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lunedì 26 agosto 2019

L'alienazione dell'uomo nella società di massa

Diego Fusaro: La Notte del Mondo, Marx, Heidegger e il tecnocapitalismo. Utet
Riporto una breve sintesi del libro di Diego Fusaro sull'alienazione dell'uomo contemporaneo come descritta prima da Marx e poi rielaborata e approfondita da Heidegger. Messe a confronto le cause dell'alienazione, che il primo riporta allo sfruttamento capitalistico, e il secondo all'effetto reificante della Tecnica, Diego Fusaro approfondisce la relazione delle due interpretazioni e mette in evidenza la comune denuncia del tecnocapitalismo globalizzato oggi imperante. Aggiungo un mio commento personale all'interpretazione del problema, riportandolo ad una visione non antropocentrica o, comunque, rispettosa delle altre specie viventi.Per coloro che non si interessano di filosofia, chiedo un piccolo sforzo perché' comunque, il problema che si dibatte ha a che vedere con una visione dell'uomo e della realtà' che rientra nella "cosa del pensiero". L'argomento ha poco di astratto ed è al contrario molto concreto e gli effetti si parano davanti a noi, allibiti testimoni di una trasformazione che non ha precedenti, e di fronte a cui non è più possibile chiudere gli occhi . Grazie all'interessante libro di Fusaro, concetti fondamentali della filosofia contemporanea come quelli di alienazione, massificazione, tecnica planetaria, vengono esplicitati e chiariti, portando ad una corretta interpretazione del fenomeno drammatico della sovrappopolazione umana e del pericolo mortale che essa costituisce per la vita sulla terra.
Parafrasando Heidegger il giovane filosofo Diego Fusaro ci manda con questo suo libro il seguente messaggio: solo uno Stato ci può salvare. La situazione dell’uomo contemporaneo è stata ben sintetizzata dal primo Marx con la parola “alienazione”. In cosa consista questo sentimento di estraneazione dell’uomo nella società contemporanea puo’ essere descritto con un’altra parola introdotta da Marx: la reificazione dell’uomo, cioè la sua riduzione a cosa tra le cose da parte dell’apparato produttivo di massa che domina attraverso il capitalismo globalizzato. Di questa reificazione è responsabile, secondo Marx, il processo di produzione che padroneggia gli uomini trasformandoli in valore di mercato come le merci prodotte. I grandi numeri della produzione di massa, nel capitalismo globalizzato, uniformizzano il processo produttivo accentuando l'alienazione dell'uomo ridotto a numero nella grande macchina del mercato globale. Fusaro pone a confronto quello che dice Marx con l'altro grande interprete filosofico della contemporaneità: Hedegger.
"Sia che lo si chiami "kapitalistische Produktionsweise", secondo la definizione di Marx metabolizzata dai suoi eterodossi allievi del Novecento, sia che lo si etichetti come "Technik", in accordo con il lessico di Heidegger e dei suoi epigoni, il sistema della produzione materializzata (di massa ndr), nella sua anonima autoreferenzialità di un minaccioso dispositivo che signoreggia gli uomini, presenta una dinamica di sviluppo illimitata e illimitabile: marxianamente, il capitale persegue il "telos" del proprio incremento smisurato, proprio come, heideggerianamente, la tecnica rincorre lo scopo del proprio irrelato e insensato autopotenziamento, in una cornice di mero nichilismo antiumanistico, il cui il mercato, la produzione e il consumo diventa il solo valore direttivo".
Ma di questo continuo potenziamento della produzione delle cose, un effetto collaterale non secondario ma sostanziale -anzi essenziale all'intero meccanismo della produzione e del mercato di massa- e quindi della alienazione umana, è l'incremento "produttivo" dell'uomo reificato a cosa tra le cose, funzionale al Gestell (come definito da Heidegger) cioè all'impianto tecnico-industriale-informatico-finanziario ed economico che signoreggia il mondo. L'uomo è si produttore, ma egli stesso è divenuto prodotto: cosa tra le cose, con l'unico senso della moltiplicazione numerica di se stesso in qualità di consumatore-produttore. Funzionale alla "macchinazione" è il continuo esplosivo incremento numerico della popolazione umana, quell'incremento inarrestabile che nell'ultimo secolo ha portato la popolazione umana del pianeta da uno a otto miliardi, senza più mediazioni e autolimitazioni - come era stato nelle epoche precedenti-. Moltiplicazione umana senza limiti e produzione-mercato di massa hanno poi avuto effetto sulla trasformazione del mondo in quell'apparato tecnocapitalistico che ha determinato il collasso ambientale dei nostri anni.Mentre cresceva il sistema della finanza mondiale e della produzione e scambio globale, abbiamo assistito alla scomparsa dello stato, accelerata in Europa dalle due guerre mondiali. Lo stato ha perso le frontiere e gradualmente le funzioni direttive, per divenire amministrazione, esecuzione