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domenica 8 maggio 2022
Il mondo che si delinea dopo la guerra
Si temeva che le emissioni di carbonio portassero alla fine della civiltà nel giro di alcuni decenni. Ben più rapidamente l'emissione di stupidità da parte degli umani sta portando ad una crisi planetaria da cui non vedo vie di uscita. La guerra e, prima ancora la pandemia, ci stanno insegnando che sperare nelle risorse delle civiltà che si confrontano sulla terra è pura illusione. La globalizzazione si è rivelata per quel che era, un fatto commerciale per ridurre il costo del lavoro e implementare le produzioni su scala mondiale(senza più alcuna attenzione alla democrazia). In realtà, dietro le menzogne sull'economia globale, c'erano interessi di potere di paesi e governi ben determinati a fare solo i propri affari. La fine del lungo dopoguerra è ormai evidente dalla politica Usa degli ultimi presidenti, senza distinzione di partito. Molto illuminante è stato come l'america ha risposto alla aggressione russa dell'Ucraina: il presidente, un vecchio signore dell'establishment, invece di arrivare ad un compromesso onorevole con l'aggressore,come avrebbe fatto un quasiasi Kennedy o Nixon, ha cominciato ad inveire contro il nemico, ha escluso accordi fin da subito, infine si è limitato a inviare armi, lasciando la politica dell'occidente in balia dei singoli governi incapaci di dare una risposta unitaria. Dietro le parole inutili era possibile leggere questo pensiero: l'America non ha intenzione di sporcarsi le mani a migliaia di chilometri dai suoi confini, noi siamo qui, vedetevela voi. La crisi dell'Europa è evidente a tutti, e gli unici interlocutori della potenza nucleare russa sono stati la Cina ed Erdogan. L'europa è un circolo dopolavoro che fa continue riunioni senza concludere nulla. Manca di strumenti adeguati , non ha un esercito, ha una economia frammentata, e legislazioni completamente diverse nei singoli paesi. Anche nella pandemia abbiamo assistito allo spettacolo di una Europa incapace di coordinarsi, ed a una america che ha vaccinato solo una parte della popolazione. La sfiducia nella scienza è manifesta ovunque nella terra della sera, come chiamavano i greci la parte di mondo soggetta alla loro influenza. La scienza è nata in occidente ma la civiltà occidentale non trasmette più istruzione, la scuola ha perso i suoi riferimenti e i contenuti tecnici sono scadenti. Se fosse possibile stilare un indice di sviluppo tecnologico, al primo postro sarebbe la Cina. Le lingue parlate in europa sono tutte alla fine, l'inglese regge finchè ci si gestirà il commercio, ma presto arriverà il cinese o l'indiano. La vicenda delle vaccinazioni ha dimostrato che non c'è più una comunità con valori condivisi. Ancora alcuni decenni fa si seguivano le indicazioni degli scienziati senza discutere, oggi si fanno dibattiti per qualsiasi argomento. Il crollo culturale non è che il riflesso del crollo dell'ambiente, della biosfera, e di quella luce intellettuale che è oggi sostituita dal commercio e dalle vendite. In questo mondo mediatito sembra di assistere alla continua menzogna pubblicitaria, senza un senso di verità che guidi da qualche parte. Siamo tutti più soli, in un mondo di otto miliardi, chiusi in scatoloni di cemento, irrorati dal verbo consumistico, impoveriti di concetti e di parole, in preda a ciarlatani e a scienziati che parlano nel deserto di coscienze intellettuali, mescolando le loro voci in un osceno caleidoscopio. Non ci sono più cori gregoriani, ma coretti da pollaio. Nella tv russa hanno parlato, le nuove menti che orientano i popoli, di missili termonucleari lanciati su città come Londra o Berlino, o Parigi. Non sono stati neanche in grado di capire la follia e il paradosso che si nasconde diatro queste esibizioni. Questo nel bel mezzo di una guerra che rischia ogni momento di estendersi. Il discorso ecologico, al momento della crisi, non ha retto alla prova.I vari protocolli tipo Kyoto sono belli e seppelliti, e ogni paese si industria a bruciare petrolio, carbone e gas senza più alcuna remora. Sulle rinnovabili pongo pietoso velo, visto che la situazione ha fatto gettare la maschera a tutti: nessuno crede che siano di qualche importanza per superare la crisi. L'economia si avvia verso la stagnazione e l'inflazione, contemporaneamente. Dall'aumento vertiginoso dei prezzi dell'energia si salvano per il momento i paesi che usano il nucleare, ma ciò non basta all'economia mondiale. Nel frattempo si preparano scenari di fame e di migrazioni di massa visto la crescita demografica del nord Africa e dell'India. Migrare verso la crisi economica è pur sempre meglio che rimanere nella fame certa. E nessuno ancora azzarda a prporre politiche demografiche che facciano almeno ridurre il problema tra dieci o venti anni. Le emissioni di stupidità da parte di Homo non si fermano: paesi alla fame cercano di incrementare le nascite per pura politica di potenza o per la speranza di rientro economico delle rimesse degli emigrati. Si procede alla cieca...chi vivrà, vedrà.
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Caro Agobit,
RispondiEliminami chiedo se il tramonto della globalizzazione, sicuramente già iniziato e che potrebbe essere irreversibile, non possa portarci, in mezzo a tante sciagure, anche qualche vantaggio.