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martedì 25 settembre 2018

In ricordo di un illuminato

Guido Ceronetti, scomparso il 13 settembre scorso, è stato un illuminato. Poeta nel senso di voce del tempo attuale nella sua essenza. Illuminato perché capace di vedere dove i più non vedono. Filosofo che parlando del piccolo ci porta al grande. Un rappresentante di quell'anti-umanismo che denuncia la deriva di massa dell'uomo contemporaneo, ridotto a cifra statistica nel marasma planetario della sovrappopolazione della specie umana. Uno dei pochi lucidi in un mondo di ottusi, che pensano al particulare della propria vita intesa come puro consumo e null'altro. Consumo, ergo sono. L'uomo moderno che non vede l'orizzonte, né lo spazio né il tempo: vede solo il piccolo pezzo di asfalto che ha sotto i piedi e il breve tempo del suo prossimo affare. Null'altro vede. Non vede la natura ma solo il cemento che è in grado di gettare intorno a se. Circondato da macchine terrestri e volanti, uccide piante e animali in una hybris distruttiva che guarda alla propria replicazione in massa come l'arma devastante principale, e l'unico scopo dell'esistenza oltre ai piaceri del consumo fine a se stesso. E difatti Ceronetti era un pessimista. Il suo era un pessimismo assoluto, e non a caso era ammiratore e amico di Cioran, il cui ritratto aveva sul comodino della sua stanza da letto. Quando gli si parlava dell'uomo moderno, dell'umanità attuale, lo sguardo innocente si rabbuiava e diveniva diabolicamente ironico. Aveva denunciato il grande male del pianeta Terra, la sovrappopolazione umana, in pagine memorabili. Le sue invettive contro la marea di spermatozoi fecondanti che sta seppellendo il pianeta con sempre nuove ondate irrefrenabili aprivano mondi di comprensione. La nuova guerra mondiale contro l'essenza dell'uomo non è fatta con i cannoni, diceva, ma con le ondate di miliardi di spermatozoi. La denuncia della perdita del significato dell'uomo in questa polluzione di miliardi di umani, come fossero replicanti, è ovunque nelle sue opere.
"Mi vedo riflesso nella vita idiota degli altri e mi vergogno da non poterne più. E' vergogna vivere in questo modo,mangiare e crepare, guadagnare denaro e spenderlo, e peggio di tutto procreare. Sono felice di non avere avuto figli, li avrei visti sguazzare in una simile miseria di vita."(Per le strade della vergine) "Dunque non c'è scampo. Non siamo in grado di difenderci da noi stessi. Non sono questi che arrivano che spaventano. Non sono quelli che si vedono. E' l'ondata, è il mare in tempesta di un moto esplosivo. E' il futuro che spaventa. E' l'enorme invasione che si attende. Ci parlano di 12 miliardi di umani sul pianeta tra ottanta anni, una inezia storica. Una massa senza fine né limiti. Qualcuno teme per la civiltà, ma questa è già morta da un pezzo.Il nichilismo del '15 è vivo e vegeto non più sui campi di battaglia ma dentro le città, dentro le case. La Grande Guerra non è mai finita, non ha fine nelle date ufficiali. Siamo tuttora nella bisettrice di quel conflitto e questa non è una cosa molto capita. Veramente la Grande Guerra è l'ultima, continua fino alla fine dell'Umanità. Ci sono delle tregue d'armi, ma non si apre uno scenario di bellezza, non si cessa mai di sparare. Cambiano le tecniche ma noi siamo i nipoti e i bisnipoti di quelle mitragliatrici" (intervista al Giorno). Mai una definizione così calzante della modernità, dello strapotere annientante della tecnica di cui la sovrappopolazione umana è un prodotto e allo stesso tempo la causa, il più devastante per la salvezza della Terra.
Nel suo "Viaggio in Italia", forse il suo libro più bello, c'è una denuncia poetica e filosofica allo stesso tempo della devastazione ambientale, cui l'Italia ha dato un contributo particolarmente doloroso visto la bellezza originaria del nostro paese."Finché esisteranno frantumi di bellezza, qualcosa si potrà ancora capire del mondo. Via via che spariscono, la mente perde capacità di afferrare e di dominare. Questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la sua bellezza residua, un non pallido aiuto alla pensabilità del mondo" (viaggio in Italia). Ma la denuncia dell'opera devastatrice umana è presente ovunque nei suoi libri, anche negli ultimi. "I parchi zoologici chiudono perchè tutto il mondo è diventato parco zoologico, tutti siamo in cattività, rinchiusi in file di gabbie sterminate e il cielo è una voliera." Alcune sue definizioni sono fulminanti, come lampi improvvisi di verità: "Quello del politico fu sempre un mestiere maledetto. Si potrebbe definire la politica l'Arte di Disboscare...Pace o guerra, il politico è fabbricatore di deserto. Ma noi siamo dalla parte degli alberi recisi: dei vinti, di quelli di cui il Signore dirà passando: Lasciatelo, questo viene con me".
