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mercoledì 25 dicembre 2013

L’Affare Immigrazione



Una notizia la possiamo dare. I fenomeni migratori nei prossimi anni non si arresteranno, anzi aumenteranno. E insieme alle migrazioni aumenterà la natalità delle zone di origine dei flussi. Il perché di queste certezze si può capire da alcuni dati che mostrano gli enormi interessi economici che sono alla base del fenomeno migratorio e le cifre gigantesche in gioco. L’immigrazione economicamente conviene ai paesi di origine, alle popolazioni locali, ai governi corrotti delle zone da cui partono i “disperati”, ai trafficanti e alle potenti organizzazioni che vi sono dietro, ma non solo; il flusso di migranti sta arricchendo anche molti speculatori dei paesi di arrivo che hanno fatto del fenomeno migratorio e della demagogia che lo sostiene una fonte diretta di guadagno, per non parlare dei palazzinari che vedono nelle masse immigrate occasioni di sviluppo dell’edilizia, ai datori di lavoro che si vedono rifornire di manodopera a basso prezzo, al grande capitale che ci vede nuovi potenziali consumatori.
Come afferma Virginia Abernethy nel suo famoso saggio “Ottimismo e sovrappopolazione”, l’emigrazione è uno dei fattori chiave che influenzano la natalità:

Anche l’immigrazione può influire sulla popolazione mondiale complessiva. Studi relativi all’Inghilterra e al Galles del XIX secolo e alle popolazioni Caraibiche moderne, evidenziano che in comunità già nel pieno di una rapida crescita della popolazione, la fecondità rimane elevata fino a quando esiste la possibilità di emigrare, mentre declina rapidamente nelle comunità prive di questa valvola di sicurezza… Questo effetto sulla fecondità è coerente con studi indipendenti secondo i quali l’emigrazione accresce le entrate sia tra coloro che emigrano sia tra coloro che rimangono. In sostanza, è vero, anche se scomodo, che gli sforzi per alleviare la povertà spesso stimolano la crescita della popolazione, così come fa il lasciare aperte le porte all’immigrazione. I sussidi, le ricchezze inattese e la prospettiva di opportunità economiche rimuovono l’immediatezza del bisogno di preservare. I mantra della democrazia, della redistribuzione e dello sviluppo economico innalzano le attese e i tassi di fecondità, incoraggiando la crescita della popolazione e quindi rendendo più ripida una spirale ambientale ed economica discendente.

Le rimesse delle grandi masse di emigrati –cioè il denaro che mandano a casa alle famiglie di origine- sono quasi triplicate, tra il 2000 e il 2013, da 180 a 511 miliardi di dollari. Se si considera la parte di denaro (il 77% contro il 60% del 2000) che va ai Paesi a basso o medio reddito (la cui media pro-capite è sotto i 12.615 dollari l’anno, secondo la definizione della Banca Mondiale), si  tratta di tre volte quanto gli aiuti internazionali destinano loro. Un motore essenziale per lo sviluppo di queste economie se si considera che per i paesi a basso reddito le rimesse degli emigrati rappresentano circa il 10 % del Prodotto lordo, per alcuni casi limite persino il 20-30%. I dati, basati su statistiche della Banca mondiale, sono stati elaborati in uno studio del centro di ricerche americano Pew Research. E’ interessante notare come siano i Paesi a reddito medio (come per esempio Cina, India e Messico) a giocare una parte sempre più consistente nel fenomeno migratorio. Su 232 milioni di migranti, il 58% è nato in Paesi oggi a medio reddito e una percentuale minore in nazioni a basso reddito. Così gran parte delle rimesse raggiungono i Paesi a reddito medio. Le rimesse degli immigrati dall’Italia verso i paesi di provenienza , secondo una stima che riguarda il 2011, sarebbero dell’ordine di 7 miliardi e mezzo. Viene da pensare che le rimesse abbiano giocato un ruolo molto rilevante nella crescita economica ( e non solo, anche demografica) dei paesi  oggi giudicati emergenti. In questo quadro i governi di molti paesi a basso e medio reddito si sono già da tempo resi conto che non conviene incrementare il controllo delle nascite, ma al contrario favorire la natalità per mantenere alto il tasso di migranti e le conseguenti ricadute positive sul Prodotto interno e sul commercio. Nei paesi in rapida crescita come Cina e India inoltre mantenere alta la natalità significa aumentare i consumi interni oltre che le rimesse dall’estero. I governi corrotti di molti paesi africani o asiatici vedono nelle rimesse occasione di arricchimento personale  e favoriscono il fenomeno anche appoggiando organizzazioni religiose e fondamentaliste che propugnano famiglie numerose e la conquista migratoria delle terre occidentali.
Ma come dicevo a guadagnarci sul fenomeno migratorio non ci sono solo interessi locali.
Sulle speranze di miglioramento economico e di cambiare la vita propria e dei propri familiari speculano i trafficanti di carne umana.  Guardiamo ad esempio al ruolo della mafie negli sbarchi dei migranti nel sud Italia. Secondo uno studio dell’Università di Messina (M. Centorrino e P. David) il flusso di migranti  e profughi sulle coste italiane alimenta le organizzazioni mafiose di varia nazionalità, consentendo profitti non lontani da quelli del narcotraffico.  Continuano i due autori:

