Translate

martedì 30 dicembre 2014

Il nuovo numero di Overshoot

E' uscito il nuovo numero on line di Overshoot con importanti articoli di Simonetta, Rust, e Meadows (questi ultimi tradotti in italiano). E' possibile scaricare il numero della rivista al link:
http://www.rientrodolce.org/…/media/oveshoot/overshoot_7.pdf

mercoledì 24 dicembre 2014

La Turchia sceglie la crescita demografica


Da Adnkronos:
 "Le donne turche dovrebbero dare figli alla patria, non praticare forme di controllo delle nascite attraverso la contraccezione, che rappresentano una forma di "tradimento" della nazione. Il monito, destinato a suscitare ulteriori polemiche, è venuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Il capo dello stato turco si trovava ieri nel quadro più adatto a parlare dell'argomento: un matrimonio. Mentre partecipava alle nozze de suo alleato, l'uomo d'affari Mustafa Kefeli, s'è lanciato in una filippica contro la ceontraccezione, che rischierebbe a suo dire di castrare l'ambizione turca di diventare una naziona florida espandendo la sua poopolazione.
"Uno o due (figli) non bastano. Per rendere la nostra nazione più forte, noi abbiamo bisogno di una più dinamica e giovane popolazione. Abbiamo bisogno di portare la Turchia al di sopra del livello delle civiltà moderne", ha detto Erdogan"

Questo è esattamente il modo di ragionare adatto a portare il mondo verso la distruzione. L'enorme crescita delle periferie urbane di Istambul e delle altre grandi città turche sembra non bastare ai governanti di quel paese. La devastazione delle coste e la cementificazione stanno cambiando il volto della Turchia e ne stanno alterando la precedente caratterizzazione politica moderata. L'islamismo radicale cresce insieme al boom delle nascite. Ma quanto accade nel resto del mondo non tranquillizza. La Cina sta tornando indietro rispetto alla politica del figlio unico per gli stessi motivi, ed anche perché una economia in crescita richiede più consumi e più consumatori. L'India persegue gli stessi obiettivi di potenza "patriottica" con la politica delle culle piene. Il Pakistan vuole più figli per motivi religiosi e di espansione dell'Islam, e persino l'Iran che in passato aveva ottenuto un buon controllo delle nascite sta facendo marcia indietro. L'Africa sta attuando la più grande esplosione demografica di ogni tempo, ed ha scoperto nella emigrazione di gran parte della popolazione verso l'Europa la gallina dalle uova d'oro mediante le rimesse degli immigrati clandestini e regolari e i guadagni dei trafficanti. Allo stesso tempo guerre e conflitti locali aumentano per estremismi (fomentati dall'alto numero di giovani) e competizioni sulle risorse generati dall'aumento della popolazione; e le guerre a loro volta alimentano l'emigrazione dei profughi, aiuti e altri incentivi alla crescita demografica ( più figli, più combattenti, più risorse). Anche nel sud e centro  America  si assiste ad un aumento delle nascite, in un periodo in cui la stagnazione economica vede nell'emigrazione verso il Nord America una fonte di risorse per le politiche aperturiste di Obama. Gli Stati Uniti hanno abbandonato gli incentivi economici al controllo demografico ormai da anni. Insomma il mondo si sta incartando e nessuna politica di riduzione delle emissioni di CO2 avrà successo in un pianeta in continua crescita demografica. 

venerdì 19 dicembre 2014

Convegno sul consumo di suolo


Ispra e Forum Salviamo il paesaggio organizzano un convegno nazionale sul consumo di suolo per maggio 2015. Interessante, per chi segue questo blog, il quarto tema all'ordine del giorno: "le cause determinanti del consumo di suolo". Al primo posto secondo il nostro punto di vista è, ovviamente, la sovrappopolazione e la pressione antropica sul territorio. Di riflesso sono determinanti per il destino del residuo suolo verde in Italia sia i tassi di natalità che i numeri sempre crescenti dell'immigrazione. Speriamo che quella parte degli ambientalisti che sono ciechi e sordi al problema demografico, comincino ad aprire gli occhi e le orecchie. Per ora è una vana speranza.


