Translate

lunedì 10 dicembre 2012

DAL MOVIMENTO VEGANO UN NO ALLA SOVRAPPOPOLAZIONE




Si estende sempre di più la coscienza di quello che è il vero problema del pianeta: la sovrappopolazione della specie umana, vero cancro che sta avvelenando il pianeta, soffocando la biosfera, inquinando l'aria, devastando l'ambiente, estinguendo le altre specie viventi. Nonostante l'ostilità delle varie Chiese, della grande finanza, dei partiti ideologici, e di tutti gli antropocentristi, la presa di coscienza sulla catastrofica esplosione demografica della specie Homo si estende giorno per giorno. Perfino tra i verdi, i fantastici verdi che riescono a vedere la distruzione della Terra ma non si rendono conto da dove proviene, qualcuno comincia ad aprire gli occhi. "Repetita iuvant" dicevano i latini, e così a forza di ripetere il dramma dell'esplosione demografica umana, anche le teste dure verdi riescono a uscire dal torpore.  Piano piano anche tra di loro pare che si comincino ad insinuare i dubbi che non basta mettere piantine verdi in mezzo ai palazzi e agli strati di cemento degli agglomerati urbani. Che non basti mettere i filtri alle ciminiere, e i depuratori alle fogne che sono diventati i fiumi e i mari costieri. Che non basti riempire le ultime campagne rimaste di torri eoliche e distese di pannelli fotovoltaici. Anche nelle teste, particolarmente ostinate, dei verdi si insinua il sospetto che forse, si, negli ultimi anni si è un po' esagerato con la crescita demografica, passando in pochi decenni da uno a sette miliardi di umani. E che nessuna riduzione di emissioni, nessun riciclo di rifiuti, nessun alberello piantato sulla terra bruciata e cementificata ci potrà salvare se non diminuiamo la natalità della specie Homo sapiens sapiens. A volte la voce flebile della verità riesce ad insinuarsi nella cecità ideologica di chi non vuol vedere, di chi si tappa le orecchie per non sentire, la bocca per non parlare. La voce flebile, ma insistente della verità riesce a far aprire gli occhi, a volte, anche a chi parla continuamente di decrescita economica ma mai di decrescita demografica. 
Il movimento vegano ha una sensibilità particolare verso le specie viventi che stanno insieme a noi sul pianeta. Per questo mi fa particolarmente piacere l'articolo scritto su "La Veganzetta" giornale on line dei vegani (www.veganzetta.org), in cui si denuncia il pericolo mortale per la terra, per tutte le specie viventi, noi compresi, rappresentato dalla sovrappopolazione umana. Un altro importante passo verso la verità e la presa di coscienza. Riporto qui di seguito l'articolo di Aldo Sottofattori.