 “Gli sbarchi sono la fase finale di un processo con diversi passaggi. Non nascono da una imprenditoria della clandestinità improvvisata, ma dal lavoro di una organizzazione complessa, che da questa attività ricava utili consistenti, ripartiti nella filiera di tratta, dall’offerta del transito allo sbarco. Si tratta spesso di una filiera lunga, anche dal punto di vista della durata nel tempo e quindi richiede azioni ben concertate”.

Citando alcuni rapporti, gli autori dello studio fanno emergere che il flusso di migranti e profughi

si alimenta e alimenta organizzazioni mafiose. Sono composte in prevalenza da soggetti di nazionalità straniera (molti dei quali stabilmente residenti in Italia) con permesso di soggiorno o cittadinanza italiana, con forte caratterizzazione etnica, poco propensi alla collaborazione con cittadini italiani o di differente etnia”.






Non ci sono dati disponibili sui profitti, ma si possono ricavare indirettamente.  Nel 2012, considerato anno di magra, sono arrivati via mare circa  20 mila migranti e profughi, contro i circa 70 mila dell’anno precedente, con una tariffa che molti denunziano, in media, di 2 mila euro. Le stime per il 2013 indicano circa 70 mila arrivi via mare  e quindi il giro d’affari dovrebbe attestarsi abbondantemente sopra i cento milioni. Il dato potrebbe essere sottostimato sia perché non comprende le vittime che non riescono a raggiungere le coste italiane, sia perché non considera il nuovo flusso di profughi provenienti da Siria ed Egitto, che hanno una maggiore capacità di reddito e quindi sono disponibili a pagare tariffe che arrivano a 15 mila euro.
Secondo un rapporto dell’Onu la tratta degli esseri umani dovrebbe costituire una delle fonti di reddito più interessanti per il crimine organizzato transnazionale, secondo business dopo il narcotraffico. Su questo crimine speculano organizzazioni di trafficanti che operano in Africa e Medio oriente, a volte di associazioni indipendenti, o spesso  legate a terrorismo e affiliate ad Al Qaeda.
Sull’immigrazione proveniente da oriente esistono numerose organizzazioni di trafficanti  (gli skipper che traghettano sono spesso ukraini)  che hanno le basi in Turchia. Si viaggia su barche a vela, ma anche su traghetti con camion attrezzati di bagni chimici. Le nuove rotte portano verso l’alto Lazio, verso la Romagna, sulla costa jonica della Calabria o verso il Salento. L’immigrazione è diventato un business con regole ben precise che vanno dal costo del viaggio, al suo pagamento quasi sempre con money transfer. I parenti di chi deve partire trasferiscono la somma ai referenti delle organizzazioni. Il ricevente dà l’ok e quindi inizia il viaggio. Difficile seguire i soldi perché i punti di ricevimento sono sempre diversi. E con le persone viaggia a volte anche la droga che arriva dalle vallate del Panshir. Un business di milioni di euro l’anno che vede coinvolti più paesi, organizzazioni criminali e punti di riferimento locali.  Oltre 700 milioni di euro, è la cifra arrotondata per difetto che intascano i cosiddetti smuggler, ovvero i trafficanti di migranti che solcano il Mediterraneo (l’ha resa nota una stima della Fondazione ISMU nel corso della presentazione del XVII rapporto sulle migrazioni in Italia nel 2011) . Quanto alle organizzazioni  criminali mafiose che operano in Calabria e in Sicilia, più inchieste giudiziarie mettono in luce il ruolo della ‘ndrangheta nella logistica degli arrivi, grazie ad un capillare controllo delle coste (La ‘ndrangheta sarebbe poi attiva nell’indirizzo dei clandestini verso la prostituzione, lo spaccio e la droga, il “nero” nel settore dell’agricoltura dove si realizzano veri e propri sfruttamenti di carne umana sostanzialmente ignorati e tollerati). Ma non ci sono solo organizzazioni illegali a prosperare sull’immigrazione. Basti pensare alla miriade di piccole imprese agricole, dell’indotto, della trasformazione e della produzione locale che si avvalgono di manodopera clandestina al nero e a prezzi assolutamente vicini allo schiavismo e allo sfruttamento. Oppure si tratta di legali organizzazioni onlus e cooperative che utilizzano l’immigrazione per i propri affari. Il Centro di Accoglienza di Lampedusa, ad esempio, come  altri importanti centri di accoglienza in Sicilia, è gestito da una s.r.l. di nome “Lampedusa Accoglienza” con addetti tutti regolarmente contrattualizzati e stipendiati. Questa srl fa capo al consorzio di Cooperative Sociali SISIFO, che a sua volta fa parte della Cooperfidi Italia appartenente alla Lega Cooperative nazionale.
Il business per le cooperative è sicuramente redditizio, considerando che il Ministero degli Interni paga al giorno per questi servizi, dai trenta ai cinquanta euro per ogni immigrato. Importi che raggiungono numeri interessanti (decine di milioni di euro per ogni centro) se viene considerata la quantità di sbarchi settimanali, moltiplicata negli anni, e soprattutto le attuali massicce presenze in questi centri. Per non parlare di tutti gli altri servizi annessi alla assistenza diretta.