Convegno scientifico nazionale
“RECUPERIAMO TERRENO”

Politiche, azioni e misure per un uso sostenibile del suolo
Milano, maggio 2015


Il forum Salviamo il Paesaggio ringrazia tutti quanti vorranno dare il loro apprezzatissimo contributo a questo importante momento di aggregazione multidisciplinare.

Call for abstract

Con lo scopo di riunire le varie comunità (scientifiche, istituzionali, professionali e sociali) che a vario titolo si occupano dell’uso e del consumo di suolo, e per avviare un percorso che consenta di affrontare la materia con approccio multidisciplinare, ISPRA e il Forum Salviamo il Paesaggio stanno organizzando un convegno scientifico che intende affrontare i seguenti aspetti:

- il monitoraggio dello stato del consumo di suolo;

- le conseguenze delle diverse forme di consumo di suolo sulle componenti ambientali, incluse le funzioni ecologiche che esse svolgono e considerando le implicazioni economiche di questi impatti, come la perdita di capitale naturale e di servizi ecosistemici;

- le pressioni delle diverse forme di consumo di suolo sulle varie componenti (agricoltura, foreste e ambienti naturali, paesaggio, acque sotterranee, acque superficiali, atmosfera, biocenosi, etc.);

- le cause determinanti del consumo di suolo;

- la valutazione delle risposte in termini di strategie e strumenti di intervento possibili, nonché della sostenibilità di uno stop al consumo di suolo netto, previsto dall’Unione Europea entro il 2050.


L’elemento innovativo del convegno è la partecipazione congiunta di comunità diverse, fondata sull’idea che per affrontare in modo efficace il problema del consumo di suolo sia necessario fornire una informazione completa e 
dettagliata a tutti gli attori coinvolti.

Date utili

a. Invio abstract: 22 dicembre 2014
- max 800 caratteri, spazi inclusi
- indicare il tema di riferimento tra i 10 elencati sopra

b. Comunicazione accettazione abstract da parte del comitato scientifico: 20 gennaio 2015

c. Invio paper o abstract esteso: 1 marzo 2015
- paper (max 30.000 caratteri, spazi inclusi)
- abstract esteso (max 8.000 caratteri, spazi inclusi)

d. Comunicazione accettazione contributi: 30 marzo 2015

I contributi dovranno essere inviati all’indirizzo:consumosuolo@isprambiente.it

Gli atti saranno pubblicati su volume ISPRA (con ISBN).
La partecipazione è gratuita.


Maggiori informazioni sul sito:
http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/suolo-e-territorio/il-consumo-di-suolo/convegni-ispra-sul-consumo-di-suolo-1/recuperiamo-terreno 

mercoledì 17 dicembre 2014

I Verdi e il problema demografico




Nel suo ultimo libro Contro (la) natura Chicco Testa conferma, sotto certi aspetti, di appartenere alla cultura dell’ambientalismo classico (è stato presidente di Legambiente). Lo fa esplicitamente quando afferma che la popolazione eccessiva umana sulla Terra non costituisce un problema  per l’ambiente del pianeta.
Afferma Testa riferendosi all’esplosione demografica: il suo incredibile incremento non ha determinato nessuna catastrofe alimentare né carenze drammatiche di alcuna materia prima. Esistono, è vero, circa un miliardo di persone denutrite e morti per carestie e fenomeni climatici estremi. Ma nonostante ciò il nostro pianeta si è dimostrato in grado di sfamare in modo sufficiente più di sei miliardi di persone. Testa critica le logiche neo-malthusiane in quanto sostiene che non è la consistenza complessiva della popolazione a determinare il suo impatto ambientale, ma la ricchezza e cioè la produzione e i consumi di quella data popolazione. Un miliardo di persone con centomila euro di Pil pro-capite consuma più o meno le stesse risorse di dieci miliardi di persone con diecimila euro di Pil pro capite. L’impatto complessivo non dipende quindi dalla popolazione, ma dall’nsieme mondiale delle attività economiche e dal loro grado di efficienza, inteso come input di materia prima più energia e output economico. Non sono quindi, secondo Testa e i verdi mainstream, le sterminate popolazioni asiatiche o africane (e i loro tassi di natalità elevatissimi) le responsabili dell’impatto maggiore sulle risorse del pianeta. Bensì il livello di consumo pro capite dei cittadini occidentali molte volte superiore a quello del terzo mondo.

