Darwin con la sua
teoria della evoluzione mediante la selezione naturale ha dato inizio ad una
rivoluzione nel campo della biologia, della scienza e della filosofia.
Tuttavia la teoria della selezione
naturale non ha ancora portato a quel cambiamento di fondo del comportamento
umano che essa comporta. La scimmia intelligente denominata Homo mal sopporta
che la sua presenza su questo pianeta sia il portato di una serie casuale di
circostanze. Il primate palmipede si comporta ancora come se tutto il cosmo
fosse stato messo in piedi per permettergli di vivere a proprio comodo e nel
suo esclusivo interesse egoistico.
Purtroppo, o per fortuna, nonostante
la grande considerazione che abbiamo di noi stessi, siamo figli del caso e di una casuale combinazione di
circostanze e i geni che si sono selezionati durante gli ultimi tre milioni di
anni nell’ambito della biosfera sono in precario equilibrio con l’ambiente e
con le altre specie viventi
residue. Il predatore umano ha infatti il primato delle estinzioni delle
altre specie viventi, e sta talmente avvelenando l’ambiente circostante che
rischia di portare nel baratro se stesso oltre a tutto il resto.
La teoria di Darwin,
sebbene accettata in ambito scientifico, trova resistenze nelle varie
diramazioni della scienza e nel pensiero filosofico, in quanto cozza con la
visione antropocentrica prevalente. Negli anni 90 del secolo scorso si è
finalmente iniziato ad applicare le teorie della selezione naturale anche alla
medicina. Nel 1994 è uscito un
libro che introduce il nuovo concetto di Medicina Evoluzionistica: “Perché ci
ammaliamo? La nuova Medicina Darwiniana” di Randolph M. Nesse e Gorge C.
Williams. Si tratta della nuova
teoria che spiega le malattie in base alle condizioni in cui si sono formati i
genomi dei vari organismi viventi mediante la selezione naturale. Riporto un
breve sunto di alcuni capitoli del libro.
“ Cambiamenti
comportamentali ed ambientali, specie se rapidi e innaturali, possono determinare
l’insorgere di malattie in quanto gli organismi non hanno sviluppato
sufficientemente meccanismi adattativi.
Il caso agisce sul
genoma producendo cambiamenti neutrali, ovvero né utili né dannosi; è poi il
gioco competitivo e l’influenza ambientale che stabilisce i geni adatti che si
riproducono. Ma vi sono dei vincoli che impediscono di raggiungere
l’adattamento ottimale, perché spesso accade che la vicenda evolutiva ha
imboccato un’altra strada da cui è impossibile tornare indietro. I cambiamenti
nel genoma agiscono sui tempi lunghi mentre in genere l’ambiente si modifica più rapidamente, portando ad
incongruenze tra patrimonio genetico, espressione fenotipica e ambiente
esterno(...)
Il nostro corpo si è
formato durante milioni di anni trascorsi nelle savane in piccoli gruppi dediti
alla caccia e alla raccolta. La selezione naturale non ha avuto il tempo per
adattarlo ai rapidi cambiamenti intervenuti negli ultimi 40.000 anni con
l’invenzione dell’agricoltura, dell’allevamento e della vita cittadina. La
tecnologia esplosa negli ultimi secoli ha poi rapidamente e ulteriormente
modificato l’ambiente e il nostro
corpo non è stato in grado di adattarsi altrettanto rapidamente e di
affrontare, ad esempio,
alimentazioni ricche di grassi, di glicidi, le automobili, droghe, luci
artificiali e riscaldamento centralizzato. La maggior parte delle malattie
moderne derivano da questa
imperfetta combinazione tra
l’ambiente sviluppatosi
recentemente e la nostra struttura conformatasi in milioni di anni(…)
L’attuale diffusione di malattie cardiache e di tumori della mammella ne è un
tragico esempio. Ci sono geni che rimangono nel genoma nonostante siano causa
di malattie. Alcuni dei loro effetti sono “capricci” che risultavano innocui
quando vivevamo in un ambiente più naturale. Per esempio, la maggior parte dei
geni che predispongono a malattie cardiache è rimasta inoffensiva per migliaia
di anni finché non abbiamo cominciato a mangiare troppi grassi e a vivere in
maniera stressante. I geni che causano la miopia danno problemi solo
all’interno di società in cui i bambini, nei primi anni di vita, utilizzano
troppo gli occhi per guardare da vicino, come nella lettura. Alcuni dei geni
che causano l’invecchiamento erano soggetti a ben poca selezione quando la vita
era molto più breve. Inoltre, molti geni che causano malattie sono presenti nel
nostro corpo perché danno benefici in altre situazioni o altre combinazioni. Il
gene della falcemia (una forma di anemia), per esempio, protegge dalla malaria
e per questo la malattia è molto diffusa in Africa. Alcuni dei geni
sessualmente antagonisti favoriscono il padre a spese della madre o viceversa.