Cooperative, società nate per l’occasione, ma anche colossi industriali del Nord e multinazionali: ecco chi c’è dietro i Cara, le strutture dove finiscono i migranti in attesa di asilo. Alcune sono vere e proprie bombe ad orologeria, ma nessuno sembra farci caso” (Fonte: Inchieste. Repubblica.it)

Un mare di soldi si muove sopra le teste dei richiedenti asilo. Eppure i migranti continuano a vivere in condizioni indegne. I Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) sono fabbriche di posti di lavoro in territori già degradati in cui la disoccupazione era la regola ancor prima della crisi. Tutti i centri sono sovraffollati, e il motivo per cui i trasferimenti dai centri di prima accoglienza non sono rapidi è che tutti i centri per richiedenti asilo sono pieni. Save the Children denuncia le condizioni igieniche disastrose, con un clima di esasperazione e tensione. La struttura di Lampedusa fa lavorare 60 operatori con un appalto di 8.212.500 euro più iva per tre anni., ma la cifra inganna perché è tarata su un budget di circa 30 euro al giorno a migrante, ma bisogna considerare che in media le presenze sono il doppio, spesso il triplo e la cifra è destinata a lievitare.
 Altre organizzazioni che utilizzano fondi per i migranti sono la Croce Rossa, Seni Hospes e Global Service vicine ai ciellini. Casa della Solidarietà è invece legata al Santissimo Sacramento e a Domus Caritatis. Il nome di quest’ultima è saltato fuori nel cosiddetto “scandalo dei profughi” dell’emergenza Nord Africa messo in luce da un rapporto di Save the Children. L’accusa era che i centri per minori non accompagnati venivano riempiti da adulti fatti passare per minorenni al fine di percepire un’indennità doppia dallo Stato.A volte il malaffare sull’immigrazione raggiunge la qualità di una vera mercanzia degli schiavi. La magistratura ha indagato sul caso di 1500 immigrati costretti a pagare fino a 7 mila euro per un visto d’ingresso in Italia, dopo un viaggio nei container attraverso l’Asia e i Balcani,  su cui avevano già speculato altre organizzazioni criminali specializzate nella tratta. Altri erano arrivati sui barconi attraverso il Mediterraneo. Giunti in Italia (a Trieste o nelle varie zone di sbarco) venivano contattati da imprenditori e intermediari pronti a guadagnare, a riscuotere la loro parte di denaro su ogni visto oppure sui permessi di soggiorno ottenuti successivamente grazie soprattutto a documenti falsi, con il supporto e la complicità di funzionari di vari gradi e di dipendenti della Direzione Territoriale del Lavoro. Tra i coinvolti sia italiani che stranieri (indiani) residenti in Italia.  Allo stesso lavoro si dedicavano due marocchini regolari che ricevevano richieste dal Nordafrica. Gli italiani erano in contatto con imprenditori locali che richiedevano manodopera a basso prezzo. Ma si trattava per lo più di richieste fittizie, servivano a far figurare occupazioni volte all’ottenimento del visto d’ingresso in Italia. Il secondo passaggio doveva essere il permesso di soggiorno, altri invece erano avviati alla clandestinità. Due pakistani gestivano un vero laboratorio per la produzione di documenti falsi. Una donna, una sorta di segretaria dell’organizzazione, gestiva questo business e in casa sua i finanzieri hanno trovato un vero e proprio ufficio immigrazione con faldoni e atti archiviati con grande cura.

