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lunedì 3 febbraio 2014

Lyotard: La fine del mondo moderno




Il mondo ci ha creduto al fatto che fosse  possibile emancipare gli uomini con la forza della ragione e della giustizia. Tutti abbiamo creduto nella scienza come il mezzo per farci uscire dal bisogno verso un futuro di progresso. Abbiamo persino creduto che attraverso la scienza avremmo potuto sconfiggere la malattia e la morte, e raggiungere la felicità su questa terra. I popoli hanno confidato e si sono battuti per due secoli in favore degli ideali del progresso umano senza limiti, verso una società più libera e giusta.
Il disastro del XX secolo e il naufragio ecologico del XXI sono il triste retaggio di tante speranze.
Quando alla fine della seconda guerra mondiale Horkheimer e Adorno scrissero “Dialettica dell’Illuminismo” furono i primi a porsi la domanda: dove abbiamo sbagliato? Perché la ragione umana e la scienza ci hanno consegnato un mondo dove milioni di uomini si sono massacrati su fronti opposti e ora si fronteggiano con armi in grado di distruggere il pianeta in poche ore?
Nietzsche l’aveva detto: caduto ogni significato metafisico dell’uomo, non restava che la potenza fine a se stessa. Tutto il cosiddetto progresso umano si sarebbe risolto in una pura volontà di potenza che avrebbe portato al nichilismo. Senza un senso che  trascenda il dato sensoriale e l’immediatezza, l’uomo è destinato a distruggersi. Se esiste un profeta dell’annientamento del mondo contemporaneo dietro la crescita fine a se stessa questo è il filosofo tedesco.
Nel 1979 uscì un piccolo libro del filosofo francese Jean Francois Lyotard dal titolo “La condizione post-moderna”. Il libro annunciava una rivoluzione che era in atto dalla fine della guerra e che stava affermandosi ogni giorno di più: i grandi discorsi di legittimazione del sapere del passato avevano perso ogni legittimità nella grande società di massa dominata dai nuovi mezzi di comunicazione. I racconti ideali cui alludeva Lyotard  erano metastrutture universali del sapere che autorizzavano un discorso razionale in grado di guidare gli uomini verso l’emancipazione. Cosa sono questi discorsi di legittimazione? Sono quelle visioni generali   che danno un senso al mondo e che consentono di costruire, attraverso teorie coerenti,  un percorso di progresso che liberi le persone dall’ingiustizia, dallo sfruttamento, dalla subalternità e assicurino il progresso umano. Con la perdita di legittimità di quelle visioni, l’uomo aveva ridotto se stesso ad un semplice fruitore del presente, alla società massificata di consumatori, alla società virtuale dedita al piacere e alla soddisfazione del momento, alla società dei diritti assoluti dell’uomo inteso come soggetto assoluto che vive distaccato dal tempo e dalla natura.
Quali sono i grandi discorsi deleggitimati? Quelli che avevano dominato negli ultimi due secoli e che avevano accompagnato lo sviluppo della società tecnologica:
l’illuminismo che aveva sperato di liberare l’uomo attraverso la scienza, l’idealismo che aveva confidato nel sapere la possibilità di un illimitato progresso, e il marxismo come riscatto degli uomini dall’ingiustizia verso una società di eguali.  Il libretto di Lyotard prendeva atto del tramonto del mito dell’illuminismo, dello storicismo, e di ogni discorso di liberazione dell’uomo e prendeva atto della impossibilità di considerare la scienza come mezzo per assicurare uno sviluppo progressivo all’umanità.
Su quali dati Lyotard basava la sua analisi? Su alcuni aspetti della realtà che l’uomo contemporaneo si trovava davanti in quegli anni. La tecnologia che sembrava dovesse liberare l’uomo dai limiti fisici tradizionali, aveva generato i grandi massacri della guerra e creato le moderne armi di distruzione di massa, in grado di annientare la civiltà sulla terra nel giro di poche ore. Terribili e recenti erano i ricordi dei campi di concentramento che avevano riempito l’Europa, terra della civiltà e dei lumi, degli orrori più nefandi.   Nel dopoguerra la nuova Cultura di massa che gli intellettuali avevano esaltato come mezzo di liberazione e di formazione di un “uomo nuovo”, aveva al contrario dato luogo ad una indifferenza verso i temi classici della cultura per generare una sottocultura da supermercato, ben rappresentata dalla "pop art", in cui venivano esposti prodotti del mercato interpretati come arte. L’architettura moderna aveva da parte sua generato l’International style basato sul razionalismo funzionalistico, il quale aveva dato luogo ad una uniformizzazione degli edifici e delle costruzioni che rendevano le grandi città e i paesaggi tutti simili tra di loro in una sorta di appiattimento generale basato sull’uso massiccio del cemento.
