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lunedì 21 gennaio 2013

EUROPA: STOP AL CONSUMO DI SUOLO ENTRO IL 2050


Con il documento “Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo” la Commissione Europea ha di recente posto l’attenzione all’eccessivo consumo di suolo nel Vecchio Continente.
La sfida – peraltro ambiziosa come ammette lo stesso Janez Potočnik commissario europeo per l’ambiente – è quella per cui ogni Stato membro dovrà tener conto delle conseguenze derivanti dall’uso dei terreni entro il 2020, con il traguardo di un incremento dell’occupazione di terreno pari a zero da raggiungere entro il 2050.
“La posa di superfici impermeabili nel contesto dell’urbanizzazione e del cambiamento d’uso del terreno, con conseguente perdita di risorse del suolo, rappresenta una delle grandi sfide ambientali per l’Europa d’oggi” scrive nella prefazione al documento Potočnik.
Prima di addentrarsi a spiegare quali possono essere gli approcci tesi a limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo, la Commissione Europea indica un elemento di base necessario per raggiungere l’obiettivo “consumo di suolo = zero”: la piena collaborazione tra tutte le autorità pubbliche competenti, non solo dei dipartimenti preposti alla pianificazione e alle questioni ambientali ma anche, e in particolare, quegli enti governativi (Comuni, Province e Regioni) che gestiscono un territorio. È quindi ora che il consumo di suolo diventi un’aspirazione condivisa.

Dalla metà degli anni ’50 la superficie totale delle aree urbane nell’UE è aumentato del 78% mentre la crescita demografica è stata di appena il 33%.

Questo significa che in tutta Europa la tendenza a “prevedere” piani di espansione urbanistica senza un’equilibrata correlazione con le effettive esigenze demografiche è prassi comune.
Attualmente, le zone periurbane presentano la stessa estensione di superficie edificata delle aree urbane, tuttavia solo la metà di esse registrano la stessa densità di popolazione.

Lo sprawl è un fenomeno pericoloso: la diffusione di nuclei caratterizzati da bassa densità demografica costituiscono una grande minaccia per uno sviluppo urbano sostenibile.

Inoltre l’espansione della città eleva i prezzi dei suoli liberi entro i confini urbani incoraggiando così il consumo verso l’esterno, consumo che a sua volta genera nuove domande di infrastrutture di trasporto e pendolari che si spostano per raggiungere il proprio posto di lavoro. (Dal sito web di "Salviamo il paesaggio").
L'articolo prosegue spiegando in cosa consiste il process di impermeabilizzazione dei suoli generato dalla cementificazione edilizia e dall'asfaltatura delle strade. L'impermeabilizzazione porta danni al bilancio energetico, alle risorse idriche, all'inquinamento da polveri sottili, alle piante e agli animali. 
Unica nota da fare all'estensore dell'articolo riguarda quell' "appena" 33% di crescita demografica. Quel 33 % in cinquant'anni, al netto dell'immigrazione clandestina, è stata all'origine del disastro ambientale europeo e causa di fondo della cementificazione massiccia e del consumo dei suoli. Una popolazione stazionaria o in "rientro dolce"  non avrebbe mai generato quella pressione antropica  e di espansione infrastrutturale che ha portato al collasso le aree verdi del continente. Italia compresa, visto che per consumo di suolo siamo ai primi posti.

