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sabato 29 maggio 2010

Cambiare il pensiero per cambiare il pianeta -1° parte

Chi ritiene che la sovrappopolazione sia dannosa soltanto perché genera inquinamento, per l'esaurimento della terra e dell'acqua, per gli effetti dell'anidride carbonica, non ha ancora capito l'essenza del problema "sovrappopolazione". L'essenza del problema non sta negli effetti della sovrappopolazione, essa è invece qualcosa di più profondo e radicale: essa è un sintomo di un agire sbagliato dell'uomo. La sovrappopolazione esprime una perdita di senso. Il mondo, la vita, la realtà sono stravolte nella loro essenza da un agire e da un pensare dell'uomo che ha perso ogni senso. Alla base della perdita di senso del mondo per l'uomo c'è il pensiero scientifico, la tecnica moderna. Per il pensiero che è alla base della scienza il mondo è un oggetto, un insieme di oggetti. Il modo di agire del pensiero tecnico-scientifico è quello di appropriarsi degli oggetti, misurarli, pesarli, dividerli nei costituenti, modificarli, trasmutarli. stravolgerli. Utilizzarli ed infine gettarli come rifiuti. Questa è l'essenza del metodo scientifico. Il mondo si trasforma così in enorme pattumiera e lo spazio residuo in un contenitore di prodotti da consumo. Gli uomini non sono più uomini ma "consumatori". Ma in questo loro essere consumatori, essi divengono anche prodotti, il Minotauro della tecnica si appropria anche di loro.Il pensiero oggettivante della scienza, oggettivizza anche l'uomo stesso. Come tutti gli altri prodotti tecnologici anche le persone divengono, nella loro essenza, veri e propri "prodotti umani". La loro vita diviene perfettamente riproducibile come quella di qualsiasi altro prodotto. Vivono stipati nei pressi dei luoghi di consumo, incapsulati in caseggiati e casermoni per assicurare in maniera funzionale la fruizione dei prodotti da consumare. I "diritti del consumatore" sono la nuova bibbia laica e la base di ogni diritto della società tecnologica. Ogni ente esistente è trasformato in prodotto tecnologico, subisce cioè una trasformazione tecnica atta a renderlo idoneo alla fruizione consumistica.I bambini e i ragazzi non hanno più contatti con piante e animali (se non quelli da compagnia trattati anch'essi come prodotti da consuno). Le piante commestibili, gli animali da cortile, ma perfino le acque stesse -una volta vissute nella meraviglia e nella magia di acque sgorganti dalle sorgenti in mezzo alle piante- ci appaiono oggi impacchettate nella plastica sui banchi dei supermercati. I rapporti tra umani e animali sono esemplificati dalla cultura del "safari": una cultura museale in cui l'animale è virtuale nel senso che la sua esistenza viene percepita e vissuta come in un film. La natura ha, in questo scenario, una funzione residuale: i ruscelli e le pozze delle campagne sono fogne marroni, prive di vita, con la poca acqua maleodorante e coperta di schiuma. Le spiagge non sono più l'orizzonte azzurro cristallino luogo di estatico smarrimento, ma opaco schiumeggiare di detersivi e galleggiare di plastiche. Le campagne sono campi aperti a pesticidi e fertilizzanti chimici o ridotti a discariche. Quei pochi luoghi naturali non devastati dal cemento, dalle industrie o dall'agricoltura industrializzata, servono ad attrarre un turismo di massa sciocco e innaturale.Ricordano i parchi giochi o gli sfondi paesaggistici elaborati al computer per i telefilm. Tutto il resto della campagna che ancora sopravvive è ridotta a periferia: luogo sospeso in attesa di una prossima immanente cementificazione. L'asfalto è pronto, ammassato nei bidoni ai margini delle città con il suo odore vagamente afrodisiaco, ad essere riversato per spianare ancora ettari ed ettari di campagna. Quei pochi luoghi che mantengono ancora una vegetazione e una fauna che vagamente ricorda quella originaria sono ormai talmente rari che vengono etichettati "patrimoni dell'umanità" o "parchi naturalistici" come se fossero pezzi da museo o riserve indiane. Tutto ciò non è il frutto del capitalismo o di un certo sistema economico. Anche i paesi che hanno tentato le strade del socialismo reale sono stati devastati, spesso in misura superiore a quelli di libero mercato. Il capitalismo e il socialismo sono anch'essi la conseguenza di un agire e non la causa. Questo agire è il portato di un modo di pensare dell'uomo moderno, di quel pensiero oggettivante che trova le sue origini nella metafisica come si è andata sviluppando in europa e poi nel mondo occidentale.La ragione illuministica è l'ultimo sviluppo di questa metafisica e all'origine dell'attuale dominio illimitato della tecnica. Una metafisica che ha eliminato la natura dalla realtà per lasciarci solo l'uomo con le sue esigenze. L'uomo concepito al centro dell'Universo, in parte "divino"nella sua essenza e "calato" nel mondo imperfetto della natura. Un mondo imperfetto da perfezionare con l'attività e l'intelletto umano, al fine di renderlo adatto a soddisfare tutti i bisogni (denominati diritti) egoistici e senza freni dell'uomo. La metafisica come antropizzazione del mondo, la tecnica come esecutore materiale di questa antropizzazione. La sovrappopolazione non è che il prodotto di questo modo di pensare ed è parte essenziale della tecnica.La sovrappopolazione è l'essenza del pensiero tecnico, suo prodotto come fine, ma anche suo presupposto. V'è una co-appartenenza tra tecnica e sovrappopolazione in quanto l'una è fine e allo stesso tempo origine della potenza dell'altra. Fa parte della essenza della tecnica pensare il mondo come contenitore per l'uomo da utilizzare e sfruttare. Ma è anche essenza della sovrappopolazione pensare il mondo come sfondo della tecnica e della sua potenza. Un mondo sovrappopolato è in maniera assoluta un mondo tecnico (antropizzato).Per un mondo diverso è necessario un pensiero diverso, un pensiero che per prima cosa deve tornare a pensare il mondo, ri-pensare il mondo. Per questo pensare che ritrovi se stesso è necessario un nuovo linguaggio e un nuovo metodo. Il linguaggio che ha prodotto la metafisica occidentale non è adeguato al nuovo pensare. Il pensiero tecnico scientifico ha portato ad un mondo che è vicino alla sua distruzione. Se oggi incombe su di noi l'annichilimento atomico, la gasificazione dell'atmosfera, l'alienazione delle megalopoli che genera una vana ricerca di valori naturali in una campagna anch'essa stravolta, la perdita di senso di masse sterminate di uomini che hanno perso ogni stupore di fronte al mistero del mondo per divenire produttori e consumatori senza scopo, dobbiamo tornare a porci domande fondamentali ed originarie. Domande che abbiamo dimenticato. E' necessario un nuovo interrogare, che torni a chiedere l'essenza delle cose, e smettere la violenza del pensiero oggettivante e tecnologico.Vi sono segni evidenti di una natura ostile a questo nostro agire. La sofferenza della natura intorno a noi, e il sentimento di una alienazione dentro di noi, ci chiamano ad una responsabilità. Il mistero dell'essere ci interpella. C'è bisogno di fermarci, di tornare a pensare, di fare un passo indietro, di abbandonare un agire che non porta a niente, anzi porta al Nulla (segue nella 2° parte)

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