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venerdì 8 giugno 2012

FUSIONE FREDDA: LA RIVOLUZIONE GIAPPONESE




Subito dopo l’annuncio di Fleishman e Pons, in Giappone la Mitsubishi cominciò gli esperimenti per riprodurre la fusione fredda a scopo industriale. Gli esperimenti non diedero risultati affidabili, soprattutto in fatto di riproducibilità, fino al 2002, quando il Professor Arata – un noto fisico dell’Università di Osaka- scoprì l’importanza dell’uso dei nano-materiali. Un altro problema delle celle a “fusione fredda”  era  che una notevole quantità di energia elettrica utilizzata per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di semplice riscaldamento. Per questo motivo Arata sviluppò un nuovo tipo di reattore che utilizzava il gas di deuterio ad alta pressione e una particolare cella senza elettrolita e senza alimentazione elettrica, la quale permetteva di superare la dispersione termica e raggiungere un maggior grado di efficienza. Il nuovo   protocollo  si avvaleva di  un originale sistema composto da particolari nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di zirconio (2008). La Mitsubishi insieme alla Toyota hanno ripreso con notevole interesse le sperimentazioni sulle celle a fusione fredda negli ultimi anni, portando ad un nuovo metodo realizzato  con la  collaborazione di ricercatori delle Università di Osaka e Iwate, tra cui il Professor Y. Iwamura. Il sistema, molto innovativo, prevede l’utilizzo di gas di D2 ad alta pressione che viene fatto passare attraverso nano strutture di Pd in strati alternati a quelli di Ossido di Calcio. L’interfaccia tra gas di Deuterio e nanostrutture di Palladio viene caricata con Cs (Cesio, peso atomico 133, num. Atom. 55), il quale viene trasmutato durante la reazione in Pr (Praseodimio peso atom. 141, num. Atom. 59). I ricercatori della Mitsubishi-Toyota, grazie alle scoperte di Arata, hanno abbandonato l’elettrolisi e invece forzano gas di deuterio a permeare un sottile strato di Cesio (o Stronzio) depositato su pellicole di Ossido di Calcio e Palladio, mentre vengono periodicamente analizzati la natura delle reazioni dell’interfaccia attraverso uno spettroscopio a raggi X.  L'efficienza energetica della cella è molto alta, sembra superiore a tutte le altre in sperimentazione nel mondo. Dopo un periodo di 1 settimana circa,  il Cesio appare essere trasmutato progressivamente in Praseodimio e lo Stronzio in Molibdeno, con anomalie di composizione isotopiche rappresentate da una addizione di 4 nuclei di deuterio al nuclide originale. Se il deuterio viene sostituito con l’Idrogeno non vengono osservate trasmutazioni. Il Professor Iwamura e collaboratori escludono che i prodotti osservati siano dei contaminanti originariamente presenti nei materiali utilizzati. Un grafico che spiega il metodo è riportato qui.    L’aspetto rivoluzionario del metodo non riguarda solo la produzione di energia, ma anche le trasmutazioni accertate e potenziali, che permettono la produzione di  materiali rari di cui la tecnologia ha sempre più bisogno. Un altro campo di applicazione è l’utilizzo del metodo per la trasmutazione degli scarti radioattivi delle centrali nucleari in materiali con minore radioattività e di minor durata, facilitando lo smaltimento. Il metodo è utile anche nella produzione di Uranio a partire dal Radio, trasmutazione potenzialmente utile  per assicurare  la fornitura del combustibile per le centrali di quei paesi che hanno pochi giacimenti di Uranio.
La conferma dell’esistenza delle LENR e l’efficienza del metodo hanno indotto il governo Giapponese a finanziare e accelerare  la ricerca sulla Fusione Fredda. Una bella differenza con le politiche energetiche del governo italiano. Anche se, come riporta il sito americano “The Mastrrrr Company”: “As of July 2005, the governments of Italy and Japan are discussing funding a 25 Million Euro research and development project to determine if Mitsubishi's cold fusion research efforts can be expanded to remediate hazardous nuclear waste, by turning radioactive elements into non-radioactive elemento”.


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