di ordini e regolamenti sovranazionali, deresponsabilizzati, uniformatizzati. La democrazia è formalmente conservata, di fatto gli ambiti di libertà ristretti da regolamenti e giurisdizioni extra-statali come la Bce o il Wto. Ma l'effetto più appariscente è quello sulle strutture umane materiali. La crescita delle megalopoli , l'espandersi dei traffici e dei consumi, delle infrastrutture, degli areoporti, dei porti, dei centri commerciali, dei sistemi produttivi. Tutto questo è sotto i nostri occhi allibiti e forse ancora increduli: l'attuale emergenza climatica e ambientale, dall'effetto serra ai rifiuti, all'inquinamento da plastiche e da tossici, è solo l'aspetto più eclatante di uno sradicamento dell'uomo ridotto a pollo di allevamento intensivo nelle sue megalopoli in continua rapida espansione. L'effetto estraniante o deiettivo e inautentico (se vogliamo usare il termine heideggeriano) di questo sradicamento è l'uniformizzazione planetaria. Se qualcuno ritiene che questi siano vani discorsi da intellettuali o pure astrazioni, non ha da farsi che un bel viaggio in posti disparati del pianeta, dai più vicini a quelli più lontani e, un tempo si sarebbe detto, appartenenti ad "altre culture". Quello che appare evidente agli occhi del viaggiatore è l'oscena identità ripetitiva di quello che una volta sarebbe apparso come la varietà delle culture, dei costumi, delle città e dei paesaggi del mondo. Un unico grande proliferare di caseggiati e di infrastrutture, tutte assolutamente simili, un crescere di grattacieli assolutamente indistinguibili e simili nei vari luoghi e megalopoli, strade, aeroporti, apparati di illuminazione, centri commerciali, tunnel, ferrovie, ponti, tralicci. Un identico movimento e attività di milioni di umani che brulicano affannosamente in un fare che non conclude nulla ma è perennemente fine a se stesso, sradicati e lontani dalle vecchie appartenenze, senza più una cultura se non quella del valore della moneta e della merce. Tutti si adoperano per un interesse che gira intorno al proprio presente, al proprio utile, al proprio sussistere. La vita diviene ovunque uguale, uniforme nei tempi e nei modi di fruizione. Tutti hanno un uguale stile di vita, persino in luoghi opposti del globo, che da un lato assicura una vita più comoda e circondata dai prodotti della produzione, dall'altra lascia le persone spaesate (nel senso letterale di senza paese), inglobate in un grande meccanismo che non lascia scampo alla ricerca di una propria verità, ma impone un'unica verità: quella del mercato. Questo dramma, anziché denunciato viene quasi osannato dai media controllati dall'apparato produttivo e finanziario: con la definizione di multiculturalismo si cerca di far passare la scomparsa di ogni cultura, definendola paradossalmente come integrazione tra culture diverse.
Dice Fusaro: "La "morte di Dio" annunciata da Nietzsche coincide con l'insensatezza di un mondo storico in cui, dopo il crepuscolo dei valori in grado di opporsi alla dinamica della reificazione planetaria, a sopravvivere è unicamente il nichilismo della forma merce e della tecnica autoreferenziale come unico valore direttivo, a cui tutto diventa relativo. "
Accade così sotto i nostri occhi che alla proliferazioni delle merci, e dell'uomo ridotto a merce, si contrappone la distruzione della vita (intesa come natura) nella forma delle varie specie viventi che popolano ancora la terra e che sembrano sempre più delle "sopravvivenze" relegate ad aree museo, a riserve naturali sempre più ristrette ed assediate dalla grande macchina in continua espansione. I boschi bruciano perché debbono divenire aree di produzione e di allevamento per produrre merci e cibo per una popolazione in continua espansione. La colpa viene data ora a questo ora a quel politico, ma nessuno vede la tragica realtà metafisica che ci condanna alla distruzione.
Come accade che la tecnica snatura l'essenza dell'uomo e lo sradica dalla sua appartenenza alla terra? Non e' solo la trasformazione artificiale del pianeta come la cementificazione, l'espandersi delle infrastrutture delle megalopoli e l'affermarsi globale della civilta' industriale. C'e' qualcosa di più' sostanziale in questa perdita di appartenenza naturale: la riduzione di uomo a numero e dell'umanità' a massa umana omogenea senza più cultura e senza radici(massificazione). Questo avviene con la trasformazione della persona da soggetto a oggetto e quindi il suo divenire strumento funzionale al meccanismo, il suo entrare nel grande ciclo della produzione-consumo dove l'unica cultura che resta è quella dei bisogni indotti, della pubblicità e della realtà virtuale. L'esplosione demografica di homo cui assistiamo da più' di un secolo ne e' l'aspetto più' appariscente. La tecnica e il pensiero calcolante, la tecno-scienza funzionale al capitalismo globalizzato, determinano la crescita sproporzionata rispetto al resto delle specie viventi e al mondo naturale, trasformando così la specie homo in vera e propria malattia planetaria, in una specie di cancro che soffoca il pianeta. Questa e' l'alienazione più' sostanziale, la deiezione che rende l'uomo la specie infestante con il suo prepotente antropocentrismo e il mondo quel fondo "a disposizione" destinato solo all'utile immediato, che ne sta determinando la fine. Tutto viene ridotto e schiacciato a presente, considerato l'unica realtà, mentre il passato e il futuro sono cancellati.