Questa evoluzione della modernità era stata preconizzata dai grandi pensatori.  Nella Genealogia della Morale era esplicitamente detto che dietro tutti i  discorsi morali, l’umanità nascondeva motivi abietti di potere e di interesse personale. Sulla stessa strada di pensiero il filosofo post-moderno Michel Focault dirà che il sapere non è emancipativo –come pretendeva il pensiero moderno- né disinteressato. Richiamandosi anche al pensiero marxista e a Freud, Focault denuncerà il fatto che dietro la scienza si nasconde la volontà di potenza dell’uomo  , forti interessi economici di gruppi di potere, e persino forti istanze che provengono dall’inconscio come la sessualità e il desiderio di possesso. Oggi potremmo definire tutti questi fattori all’interno del concetto di antropocentrismo. Il libro di Lyotard influenzò tutta la riflessione filosofica e diede inizio al vasto movimento definito post-moderno con aspetti riguardanti l’architettura, l’arte, la letteratura. In America il filosofo Rorty di formazione pragmatista, arriverà a dire che non dobbiamo basare più le nostre azioni sui concetti di verità e di oggettività (come pretendeva la scienza), ma su quelli di utilità alla crescita umana, come la democrazia e la solidarietà. Anche Rorty, indirettamente, deleggittima il sapere –inteso come conoscenza del vero-  in quanto non utile, per se stesso, al progresso umano. La razionalità, che Kant aveva posto alla base dell’agire umano, viene dai post moderni equiparata a mezzo di dominio e controllo della realtà. La verità e la ragione, come strumenti di potere, si rivelano come oppressione e la scienza come potenza neutrale e potenziale mezzo di distruzione.  Nietchze aveva parlato della necessità di una nuova mitologia, in cui contasse assai di più l’apparire, un apparire  che deve coincidere con l’essere, al di là di ogni verità oggettiva. In questo senso già veniva preconizzata la realtà virtuale
Altrettanto forte la critica di Heidegger: la scienza non pensa, si limita a calcolare e  a misurare. La scienza non è in grado di desiderare e quindi ad aspirare ad alcuna emancipazione. Negli anni settanta, dopo i primi anni di sviluppo  seguiti alla guerra, arriva la crisi del capitalismo e del sistema liberale. Negli stessi anni si assiste al declino della rivoluzione russa e del comunismo che termina con la rivolta contro il muro e il fallimento del marxismo. Sono gli anni in cui nasce la cosiddetta società affluente in cui i filosofi e i sociologi comprendono l’enorme importanza assunta dai mezzi di comunicazione di massa. Finisce la visione elitaria del sapere, si parla di società post-industriale, società dei computer, di internet. Il moderno non si identifica più  con l’acciaio e le fabbriche, nasce il post-moderno in cui domina il terziario, la comunicazione, l’immagine. Habermas denuncia: “il post-moderno è neoconservatorismo basato su un edonismo individualista e sulla rivalutazione del nichilismo nietzschiano. Si assiste ad un nuovo capitalismo basato sui consumi di massa e sulla globalizzazione dei mercati. E’ Focoult a intravedere cosa si nasconde dietro la crisi della modernità e la nuova esaltazione del progresso come progresso puramente economico, semplice aumento del prodotto interno lordo. E da questo non ci può salvare neanche il sapere perché, dice Lyotard, il sapere stesso è divenuto merce di scambio dopo l’avvento della comunicazione di massa e dei nuovi modi di produzione e fruizione. Dice ancora Lyotard: ogni sapere, per essere tale nella società contemporanea, deve essere performativo. Lo scopo di ogni sapere è assicurare una funzione, e cioè accrescere il potere dell’uomo sulla natura e sugli altri uomini.
 E’ il Potere che decide cos’è il sapere; la domanda su un enunciato della scienza non è più: “è vero?”. Ma è: “si può vendere?”.  