Il suo ecologismo fu anti-umanesimo ontologico. L'oggetto disprezzato l'Homo faber, l'uomo distruttore del pianeta, il cancro della Terra. Cioè un uomo che ha perso la sua essenza, il suo senso. Un uomo che ha tradito la natura da cui viene e in cui, solo, può vivere. Un uomo , quello di oggi di questo mondo consumistico, che non è più uomo. Homo faber disprezzato in primis per la sua replicabilità micidiale, da mitraglia, nella essenza meccanica, quasi autoreplicante senza altro scopo, l'uomo massa e l'uomo macchina che infesta la Terra con i suoi numeri senza senso: otto miliardi in crescita vertiginosa in un mondo ridotto già oggi a discarica tossica. Ceronetti ce l'aveva con gli ambientalisti, i verdi, gli ecologisti che infestano la politica e i salotti parolieri per il loro ciarlare fatto di schemi ideologici ma incapaci di avere occhi, incapaci di vedere il problema di fondo: la crescita umana cancerosa. Il loro irritante parlare delle cose marginali, degli effetti, delle polluzioni, degli scarichi ma non delle cause. Irritante perché nella loro ottusa visione del mondo l'uomo è ancora lì sul trono di padrone e di Re del creato. Non capaci quindi di denunciare il male all'origine, vedere chi materialmente soffoca, chi emette, chi scarica, in una follia collettiva che vede la popolazione mondiale correre verso i 10 miliardi nei prossimi anni.E se l'uomo è ancora al centro dell'universo padrone di tutto...crepino pure e spariscano le specie viventi, gli animali selvaggi, le piante, i paesaggi naturali. Tutti accusano il consumo senza vedere il consumatore, accusano il capitalismo senza vedere il capitalizzatore, accusano la produzione senza vedere il produttore: riportano all'economia e alla politica quello che è invece mostruosità biologica, una monocoltura infestante,e praticano il giardinaggio in mezzo al cemento della sovrappopolazione umana. Questo non vedere è la massima colpa di questi finti ecologisti. Ideologi e non illuminati,anzi obnubilati, carichi di libri di verità metafisiche e incapaci di amore per gli animali e le piante. Profondamente umanisti, nel senso deteriore di seguaci di Homo faber, Homo spermaticus, Homo destruens. Ecologisti assolutamente devastanti per l'ambiente planetario. Significative queste righe di Ceronetti dedicate all'ennesima inutile e dannosa conferenza sul clima:
"La Bancarotta Ecologica. Avvolta legittimamente in una nuvola di anidride carbonica di spudoratezza, è cominciata e cessata, in Sudafrica, in novembre 2011, la conferenza (ovviamente mondiale, nessuno mancava, di quei beccamorti) sul riscaldamento del pianeta. Protocolli detti di "Kyoto" su alcune blande misure di controllo dei fumi, ormai morti e sepolti...E i terricidi di Stato, in specie i più intraprendenti nel dipingere di faccia di morto questa Terra esausta, chissà con quanto sollievo avranno dichiarato il loro collasso di bancarottieri impuniti! La FAO, quando si riunisce, del resto, non va molto più in là...Qualche "se non facciamo..." e poi tutti a cena! Ad una conferenza sul cibo avevo partecipato: i dati erano agghiaccianti, l'avvenire è di fame, le terre fertili spariscono e non si recuperano, l'antropizzazione demografica è una condanna a morte anticipata per i nascituri, ma dai bruciamo più che si può le fonti nutritive, cemento e asfalto, asfalto e cemento, discariche di camorra, scorie nucleari Nacht und Nebel che attraversano mezzi continenti...Si era mai visto i cereali fare funzione di idrocarburi, o dati in pasto agli erbivori, le pollastre incollate a centinaia, in gabbie dove non è mai notte? Nell'occasione di questo miserabile fallimento di un pallido resipiscere di potenze disonorate dalle loro simulate adesioni a patti che non costa nulla (così gli impegni ecologici) scordarsi subito, ho udito il rintocco di questa sentenza: "La terra dei viventi è eticamente morta". A stimoli morali non si reagisce più. Guardando in su qualcuno li vede:...inimicaque Troiae-numina magna Deum."
Un Illuminato della Sovrappopolazione umana ci ha lasciato e della Terra non si vede nessuna salvezza, nessuna luce...

