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domenica 24 ottobre 2010
Un mondo di megalopoli
Nel 2010, per la prima volta dalle origini della civiltà umana, gli abitanti delle zone urbane hanno superato quelli delle zone rurali.I vincoli energetici, l'alto costo dei trasporti, i fenomeni immigratori, l'alto tasso di nascite nel terzo mondo, ma anche fenomeni come l'attrazione dei giovani per i consumi culturali hanno incrementato l'esodo dalle campagne verso le metropoli in tutto il mondo. Presto New York raggiungerà i 20 milioni di abitanti, Tokio i 36 milioni. Londra e Parigi supereranno i 10 milioni. In Cina e in India il binomio sviluppo-urbanizzazione produrrà enormi megalopoli nel giro di pochi decenni. A Mumbai sono previsti 26 milioni di cittadini, Dehli 23 milioni, Calcutta 20 e Madras oltre i 10. Già oggi Pechino sfiora i 20 milioni con sei anelli di raccordo anulare. Chongquing sul fiume Yangzè è già oggi la mega-metropoli numero uno mondiale con 30 milioni. In Africa Kinshasa, Lagos e il Cairo sono tutte ai vertici mondiali, in America Latina San Paolo e Città del Messico sono proiettate oltre la soglia dei 20 milioni.Nel 2050 è previsto che dei 10 miliardi di umani, ben 6,4 miliardi vivranno nelle città. Il balzo più prodigioso lo farà proprio l'Africa con 1,2 miliardi di residenti nelle sue metropoli. Il continente nero concentrerà quasi un quinto di tutta la popolazione urbana del pianeta. Dal punto di vista delle generazioni assisteremo ad un invecchiamento rapido: nei prossimi 40 anni l'età media in Messico e in Iran aumenterà di 15 anni, in India di 14, in Cina di 10 anni. Il Canada avrà una crescita della popolazione sei volte più veloce della Cina a causa della immigrazione, e così anche gli Usa. Nelle società avanzate le mega-metropoli sono la soluzione di gran lunga più efficiente per un uso razionale delle risorse (il consumo pro capite di energia ed acqua è inferiore al modello dei sobborghi rurali). "The World in 2050" invita a non farsi illusioni: "Le fonti rinnovabili come l'energia eolica e solare non basteranno a soddisfare quei bisogni energetici". I poli demografici ed economici delle mega-metropoli saranno i nuovi protagonisti nella competizione mondiale per l'approvigionamento di petrolio, gas, acqua potabile. Un interrogativo politico: " Un mondo dove la popolazione sarà concentrata nelle mega-metropoli vedrà prevalere il modello di Singapore o il modello di Lagos?". Ovvero: simili concentrazioni di abitanti potranno essere governate socialmente solo da sistemi paternalistico-autoritari? O invece prevarrà uno sviluppo caotico, gravido di instabilità politica, come in molte nazioni africane? In un mondo avviato verso quel tipo di migrazioni di massa dalle campagne verso le città, il modello autoritario cinese eserciterà il suo fascino anche su altri continenti. ( Gran parte di quanto riportato fin qui è tratto da un articolo del Corriere della Sera del 25 ottobre 2010).Del resto la concentrazione delle attività produttive, la mancanza di una rete funzionale di trasporti, la marginalizzazione economica delle periferie, lo scoppio dei consumi usa e getta, l'enorme spaventosa crescita dei rifiuti da smaltire, rendono le condizioni di vita degli abitanti sia delle città che delle campagne limitrofe infernali con condizioni ambientali insostenibili. La necessità di assicurare prodotti agricoli alle mega-metropoli porta a coltivazioni intensive con uso di enormi quantità di fertilizzanti chimici, diserbanti e antiparassitari. Veleni che poi diffondono ovunque inquinando terreni, falde acquifere, corsi d'acqua, fiumi e mari. L'uso di materiali tossici e il loro ricircolo una volta in disuso altera profondamente l'ambiente con inquinanti quali polveri d'asbesto, amianto, micropolveri e cancerogeni prodotti dalle combustioni per la produzione di calore ed energia e dagli scappamenti delle auto, scarti di materiali tossici da fabbriche di prodotti chimici, metallici, residui di lavorazioni e di materiali da costruzione, cementi, ecc. Per non parlare dei fumi industriali, gas di scarico, sversamenti in terreni e in corsi d'acqua, smaltimento di rifiuti ospedalieri con farmaci, materiali radioattivi, chemioterapici ormai prodotti e smaltiti in migliaia di tonnellate ogni anno. Di fronte alle nuove realtà sovrappopolate delle mega-metropoli il mondo perde il significato di natura, di ambiente originario e puro, di equilibrio e armonia tra uomo e biosfera, per assumerne uno nuovo in cui l'artificialità, lo stravolgimento del senso stesso della vita raggiunge il suo culmine. E' ancora vita umana storicamente intesa quella delle mega-metropoli? Non è solo un problema di tossicità dell'ambiente. E' il senso stesso delle cose che cambia inesorabilmente. Penso con malinconia al senso della parola "cittadino" durante la Rivoluzione Francese. Un'epoca di grandi speranze, di rinnovamento, di nuova visione dei diritti verso una vita che tutti si aspettavano migliore e felice. Può ancora essere valido un simile significato nel concetto di "cittadino" che riguarda l'abitante delle mega-metropoli odierne e del prossimo futuro?