Il nostro codice genetico è costantemente rimescolato dalle mutazioni. In
pochissime occasioni i cambiamenti nel Dna sono favorevoli; nella maggior parte
dei casi provocano malattie. Questi geni danneggiati vengono continuamente
eliminati o tenuti sotto controllo dalla selezione naturale. Ma esistono geni
“fuorilegge” che agevolano la propria trasmissione a spese del portatore, dimostrando
brutalmente come la selezione agisca a favore dei geni e non dell’individuo o
della specie. Tuttavia poiché la selezione tra gli individui è una potente
forza evolutiva, anche questi geni fuorilegge sono difficilmente origine di
malattie(…)
Le modifiche
ambientali dovute alla tecnica moderna sono state rapidissime negli ultimi due,
tre secoli. Ciò ha causato forti anomalie tra le strutture fisiche del corpo
evolutesi durante milioni di anni in ambiente del tutto diverso e i
comportamenti richiesti dalla tecnologia. I comportamenti anormali dei bambini
che potrebbero causare uno sviluppo fisico irregolare sono molti. Stare ore ed ore seduti sui banchi di
scuola non è naturale;ai bambini del Paleolitico non era richiesto niente del
genere. Quando stavano fermi erano accoccolati, non seduti. Gli uomini potevano
camminare, sedersi, inginocchiarsi e correre quando volevano. Molti di quelli che oggi soffrono di mal di
schiena debbono il fastidio alle tante ore passate in una posizione anormale
imposta loro nell’infanzia. Due medici dell’Università del Michigan, Alan Weder
e Nicholas Schork, hanno tentato di collocare la pressione alta tra le malattie
della civiltà. Esiste un meccanismo capace di aumentare la pressione durante la
veloce crescita dell’adolescenza (più un corpo è grosso più la pressione deve
essere alta). Secondo Weder e Schork nell’ambiente atavico il meccanismo doveva
regolarsi su una gamma più ristretta di dimensioni corporee. Oggi la nutrizione
molto ricca determina crescite veloci
e taglie grandi, assai rare nel passato. Il meccanismo che regola la
pressione è stato costretto ad adattarsi a variazioni più ampie di quelle per
cui si era selezionato, così spesso esagera e alza troppo la pressione
sanguigna. Il freddo può essere considerato un fattore ambientale relativamente
nuovo. La diffusione della popolazione umana in ecosistemi con stagioni fredde
fu facilitata da progressi tecnologici quali i vestiti e il fuoco, scoperti
poche migliaia di anni fa. Per sopravvivere all’inverno, nella maggior parte
della superficie abitata del pianeta abbiamo ancora bisogno di questi elementi
artificiali. La bassa temperatura non è però il solo stress che dobbiamo
combattere alle alte latitudini. I vestiti e le case che ci permettono di
vivere in luoghi come Montreal e Mosca ci causano altri problemi di salute. La
sintesi della vitamina D dipende dalla superficie della pelle esposta al sole.
Stando in casa tutto il giorno e coprendoci con i vestiti quando siamo
all’aperto sintetizziamo una
quantità di vitamina D molto più bassa di quella prodotta da un abitante della
savana africana che gira nudo, e probabilmente molto inferiore ai nostri
bisogni metabolici. La sua carenza porta a problemi di salute connessi con il
metabolismo del calcio.In Inghilterra qualche decennio fa il rachitismo colpì
un numero così elevato di bambini da guadagnarsi il nome di morbo inglese.
L’osteoporosi è un’altra conseguenza di questi cambiamenti. L’invenzione
dell’agricoltura fece aumentare la densità della popolazione in un modo che
sarebbe stato impensabile in un’economia di caccia-raccolta, e consentì inoltre
la nascita delle città. Queste modifiche nello stile di vita aumentarono il
numero di contatti interpersonali che ogni individuo poteva avere, oltre ad
accrescerne la vicinanza e la durata. Emersero allora nuove malattie infettive che potevano diffondersi solo
tramite contatto. L’efficacia dell’evoluzione di nuove difese fu tragicamente
dimostrata quando coloni che erano portatori sani di vaiolo invasero territori
le cui popolazioni non erano mai state esposte alle malattie occidentali. Gli
europei uccisero molti più nativi americani con il vaiolo e l’influenza che con
le armi. Molti problemi psicologici sono causati dalla vita moderna. Nonostante
la retorica politica sui valori della famiglia, i bambini allevati in periferie
da famiglie nucleari che vivono in villette o in palazzi sono immersi in un
ambiente sociale nuovo almeno quanto quelli vigilati da un insegnante precario
in un asilo. Da adulti, ma anche da adolescenti e da bambini, spesso abbiamo a
che fare più con burocrazie impersonali che con persone note. Le persone che
incontriamo durante il giorno sono perlopiù sconosciuti. Non è questo il mondo
in cui sono evoluti i nostri antenati(…)
Gli adattamenti del
patrimonio genetico funzionano meglio nelle circostanze in cui si sono evoluti.