E’ il Pil di un determinato territorio e non i numeri della sua popolazione che misurano l’impatto ambientale. Testa fa l’esempio degli Stati Uniti che è al primo posto per i consumi individuali e il consumo energetico e quindi hanno un impatto massimo sull’inquinamento e sulle emissioni di CO2, rispetto ad esempio all’India che con una popolazione quattro volte maggiore ed  un prodotto interno assai più basso e consumi energetici di circa tre volte minori dovrebbe in teoria inquinare molto meno. Testa e i verdi tuttavia non dicono che l'India ed altri paesi asiatici hanno rapidamente bruciato le tappe, e mentre gli Usa tendono a ridurre lievemente i livelli di emissioni, quelli di India e Asia stanno crescendo vertiginosamente (oggi l'India è il quarto inquinatore mondiale dopo Cina, Usa, ed Europa).
E' vero che i consumi individuali influiscono pesantemente sulle emissioni di CO2 ed altri inquinanti, ma ignorare completamente il fattore popolazione è un grave mistificazione che porta completamente fuori rotta le posizioni degli ambientalisti. In questi calcoli i verdi fanno due errori logici che rende sbagliato il loro ragionamento. Il primo errore è quello di considerare i dati sulla situazione statica del momento e di appiattire tutte le dinamiche economiche e demografiche al momento attuale. Se guardiamo ai consumi del miliardo di cinesi di trenta anni fa notiamo che sia il Prodotto interno lordo che il consumo energetico erano infinitamente al di sotto di quello degli Stati Uniti. Se guardiamo alla Cina trent’anni dopo e vediamo quello che accade oggi notiamo che il miliardo e mezzo di cinesi ha moltiplicato per decine di volte i consumi individuali tanto che sia il Pil che il consumo di energia supera quello americano. Oggi la Cina inquina di più degli Stati Uniti ed è il primo paese al mondo per emissioni nocive. Così sarà in futuro dell’India, e per l'Africa.  Anche perché in questo processo di spostamento verso l’alto dei consumi e del Pil viene a mancare il know-how tecnologico che contraddistingue i paesi con tecnologia avanzata ed economicamente stabili  come Stati Uniti ed Europa.  Il secondo errore,che deriva dal primo, è che secondo i verdi i tassi di natalità non influenzano il degrado ambientale in quanto si riflettono semplicemente sui numeri   della  popolazione e non sui numeri della produzione e del consumo. I tassi di natalità, a differenza di quello che pensano i verdi, influiscono invece pesantemente sul degrado ambientale in quanto sono in prospettiva in grado di aumentare fortemente i consumi senza peraltro migliorarne la qualità con la stessa velocità. Da un lato maggiore natalità significa incremento di futuri consumatori-produttori nel senso che la situazione va interpretata non staticamente ma dinamicamente. Venti anni sono un ciclo breve per l’ambiente, ed in venti anni un esercito di neonati diviene un esercito di consumatori-inquinatori. Nel giro di trenta anni la Cina è passata da un miliardo a un miliardo e mezzo di abitanti. Un miliardo e mezzo di consumatori consuma    un terzo in più di una popolazione di un miliardo di individui. Ma come abbiamo visto il Pil e i consumi sono anche essi dati dinamici che tendono ad aumentare più o meno rapidamente nel tempo, pertanto il tasso di inquinamento ambientale di una data nazione sarà aumentato in maniera