E se non è più la verità che conta ma la vendibilità di ogni cosa, allora è più importante l’illusione che la verità: l’apparenza prende il posto della realtà e questo diviene un tipico significato del post-moderno. L’uomo di scienza perde di importanza – diviene un tecnocrate, sostituito dall’uomo artistico, in cui l’arte non è più intesa nel significato precedente, ma in quello commerciale contemporaneo. La perdita del valore “formativo” della scuola è un aspetto del post-moderno. Tutta la società assomiglia ad un grande spettacolo. Lo spettacolo fuoriesce dai suoi binari per invadere i campi una volta nobili della politica e delle ideologie. Non è un caso se nel nostro paese un imprenditore televisivo abbia fondato un partito tra i più votati negli ultimi anni e che un comico raccolga oggi quasi un terzo dell’elettorato italiano. Ma il processo è mondiale ed oggi i leader politici, come Obama o come Putin, si debbono affidare più all’immagine che a contenuti ideologici di vasta portata. Questi politici non portano idee, innovazioni. La logica che domina su tutto è la produzione e il consumo: è il sistema che  comanda ai politici e non il contrario. Anche l’arte è interpretazione del potere, non più cultura che si impone come guida. L'intellettuale anzi perde ogni funzione di indirizzo, diviene una rotella del grande ingranaggio del consumo. E’ il sistema che penetra nella testa del pittore, del regista, dello scrittore per fargli fare quel che il sistema vuole. La cultura diviene ripetizione e ritorno al già visto, al passato; si perde l’idea di progresso. Citare il mondo, non trasformarlo. L’odierna società di massa è basata sulla persuasione, l’illusione e l’inganno: le tue aspirazioni si concentrano su una casa, un’auto, un viaggio, una merce da possedere, un intervento di plastica per ringiovanire. La persona perde ogni significato trascendente e  si identifica con il budget, con quello che compra. In realtà si tratta di rafforzare il potere. Il potere crea la realtà e questa realtà crea a sua volta un’altra realtà. C’è un potere mistificante della televisione, di internet, che poi si tramuta in potere puro. La sostanza del populismo è che non ci sono fatti ma solo interpretazioni. Il sapere non narra più nulla ma ripete i suoi messaggi consumistici.
In questa società di massa contano i grandi numeri, i grandi consumi, le grandi produzioni. L’uomo conta in quanto consumatore e produttore, e più sono gli uomini più c’è potenziale produzione e consumo. Il potere chiede uomini, più uomini perché questo è l’unico modo per alimentare se stesso. Non conta più la verità e la ragione, ma il numero e l’illusione. Siamo diventati 7 miliardi? Pochi, il potere vuole altri consumatori e li sposta dove serve. Una massa di illusi che si agitano intorno al nulla è il terreno ideale del post-moderno.  Ma oggi, di fronte al disastro ecologico e al riscaldamento planetario dovuto allo sviluppo tecnologico, economico e demografico fine a se stesso, si pone la necessità per l’uomo di ritrovare una prossimità presso di se, la sua appartenenza ad una natura troppo spesso trascurata dalla visione di potere antropocentrico che ha guidato le società umane fino ad oggi. Dalla frammentazione di tutti i discorsi ideologici del passato, è ora di ritrovare un filo linguistico e logico che ci ricolleghi al mondo originario da cui proveniamo e che avevamo dimenticato.

