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sabato 21 gennaio 2012

CRISI ECONOMICHE E SOVRAPPOPOLAZIONE: L’ILLUSIONE ECONOMICISTA




Dopo la crisi del ‘29 J. M. Keynes propose l’intervento dello Stato , la regolamentazione e l’indebitamento pubblico per far ripartire l’economia, assicurando allo stesso tempo distribuzione delle risorse e giustizia sociale. La politica economica keynesiana sostenne l’economia di guerra (tra cui la necessità di produzione delle armi e munizioni) durante il secondo conflitto mondiale. Già sul finire degli anni sessanta, dopo il boom economico del dopoguerra, la politica di intervento pubblico ( definita economia mista per il fatto che molte imprese erano di proprietà pubblica) cominciò a mostrare i limiti in quanto incapace di assicurare lo sviluppo. Da una parte infatti l’impresa pubblica era incapace di rinnovarsi, fino a trasformare le imprese pubbliche in enormi carrozzoni inefficienti e dispendiosi, dall’altra la necessità di stampare denaro per far fronte alle crescenti spese dello stato e per sostenere le politiche sempre più gravose del welfare, portava all’inflazione, alla perdita del potere d’acquisto, alla mancanza di sviluppo e a nuova povertà. Si generò non solo la stagnazione economica, ma per la prima volta nella storia , la contemporanea presenza di recessione e inflazione. In genere infatti l’inflazione caratterizzava le economie in espansione, mentre in quelle in stagnazione si verificava la deflazione. Dunque l’interventismo statale keynesiano aveva creato un nuovo mostro economico e sociale mai visto prima: la STAGFLAZIONE, cioè la contemporanea presenza di una grave recessione con una pesantissima inflazione. Siamo negli anni settanta del secolo scorso e gli economisti keynesiani erano con le spalle al muro, alla ricerca di teorie e strategie per uscire fuori dalla crisi.
Fu allora che si rivalutò il pensiero di un economista che si era sempre opposto a Keynes, il Professor Von Hayek, il quale aveva sempre denunciato i pericoli dell’intervento statale e del welfare portato all’estremo. Egli proponeva una ricetta basata su quattro idee base: 1) meno Stato con privatizzazione delle imprese pubblice. 2) Deregulation. 3) Riduzione delle aliquote fiscali. 4) Moneta stabile. Una carismatica donna conservatrice inglese giunta al potere in Inghilterra, la Tatcher, impose le nuove regole al suo paese imprimendo una svolta storica all’economia mondiale. Contemporaneamente Von Hayek otteneva il premio Nobel per l’economia. Negli Usa saliva al potere un altro liberista, il presidente Reagan, che rendeva mondiale la rivoluzione del libero mercato, della riduzione delle tasse, di meno stato e più libertà. Seguì una rivoluzione epocale mai vista nella storia: la caduta del comunismo e del muro di Berlino, la globalizzazione dei mercati, il trionfo monetarista e del potere finanziario. Paesi per anni vissuti ai margini dell’economia divennero nuove potenze economiche e produttive come la Corea del Sud, altri paesi asiatici, Taiwan, la Cina stessa e perfino l’India. Il vento liberista si espanse in tutta l’europa dell’est ex comunista. Ma la mancanza di regole nazionali e internazionali fece crescere a dismisura i mercati finanziari senza una corrispondente crescita della base materiale produttiva e dell’economia reale. Gli Stati seguirono solo in parte le teorie neo-liberiste, in particolare mancarono di tagliare fino in fondo le spese dello Stato e il welfare, e ciò portò ad un forte indebitamento pubblico delle principali economie occidentali, con ricorso sempre più massiccio a prodotti finanziari. Si crearono così bolle finanziarie caratterizzate da prodotti tossici basati sul nulla . Mancò una adeguata guida internazionale ai processi economici come era avvenuto con Bretton Wood subito dopo la guerra. Nel 2007-2008 la bolla finanziaria è esplosa facendo fallire banche e mettendo sul lastrico risparmiatori e investitori e dando luogo ad una crisi economica gravissima che sta sfociando in una grave recessione.
Che cosa accomuna le grandi crisi economiche del ’29, degli anni ’70 e quella odierna? Alla base c’è l’illusione economicista, cioè che il mondo intero nella sua complessità sia riducibile all’economia, e che basti quindi assicurare lo sviluppo economico in ogni sua declinazione (sia statalista che liberista) per avere un mondo migliore. E’ la stessa cosa della illusione politicista, cioè che con semplici tecniche politiche di intervento sociale sia possibile assicurare lo sviluppo sociale e il benessere. L’illusione economicista non ha considerato che il terreno materiale su cui l’economia doveva intervenire non era affatto un territorio vergine e infinito su cui agire senza limiti e indiscriminatamente. Al contrario ogni politica economica doveva essere inquadrata in un contesto ambientale che negli ultimi secoli, ma in particolare negli ultimi decenni era divenuto sempre più fragile e precario. Nel ’29 l’economia e la produzione dovevano far fronte a poco più di un miliardo di persone. Oggi l’economia deve funzionare in presenza di un mondo di sette miliardi e più di umani. E’ cambiato tutto, ed il pianeta non è più quel territorio in gran parte incontaminato da civilizzare, ma un contesto ambientale degradato in cui le attività umane hanno stravolto ogni aspetto materiale, di risorse, di estetica, di vivibilità, di salubrità, fino a mettere in pericolo la sviluppo, la qualità di vita degli uomini e la sopravvivenza stessa del pianeta. In pochi decenni abbiamo bruciato miliardi e miliardi di tonnellate, una quantità inimmaginabile di idrocarburi, accumulati nel sottosuolo per milioni di anni –dilapidando la riserva energetica che avrebbe dovuto bastare per centinaia di anni, ed inquinando la terra, le acque e l’aria del pianeta in maniera irreversibile. Nella follia del potere smisurato dell’uomo, nazioni e Stati hanno dato luogo a produzioni di materiali ed estrazioni dal sottosuolo e dall’ambiente di minerali altamente tossici che hanno avvelenato l’ambiente in maniera irreversibile. Nel delirio che il potere economico andasse insieme con la potenza militare , negli ultimi sessanta anni, nazioni e Stati di ogni colore di destra e di sinistra hanno fatto esplodere nell’atmosfera centinaia di ordigni nucleari disperdendo scorie radioattive a testimonianza della stupidità dell’Homo Sapiens Sapiens. Abbiamo creduto che l’economia e la politica sociale potessero tutto, dimenticandoci che là fuori, fuori dalla ristretta ottica dell’antropocentrismo, il pianeta era sempre più intossicato, con territorio e risorse in esaurimento, soggetto ad una pressione di una massa umana sempre più gigantesca e insostenibile per le piante, gli animali e l’ambiente residuo. E’ ovvio che bisogna rivedere e cambiare le economie di libero mercato o stataliste basate sullo strapotere dell’uomo e sulla negazione della natura, dobbiamo creare nuovi modelli economici in cui si torni ad una ruralità che negli ultimi decenni era stata abbandonata, si fermi il consumo di territorio e la cementificazione, si intensifichi la ricerca su tecnologie eco-compatibili. Ma soprattutto bisogna fermare subito, il più presto possibile, la crescita demografica e puntare su strategie di rientro dolce verso l’obiettivo dei due miliardi di umani.