esponenziale dopo dieci o venti anni anni, sia per l’incremento del numero di individui, sia per l’incremento dei consumi per ciascun individuo. In un mondo globalizzato non è possibile tenere separati i prodotti e i consumi dai potenziali consumatori con  confini politici. La conoscenza via web, la pubblicità, la mobilità di persone e  merci rende il mercato di produttori e consumatori molto più mobile  e diffuso di decenni fa. Un tasso di natalità alto farà pertanto aumentare esponenzialmente il prodotto tra numero di consumatori e livello in crescita dei consumi, in funzione di un terzo moltiplicatore che è il fattore tempo.  Il Pil segue la crescita della popolazione, e questo fenomeno avviene ormai stabilmente da molti decenni, da quando le conoscenze e la tecnologia si sono rapidamente globalizzate. Il secondo motivo che porta i tassi di natalità ad incidere pesantemente sull’ambiente è anche questo dinamico: quando il numero della popolazione cresce senza che crescano le risorse naturali, economiche e agricole del territorio, si produce il fenomeno migratorio. I popoli oggi si spostano verso i luoghi dove abbondano risorse e consumi. La globalizzazione dei mercati e la perdita di significato politico delle frontiere ha portato le persone a spostarsi di fatto liberamente seguendo le merci e le risorse e superando gli impedimenti politici. La perdita di potere della politica a favore delle dirigenze finanziarie ha guidato questo fenomeno fino a dare l’impronta definitiva alla nostra epoca, che è quella delle migrazioni di massa. Ciò porta i calcoli fatti dai verdi sul basso tasso di inquinamento delle popolazioni dei paesi poveri ad essere del tutto falsi e basati su presupposti inesistenti e sbagliati. I nuovi nati, una volta divenuti più o meno adulti, ma a volte anche prima,  si spostano nelle aree del pianeta dove sono i consumi, le risorse e le merci,  portando i tassi di inquinamento a pareggiarsi o comunque ad avvicinarsi a quelli delle popolazioni dei paesi più ricchi. Allo stesso tempo gli spostamenti di risorse dai paesi ricchi alle aree povere senza che vengano prese adeguate misure di controllo della natalità  ed educazione sessuale (i cosiddetti aiuti a pioggia molto criticati dagli stessi popoli del terzo mondo) , porta a mantenere alti i tassi di natalità assicurando un falso benessere che riguarda esclusivamente il supporto vitale di primo livello. Infatti le risorse paracadutate dall’alto in territori privi di risorse, di un tessuto produttivo  e di tecnologie agricole, vengono spese , stanto così le cose, esclusivamente per incrementare le aspettative a breve termine dei genitori per i figli, migliorarne l'alimentazione e le cure,  mentre la situazione ambientale, economica e sociale  rimane di strema povertà ed arretratezza, ed  incapace di supportare la crescita demografica in modo da permettere una vita dignitosa e sostenibile per l’ambiente ad un numero sempre più grande di individui. “Ogni nascita nei paesi poveri, con i tassi attuali di mobilità delle popolazioni e delle merci, significa maggiore inquinamento globale secondo parametri di consumi che non sono più locali ma globali”. L’equazione di Ehrlich è pertanto pienamente valida e non esistono più distinzioni statiche tra tassi di natalità ed impatto ambientale nelle diverse aree economiche del pianeta. 