5 commenti:

  1. Eppure traspare che lui pure era vittima di qualche abbaglio. Ad esempio, perché se la prende tanto con gli spermatozoi? Anche la più abbondante delle alluvioni di spermatozoi (che bella immagine, eh? fa un po' gay pride), schifezza a parte, è del tutto innocua senza una almeno equivalente frana di ovuli. Perché Ceronetti assolve (anzi, manco le cita) implicitamente le donne? Sono forse meno coinvolte nel quadro? Qualche ossessione più o meno subconscia o, magari più semplicemente, inconfessata? Suvvia! A ognuno il suo.

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  2. Molto opportuno questo ricordo di uno degli ultimi "grandi vecchi" (da De Marchi a Pannella, da Jonas a Lorenz e Popper, da Peccei a Sartori) che hanno avuto la lungimiranza e il coraggio di denunciare i disastri economico/sociali ed ecologici provocati da una riproduzione (umana) incontrollata e irrazionale ed al sovraffollamento in gen.le, sfidando il natalismo delle destre clerico/nazionaliste, il buonismo delle sinistre terzomondiste, il crescitismo turbo/capitalista, ecc. ecc.
    Un plauso anche al commento politically uncorrect di Mr. Key.

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  3. Commento di SERGIO, inserito da me per motivi tecnici.

    "Un Illuminato della Sovrappopolazione umana ci ha lasciato e della Terra non si vede nessuna salvezza, nessuna luce..."

    Dài, non esageriamo. Proprio Ceronetti ci ha illuminato (non sempre, a volte, anzi spesso non lo capivo).

    "Nel suo "Viaggio in Italia", forse il suo libro più bello ..." Non ho letto tutto Ceronetti, ho in casa solo una dozzina dei suoi libri, ma indubbiamente il Viaggio è tra le cose migliori di lui che abbia letto, anche il seguito "Albergo Italia" che si chiude con "Italoshima" (e fra le cose da salvare ci mette tre cappelle del Sacro Monte di Varallo, tra cui la Strage degli innocenti).
    Ma personalmente ho preferito su tutto la sua versione dell'Ecclesiaste, testo che ha tradotto e ritradotto. Vanità delle vanità (che sarà mai?) è reso da Ceronetti con "Un infinito vuoto / dice Kohélet / Un infinito niente / Tutto è vuoto niente".

    Gli hanno dato del razzista per il suo rifiuto dell'invasione. Ed è stato per questo invitato a rinunciare ai proventi della legge Bacchelli di cui usufruiva.

    Ceronetti ha allietato la mia vita, ma non ho apprezzato tutto. Non era cattolico, ma credeva in Dio e detestava gli atei: non capisco, che significa? Non so se fosse affiliato a una setta religiosa, non credo, ma ha praticato molto il VT.

    "“Custos, quid de nocte?
    Custos, quid de nocte? ”.
    Dixit custos:
    Venit mane, sed etiam nox;
    si quaeritis, quaerite,
    revertimini, venite ”

    (Isaia, 21, 11 - Nova Vulgata)

    Traduce il grande cattolico Romano Amerio:

    "Sentinella, a che punto è la notte?
    La sentinella rispose: è venuto il mattino ed è notte.
    Se cercate cercate: convertitevi, venite"

    Miigliore e più comprensibile l'italiano di Ceronetti:

    Guardia, quando avrà fine la notte?
    La guardia dice: sta venendo il mattino,
    ma la notte durerà ancora.
    Tornate e ridomandate
    Venite ancora,
    insistete