Marx aveva alimentato la grande illusione che l'alienazione umana sarebbe finita quando la classe operaia liberata avrebbe gestito la tecnica in modo umano rispetto al capitalismo speculatore. Si sperava che allora il valore d'uso avrebbe sostituito il valore di mercato e l'uomo sarebbe uscito dal suo destino di reificazione e di sfruttamento.
Già Heidegger aveva criticato questa illusione, parlando della Tecnick come di compimento della metafisica, come destino della società' contemporanea. Nella sua Lettera sull'Umanismo (1946) conclude che da questo destino non si puo' uscire con nessuna rivoluzione economica e sociale. Ma vede una via di uscita solo in un cambiamento che riporti l'uomo alle sue radici : da homo faber che vede il mondo come fondo utilizzabile, l'uomo contemporaneo deve divenire il pastore dell'essere, il custode della natura fuoriuscendo dal ciclo produzione-consumo. Solo un ritrarsi (vedi il saggio sull'Abbandono) dal fare tecnico di trasformazione del mondo e dal pensiero calcolante puo' restituirci un destino conforme alla natura.
Alcune considerazioni personali a margine del testo di Fusaro. Salvo qualche raro accenno, i movimenti dei verdi non sono pressoché mai citati dal giovane filosofo, sebbene la devastazione ambientale sia uno dei principali effetti del tecnocapitalismo globale. Il movimento ecologista non e' riuscito a proporre una reale svolta alla crisi contemporanea, per il motivo che si e' mosso finora all'interno del pensiero antropocentrico (l'uomo prima di tutto). Anzi -coerentemente al pensiero politico della sinistra post-marxista, più che l'uomo fisico al movimento dei verdi interessano i cosiddetti diritti umani, cioè un coacervo di affermazioni del politicamente corretto formulati in modo da non consentire alcuna discussione pena l'esclusione dal mondo civile e la condanna senza appello. All'opposto, solo un pensiero che riconosca i diritti degli altri, delle altre specie viventi e della natura nel suo complesso, riducendo in modo determinante i diritti umani assolutizzati, può dare risposte adeguate. Per cercare una via alternativa e' necessario un nuovo patto tra uomo e natura. O meglio, visto che non e' possibile un patto tra specie diverse, un patto tra uomo e se stesso (con la parte animale che ci appartiene in tutto e per tutto come ci ha insegnato Lorenz). Solo riconoscendo la nostra appartenenza al mondo naturale è possibile riconoscere la reale salvaguardia di chi non appartiene alla nostra specie ma è parte integrante della natura terrestre. Come dimostra quello che sta avvenendo, solo riducendo i nostri diritti a favore di quelli animali e vegetali è possibile salvare l'uomo. Al primo posto di questo patto deve essere la marcia indietro rispetto alla proliferazione della specie Homo, alla sua riduzione a numero in espansione senza limiti e senza senso. Il rientro demografico e' condizione di fondo per poter poi modificare tutto il resto, ridurre il ciclo della produzione e consumo, secondo criteri compatibili con il pianeta per ridare spazio alla natura finora soffocata. Se la tecnica ha causato l'esplosione demografica, sarà' ancora la tecnica, gestita con un criterio diverso da quello antropocentrico, ad assicurare la possibilità' di un rientro nei limiti.Dalla tecnica è venuto il motore a scoppio e la bomba nucleare, ma anche il computer e i mezzi contraccettivi. Concretamente, tuttavia, come si può raggiungere lo scopo? Non bastano la volontà dei singoli o le conferenze sul clima. Chi oggi può essere in grado di gestire la potenza della tecnica in modo meno antropico e più favorevole alla natura? Non certo bastano i poteri della grande finanza e della produzione globalizzata, coloro che guidano le politiche mondiali come oggi. Fondamentale a questo scopo e'dunque tornare ad una figura che, nella hybris della globalizzazione uniformante, si era quasi autodistrutta: lo Stato. Tornando a Hegel, bisogna reinterpretare lo stato moderno nel senso di un gestore del rapporto tra uomo e natura. E questo stato non puo' essere un utopico stato mondializzato di la da venire. Il globalismo è funzionale al mercato. Cultura e natura debbono ritrovare le proprie radici in un nuovo concetto di stato, che, come Hegel non ha mai smesso di insegnarci, abbia autorità, forza e giurisdizione sui luoghi e sugli uomini - e le altre specie- che li abitano.