Dal n° 4 / 2011: Lapsus vegano


"Secondo qualche pericoloso incosciente che alberga tra le pieghe del monoteismo, la Terra potrebbe mantenere addirittura 40 miliardi di persone. Il ragionamento, pervaso da allucinazioni, è variamente elaborato, ma nella sostanza confluisce in un presunto detto evangelico secondo cui Dio non potrebbe non aver cura delle sue creature. Non si capisce allora perché debba essere posto un limite alla provvidenza di Dio. Perché soltanto 40 miliardi? Più o meno dalle stesse lande giunge un docente di Etica della finanza all’Università Cattolica di Milano e presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, Ettore Gotti Tedeschi. Questo specialista di cose economiche sostiene che il problema della scarsità di cibo, è un falso problema che si risolve combattendo la speculazione sulle materie prime, la cattiva distribuzione della ricchezza e, soprattutto favorendo l’uscita dalla stagnazione demografica in cui è piombato l’Occidente. Idee altrettanto assurde delle precedenti (se due argomenti sono assurdi non ha senso stabilire se l’uno lo è più o meno dell’altro), ma esibite sotto la tenda da circo della cosiddetta “scienza economica”. L’ostentata tranquillità per la proliferazione incontrollata della specie Homo Sapiens è esibita in ogni ambiente culturale sia di destra che di sinistra. Ad esempio, Silvio Greco, presidente del Comitato scientifico di Slow Fish, ha affermato nell’ultima edizione della manifestazione che “…siamo in sei miliardi sul nostro pianeta e novecentoventicinque milioni soffrono la fame, eppure produciamo scarti sufficienti per nutrire tre miliardi di persone”. Se dunque si escludono i visionari gravi (quelli dei 40 miliardi), il leitmotiv sembrerebbe dunque questo: solidarizzare con la nostra specie per quanto riguarda il cibo, significa rimuovere ostacoli di ordine politico ed economico mediante riforme radicali che spuntino le unghie alla logica del profitto, migliorare la giustizia sociale e, contemporaneamente, lavorare sul piano culturale per una maggiore austerità o, quanto meno, per una riduzione dello spreco. Non vorrei apparire reazionario negando che si debba perseguire giustizia sociale e guerra agli sprechi. Non lo nego, anzi l’affermo e ci tengo a sottolinearlo.
Il fatto è che la questione demografica si configura come fattore prepolitico che, se deve essere doverosamente e momentaneamente supportato con misure di giustizia sociale, tuttavia è frutto di una rottura rovinosa dell’equilibrio con l’ambiente e deve essere ricondotto al più presto alla giusta misura. Fin qui gli altri. Ma quale messaggio viene dai nostri ambienti? In un recentissimo comunicato di una associazione Veg si legge che un mondo vegetariano potrebbe alimentare 10 miliardi di persone. In realtà questo non è un caso unico, è un leitmotiv della cultura vegan ripetuto innumerevoli volte con cifre diverse e con varie articolazioni del discorso. Il contesto coinvolge acqua, territorio, cereali, foreste. Tutto sparisce nel ventre dei Bovini o delle altre vittime degli allevamenti intensivi sottraendo risorse e vita agli Umani delle parti più sfruttate del Pianeta. Una prima osservazione: stiamo parlando di argomenti indiretti.
Si cerca di introdurre l’attenzione verso i problemi dell’umanità anche al fine di salvare Animali. In ambito antispecista si discute se sia una operazione lecita o, almeno, conveniente. Infatti l’eliminazione degli allevamenti intensivi non garantisce per niente l’abbandono dello specismo, ma semplicemente il trasferimento dell’interesse verso situazioni “sostenibili”.
Tuttavia non è questo il punto su cui vorrei attirare l’attenzione. Il costante richiamo al numero “gonfiato” di Umani a cui si potrebbe provvedere se si mangiasse tutti “veg”, è indirizzato a mostrare la possibilità di soccorrere gli indigenti del pianeta che, come sappiamo, sono più di un miliardo. Ora, si può osservare che se il problema consiste nel soddisfare il bisogno nutrizionale di tutti gli Umani, basterebbe applicare i metodi di Greco e Tedeschi, metodi che funzionerebbero anche in presenza di allevamenti intensivi.
È vero che la proposta non funziona perché la giustizia non è di questo mondo e dunque è ostacolata da potenti forze; ma neppure le proposte vegane funzionano (almeno per ora) per le stesse e anche più forti ragioni. Quindi la nenia secondo cui, se si vuol dare da mangiare a tutti, bisogna abolire gli allevamenti intensivi si dimostra politicamente inconsistente perché proposta non unica e destinata comunque a essere vanificata dalle strutture sociali della diseguaglianza. Ma a ben vedere il vero e più profondo motivo di rammarico a fronte di quel classico argomento è un altro. Anziché dichiarare che “un mondo veg potrebbe sostenere 10 miliardi di persone” si potrebbe e dovrebbe molto più ragionevolmente dire che “un mondo veg potrebbe sostenere l’attuale popolazione con minore occupazione delle terre”. Questo argomento – inaccettabile per un cattolico, per un economista o per chi, più genericamente assume una visione antropocentrica – dovrebbe essere più ragionevole in bocca a un vegano per ovvie ragioni. È inutile ipotizzare “diritti” per gli Animali se si pensa che la specie umana possa espandersi senza controllo. Una specie (quella Umana) che si moltiplica oltre quella che costituisce la capacità di carico consentita dall’ambiente è distruttiva rispetto alla vita delle altre specie al di là della pur eventuale volontà di non esserlo.
Inoltre il lapsus non si ritorce soltanto contro gli Animali (pensare un mondo senza allevamento di Animali da reddito sarebbe un grande sollievo, ma pensarlo con i selvatici rinchiusi negli zoo perché unici luoghi in cui possono sopravvivere è disperante), ma anche verso gli Umani, esseri verso i quali gli antispecisti hanno assoluta considerazione. Di che cosa hanno bisogno gli Umani? Di proteine e calorie?
E non anche di letti, di case, di strade, di mobilità, di spazio, di materiali per le loro produzioni, di legno per le loro bare? 40 miliardi di persone potrebbero vivere dignitosamente o non sarebbero piuttosto condannate a vivere come delle larve dell’Acheronte? Certamente vivrebbero come delle larve, e questo può essere accettato solo da chi spera nelle fole della vita eterna. Anche dieci miliardi di Umani non se la caverebbero troppo bene. Ma nemmeno gli attuali 7 miliardi – anche se si stabilizzassero – potrebbero avere una grande fortuna nel futuro. Oltre a praticare un inevitabile sterminio di specie, in un periodo abbastanza breve distruggerebbero il loro ambiente e, dunque, se stessi. L’antispecismo apre una prospettiva nuova all’umanità e alle altre specie nella misura in cui riconduce l’Umano all’animalità, quindi al suo corpo e, in definitiva, all’ineluttabilità della soggezione di questo corpo alle leggi insopprimibili della biologia. Per quanto possa sviluppare protesi tecnologiche incredibilmente potenti, grazie all’intensa e continua generazione di simbolismi del suo encefalo, è irrimediabilmente vincolato a quell’ambiente che deve ancora imparare a rispettare se vuole sopravvivere. Pertanto gli antispecisti avranno sempre di più il ruolo di ricordare ai teorici della “decrescita” quanto essi non vogliono sentirsi dire (in conformità a quello che è un vero tabù sociale), e cioè che la decrescita deve contemplare anche e decisamente la dimensione demografica.
In conclusione il lapsus vegano ci riporta al solito problema: quello di una tanto eccessiva quanto inevitabile fissazione dell’attenzione in modo riduttivo su una questione: l’alimentazione o poco più.
E’ auspicabile che il veganismo acquisti una maggiore attenzione alle sue ragioni fondanti per non perdere di vista la nuovissima e emancipatoria ontologia dell’antispecismo che affronta razionalmente il complesso delle relazioni tra tutti gli Animali. Uomo compreso."
Aldo Sottofattori

