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lunedì 9 maggio 2011

ACQUA – L’eccesso di popolazione è una causa primaria della sua scarsità

• Categorie: Acqua, Sovrappopolazione
Il problema delle risorse idriche è planetario ma nessuno – nelle centinaia di articoli di stampa dedicati alla Giornata mondiale dell’acqua promossa dall’ONU (marzo 2011) – ha parlato di una questione vitale, che il semplice buon senso dovrebbe portare alla ribalta: il rapporto tra la crescente sovrappopolazione e le sempre più insufficienti risorse idriche del pianeta. E basterebbero le sole cifre a definirne la gravità, perché in alcune regioni del mondo la scarsità dell’acqua potrebbe diventare fonte di instabilità politica ed economica, oltre che causa di sofferenze, malattie e morte.
Infatti quasi il 40% della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni a due o più Paesi: l’India e il Bangladesh devono entrambi contare, ad esempio, sull’acqua del Gange mentre il Messico e gli USA si disputano sul fiume Colorado. E qui le nude cifre definiscono chiaramente il problema, perché l’India aveva mezzo secolo fa 436 milioni di abitanti (fonte: Census bureau of USA) mentre nel 2009 ne contava quasi il triplo, ossia 1 miliardo e 157 milioni; e il Bangladesh aveva mezzo secolo fa 53 milioni di abitanti, i quali nel 2009 erano anch’essi triplicati salendo a 156 milioni. Il che vuol dire che la densità di individui per chilometro quadrato è passata, negli ultimi 50 anni in India, da 146,9 a ben 389; e nel Bangladesh, nel medesimo periodo, la densità è letteralmente esplosa, passando da 410 a 1.199 esseri umani per chilometro quadrato. Ma questi dati nessuno li pubblicizza, perché di fronte ad essi non si potrebbe non ammettere che la prima causa della scarsità d’acqua – così come di altre risorse ambientali – è proprio la sovrappopolazione.
Un altro esempio delle incertezze e delle tensioni che devono affrontare i Paesi con una rapida crescita demografica e con risorse idriche molto limitate, è quello dell’Egitto. Qui 79 milioni di persone dipendono quasi esclusivamente dalle acque del Nilo, ma le origini di questo grande fiume non si trovano all’interno dei confini del Paese perché l’85% di esso è generato dalle piogge in Etiopia e poi il fiume scorre con il nome di Nilo Azzurro nel Sudan prima di entrare nei confini dell’Egitto. La parte restante dipende dal sistema idrico del Nilo Bianco, che ha le sue sorgenti in Tanzania, al lago Vittoria, e si congiunge con il Nilo Azzurro nei pressi di Khartoum. In definitiva, il fiume più lungo del mondo deve rifornire otto nazioni, prima di giungere in Egitto, un Paese che mezzo secolo fa riteneva sufficienti per il suo fabbisogno poco più di 55 miliardi di metri cubi d’acqua. Mentre ora non gli sono sufficienti neppure 70 miliardi di metri cubi.

Anche in questo caso le cifre parlano da sole. L’Egitto aveva nel 1959 appena 26 milioni di abitanti, che oggi sono più che triplicati. Il Sudan contava, sempre mezzo secolo fa, una popolazione di 10 milioni di individui, che nel 2009 erano più che quadruplicati. Lo stesso dicasi della Tanzania, che nel 1959 contava 10 milioni di abitanti e oggi ne ha ben 41 milioni. E si potrebbe andare avanti così fino all’esaurimento dei dati, che mostrano tutti lo stesso andamento.
Per avere una visione generale e più ampia, esaminiamo infine l’andamento demografico delle grandi aree del mondo (sempre su dati del Census bureau of USA) dove più acuto è il problema dell’acqua. L’Africa sub-sahariana aveva, mezzo secolo fa, una popolazione complessiva di 224 milioni di persone, che oggi è salita a ben 850 milioni. L’Africa del Nord, nel 1959, aveva un totale di abitanti pari a 54 milioni di individui, che oggi sono diventati 164 milioni. Parimenti, il Medio Oriente aveva, sempre mezzo secolo fa, 56 milioni di abitanti in totale, che oggi sono saliti a ben 218 milioni. E infine l’Asia (escluso il medio Oriente) aveva complessivamente, nel 1959, un numero di abitanti pari a 1 miliardo e 610 milioni, che oggi sono aumentati alla considerevole cifra di 3 miliardi e 825 milioni.
Nel frattempo le risorse idriche sono rimaste più o meno invariate. Perché si continua a ignorare il problema della sovrappopolazione? Per il semplice fatto che quasi tutti i settori della classe dirigente mondiale sono interessati a strumentalizzare la questione: i Paesi in via di sviluppo fanno dell’esplosione demografica un potente fattore di pressione, se non di ricatto, verso i Paesi sviluppati; le più diffuse religioni monoteiste – ma in particolare quella cattolica, a partire dal “papa medievale” Giovanni Paolo II - difendono acriticamente la “sacralità della vita”, anche se ciò dovesse portare a un disastro planetario; i più rozzi e avidi settori dell’economia vedono il tutto come un’occasione per aumentare i loro profitti, senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze.
E su tutto questo le più recenti previsioni dell’Onu: la popolazione mondiale è destinata crescere fino a quasi 10 miliardi di persone entro il 2050, epoca in cui la domanda di acqua dolce aumenterà di 64 miliardi di metri cubi ogni anno. Da dove saranno ricavati? E’ un drammatico mistero.
(tratto da Politicambiente.it del 30-03-2011)

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