10 commenti:

  1. Lo Stato... occorrerà anche interrogarsi sui limiti territoriali e umani (quali aree e quante persone?) che rendono effettivamente praticabile il ruolo dello Stato che auspichi. Sicuramente quei limiti sono ben inferiori a quelli che, attualmente, caratterizzano non solo gli Stati, bensì financo molte città -- leggevo di Lagos e dei suoi quasi venti milioni di abitanti... una capitale che ha già da sè le dimensioni di decine di Stati potenzialmente "efficaci", dunque un'entità ingestibile per le finalità che indichi.

    L'Italia stessa andrebbe frammentata in... quante unità autonome? Duecento? Trecento? Con quale livello di autosufficienza (almeno potenziale)? Vedi ben che qualsiasi accenno all'autonomia locale, quand'anche solo amministrativa, suscita vespai alquanto furibondi e cade nel solito nulla-di-fatto, laddove gli "accorpamenti" procedono a grandi passi.

    Se questa è la realtà dell'Italia, figurati cosa si scopre se si prende in considerazione il mostro-Europa, col suo quasi mezzo miliardo di persone ben ben affaccendate. Poi ci sono gli innumerevoli halfwit che son caduti nel trappolone e si son bevuti la fandonia delle "soluzioni globali"...

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  2. Viviamo in un sistema decisamente marcio. Ed in questo marcio, la società ignobile di massa ci sguazza con impressionante e tetra contentezza.
    Decenni orsono, tra gli anni '60 e '70, è defunto un tipo umano e ne è sorto un tipo umano nuovo: l'uomo che consuma a dismisura, quasi sempre colpendo il mondo naturale. Il consumismo, codesto male immane, non conosce barriere di alcun tipo, ed è assomigliante al Moloch. Se taluni pagani sacrificavano i bambini alla succitata divinità, ebbene, oggigiorno tanti umani sacrificano la Terra intera al trio diabolico Capitalismo-Denaro-Egoismo.
    Vedete, in quest'ultimi giorni, l'opinione pubblica (sovente ignorante), tramite le varie ed alienanti piattaforme sociali, ostenta una sedicente empatia per quanto sta accadendo in Amazzonia. Tentano di farsi passare per ecosensibili, ma, una volta terminato il clamore mediatico, torneranno nei supermercati e nei negozi a comperare frutti avvolti nella plastica di confezione, cibi non ecosostenibili, detersivi inquinanti, ecc. Quindi, c'è molta ipocrisia.
    L'Ecologismo è contemplazione, ma è anche necessariamente azione. Il rispetto per i vari esseri viventi venga dimostrato nella vita di tutti i giorni.
    Si rinunzi all'automobile, all'aereo, alla procreazione, al consumo di carne ed altri derivati animali, all'impiego di sostanze chimiche nocive, al cantar le lodi allo sviluppo industriale capitalistico. Si rinunzi, insomma, alla dottrina ecologicamente disastrosa dell'antropocentrismo. Si ritorni ad una economia di mera sussistenza, ad un modus vivendi semplice ed improntato sull'autosufficienza.
    Tantissimi esseri umani andrebbero rieducati affinché i loro comportamenti non vadano a compromettere il corso naturale del pianeta.