Sul fenomeno immigrazione   speculano tuttavia anche imprenditori che per la legge sono in regola. Non si tratta solo degli imprenditori in cerca di mano d’opera a prezzi bassi e con poche tutele. C’è interesse verso gli immigrati anche nel settore dei consumi. Basti pensare al settore delle costruzioni che vedono nei nuovi residenti una occasione per rilanciare l’edilizia e l’espansione del cemento nelle campagne già degradate vicine alle periferie delle grandi e piccole città italiane. Spesso sono gli immigrati residenti da alcuni anni che acquistano, affittano o si costruiscono casa. Sono gli unici che hanno alta natalità e contribuiscono nell'immediato e soprattutto contribuiranno in futuro a nuovi consumi. L’industria vede negli arrivi di nuovi residenti, spesso giovani che cercano una affermazione economica,  un rilancio dei consumi che languono in presenza di una popolazione autoctona stabile e in via di invecchiamento.
La migrazione di massa  di esseri umani non coinvolge solo l’Italia, ed è un fenomeno così ampio che attraversa trasversalmente tutto il mondo e che sta assumendo un valore economicamente impressionante su scala internazionale.  Considerando che ci sono aree del mondo che vivono ancora in  una situazione di grande povertà, la prospettiva di sfruttare l'emigrazione come fonte di denaro e  occasione di sviluppo è forte . Come dice la Abernathi, questo crea aspettative locali positive nei paesi di origine e contribuisce a mantenere alti i tassi di natalità in quanto le famiglie vedono nell’alto numero di figli da avviare all’emigrazione una risorsa.  Il giro d’affari della migrazione, secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha superato ampiamente i 500 miliardi di dollari e questo spiega come mai non ci sia un rallentamento dei flussi pur in presenza di una crisi economica mondiale.
Le migrazioni non hanno solo conseguenze economiche ma anche politiche e anche queste generano interessi volti a mantenere alti i tassi di natalità e la esportazione di migranti. La geopolitica dell’occidente sta cambiando profondamente sotto la temperie migratoria. Paesi che non avrebbero alcun peso a livello internazionale, possono contare, attraverso le masse di cittadini migrate in Stati sviluppati e importanti dal punto di vista politico, di giocare un ruolo politico e commerciale. E’ il  caso di molti paesi africani (è proprio di questi giorni il caso che riguarda le adozioni in Congo e i contatti diplomatici cui l'Italia è dovuta ricorrere) e del medio oriente. La Cina riconosce un ruolo rilevante ai propri cittadini residenti in America o in Europa non solo per le importanti rimesse in soldi -le più alte in assoluto tra i migranti-, ma anche per il ruolo economico e culturale che quegli immigrati rivestono nei paesi di residenza. L’India ha una sempre maggiore rilevanza internazionale anche per le importanti masse di suoi emigrati in tanti paesi. Il ruolo culturale della emigrazione araba e dai paesi islamici in Europa è sotto i nostri occhi e influenzerà sempre di più il nostro futuro.
Arrestare o guidare questi processi migratori epocali sarà molto difficile o impossibile. E questa non è una buona notizia per chi cerca di porre in evidenza il dramma ecologico  degli alti tassi di natalità e del pericolo cui la sovrappopolazione sta mettendo la sopravvivenza del pianeta.









  

9 commenti:

  1. Uno strano articolo che mi lascia perplesso e insoddisfatto. Avrei voglia di chiedere: e allora? Sembra di capire che le migrazioni sono ineluttabili e dobbiamo farcene una ragione. Chi protesta o vuole opporre resistenza o è un fesso o un razzista. Fesso perché non capisce le dinamiche demografiche mondiali e crede di potersi opporre a questo tsunami. Razzista perché non sa apprezzare il diverso, anzi sviluppa sentimenti di odio e di ripulsa per lui, mentre invece - come non si stancano di ripetere i padroni del vapore - gli immigrati saranno una risorsa (specie per un paese di vecchi come l'Italia che col crollo demografico in atto - sic - andrebbe se no incontro a un disastro).
    Mancano idee chiare. I confini non debbono esistere più, siamo tutti fratelli come dice il papa e dobbiamo aprire i cuori - e spalancare le porte? Le nazioni, gli stati sono un retaggio del passato e devono essere cancellati?
    Lo si dica apertamente. Qualcuno c'è che lo dice. Ho letto per es. ieri in rete la proposta di Luigi Manconi e Elisabetta Brinis, autori di "Accogliamoli tutti - Una proposta ragionevole per salvare l'Italia, gli Italiani e gli immigrati". Una proposta volutamente provocatoria, ma argomentata, non scherzano proprio