I nostri adattamenti anticancro e altre funzioni vitali non si sono sviluppati
per mantenere in vita un ottantenne. I geni umani e i loro prodotti trovano
anomalo il corpo del vecchio,
perché raramente nel Paleolitico si arrivava ad un’età avanzata. Pare inoltre
che le caratteristiche degli ambienti moderni aumentino l’incidenza del cancro:
raggi x e altre radiazioni ionizzanti, nuove tossine, pesticidi in agricoltura,
livelli eccessivi di esposizione alle tossine naturali (come la nicotina e
l’alcol), alimentazione e stili di vita stressante. I batteri possono aumentare
la percentuale di tumori nei tessuti infettati, ma i virus sono ancora più
pericolosi. Questo perché il virus non è molto diverso da un gene singolo in
una cellula umana, e talvolta può piazzarsi all’interno di un cromosoma come se
fosse la sua posizione naturale. I
virus, in particolare l’Hiv, attaccano il sistema immunitario e, di
conseguenza, diminuiscono la capacità di quest’ultimo di difenderci da alcune
forme di cancro. Un alimento con una concentrazione elevata di sale o alcol,
oppure ricco di carcinogeni come quelli della carne affumicata o alla griglia,
aumenta il rischio di cancro dello stomaco o all’intestino. I composti chimici
del fumo di tabacco o dello smog delle città influenzano alla stessa maniera le
cellule dei polmoni. Il modo in cui una alimentazione ad alto contenuto di
grassi incide sui tumori della mammella e alla prostata è noto. Manipolazioni ormonali
dovute a sostanze usate in agricoltura o come additivi nei cibi influiscono
artificialmente sui tessuti. La conoscenza sempre più particolareggiata delle
azioni fisiologiche degli ormoni naturali e artificiali dovrebbe permetterci di
trovare soluzioni per imitare gli effetti benefici dello stile di vita dei
paleolitici. Eaton e altri ricercatori hanno presentato prove chiarissime di
come alcuni contraccettivi orali riducano l’incidenza di tumori all’ovaio e
all’utero, anche se non alla mammela. “
(Brani tratti da: Randolph M. Nesse,
Gorge C. Williams: “Perché ci ammaliamo”. Einaudi 1999).
La sovrappopolazione
nei termini che conosciamo oggi –soprattutto nell’ultimo secolo- è forse stato
il più rapido e drammatico cambiamento ambientale e comportamentale che la specie Homo abbia sperimentato.
Gli effetti che questo cambiamento stanno determinando sul pianeta sono
sconvolgenti. Si prevede che nel 2050 ben sette miliardi di umani sui dieci che
abiteranno il pianeta, vivranno all’interno di megalopoli con tutti i problemi
di stress e di inquinamento chimico e ambientale che ciò comporta.
L’aggressività intraspecifica determinata dalla competizione di una massa umana così enorme aumenta il rischio di guerre e conflitti sociali per le risorse con forti ricadute
a livello della qualità di vita. Lo stesso valore della persona umana in presenza di 7 miliardi di
individui, viene messo a rischio. I rifiuti solidi, l’inquinamento delle acque
e le polluzioni atmosferiche stanno mettendo a repentaglio la sopravvivenza di numerose specie viventi e addirittura dell’intero pianeta. L’aumento del carbonio atmosferico sta alterando la
temperatura e il clima con lo scioglimento delle calotte polari e l'innalzamento dei mari. Come reagirà il nostro corpo che è
ancora, essenzialmente, quello che si è formato nelle savane del Pleistocene, a
questo profondo cambiamento comportamentale e ambientale determinato
dall’esplosione così rapida e incontrollata della popolazione umana? La
necessità di assicurare il cibo a 7 miliardi di persone ha determinato uno
sfruttamento dei suoli senza precedenti con uso massiccio di fertilizzanti e
tossici chimici. Malattie infettive nuove e riacutizzazioni di quelle ritenute
in passato debellate sono il frutto della convivenza e della mobilità di
miliardi di individui. L’ansia la
depressione e le psicosi di molte persone nelle società moderne sono
strettamente connesse allo stile di vita caratterizzato dalla velocità e dalla
ripetitività che un mondo sovraffollato e tecnologico come quello attuale
comporta. Ma la sovrappopolazione stessa è ormai la malattia del pianeta, la
esplosione demografica di una specie sola che soffoca ed elimina tutte le
altre. La stessa selezione naturale è profondamente alterata e il processo
naturale di speciazione si è fermato per essere sostituito da una artificiale mutazione
quantitativa e qualitativa di
specie dovuta alla pressione antropica in tutta la biosfera (pseudo-speciazione
antropocentrica). Il pianeta sta modificando profondamente le sue caratteristiche di ambiente
naturale sotto l’hypris produttiva e riproduttiva della scimmia “intelligente”.
La Terra sta perdendo di senso per divenire un semplice contenitore;
ogni rapporto tra uomo e natura si riduce a rapporto quantitativo tra massa
umana e capacità dell’ambiente di contenerla. Questa distruzione di tutti i
significati che non siano di mera utilizzazione della Terra da parte dell’uomo
è simbolizzata in maniera paradigmatica dalla perdita del paesaggio naturale e
dal processo di sostituzione di esso da parte del cemento. La cementificazione
della superficie terrestre è l’essenza del nichilismo antropocentrico verso la
natura ridotta a sfondo neutro della folle distruttività umana.