(Jean Francois Lyotard: La condizione post-moderna. Rapporto sul sapere. Feltrinelli 1981)

4 commenti:

  1. Eh Eh..Nietsche ovviamente ha detto molte cose..l ubermensch allora è forse il superamento dell'uomo come individuo; non vedo al Teoria di Gaia come incompatibile con questo concetto....Siamo da un verso molto più uniti e collegati fra avri individui e fra varie generazioni, ed il sapere e la bellezza non sono appannaggio di un singolo individuo ma di molti e molte generazioni; interessante ma molto abbozzato la concezione rizomatica alla Deleuze di quella che una volta si chiamava verità..Insomma, ostinarci a difendere l'inviolabilità dell'individuo sia fisica sia come custode del sapere è ormai non solo insostenibile termodinamicamente ma molto rozzo..La bellezza sta nell'uomo che osserva e racconta la natura ad altri uomini ed alla natura stessa, non nel corpo di un singolo uomo o di 7 miliardi di singoli uomini...A questo punto tragicamente ridicolo l'estremo orrore della morale per tutti verso le guerre tra uomini...L'errore sta nell'anteporre le guerre fra uomini, che almeno economicamente sono e saranno inevitabili vista la non sostenibilità termodinamica degli attuali flussi di energia fr auomini, al vero orrore che è la guerra dell'uomo verso la natura.

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  2. Tutto vero e sentito sulla propria pelle. Ma che fare nella vita di tutti i giorni? Che fare come individui e gruppi? Quale politica è possibile con queste idee. Perché abbiamo bisogno anche di questo no?

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  3. D'accordo. Ci resta solo l'uscita dal folle antropocentrismo di quasi-tutte quelle filosofie, cioè ci resta l'Ecologia Profonda come nuovo paradigma, come nuova (o antichissima) visione del mondo. Ci resta un valore primario: la Natura, o la salute dell'Ecosistema, dell'Organismo cui apparteniamo come cellule. La visione ideologica che ci ha fatto "staccati", "diversi", "unici" è solo un delirio di grandezza. Che fare? Diffondere, parlarne e...salire sul ponte del Titanic a goderci lo spettacolo, cercando di aiutare qualcuno e di salvarci scendendo in tempo. L'ultima chiamata c'è già stata: nessuno ha risposto. Ma i veri pessimisti sono coloro che pensano che tutto riprenderà come prima, che ci sarà "la ripresa", perchè in tal caso le conseguenze sull'Ecosistema, cioè sulla Terra, o sull'Organismo Globale, sarebbero molto, molto più gravi.

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  4. "Ma che fare nella vita di tutti i giorni? Che fare come individui e gruppi? Quale politica è possibile con queste idee"

    In attesa di un nuovo Paradigma, che richiede un nuovo pensiero e una nuova etica, possiamo caro Luca fare molto sulle cose concrete, come combattere l'eccesso di natalità della specie umana. Rientrodolce è un bell'esempio di questo, ma servono politiche anche a livello governativo e qui scontiamo il fatto di essere ancora una estrema minoranza contro una stragrande maggioranza che predica natalità e "oddio le pensioni, oddio troppi vecchi, oddio ci stiamo estinguendo ecc.". Un'altra battaglia concreta che ritengo importante è quella per la salvaguardia del suolo verde e lo stop al consumo di suolo contro il cemento. Non è la rivoluzione, né la vittoria contro l'antropocentrismo, ma è comunque un punto di partenza...Molti dicono che è troppo tardi, che il riscaldamento del pianeta avanza, le emissioni aumentano ecc. ma le battaglie vanno combattute e queste sono condizioni che giocheranno sempre più a nostro favore.

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