La posizione di Fenner è
catastrofista, ma come definire la corsa che l’umanità ha intrapresa nell’ultimo
secolo se non come una corsa verso la catastrofe? Soltanto una cecità
ideologica assoluta e un modo di vedere il mondo basato su un antropocentrismo irrazionale può
nascondere i dati della realtà che abbiamo sotto gli occhi. Il mondo sta
esplodendo. Prosegue il surriscaldamento del pianeta per le eccessive
immissioni di carbonio in atmosfera; prosegue la devastazione dei suoli
inquinati e cementificati; prosegue la sparizione delle foreste e delle zone
verdi rimaste; prosegue l’estinzione di migliaia di specie ogni anno; prosegue
l’eccesso di natalità della specie umana che sta producendo guerre, spostamenti
di popoli alla ricerca di cibo, acqua e sostentamento, migrazioni, rivolte,
nuovi odi e nuovi conflitti. Prosegue l’inurbamento massiccio con una vita
umana sempre più priva di senso e massificata; prosegue l’aumento sconsiderato
dei consumi, la produzione generalizzata di rifiuti, l’avvelenamento dei
terreni e delle falde acquifere, la plastificazione dei mari. Il picco del
petrolio e l’esaurimento delle fonti fossili sta portando ad un aumento dei
prezzi dell’energia e ad una crisi economica che interessa ormai il mondo
intero, mentre la natalità continua a crescere. Come negli organismi
instupiditi e drogati che si avviano alla fine, si continua a farneticare che
nascono pochi bambini, mentre l’umanità sta morendo proprio per l’eccesso
demografico non più sostenibile dal pianeta. Riporto di seguito l’articolo del
Corriere con l’intervista al Professor Fenner, un momento di lucidità e una
voce che grida nel deserto contro la stupidità e la cecità della maggioranza dei politici (e degli
ambientalisti) intenti ancora a curare l’orticello di casa sperando che la
catastrofe non bussi alla porta di casa. Ma già c’è puzza di fumo e si sente
crepitare il fuoco intorno.
«Esseri umani estinti entro cento anni»
La catastrofica previsione del biologo Frank Fenner.
Cause: esplosione demografica e consumi fuori controllo
Frank Fenner |
IRREVERSIBILE - «L'homo sapiens sarà estinto probabilmente nei prossimi 100 anni - ha detto Fenner al giornale The Australian - e lo stesso accadrà per molti animali. È una situazione ormai irreversibile e penso sia davvero troppo tardi per porvi rimedio. Non lo manifesto perché la gente sta comunque tentando di fare qualcosa, anche se continua a rimandare. Di certo, da quando la razza umana è entrata nell’era nota come Antropocene (termine coniato nel 2000 dallo scienziato Paul Crutzen per definire l’era geologica attuale, in cui le attività dell’uomo sono le principali fautrici delle modifiche climatiche, ndr), l’effetto sul pianeta è stato tale da poter essere paragonato a una delle epoche glaciali o all’impatto di una cometa. Ecco perché sono convinto che faremo la stessa fine degli abitanti dell’isola di Pasqua. Attualmente, i cambiamenti climatici sono ancora in una fase molto iniziale, ma già si vedono dei considerevoli mutamenti nelle condizioni atmosferiche. Gli Aborigeni hanno dimostrato che potrebbero vivere per 40 o 50mila anni senza la scienza, la produzione di diossido di carbonio e il riscaldamento globale, ma il mondo non può e così la razza umana rischia di fare la stessa fine di molte altre specie che si sono estinte nel corso degli anni». La catastrofica e pessimistica visione di Fenner non sembra, però, trovare grande rispondenza fra i suoi stessi colleghi. «Frank può anche avere ragione - ha spiegato il professor Stephen Boyden, oggi in pensione, al Daily Mail - ma alcuni di noi hanno ancora la speranza che si arrivi a prendere consapevolezza della situazione e che, di conseguenza, si mettano in atto i cambiamenti necessari a raggiungere un vero sviluppo ecosostenibile».
CRISI GLOBALE - «La razza umana - gli fa eco Simon Ross, vice presidente dell'Optimum Population Trust - si trova ad affrontare delle autentiche sfide come i cambiamenti climatici, la perdita della biodiversità (ovvero, l’estinzione di alcune specie animali, ndr) e una crescita senza precedenti della popolazione». Ma c’è chi all’agghiacciante previsione di Fenner mostra in qualche modo di crederci e se la scorsa settimana il principe Carlo aveva messo in guardia dai pericoli legati alla crescita così impetuosa della popolazione mondiale, un altro scienziato, il professor Nicholas Boyle dell’università di Cambridge, si è spinto anche oltre, ipotizzando il 2014 come la data del "giudizio universale", spiegando (nel libro "2014: Come sopravvivere alla prossima crisi globale") che il mondo si sta infilando in una crisi globale senza precedenti, che avrà influenze estremamente più vaste dell’attuale crisi economica internazionale. Nel 2006 era, invece, toccato all’esimio professor James Lovelock lanciare l’allarme circa una diminuzione della popolazione mondiale nel prossimo secolo, quantificabile in 500 milioni di unità, a causa degli effetti del riscaldamento globale, sostenendo che nessun tentativo di cambiare il clima avrebbe davvero risolto il problema, ma avrebbe semplicemente permesso di guadagnare del tempo.