domenica 10 ottobre 2010
La violenza dell'uomo sulla Terra
Una inesauribile violenza dell'uomo sul suo pianeta e oltre, lo porta ad essere una creatura efferata e terrigna, ctonia nel senso più proprio. In questo incessante tentativo di appropriazione e svuotamento l'uomo diviene un essere sotterraneo e scava gallerie, tunnel, condotti, metropolitane, fognature, depositi, cunicoli per fughe e scoli, rifugi. Svuota e trafora montagne, drena laghi, succhia oceani sotterranei di petrolio, aspira vapori, buca, trivella, estrae materiali, marmi, zolfo, minerali, metalli. Scava enormi depositi per veleni e caustici, stiva auto e macchine nel sottosuolo, estrae uranio e sotterra scorie, inscatola terra, smuove terreni, interra rifiuti, scarica liquami. Gli dei ctoni, se sono mai esistiti, hanno prima urlato la propria angoscia al mostro umano, poi hanno abbandonato gli inferi per luoghi meno insicuri. La Terra stessa ferita, si ribella. Comincia a vomitare percolati, sbuffa gas e miasmi, trema, erutta, si smuove, sprofonda o si eleva in cerca di una impossibile requie.Il grido della Terra è sempre più forte, sempre più acuto. Sempre meno uomini sono sordi. Ascoltiamo la Terra ferita che parla.
sabato 2 ottobre 2010
L'Agro Romano distrutto nell'ultimo secolo
Negli ultimi cento anni o poco più si è consumato un disastro ambientale e culturale che ha pochi precedenti nella storia. Uno dei patrimoni ambientali più belli del pianeta, l' agro romano, è stato devastato da una cementificazione a tappeto -peraltro condotta al di fuori delle leggi e dei regolamenti- che ha cancellato un ambiente, un ecosistema, un patrimonio storico unici al mondo. E' così che è sparita una dolce campagna con le sue basse colline, con gli alberi solitari che si stagliano in un cielo unico, con le rovine di acquedotti antichi e di torri medioevali, con le chiesette sperse in contrade agresti, con le strade romane ancora lastricate di blocchi di peperino, con i ruscelli e i fiumicelli che arricchivano di acque verde smeraldo e di una ricca vegetazione un paesaggio sospeso tra la storia e la natura. Al posto di tutto questo nell'ultimo secolo, ma soprattutto nel secondo dopoguerra, sono sorti orrendi caseggiati costruiti in completo abusivismo, senza strade adeguate, senza programmazione, in un caotico sovvertimento di tutte le regole, anche di quelle stesse del caos. Il risultato è un miserabile degrado ambientale e morale in cui gli abitanti sono ridotti a zombie, spaesati e disperati, con anziani soli e giovani tossici o per scelta o per veleni del suolo, dell'acqua, dell'aria. Tutto è stato sacrificato ad un concetto di falsa socialità pervertita in cui hanno giocato un ruolo la mancanza di cultura, di capacità, di governo, di umanità, insieme alla sempre presente corruzione diffusa di politici, costruttori,imprenditori, finanzieri, amministratori, cittadini. Un processo di inurbamento non contrastato, non regolato, non gestito anzi sfruttato ai fini dell'arricchimento personale e in nome di un egoismo illimitato fino a divenire mostruoso, con pochi esempi simili al mondo. L'incommensurabile bellezza dell'Agro Romano -irrimediabilmente perduta- non meritava tutto questo.
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