A cavallo del prossimo decennio il consumo di gas dei Paesi del Medio Oriente supererà quello di tutta l'Unione Europea. Il Qatar, da solo, possiede un terzo delle riserve mondiali di gas. L'Agenzia Internazionale dell'energia fa sapere che i Paesi esportatori diventano sempre più rapidamente grandi consumatori. Il contrario avviene negli Stati Uniti che con lo shale gas e con il fracking per il petrolio si trasformeranno in grandi esportatori, oltre che consumatori, e supereranno nella produzione addirittura l'Arabia Saudita e la Russia. Intanto proprio in questi mesi la Cina si sta aggiudicando la palma di maggiore importatore al mondo di petrolio ed entro il 2030 diventerà il maggior consumatore con 15 milioni di barili "bruciati" ogni giorno. Tutto l'asse energetico terrestre si sta spostando non solo per fattori tecnici, economici e geopolitici. Conta anche la demografia: con una popolazione in crescita ( l'Onu stima 11 miliardi entro il secolo, con boom demografico soprattutto in Africa e Asia) ed economie in espansione nei prossimi anni (almeno quelle extraeuropee), la domanda mondiale di energia è destinata a crescere di un terzo tra il 2011 e il 2035 fino a quota 17.500 milioni di "toe", tonnellate di petrolio equivalente. Un punto fermo è che le tradizionali "fonti fossili", cioè petrolio, gas e carbone, continueranno a farla da padroni, comunque si costruiscano gli scenari mondiali di consumo, con una quota che difficilmente scenderà sotto il 70 % (ma solo in caso di un improbabile accordo sul clima) e che più probabilmente si manterrà vicina all'80 %. Il Re Petrolio rimarrà il componente numero uno dell' "energy mix" planetario anche quando nel 2035, il suo peso scenderà al 30 %. I prezzi si sono costantemente mantenuti sopra i 100 dollari al barile e ciò significa che la ricerca e la messa in produzione di greggio in aree difficili, assai più costosa, consente ugualmente margini di profitto. Ecco quindi spiegati i calcoli dell'Iea, secondo la quale le riserve "provate" di petrolio coprono oggi 54 anni di consumi. Con quelle tecnicamente "recuperabili" si potrebbe arrivare a quasi due secoli (190 anni). Le equazioni tradizionali delle fonti energetiche non verranno sostanzialmente cambiate: così petrolio sarà ancora l'equivalente di trasporti, mentre gas e carbone lo saranno di elettricità. All'incirca sei barili su dieci serviranno ancora a nutrire il movimento delle flotte automobilistiche di tutto il mondo, mentre la corrente continuerà a essere prodotta bruciando gas naturale nelle centrali e, soprattutto, utilizzando il carbone, che continuerà a pesare tra il 50 e il 40 %. ( E' il caso di ricordare che le polluzioni da utilizzo del carbone è tra le prime cause di morbilità e mortalità come dimostra il caso della Tirreno Power di Savona a cui si addebitano da parte della Procura ben 400 morti, un numero che da solo -per inciso- copre ben più di tutte le morti accertate che riguardano il nucleare da quando esiste...). La Cina a fine 2012 era il più grande importatore e consumatore mondiale di carbone.
Dopo due anni abbondanti di penitenza post-Fukushima l'energia nucleare ha già rialzato la testa. Nello stesso Giappone, dove il governo Abe sta faticosamente cercando di ribaltare il "phase out" deciso dopo il disastro del 2011; in Europa, con la Gran Bretagna di Cameron pronta a dotarsi di due centrali per supplire al possibile calo delle produzioni di petrolio del mare del Nord. Anche la Francia ha deliberato nuove centrali, nella cui costruzione mantiene un "know how" invidiabile. La Francia non volge le spalle al nucleare, tutt'altro. Il ministro dell'Industria Arnaud Montebourg ha chiarito in questi giorni come l'atomo continuerà a garantire il 50 % del fabbisogno energetico del Paese. Inoltre la Francia continua la collaborazione nel settore con la Cina e il gruppo francese Areva sta già costruendo due nuovi reattori nella provincia di Guangdong Il colosso orientale,di fatti, per sostenere la sua crescita produttiva ha deciso di differenziare il più possibile le proprie fonti di approvvigionamento e, accanto a massicci investimenti sulle rinnovabili, sta mettendo in atto un piano per la costruzione di 30 nuovi reattori. Per le rinnovabili la politica rimane un fattore decisivo: la loro competitività dipende dagli incentivi che vengono concessi e nel mondo nel 2012 sono stati pari a 102 miliardi di dollari. In queste condizioni le rinnovabili non sono in grado di sostenere in maniera significativa la domanda mondiale di energia nei prossimi decenni sostenuta dalla crescita economica e demografica di tante aree del pianeta.
Nel frattempo che fine farà il pianeta e il riscaldamento globale in atto? L'unica speranza viene dalla California, dove la fusione nucleare ha avuto un altro importante risultato, anche se ancora limitato. Al National Ignition Facility , presso il Lawrence Livermore National Laboratory di Livermore, ha avuto successo l'accensione -attraverso il raggio di 192 laser- della fusione all'interno di una microcapsula contenente deuterio-trizio compresso e congelato. L'energia in entrata è stata di 1875 megajoule e nella fusione si è generato un eccesso di energia del 10%, non ancora sufficiente a mantenere l'innesco ma già un notevole risultato che dimostra la possibilità di produrre energia al netto di quella immessa.