionata rispetto a quel piccolo saldo negativo che ha la popolazione italiana registra ogni anno.


    Non vedo come possano conciliarsi la posizione immigrazionista e quella di chi si batte per il rientro demografico.

    A parte che siamo uno dei pochi paesi al mondo dove il sogno di ogni decrescista demografico potrebbe realizzarsi,visto il tasso di natalità ben sotto il livello di sostituzione degli italiani,ma poi
    avvallare una posizione che favorirebbe ancora di più l'immigrazione di massa,che equivale ad aumentare la popolazione,non fa comprendere come l'eventuale decrescista vorrebbe di concreto affrontare il problema.

    E' un pò come quello che si lamenta per la mancanza di lavoro e poi non lo cerca.

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  5. "La certezza è che con lo jus-soli incentiveremmo ancora di più l'immigrazione che è assolutamente sproporzionata rispetto a quel piccolo saldo negativo che ha la popolazione italiana registra ogni anno."

    E' proprio così. Ma il problema è che sia la destra che la sinistra non riescono a controllare il fenomeno immigratorio. In futuro andrà sempre peggio. Di politiche per il controllo demografico in Africa e Medio-oriente non si parla. Alcune organizzazioni remano contro, basti pensare a quelle cattoliche. Il problema passa per una presa di coscienza dei governi e delle organizzazioni internazionali. Ma è dura...

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  6. "A parte che siamo uno dei pochi paesi al mondo dove il sogno di ogni decrescista demografico potrebbe realizzarsi,visto il tasso di natalità ben sotto il livello di sostituzione degli italiani". cara Kio, in realtà altro che calo dato il boom delle nascite di questi anni. nella mia città, e credetemi che è davvero piccola, se ne registrano 1200 all'anno, dunque figuriamoci in quelle grandi. nella mia città si vedono oramai una donna su 2 incinta. per i lettori nuovi: il mio ovviamente non è certo un invito all'aborto: se lo scopo di temere la sovrappopolazione è cercare di fare stare meglio chi c'è già, chiunque può convenire che anche l'embrione c'è già. la realtà di fatto che ho sentito, appunto in questi anni di crisi, è la seguente: "siccome non c'è più soldi per il cinema, per le serate con gli amici e affari simili, come si vuole che passiamo il tempo? dunque ecco il perchè del boom di nascite". insomma, per farla breve se questa è la pura verità non si tratterebbe certo di innumerevoli flop dei contraccettivi (si sa che tali flop sono veramente esigui! in tal caso ben venga la gravidanza, è certo e assodato che se le uniche gravidanze fossero quelle si starebbe davvero a fianco della tanto temuta -non da me, tranquilli- quanto puramente utopica estinzione del genere umano -chi teme l'estinzione temo che esca sempre con una benda davanti agli occhi per non riuscire a vedere che non ci stiamo affatto estinguendo, qualcuno ha mai visto la stazione di Bologna centrale? qualcuno ha mai visto la metro di Mlano? o i treni regionali di Torino? se fossimo davvero pochi viaggeremmo davvero come bestie?). ma per sorvolare su di un verso dantesco "fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza".
    quoto Agostino:"Di politiche per il controllo demografico in Africa e Medio-oriente non si parla. Alcune organizzazioni remano contro, basti pensare a quelle cattoliche." Ecco perchè il protestantesimo, comunque buona parte di esso, convive pacificamente e serenamente con la contraccezione. secondo il diritto canonico cattolico l'avere figli "alla cieca" è utile a "incrementare anime per il cielo" (dai miei vecchi studi), mentre in realtà sono le anime ad avere bisogno di Dio e non l'opposto. ho conosciuto una coppia di missionari evangelici che stavano benone senza figli e senza la minima preoccupazione, anzi forse loro si sentivano perfino più liberi nella loro missione senza l'aggravio di un figlio con il quale magari non avrebbero certo potuto viaggiare liberamente come facevano. quello che semmai era difficile, era per loro farlo capire ai loro evangelizzati turchi, ma c'è da capire che questi ultimi erano stati musulmani fino a pochissimo tempo prima, dunque gli ci va tempo per un cambio di bioetica, dopo quello di fede. E' dura si, ma le abitudini di molti popoli che sono centenarie mi rendo conto che sia faticoso cambiarle (faticoso ma forse non impossibile), con o senza organizzazioni di ogni genere

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      "cara Kio, in realtà altro che calo dato il boom delle nascite di questi anni."
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      ATTENZIONE:

      io non ho riportato i dati perchè possono essere noiosi da leggere,ma in questo caso voglio dimostrare che quella mia affermazione NON ERA campata in aria,ma è supportata da dati forniti dall'istat.


      Tenete a mente questo fatto:
      l''immigrazione in italia comincia tardi rispetto agli altri paesi europei,siamo sul finire degli anni 90.