6 commenti:

  1. bellissimo post anzitutto,

    "Ma soprattutto bisogna fermare subito, il più presto possibile, la crescita demografica e puntare su strategie di rientro dolce verso l’obiettivo dei due miliardi di umani."

    solo su questo utimo punto non trovo riscontro nei miei ideali.. benvenga la vita aumana invece, ci possono essere altre terre da coltivare, non necessariamente solo quelle del nostro pianeta, perchè non colonizzare anche altrove, potrebbe addirittura un giorno servire per preservare la specie umana, noi.

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  2. Il problema del sovrappopolamento è una bufala colossale. L'uomo attualmente occupa appena l'1% delle terre abitabili. Non si tiene conto infatti di foreste, monti e canyon, ma di terre abitabili e/o edificabili. Anche le risorse bastano e avanzano. Le cifre parlano chiaro: ad un aumento del 10% della popolazione mondiale, le risorse alimentari sono aumentate del 12%. Addirittura in misura maggiore.

    Tutte le città del mondo messe insieme che parcentuale di terre emerse occupano ? il 5% della crosta terrestre... la sovrappopolazione è un pericolo per gli uomini più potenti del globo, non per il pianeta, dove tutti gli animali è da secoli che si autoregolamentano senza bisogno dell'omosapiens-stupid...