venerdì 12 dicembre 2014

Pubblicato il report di Lugano sulla fusione fredda di Rossi




Dopo un periodo di silenzio arriva sul tema della  fusione fredda la pubblicazione del test condotto da alcuni studiosi ufficialmente indipendenti appartenenti alle Università di Bologna e a quelle di Uppsala (Svezia) sul reattore di Andrea Rossi, denominato Lugano Report. I risultati saranno al centro del dibattito alla prossima  Conferenza organizzata da LENR-Cities intitolata “Low Energy Nanoscale Reactions & Applications”, che si terrà al Magdalena College di Oxford dal 10 all'11 gennaio 2015.

Riporto un breve estratto contenente i risultati del Report di Lugano

E' stato pubblicato ad ottobre scorso il report ufficiale del test di prova sull'E-Cat ideato e costruito da Andrea Rossi funzionante secondo il principio della cosidetta fusione fredda, oggi meglio definita come  LENR (Low Energy Nanoscale Reactions). Il test è stato condotto con la collaborazione di Giuseppe Levi ed Evelyn Foschi dell'Università di Bologna, del professor  Bo Hoistad e collaboratori dell'Università di Uppsala e del professor Hanno Essen del Royal Institute di Stoccolma. Lo studio è durato 32 giorni ed è stato condotto nel marzo 2014. L'apparecchio E-cat consisteva in un tubo contenente spire metalliche caricate con nanoparticelle  di nichel più alcuni additivi tra cui litio. All'interno veniva introdotta una piccola quantità di idrogeno. La reazione viene iniziata immettendo una corrente  nelle spire del resistore che produce il calore di innesco della reazione. Le misure della potenza irradiata  dal reattore, onde evitare interferenze di vario tipo, sono state eseguite con la termografia ad alta risoluzione mediante telecamere apposite. Le misurazioni della potenza elettrica  introdotta nel sistema sono state effettuate con un analizzatore di potenza trifase a grande larghezza di banda. Il punto di lavoro del reattore è stato fissato a circa 1260 gradi Celsius in una prima metà dello studio, ed a circa 1400 gradi Celsius nella seconda metà. Il bilancio energetico misurato tra energia immessa in ingresso  (input) ed energia  delcalore in uscita  ha dato un fattore COP di circa 3.2 per le corse a 1260 °C e un fattore 3.6 per i 1460 °C.  L'energia netta totale ottenuta durante i 32 giorni di esecuzione del test è stata di circa 1.5 MWh. Questa quantità di energia è superiore di molto a   qualsiasi energia di qualunque fonte  chimica nota  sarebbe stata possibile ottenere nel piccolo volume del reattore. Un campione delle componenti del "carburante" è stato attentamente esaminato rispetto alla sua composizione isotopica prima della corsa e dopo la corsa, utilizzando diversi metodi standard: X ray-Spectroscopy, Secondary Ion Mass Spectrometry, Coupled plasma mass spectrometry ed altri metodi fisico-chimici. La composizione isotopica in litio e nichel era in linea con la composizione naturale dei reagenti prima della corsa, mentre dopo la corsa la composizione è stata trovata cambiata in modo sostanziale con produzione di isotopi ed elementi prima assenti. Le reazioni sembrerebbero quindi appartenere al tipo nucleare con produzione di elementi prima assenti nei reagenti, ma ciò nonostante nessuna radioattività è stata rilevata all'esterno del reattore durante la corsa. In conclusione il test degli esperti  del "Third Indipendent Party"  così conclude:

"In summary, the performance of the E-Cat reactor is remarkable. We have a device giving heat energy  compatible with nuclear transformations, but it operates at low energy and gives neither nuclear radioactive waste nor emits radiation. From basic general knowledge in nuclear physics this should not be possible. 
Nevertheless we have to relate to the fact that the experimental results from our test show heat production beyond chemical burning, and that the E-Cat fuel undergoes nuclear transformations. It is certainly most unsatisfying that these results so far have no convincing theoretical explanation, but the experimental results cannot be dismissed or ignored just because of lack of theoretical understanding. Moreover, the E-Cat results are too conspicuous not to be followed up in detail. In addition, if proven sustainable in further tests the E- Cat invention has a large potential to become an important energy source. Further investigations are required to guide the interpretational work, and one needs in particular as a first step detailed knowledge of all parameters affecting the E-Cat operation. Our work will continue in that direction. "

Si può leggere il testo completo del report di Lugano a questo indirizzo:

http://www.sifferkoll.se/sifferkoll/wp-content/uploads/2014/10/LuganoReportSubmit.pdf