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    1. È ciò che penso anche io: ho notato che, visto quanto sta accadendo in Amazzonia, molti si battono il petto a parole e alcuni sui social pubblicano le classiche scritte " per salvare il pianeta fai...." questo e quest'altro, elencando come comportamenti virtuosi il non buttare in giro la plastica, usare un po' meno la macchina,ecc.
      Poi vai a vedere e hanno fatto due figli o più e cantano le lodi della (famiglia, intesa solo ed esclusivamente con la presenza di figli) e alcuni delle famiglie numerose.
      Controsenso.
      Slogan vuoti, adesione puramente formale.
      Per non parlare dei telegiornali: servizio sul overshoot Day o su altri disastri ambientali, consigli blandi sul "dovremmo consumare meno e usare energie più pulite".
      Servizio successivo: "la denatalità in Italia è un disastro.... bisogna assolutamente fare qualcosa per aumentare le nascite". Intanto importiamo i migranti, "grazie" a loro (grazie mille davvero) riusciamo a non far calare la popolazione.
      Certo.
      A star meno si vivrebbe peggio.

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  3. Si rinunci altresì a far arrivare milionate di persone da ogni angolo del globo (sì, da tutti quanti gli "angoli" senza distinzioni tra "ospiti" regolari e clandestini, comunitari ed extracomunitari, nazionali e internazionali), che diversamente lo "ecologismo" è esso stesso fasullo, di plastica.

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  4. A lume di naso, da una prospettiva ragionevolmente liberaldemocratica la "fusione fredda" tra il pensiero del padre del Comunismo e quello del filo-nazista tedesco (sotto l'egida di un Hegel adeguatamente rimasticato da Gentile e da Gramsci, con robusti agganci alla Scuola di Francoforte e con frammenti sparsi del 'buon selvaggio' di Rousseau) alla base delle tesi di Funaro lascia decisamente perplessi, anche in considerazione del fatto che gli attuali Movimenti nazional-sovranisti tendenzialmente sono tutti FORTEMENTE NATALISTI, almeno tanto quanto le principali Confessioni religiose monoteiste e quel Turbo-capitalismo finanziario messo decisamente sotto accusa e sicuramente non senza qualche buon motivo (anche) dal giovane e brillante filosofo "a la page". Tuttavia se davvero F. sottolinea (anche) i guai provocati dall'attuale crescita esponenziale della popolazione umana globale, indubbiamente merita (almeno in questo caso) un sincero plauso... Saluti

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  5. Segnalo questi due articoli di Limes che potrebbero essere interessanti (purtroppo non sono abbonato e non ho accesso agli articoli). Forse qualcuno è in grado di farcene conoscere il contenuto. Limes mi sembra una rivista seria, anche se ho qualche dubbio sul direttore, Lucio Caracciolo.

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    1. Ecco i due articoli in questione:

      DEMOGRAFIA
      “Il fattore umano”, il nuovo numero di Limes - 13/09/2019
      Il rapporto tra cambiamento climatico ed esseri umani è meno lineare di quanto sembri - 11/09/2019

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  6. Mi baso solo sul titolo e replico dicendo che il fatto che il rapporto tra due fenomeni non sia lineare, non significa che quel rapporto non esista, significa semplicemente che il rapporto esiste pur non essendo un rapporto lineare. Anzi, stando al titolo non è neppure che non sia un rapporto lineare, ma è un rapporto "meno lineare di quanto sembri".

    Occhio alle parole, che i furboni abbondano all'intorno.
    Di Caracciolo ho letto diversi articoli negli anni passati. Tutti incentrati a quelli che definirei "conformismo" e "allineamento" semplicistici, molte volte con un taglio tale da indurre ad adombrare il sospetto del tentativo di "manipolazione" del lettore. Non un guizzo, mai. Non lo leggo più.

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  7. Colgo l'occasione dell'essermi connesso per proporvi un'osservazione da paranoico.

    Nel corso dei decenni, ho notato come nelle serie di commediole all'americana che ci propone copiose la tv (da Happy Days al molto più recente Big Bang Theory, passando attraverso numerosi esempi nel campo delle serie animate) il processo segua questi passi:

    1) Si attrae inizialmente il pubblico con la leggerezza e la simpatia dei personaggi e delle situazioni, entrambi disimpegnati e neutri.
    2) Lo si indirizza all'empatia verso alcuni di essi particolarmente "istrionici".
    3) Dopo un numero di puntate piuttosto cospicuo, si virano le caratterizzazioni e le situazioni verso temi "sensibili", inizialmente "in punta di piedi" e senza troppo calcare la mano.
    4) Si innestano messaggi propagandistici mascherandoli nelle affermazioni di quei personaggi sui quali si è in precedenza focalizzata la simpatia del pubblico.
    5) Si fa in modo di lasciare intendere che i personaggi in questione sono in qualche modo "cresciuti", "maturati". Molte volte viene introdotto qualche elemento drammatico o anche solo "malinconico" laddove prima c'era solo spensierata leggerezza.