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  4. Ho anche io apprezzato molto le sue traduzioni del VT. Oltre l'Ecclesiaste imperdibile Il Cantico dei Cantici. Unica la sua traduzione di Catullo. Leggendo le sue opere, anche tra le ultime, sempre si incontrano pensieri illuminanti come questo, che direi nostrano: "Non lo si rinnega mai abbastanza questo lurido inumano mondo. Il potere integralmente criminale che sta avvolgendo il mondo. Pura Tenebra in movimento, non ha per fine il profitto ne' un qualsiasi dominio politico, ma la distruzione dell'anima umana. Il grande Disco dell'Universo ne conservare' nei suoi solchi il balbettio insignificante. Se una pandemia inaudita sterminasse tre o quattro miliardi di esseri umani, l'onnipotenza della Tenebra si spezzerebbe, perché' nel Numero in Eccesso trova il suo nutrimento essenziale. " (Per le strade della Vergine p. 167)

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  5. "Credeva in Dio e detestava gli atei" è evidente, credeva nel "Dio di Spinoza", era panteista.
    Riporto un suo brano, pubblicato sul quotidiano "La Stampa" del 9 marzo 1993: "Ecco un pensiero di Konrad Lorenz: “l’unico introito legittimo di energia del nostro pianeta è costituito dall’irraggiamento solare, e ogni crescita economica che consumi più energia di quella che riceviamo dal sole, irretisce l’economia mondiale in una spirale debitoria, che ci consegnerà a un creditore spietato….”
    Il Creditore Spietato, evocato da Lorenz, non è un fantasma del futuro. Si presenta ogni giorno, e ogni sua apparizione è una rapina: si porta via della vita vivente, ma ci lascerà fino all’ultimo lo sviluppo.
    I governi possono governare - sono lasciati fare - fintanto che non si oppongano allo sviluppo, vuol dire che ne sono tutti, dal più potente all’ultimo di forza, prigionieri e servi. La grande domanda metafisica: l’uomo è libero? si può anche buttarla qui, parlando di governi che tutti, nessuno escluso, possono procedere soltanto in un’unica direzione, senza che gli sia data una scelta. Se fossi papa o presidente americano o presidente russo mi piglierei il piacere di rispondere che l’uomo può solo decidere quel che è già deciso. E questo irrefrenabile sviluppo era nel segreto del tempo, nel mistero tragico del destino umano, ma quel che mi dà scandalo, quel che mi fa più soffrire, è che “gli si voglia bene”, che si parli incessantemente di “ripresa” del lavoro di questo assassino come di qualcosa di desiderabile, non come di una necessità ineluttabile, come di una caduta progressiva nell’infelicità.
    Vorrei un capo di governo o di azienda che facesse precedere da un PURTROPPO le frasi consuete: “dobbiamo aumentare la produzione”, “la ripresa è imminente”… Neppure questa libertà gli è data. Sono costretti anche ad adularlo, il Maligno: se aggiungono un PURTROPPO li scaraventa in basso come birilli. Questo non è più avere un potere, tanto meno corrisponde a qualcuno dei sensi profondi di comando. L’asservimento all’economia dello sviluppo, senza neppure un accenno di sgomento, dice l’immiserimento, la perdita di essenza e di centro, della politica. Se il fine unico è lo sviluppo, la politica è giudicata in base alla sua bravura (che è pura passività) nello spingerlo avanti a qualsiasi costo….
    Non c’è nessuna idea politica dietro, sopra o sotto: c’è il Dio dell’economia industriale geloso del suo culto monoteistico.
    Un inferno urbano contemporaneo è fatto di molte cose. Tra le più evidenti, c’è l’eccesso di circolazione di macchine, auto e moto. Contro smog e paralisi si almanaccano palliativi di ogni genere, ma soltanto abbattendo la produzione automobilistica si potrebbe ridare alle città un po' di respiro post-diluviale. Immediatamente sulle piazze liberate dai grovigli di auto, si adunerebbero a migliaia, e a migliaia di migliaia, i tamburi di latta della protesta di quelli a cui fosse stato restituito il respiro: non vogliono la cura, ma la malattia in tutta la sua spietatezza...Così i chimici che producono veleni per l’agricoltura: vietarli, anche per amore dei loro stessi figli, ne scatenerebbe la collera. Ma sarà la collera dei chimici, o dei veleni in loro? Chi dice che non abbiano un’anima, i veleni che produciamo? ...La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba..."

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