mercoledì 10 dicembre 2014

La natura dei verdi



E' uscito il nuovo libro scritto da Chicco Testa (ex presidente di Legambiente) e Patrizia Feletig: "Contro (la) natura" edizioni Marsilio.
Secondo i verdi che Chicco Testa definisce gli "ambientalisti collettivi" la natura è idealizzata a madre benigna da conservare quasi in uno scrigno, a cui genuflettersi e da venerare come supremo valore spirituale, ma alla fine -come succede spesso nelle grandi religioni monoteiste- da sacrificare al "figlio prediletto" in un supremo delirio antropocentrico. Come nella eucarestia, la sacra natura buona va si messa sull'altare per essere adorata, ma poi a fine rito va mangiata dall'uomo dominatore del cosmo e spartita a pezzi tra gli umani i quali si ritrovano così a partecipare della grandezza originaria, mentre la natura è trasformata in merda.
Ma nella realtà, al di la delle idealizzazioni pseudo-religiose proprie della nuova ideologia ambientalista,  la natura ha aspetti brutali e molto scomodi per l'uomo. Già Leopardi ne descriveva l'indifferenza verso le specie viventi, e la sua potenzialità distruttrice. Di fronte alle difficili condizioni della vita a contatto diretto con  la natura,  l'uomo può migliorare il suo stato e il rapporto verso di essa grazie alla tecnologia. Se abbiamo sconfitto tante malattie è con l'invenzione degli antibiotici. Se non moriamo più di tifo è per la clorazione delle acque, un altro portato della tecnologia. E' attraverso la tecnologia che abbiamo portato da due a dieci i chicchi di grano presenti in ciascuna spiga, migliorando così la produzione di grano e le possibilità di alimentazione. E' con gli Ogm che possiamo produrre riso ricco di vitamina A impedendo così la morte e la cecità di milioni di persone che vivono con una razione di riso al giorno, come avveniva in passato. Eppure i nuovi conservatori "ambientalisti collettivi" vogliono far passare il messaggio che tutto ciò che è naturale è buono e tutta la tecnologia è da condannare. Se consideriamo poi che l'argomento della sovrappopolazione è rigorosamente tabù per l'ambientalista politically correct, abbiamo una visione di quello che desiderano i verdi per il nostro futuro: un mondo da incubo con decine di miliardi di umani costretti a sopravvivere in megalopoli povere di energia e tecnologia, preda di guerre e carestie, guidati da autorità dittatoriali che giudicano come e a chi spartire le poche risorse che un mondo scarsamente tecnologico e sovrappopolato potrà assicurare.

Come dice Fabrizio Rondolino, commentando il libro di Testa sul quotidiano  Europa:
"Testa è invece convinto che il progresso porti di per sé un miglioramento delle condizioni personali e collettive dell’umanità, e nel merito è difficile dargli torto: tutti gli indicatori – se non bastesse pensare a come vivevano i nostri nonni – ci confermano che gli uomini stanno meglio, campano più a lungo, si ammalano di meno e si divertono di più. Chi sta male, oggi, sta meglio di cinquanta o vent’anni fa, e non c’è motivo di dubitare che le cose non continuino a migliorare.
L’ironia sferzante e documentatissima con cui Testa demolisce i pensieri e le opere dell’«ambientalista collettivo» – «una miscela indistinta di qualche buona idea e paure senza senso, dati scientifici usati come gadget, informazione sensazionalista, magistrati alla ricerca di nuovi potenziali criminali, leggende metropolitane, sensi di colpa da espiare, mode e marketing» – vale da sola il prezzo del libro.
È evidente che senza civiltà – dalla penicillina all’iPhone, dagli Ogm che sfamano mezzo pianeta e potrebbero sfamarlo tutto all’energia nucleare irresponsabilmente bandita con un referendum – vivremmo molto peggio, e forse non vivremmo affatto. Ed è altrettanto evidente che soltanto la civiltà potrà difenderci (ammesso naturalmente che ci riesca) da eventuali catastrofi future. Lo stesso ambientalismo non è che il frutto di una certa agiatezza evolutiva: ci curiamo del paesaggio, e siamo capaci di apprezzarlo, perché abbiamo la pancia piena, l’aria condizionata e la luce elettrica.
Ma la civiltà (proprio come la natura) ha sempre due facce: crea e distrugge, assimila ed esclude, “migliora” e “peggiora” – spesso senza neppure rendersene conto. E, diversamente dalla natura, non è eticamente indifferente. La fiducia nella ragione umana che Testa giustamente difende contro la superstizione deve dunque accompagnarsi ad un robusto scetticismo sui suoi esiti e risultati. Il progresso è razionale, ma lo è anche la sua critica."