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sabato 2 dicembre 2023
La società concentrazionaria (e delle enclaves)
Come agisce sul pianeta la sovrappopolazione umana, l'enorme crescita dell'antropizzazione per l'eccesso senza precedenti delle nascite umane e per le trasformazioni e le attività connesse alla presenza umana? Come la sovrappopolazione sta cambiando la organizzazione stessa della società umana?
Da un lato si assiste allo spostamento di grandi masse umane nelle citta dando origine alle megalopoli odierne che in futuro caratterizzereranno ancora di più la presenza umana. Dall'altro la disomogeneita della crescita nelle diverse aree e popolazioni planetarie genera la creazione di spostamenti di massa, migrazioni, formazione di enclaves all'interno delle stesse megalopoli, enclaves che tendono a preservare le specificità etniche e culturali e che vanno tanto piu strutturandosi, quanto piu si assiste alla scomparsa delle nazioni intese come territorio di pertinenza di certe etnie e culture delimitato da confini tradizional. L'economia stessa si ristruttura: alle imprese mononazionali si sostituiscono quelle multinazionali, al commercio locale il commercio globale delocalizzato. Le enclave determinano convivenze di culture ed etnie diverse sullo stesso territorio, aumentando i rischi di conflitti all'interno delle megalopoli. Le diversita culturali persistono e a volte si rafforzano per la convivenza stretta ed esplodono in determinate contingenze storiche, come si puo vedere ad esempio nella societa nord americana dove etnie che convivono da qualche secolo conservano la conflittualita sotterranea, la quale esplode nei momenti critici.
i fenomeni di accentramento della popolazione hanno origine sia dall'aumento dei numeri della popolazione sia dalle facilitazione tecnologiche che assicura la citta moderna, che danno luogo alla velocizzazione e aumento dei consumi e della produzione. L'accentramento concentrazionario facilita l'organizzazione complessiva della società di massa, la quale prevede cambiamenti strutturali (l'architettura delle megalopoli) e culturali come i processi neo-identitari, la formazione delle enclaves.
Le città si trasformano e si assiste alla crescita della densita abitativa in enormi grattacieli, o palazzi di grande estensione con numerosi piani. La concentrazione delle masse nelle megalopoli avviene sia per migrazioni planetarie, dalle zone arretrate e in cescita demografica, sia all'interno dei singoli paesi con lo spostamento dalle campagne verso le citta. Il cosiddetto spopolamento delle campagne e tutt'altro che uno spopolamento: l'antropizzazione trasforma la campagna in servizio aceessorio alle megalopoli in crescita. La campagna diviene un aiuto al processo di concentrazione cittadino , un mezzo per fornire cibo, per offrire vacanze e tempo libero, un parco giochi per cittadini stressati.La campagna perde la sua autonomia, l'autosufficiena come mondo di tradizioni, si trasforma come il resto del paesaggio. Le montagne perdono di significato: divengono piste da sci e fruizione di divertimento o di sport (un consumo di massa). Il mare non è più il mito umano come nell'Odissea, ma fruizione di svago, le coste, aree da edificare per le esigenze di famiglia, per avere uno status. Le concentrazioni non si limitano all'economia, con le multinazionali, le imprese di consumo, le catene di supermercati, secondo quello che pensava Marx, ma si estendono all'uso del territorio cittadino sovrappopolato e tecnologicamente organizzato, in cui cultura, stili di vita, emotività e obiettivi sociali sono finalizzati alla ottimizzazione dei consumi. Il consumo di massa è consustanziale alle megalopoli le quali ne costituiscono l'aspetto strutturale, organismico.
L'economia di scala che caratterizza l'organizzazione delle citta' si estende a tutte le altre manifestazioni della societa come la sanità o l'organizzazione industriale. La prima guerra mondiale e'stata la prova generale della nuova società industriale e globale, in cui tecnologia e mobilizzazione di massa hanno trasformato i conflitti e la politica. L'intreccio tra tecnologia e natalità umana, tra risorse sanitarie e diminuzione della mortalità, sono aspetti che nell'ultimo secolo hanno guidato e determinato la trasformazione planetaria.
La trasformazione industriale e sociale è fotografata nel libro "l'uomo ad una dimensione" del filosofo Marcuse, scritto negli anni 70. L'uniformizzazione dei processi produttivi di massa, i consumi standardizzati globali, il venir meno delle culture nazionali (almeno in occidente), l'organizzazione della vita degli individui all'interno della grande macchina produttiva, Questi processi trasformativi si accompagnano alla crescita delle megalopoli, alla antropizzazione artificiale della superficie del pianeta, alla mobilità meccanica dei trasporti umani, alla rivoluzione del web come mezzo di espansione globale delle informazioni, alla uniformizzazzione del mondo.
L'effetto perverso della concentrazione sociale delle masse umane, della organizzazione delle megalopoli, consiste in una perdita di senso dell'individuo, tanto più paradossale in quanto il racconto dominante è di una liberta individuale senza precedenti. Ma questa liberta e soltanto nominale, virtuale. In realta l'individuo e libero di muoversi ma dentro una rete, all'interno di narrazioni e di vissuti predeterminati. Gli impegni di lavoro, i rapporti sociali, le dipendenze dai servizi, gli obblighi, le convenzioni, i doveri e gli stessi diritti contemperati con quelli di tutti gli altri, costringono a comportamenti uniformi, in cui lo spazio di libertà è tra bivi in cui le strade sono già predeterminate. Gli obblighi finanziari ci accompagnano dalla nascita alla tomba. L'illusione della libertà sfocia nella frustrazione,a volte nella depressione, nelle droghe. Lo stress e la perdita di senso crea un uomo senza qualità (descritto nel preveggente libro di Musil) , la cui felicita - evocata dai modelli pubblicitari che bombardano costantemente i singoli- è indicata nel consumo di merci fine a se stesso. Tanto più forte è questo modello, quanto maggiore è la concentrazione e la rigidità dell'organizzazione in cui milioni di individui sono costretti. Quando il mondo era diviso dai confini tra nazioni e culture, vi erano dei limiti che impedivano le grandi concentrazioni umane. L'artificio di consentire la crescita illimitata della città concentrazionaria, attraverso la creazione delle enclaves, è funzionale ai poteri economici e produttivi, ma prepara una società del conflitto "interno" di cui si possono appena cogliere le avvisaglie. La società del mondo sovrappopolato non sarà la società della giustizia climatica, ma quella del conflitto culturale e del disastro ecologico.
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