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venerdì 31 agosto 2012

L’OSCENA PERIFERIA DELLE CITTA’ ITALIANE

Mi sono sempre chiesto le ragioni della bruttezza delle periferie moderne delle città italiane. Essa contrasta con la bellezza dei centri storici. Viene ovvia la domanda del perché di questa differenza: eppure nel medioevo o nei primi secoli dell’evo moderno non c’erano tecniche di costruzione raffinate né i materiali che abbiamo oggi. Verrebbe quasi da pensare che le classi colte e potenti di allora avessero una sensibilità estetica ed artistica superiore a quelle di noi moderni che abbiamo fatto tanti scempi. La devastazione delle città e del paesaggio italiano, continua anche ora, giorno per giorno e si calcola che più di cento ettari di territorio verde al giorno vengano cementificati dalla hybris costruttiva (o meglio distruttiva) degli italiani. E’ vero che tutto il territorio europeo è devastato e ormai ridotto ad un continuum di asfalto e cemento. Ma almeno in Europa del Nord si seguono dei criteri che, per quanto devastanti per l’ambiente e il paesaggio originario, danno luogo a edifici e strutture urbanistiche vivibili. Da noi la devastazione è completamente disorganizzata, esteticamente orrida, senza alcuna sensibilità civile e culturale. Le città italiane oggi crescono secondo due modelli. Il primo è la speculazione edilizia intorno ai cosidetti Centri Commerciali, veri centri nevralgici usati come paravento dietro cui si progetta una vorace cementificazione da parte dei grandi interessi finanziari e delle imprese costruttrici. Il secondo modello è l’abusivismo puro, frutto della mancanza di controllo di legalità, dalla corruzione, dall’assenza dello stato, dai condoni reiterati. Si tratta di abusivismo dietro cui fioriscono interessi illeciti e solo marginalmente è collegato a reali esigenze abitative di individui e famiglie prive di alloggio. Sul tema del disastro della città italiana e del consumo di suoli interviene il più noto studioso italiano di storia dell’Architettura: Leonardo Benevolo. Nel suo ultimo libro “Il tracollo dell’Urbanistica italiana” tenta di dare una spiegazione allo scempio del paesaggio urbano in Italia: tra le cause, forse al primo posto è “il groviglio legislativo con il quale si trovano ad operare progettisti e tecnici comunali, che appesantisce la formazione degli strumenti urbanistici con una quantità di adempimenti e approfondimenti…”. A ciò si aggiunge la stratificazione delle competenze tra circoscrizioni, comune, provincia, regioni e stato, complicata ulteriormente dai vari uffici, sovrintendenze, prefetture ecc. ecc. I piani regolatori, quando ci sono, sono strumenti di una complessità e prolissità che li vedono suddivisi in componenti strutturali (continuamente riaggiornate e modificate a seconda degli interessi in campo), e componenti operative che per definizione sono provvisorie, la cui durata coincide spesso con quella del mandato amministrativo (“piano del sindaco”). La mancanza, alla fine, di un concreto e certo potere politico in grado di decidere, prepara il campo alla illegalità, all’abusivismo, alla corruzione a tutti i livelli. “La nuova legislazione tutela sempre più la somma di denaro impiegata e sempre meno i manufatti reali” spesso costruiti a risparmio, senza criteri di estetica, di bilancio energetico, di impatto ambientale e di compatibilità culturale con il resto della città e del territorio. Così si è disintegrato alla radice l’universo culturale, storico, ambientale delle campagne e delle città italiane. Mentre in Germania esiste nelle varie città un responsabile generale delle costruzioni, l’Oberbaudirektor, che non è nominato dall’amministrazione ma direttamente eletto dai cittadini, in Italia non esiste un decisore responsabile dei progetti ma un continuo rimpallarsi tra le varie amministrazioni e anche la Regione, cui spetterebbe un ruolo decisivo, è paralizzata dai veti reciproci tra istituzioni e interessi contrapposti. Ormai, specie in alcune grandi città, come Roma ad esempio, si costruisce solo “in deroga” al P.R. La promozione delle costruzioni da parte dell’autorità comunale avviene così in base a intese fatte volta per volta con i privati (sempre gli stessi!) concedendo l’urbanizzazione di terreni sia edificabili che non edificabili secondo il P.R. Con varianti estemporanee fatte in base a scambi di favori, a finanziamenti poco chiari e probabilmente a corruzione, si superano le formalità della legge. Nascono così squallidi complessi di edifici grigi, tutti uguali, fatti a stampo, la cui unica ragione di sussistenza è di far parte di “nuove centralità” come vengono eufemisticamente definiti i Centri Commerciali. Per evitare le contestazioni e i ricorsi legali spesso si concedono licenze sempre più lontane nella periferia, aggravando il problema dei trasporti e finendo di distruggere il poco verde rimasto intorno alle città. Quanta differenza con la città storica, cresciuta intorno a cattedrali, a piazze ed edifici simbolo delle istituzioni, della cultura e della civiltà. Il risultato finale di tutto questo è lo spaventoso degrado del paesaggio urbano italiano, il consumo di territorio verde,le città invivibili e intasate dal traffico, la rete ormai ininterrotta di strutture cementizie e asfalto che degrada campagne, colline, laghi, fiumi e coste italiane, con danni irreparabili alla bellezza, alla cultura, ma anche al benessere, allo stile di vita, al turismo del nostro paese sempre più indietro nelle graduatorie dei paesi che attraggono visitatori. E’ lontano il tempo in cui i grandi uomini di cultura come Goethe, Stendhal, Byron, descrivevano ammirati lo straordinario paesaggio italiano. Oggi non crederebbero ai loro occhi per la stupidità dimostrata dagli italiani per come si sono comportati e si continuano a comportare verso il loro paese.

2 commenti:

  1. << Mentre in Germania esiste nelle varie città un responsabile generale delle costruzioni, l’Oberbaudirektor, che non è nominato dall’amministrazione ma direttamente eletto dai cittadini, in Italia non esiste un decisore responsabile dei progetti ma un continuo rimpallarsi tra le varie amministrazioni >>.

    Interessante questa notizia, caro Agobit, proprio non la sapevo.
    Sarebbe un'ottima idea anche per noi, se non fosse che la vera "ottima idea", arrivati a questo punto di degrado, sarebbe quella di BLOCCARE qualsiasi nuova costruzione tout-court e dedicare le attività edili alla manutenzione/ristrutturazione/adeguamento ecologico.

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  2. Caro Lumen, sono d'accordo sul bloccare, ma gli interessi intrecciati tra politica e speculatori è molto forte. Pensa che, come pubblicava ieri Sergio Rizzo sul Corriere, qui nel Lazio il presidente della Commissione Ambiente è nientemeno che Roberto Carlino, proprietario di Immobildream, l'immobiliare del famoso slogan: "...Non sogni ma solide realtà". Presidente della Commissione Urbanistica della Regione Lazio è un costruttore con tanto di impresa di famiglia. Tre quarti della periferia romana è stata edificata dal famoso Caltagirone, cognato di Casini dell'Udc. Guarda caso Carlino è dell'Udc e Assessore alle Politiche del Territorio e dell'Urbanistica è un certo Ciocchetti guarda caso capo dell'Udc nel Lazio. Guarda caso.

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