    Ovviamente uno si dice: tutti tutti? Proprio tutti? Tutti quanti? 10 - 20 - 30 milioni? Forse sono cose che la "cupola europea o mondiale" ha già deciso, senza però comunicarlo ai poveri scemi che s'illudono ancora di vivere in stati indipendenti e sovrani.
    Eppure si spendono ancora così tanti soldi per gli armamenti. È vero però che gli eserciti ormai non servono più per difendere i confini e l'integrità territoriale, ma per le "missioni di pace" (a suon di bombe). Questo nella costituzione però non c'è (ancora).

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  2. << I confini non debbono esistere più, siamo tutti fratelli come dice il papa e dobbiamo aprire i cuori - e spalancare le porte ? .>>

    No, direi proprio di no. Mi sta benissimo abolire la guerra come metodo di conquista (e ci mancherebbe), ma la difesa dei propri confini no, quella deve rimanere.
    E d'altra parte se l'ha detto il Papa, come potrebbe essere giusto ?

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    1. Ma per difendere i confini devi avere anche i mezzi di difesa (e ovviamente la volontà di difendere i confini - volontà che mi sembra si stia volatilizzando per un fatalistico "non si può fare più niente", verranno comunque: forse è la prima volta nella storia che dei popoli e stati decidono di lasciarsi invadere senza colpo ferire). Un po' è forse la nostra cattiva coscienza (l'Europa ha dominato e sfruttato il mondo intero per secoli) e quella che arriva è povera gente in cerca di una vita migliore. Il fatto è che in Italia già ci sono - dice la Caritas - dieci milioni di poveri o a rischio di povertà, dunque tantissimi che stanno maluccio e non in grado di offrire qualcosa agli altri poveri. Difficile credere che "grazie" ai giovani africani l'Italia raddrizzerà la barca. È un coro generale: "grazie" agli immigrati la popolazione cresce (sentivamo proprio la mancanza di una crescita demografica: razza di deficienti e di venduti questi giornalisti, ma non solo loro: il grazie viene dall'alto, molto dall'alto - e non devo far nomi, li sanno tutti (adesso la polizia postale verrà a cercarmi?).

      "Tutte le strade portano a Roma", ma se vanno tutti a Roma, Roma sarà distrutta, non potrà reggere l'assalto (anche troppi turisti fanno disastri, vedi Venezia). Il troppo stroppia. Est modus in rebus, dicevano i latini.

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  3. Caro Sergio innanzi tutto ti rassicuro: sono assolutamente contrario alle migrazioni, alle porte aperte, e -come pensavo fosse chiaro dal tono del post- alla natalità eccessiva nelle zone di emigrazione. Tutto il post vuole essere un atto di accusa a chi specula e a chi favorisce per via diretta o indiretta questi fenomeni immigratori che stanno ponendo a rischio il senso stesso di patria, per rendere tutti i suoli del pianeta uno spazio libero, interscambiabile, aperto a migrazioni ma soprattutto a consumatori e consumi.La cultura stessa e' divenuta un optional: per i terzomondisti tutte le culture sono uguali e interscambiabili. Come in una equazione lo scambio tra i due termini di una moltiplicazione non altera il prodotto finale: i diritti assoluti dell'uomo che può fare ciò che vuole del pianeta, ridotto a magazzino dei suoi bisogni. La mia affermazione sull'aumento del fenomeno immigratorio nei prossimi anni non e'affatto un auspicio, ma una terribile constatazione che ci chiama ad un impegno, noi che crediamo alla possibilità, ancora, di poter fare qualcosa per salvare il pianeta dalla esplosione demografica di Homo e dalla devastazione ambientale. Hai sentito cosa ha detto il Papa oggi? Non sorprende che i tipi come Manconi propendano per un nichilismo assoluto: distruggere tutto di fronte al dio Antropos, al Totem totalitario dei diritti di Homo. Non e' lo stesso che fino a ieri propendeva per i gulag di Stalin?