      Pochi anni più tardi,nel 2001,il censimento dell'istat certifica che gli italiani sono circa 57.5 milioni.
      Massimo storico per la popolazione italiana. gli immigrati sono ancora una percentuale irrisoria,meno del 2% del totale.


      Nel 2011 il censimento,che ricordo si tiene con cadenza decennale,rileva che quei 57.5 milioni sono diventati:
      56.800.000 (arrotondo per comodità) gli ITALIANI ,e 4 milioni di stranieri.
      Totale italiani + stranieri: 61 milioni di abitanti.

      Da quei 56.8 di italiani dovreste togliere i naturalizzati,500.000 circa,+ quelli nati in italia da genitori stranieri ma che hanno già ottenuto la cittadinanza al compimento del 18° anno di età.
      Molto probabilmente gli "italiani" con entrambi i genitori italiani sono meno di 56 milioni.

      ma a parte questo....il dato di fatto è che:
      "in soli 10 anni gli italiani sono DIMINUITI all'incirca di oltre UN MILIONE".

      E del resto è pacifico che sia cosi,perchè per quante donne incinta incrociate per strada,la natalità è 1.41 per donna,se poi teniamo in considerazione SOLO le italiane è di 1.30.
      E ricordo sempre che Il tasso di sostituzione è a 2.1

      Con QUESTO TASSO DI NATALITA' e senza immigrazione è MATEMATICAMENTE IMPOSSIBILE che la popolazione italiana AUMENTI.

      Ma come dicevo sul finire degli anni 90 è cominciato un flusso migratorio di MOLTO superiore al saldo demografico negativo che l'italia presentava.
      Il saldo demografico non è nient'altro che la differenza fra nati vivi e morti ogni anno.

      L'italia,come potete facilmente appurare,anche su fonti generaliste come wikipedia HA in quest'ultimo decennio avuto un saldo negativo,quindi più morti che vivi.

      Qui il discorso "razza-etnia" non c'entra,la popolazione italiana senza immigrazione DIMINUIREBBE.
      Questo è un dato di fatto.

      Ecco perchè io ho parlato di uno dei pochi paesi dove il "sogno" di una diminuzione della popolazione si sarebbe potuto avverare.


      Infine,ricordo che per il fenomeno della transizione demografica,se prendiamo sempre come riferimento solo gli "italiani" autoctoni,abbiamo nel 2012 una popolazione che per il 22% è composta da over 65 e "solo" per il 16 composta da under 18.
      Quindi se facessimo una proiezione da qui a 20 anni,tenendo FISSO il tasso di natalità a livello attuale,in futuro la POPOLAZIONE ITALIANA continuerebbe A DECRESCERE.

      Questa è matematica,non si scappa.

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  7. Sarebbe interessante valutare l'influenza del fenomeno immigratorio sui tassi di natalità degli italiani. Secondo gli studi iniziati da Lorenz e continuati da Ebl-Eibesfeldt, i tassi di natalità di popolazioni di animali variano con il variare della densità della popolazione in un dato territorio (l'uomo, secondo tutti gli studi, non fa eccezione). Probabilmente i tassi di natalità italiani sarebbero leggermente più alti senza il fenomeno immigratorio. Tuttavia il fenomeno immigratorio è epocale e non contingente. Sono in atto migrazioni che stanno alterando profondamente gli aspetti demografici, storico-culturali ed economici. Si sta modificando tutta la geo-politica di intere aree del pianeta. Nel famoso libro di Huntington sullo "scontro di civiltà" si calcolavano in 220 milioni gli africani che avrebbero tentato il passaggio del mediterraneo verso l'Europa nei prossimi 50 anni, e le stime di allora (1996) si sono, per adesso, rivelate azzeccate. Dunque non credo, caro Kio, che sia possibile arrestare questi processi storico-geografici con i comuni mezzi della politica sia essa di destra o di sinistra, in favore del respingimento o dell'accoglimento. Se vogliamo intervenire per salvare il paesaggio e i valori dei luoghi in cui siamo nati e cresciuti, dobbiamo assumere un atteggiamento che riguarda il pianeta nel suo complesso. Si deve ormai parlare di tassi di natalità di tutte le aree della Terra e di tutti i continenti. Si debbono organizzare conferenze internazionali. Si debbono legare gli aiuti economici alle aree svantaggiate a politiche di controllo della crescita demografica. Chi fa più di due figli dovrebbe essere penalizzato anche con la fiscalità, piuttosto che essere premiato come si fa oggi. Chi fa, come accade in alcune aree per motivi culturali o religiosi, sette-otto o più figli dovrebbe essere guardato come un eco-criminale e come tale trattato. Purtroppo le nostre opinioni sono ancora in minoranza, si guarda più agli interessi egoistici degli individui e della specie, piuttosto che alle esigenze della natura e alla salvezza del pianeta, che vuol dire la salvezza di tutti: piante e animali, uomo compreso.

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