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  3. Non si tratta di un rapporto tra spazi da riempire e numero di abitanti. E neanche di crescita delle risorse alimentari in rapporto alla crescita demografica. La sovrappopolazione è uno stravolgimento di senso della nostra esistenza sul pianeta, una negazione della natura vista solo come contenitore da riempire, territorio da occupare. La sovrappopolazione è un pericolo per l'uomo, non per i potenti i quali gioiscono di mercati sempre più vasti e popolati.

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  4. sono d'accordo con agobit. la stupidità è non capire che la sovrappopolazione non è altro se non un mezzo per il rifornimento di nuovi schiavi per un sistema in collasso

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  5. Su questo argomento è stato detto tutto e il contrario di tutto. A me - fino a prova del contrario e cioè fino a confutazione epistemico incontrovertibile (non credo nel relativismo logico) - pare sensata la risposta seguente (di Kikko): il problema del sovrappopolamento è una bufala colossale. L'uomo attualmente occupa appena l'1% delle terre abitabili. Non si tiene conto infatti di foreste, monti e canyon, ma di terre abitabili e/o edificabili. Anche le risorse bastano e avanzano. Le cifre parlano chiaro: ad un aumento del 10% della popolazione mondiale, le risorse alimentari sono aumentate del 12%. Addirittura in misura maggiore. Tutte le città del mondo messe insieme costituiscono il 5% della crosta terrestre... la sovrappopolazione è un pericolo per gli uomini più potenti del globo, non per il pianeta, dove tutti gli animali da secoli si autoregolamentano senza bisogno dell'omosapiens reso stupido dal kantismo e dall'assolutismo dello "Stato etico" promosso dall'idealismo tedesco fino ad Hitler!

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  6. Per Nereo e Kikko. Tutti gli indicatori mostrano che la popolazione umana ha superato la capacità di carico del pianeta. Continuare a dire che la sovrappopolazione è una bufala, sulla base di dati numerici totalmente inadeguati per stimare l'impronta ecologica di una specie, corrisponde a mettere la testa sotto la sabbia. Il dato di cui hai bisogno è il rapporto fra consumi di risorse e capacità di assorbimento di rifiuti (non solo la spazzatura, ma tutti i rifiuti) e la capacità bioproduttiva del pianeta. Questo rapporto viene valutato in diversi modi che puoi studiare ad esempio qui: http://www.footprintnetwork.org/. Mi sembra che poi i tuoi dati siano contraddittori l'uomo occupa appena l'1% delle terre abitabili mentre le città solo il 5% della crosta terrestre, o i numeri sono sbagliati o non si capisce di cosa parli. Inoltre le risorse alimentari sono aumentate solo per l'apporto prevalente, con la rivoluzione verde, di petrolio e suoi prodotti come fertilizzanti e pesticidi e per la meccanizzazione che garantisce un salto enorme nell'energia disponibile rispetto all'agricoltura tradizionale (quella in cui l'aratro era trascinato dai buoi). Questo ha certamente innalzato la capacità di carico del pianeta, cioè la popolazione massima che il pianeta può sostenere, ma a due prezzi fondamentali: 1) il progressivo esaurimento delle risorse fossili 2) il progressivo e irreversibile consumo di suolo fertile. Gli ecosistemi sono effettivamente autoregolati dal fatto che si basano su un flusso costante di energia solare. Homo sapiens ha scoperto ed imparato ad utilizzare un giacimento di energia solare fossile che in due secoli ha permesso di moltiplicare per 10 la popolazione. Questi sono i fatti il resto è ideologia. Ora, a proposito di ideologia, non sono personalmente un fautore dello stato etico e anzi, mi dichiaro liberale nonostante veda nel liberalismo svilupparsi forme di dogmatismo degne della sinistra e della destra più reazionarie. Sono convinto che la crisi ecologica prodotta dalla sovrappopolazione possa portare ad un eco-fascismo o ad un eco-comunismo ed è proprio per questo che me ne preoccupo e me ne occupo. In un certo senso non avete tutti i torti, ma indicate la causa sbagliata, non sono quelli come gli editori di questo blog, i rientrodolcini e me stesso a guidare la corsa verso l'ecofascismo, ma proprio quelli che negando il problema ficcano la testa sotto la sabbia. Vi consiglio di approfondire il tema con maggiore apertura mentale.

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