1 commento:

  1. Dimostrazione matematica della bufala sulla sovrappopolazione mondiale.

    Allora, ecco due conti sulla popolazione mondiale che dimostrano come le Teorie sulla Sovrappopolazione siano errate, infondate e completamente fuori da ogni logica scientifica. E questo perchè non viviamo in un mondo piatto, ma tridimensionale. E' quindi scorretto fare i calcoli sulla superficie, ma bisogna anche considerare il volume della crosta terrestre.

    Comunque, se si occupa solo in superficie e non in altezza:

    Terre abitabili circa 100 000 000 kmq / 100mq = 1 000 000 000 000 ville da 100mq dove possono vivere in media 5 persone. quindi le terre abitabili del pianeta hanno un potenziale, lasciandone metà superficie per l'agricoltura, di 2 500 000 000 000 persone.

    Ma il mondo non è piatto come qualcuno vorrebbe farci credere... quindi.

    Se facciamo condomini da 10 piani, allora le persone che possono abitare in metà del terreno abitabile (50 000 000 kmq) diventano 25 000 000 000 000. oppure il numero di persone trovato prima, con più spazio per l'agricoltura.

    Nel mondo ci sono circa 7 miliardi di persone. Quanto spazio occupano in palazzi da 10 piani X 100mq, mettendone 5 per piano? 7 000 000 000 / 50 = 140 000 000 condomini, X 100mq? 14000 kmq. Così pochi siamo?

    allora ricapitoliamo, 14000kmq su 100 000 000kmq sono circa lo 0,14% della superficie terrestre abitabile e quindi?
    Il resto, cioè 99,86% della superficie terrestre abitabile può esere tranquillamente utilizzato per la pastorizia, e l'agricoltura. Senza contare che il volume dell'acqua marina, con la pesca, permette di sfamare una popolazione d'esseri umani... immensamente più grande.

    A parte che la natura non ha mai avuto bisogno dell'uomo per regolare le nascite, perchè lo fa già da sola, ammesso pure che la popolazione mondiale aumenti in modo esponenziale, occuperà sempre la stessa superficie, aumenterà l'altezza dei palazzi, non la superficie...

    Comunque in ogni caso non è detto che in futuro ci sia ancora più spazio, colonizzando la superficie dei mari. O addirittura altri pianeti. L'universo si sà che per l'uomo è un insieme infinitamente più grande.

    La teoria sulla sovrappopolazione mondiale è allora una bufala, per favore non insegnatela a scuola.

    Questa dimostrazione non deve incitare all'inquinamento, ma le bugie, di qualsiasi colore siano, restano sempre e solo delle bugie. Un ambientalista serio dovrebbe tenersi alla larga da tali teorie.

    Il problema reale è un altro: come faranno dunque gli uomini più ricchi, potenti e prepotenti del globo a controllare un numero di persone così eccessivo? E' impossibile.

    Kikko

    RispondiElimina