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    1. Meno male, questa tua risposta mi tranquillizza (be', un tantinello). Temo però che non si possa fare più niente, o non molto. Perché i paesi da cui scappa tutta questa povera gente non hanno interesse a scoraggiarli, anzi hanno un doppio interesse come spieghi nel lungo articolo: si sbarazzano del surplus demografico ingestibile e possono contare sulle rimesse degli espatriati. Non si può affatto escludere che questa gente venga addirittura incoraggiata a emigrare (ma lo sono stati anche tanti Italiani nel dopoguerra: De Gasperi - che riteneva l'Italia sovrappopolata! - prese accordi con paesi esteri perché accogliessero i lavoratori italiani: che però non invadevano altri paesi, non pretendevano diritti, ma andavano all'estero per lavorare e in tempi di crisi - per es. quella del petrolio nel 1973 - erano "costretti" a rientrare in Italia: non veniva loro rinnovato il permesso di soggiorno se non avevano un lavoro e gli Italiani brava gente tornavano a casa senza tante storie).

      Dici: "… noi che crediamo alla possibilità, ancora, di poter fare qualcosa per salvare il pianeta dall'esplosione demografica e dalla devastazione ambientale." Il fatto che parliamo di queste cose, ne scriviamo, ce la prendiamo, è un segno che malgrado tutto speriamo ancora. Ma temo che il tempo sia largamente scaduto. L'ultima carta per raddrizzare un po' le cose, sarebbe il "metodo Francesco" che lui ha illustrato nel blog di Lumen ma che - hélas! - è poco democratico. Per cui moriremo se non democristiani almeno democratici: è sempre qualcosa, una piccola soddisfazione colare a picco ma tenendo alti il principio democratico e i diritti umani (ovviamente inalienabili e non negoziabili).

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  4. ....Io non sono così convinto che l'immigrazione aumenterà indefinitamente...Basta reimpatriarli dopo qualche giorno di assistenza alimentare sulla prima spiaggia africana con mezzi militari per scoraggiare gli altri ad intraprendere un viaggio inutile....Questo accadrà quando i poveri in Italia saranno passati da 10 a 20 milioni, cioè questione di un lustro....Più che altro la vera questione è la deforestazione nei paesi alle basse latitudini, in buona parte causata questa sì dalla spinta demografica...Ma ognuno credo sia libero di usare i fucili in casa propria come gli pare..Qui li facciamo usare quasi gratuitamente per sparare agli uccelli, caccia che secondo me andrebbe vietata mentre quella al cinghiale ed alle nutrie (importate sciaguratamente dal su america) sta diventando emergenza ambientale..Gli eventi accellerano..Avete notato come gli eventi atmosferici causino sempre più danni in Europa ?

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  5. << Questo accadrà quando i poveri in Italia saranno passati da 10 a 20 milioni, cioè questione di un lustro >>

    Caro Francesco, condivido, a grandi linee, la tua previsione.
    Però non sarebbe meglio pensarci prima, evitando di arrivare a certi estremi ?
    Ad intervenire DOPO che le emergenze si sono verificate sono buoni tutti (ed infatti è quello che in genere succede per le catastrofi ambientali).
    La vera intelligenza sarebbe intervenire prima.
    Ma anche qui siamo sempre i soliti 4 gatti a dire certe cose.

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  6. Il problema senza soluzione.
    L'elefante nella stanza.
    Seduti su un fascio di candelotti di tritolo.
    ...

    Questa pagina esamina con precisone i molteplici nefasti aspetti del tumore demografico e di una delle sue manifestazioni violente, le migrazioni di massa.

    Se il passo n° 1 è prendere atto del problema, il passo n° 0 è quello di osservare il feticcio della crescita (quella demografica è uba delle crescite) alla quale le masse sono prostrate.

    Non solo c'è un infernale imprinting biologico ma una cultura del tumore crescita.
    Poiché non c'è presa di coscienza del problema inutile pensare che si possa stendere una terapia articolata che cerchi di realizzare una guarigione.
    Siamo culturalmente del tutto impreparati e, peggio, interessi cospicui non vogliono altro che il tumore aumenti di crescita e malignità.
    Club di Roma e scienziati sono 41 anni che gridano inascoltati. Malthus qualcuno di più...
    La torre di Babele della demografia.
    Non finì bene.

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  7. quote "Il problema senza soluzione.
    L'elefante nella stanza."
    appunto

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