    E' uno schema che si ripresenta in modo troppo stabile per essere casuale. Ma perché ne parlo qui? Perché colgo un processo simile in corso nel caso del "personaggio" Fusaro. E' senza dubbio un personaggio molto caratteristico. Giovane e pure piuttosto piacente, direi "accattivante". E' stato "spinto" televisivamente con un certo vigore, e conosciamo tutti l'impegno anche economico che richiedono gli spazi televisivi. Ha recitato parti molto popolari. Ora tenta l'emersione con un suo partito.

    Colgo un parallelo con la strada percorsa da Grillo, colgo una curiosa coincidenza tra la "usura" del personaggio Grillo e il "germogliare" del personaggi Fusaro. Non so, i miei "sensi di ragno" mi sussurrano qualcosa all'orecchio sinistro, ma è il mio orecchio più debole per l'età e non riesco ancora a capire bene cosa mi stanno dicendo. Posso immaginare qualcosa, senza in realtà sapere nulla. A voi viene in mente qualcosa, a parte indirizzarmi da uno psicanalista? :)

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  8. Ciao a tutti, sono Linda Harry, Stati Uniti, mi è stata diagnosticata la malattia di Parkinson per oltre 6 anni, il che mi ha fatto perdere il mio lavoro e il mio rapporto con il mio fidanzato dopo aver scoperto che avevo il Parkinson, si è allontanato da me e ho provato tutto il mio meglio per farlo rimanere, ma mi ha trascurato fino a quando un mio amico dal Regno Unito non mi ha detto grande guaritore, che mi ripristinerà la vita con la sua potente medicina erboristica curativa. poi mi ha inviato il suo indirizzo e-mail per contattarlo- drimolaherbalmademedicine@gmail.com. e l'ho contattato rapidamente, e ha detto che la mia condizione può essere risolta, che tratterà immediatamente la malattia solo se posso accettare la fiducia su di lui e accettare i suoi termini e condizioni, ho concordato perché avevo così tanto bisogno di aiuto da parte di tutti significa, quindi ho fatto tutto quello che mi ha ordinato di fare. E sorprendentemente dopo due settimane, mi ha inviato un messaggio, che avrei dovuto correre in ospedale per un controllo, cosa che ho fatto davvero, confermo dal mio medico che sono ora (PARKINSON NEGATIVA) i miei occhi pieni di lacrime e gioia, piangendo pesantemente perché davvero la malattia mi ha privato di molte cose della mia vita, questo è un miracolo, il dr imoloa usa anche la sua potente medicina erboristica per curare le seguenti malattie: lupus, ulcera alla bocca, cancro alla bocca, dolore corporeo, febbre, epatite ABC , Sifilide, diarrea, HIV / AIDS, malattia di Huntington, acne alla schiena, insufficienza renale cronica, malattia addison, dolore cronico, morbo di Crohn, fibrosi cistica, fibromialgia, malattia infiammatoria intestinale, malattia fungina delle unghie, malattia di Lyme, malattia di Celia, linfoma, maggiore Depressione, melanoma maligno, mania, meloreostosi, malattia di Meniere, mucopolisaccaridosi, sclerosi multipla, distrofia muscolare, artrite reumatoide, morbo di Alzheimer, parco malattia isonica, cancro vaginale, epilessia, disturbi d'ansia, malattia autoimmune, mal di schiena, distorsione alla schiena, disturbo bipolare, tumore cerebrale, maligno, bruxismo, bulimia, malattia del disco cervicale, malattie cardiovascolari, neoplasie, malattie respiratorie croniche, disturbi mentali e comportamentali, Fibrosi cistica, ipertensione, diabete, asma, artrite autoimmune mediata infiammatoria. malattia renale cronica, malattia infiammatoria articolare, impotenza, spettro dell'alcool feta, disturbo distimico, eczema, tubercolosi, sindrome da affaticamento cronico, costipazione, malattia infiammatoria intestinale, cancro alle ossa, cancro ai polmoni. contattalo su email- drimolaherbalmademedicine@gmail.com. e anche su whatssap- +2347081986098

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