mercoledì 16 gennaio 2013

FUSIONE CALDA: AL VIA LA COSTRUZIONE DEL REATTORE ITER




Riporto un articolo apparso sulla rivista “Ingenia” di Chris Warrick collaboratore del CCFE. Traduzione personale.
La Fusione si avvia alla fase di realizzazione 
La fusione nucleare è stata fino ad ora una grande speranza, con la sua possibilità di energia illimitata, sicura, libera da emissioni di carbonio, senza scorie radioattive se non prodotti transitori in minima quantità e di breve durata. La ricerca per un uso civile, iniziata nel 1950, sta facendo attualmente significativi progressi. Il processo di fusione è oggi maggiormente compreso dai fisici, e finalmente si sta arrivando alla ingegnerizzazione definitiva degli impianti fino ad oggi sperimentali. E’ venuto il tempo per le aziende interessate di attivarsi e di cogliere le opportunità per partecipare allo sviluppo definitivo e alla realizzazione materiale dei vari componenti dei reattori.
Nel 1920 il fisico inglese Sir Arthur Eddington avanzò per primo l’ipotesi che l’enorme energia derivante dalla fusione di nuclei di elementi leggeri come l’idrogeno avrebbe potuto essere alla base dell’energia prodotta dal sole e dalle stelle.  Infatti si ipotizzava che nel centro del sole alla temperatura di 15 milioni di gradi Celsius e alla pressione di miliardi di atmosfere, circa 600 miliardi di chili di nuclei di idrogeno venissero compressi ogni secondo fino a fondersi e formare nuclei di elio, rilasciando al contempo enormi quantità di energia. Nel 1950 si iniziò a studiare come riprodurre sulla Terra il processo di fusione in maniera controllata per produrre elettricità. I problemi teorici e le sfide ingegneristiche erano giganteschi ed infatti ci sono voluti ben 60 anni per arrivare vicini alla soluzione. Oggi stiamo lavorando alla fusione utilizzando gli isotopi dell’idrogeno Deuterio e Trizio, che nella reazione di fusione producono per metro cubo più energia di quanta ne viene prodotta dal sole, rilasciando elio e neutroni. Per avvenire la fusione richiede il confinamento di un plasma mantenuto ad altissime temperature  in cui i nuclei positivi siano separati dagli elettroni negativi. La temperatura del plasma deve raggiungere i 100-200 milioni di gradi Celsius per vincere la repulsione coulombiana dei nuclei. Questa è la condizione per estrarre l’energia dai nuclei. Fino ad oggi il mondo ha utilizzato (con l’eccezione della fissione nucleare) l’energia “periferica” degli atomi, quella legata alle interazioni degli elettroni (energia chimica), come ad esempio quella che si utilizza nella combustione degli idrocarburi. Questi non sono altro che il deposito formato dalla materia vivente mediante la fotosintesi dell’energia provenuta dal sole in milioni di anni. Purtroppo questo tipo di energia, oltre alla bassa efficienza e alla dipendenza dalla disponibilità dei depositi di idrocarburi, ha lo svantaggio di liberare carbonio nella biosfera e di essere altamente inquinante. Il carbonio è il principale responsabile dell’effetto serra e del global warming. Il particolato prodotto dalle combustioni è fortemente dannoso alla salute.  L’energia nucleare da fusione è invece potenzialmente illimitata, molto efficiente, completamente priva di emissioni di carbonio, priva di particolati. Rispetto alla fissione nucleare, non produce scorie radioattive. Tornando ai progetti sulla fusione, la sfida degli scienziati è stata di costruire un impianto che mantenesse il plasma caldissimo e instabile lontano dal contatto con le pareti del reattore, per consentire ai processi di fusione di avvenire e mantenersi nel tempo. Per confinare il plasma si sono utilizzati forti campi magnetici prodotti da spire di superconduttori che avvolgono una camera di reazione. Il primo tokamak fu sviluppato i Russia nel 1960: esso confina il plasma in una camera ad anello sottoposta a vuoto, e circondata da spire di superconduttori (rame raffreddato) che creano i campi magnetici necessari al confinamento del plasma. Le condizioni idonee alla fusione sono state raggiunte per la prima volta  nel progetto denominato “ Joint European Torus” ( JET ) situato presso il Culham Centre for Fusion Energy ( CCFE ) nei pressi di Oxford. I problemi ingegneristici si sono concentrati nella creazione di fortissimi campi magnetici richiesti dal confinamento e nei materiali necessari a contenere il plasma e il processo di fusione. Gli studi necessari, in particolare quelli per i superconduttori, sono stati molto utili e hanno avuto ricadute importanti su altri progetti, come quello per la realizzazione del “Large Hadron Collider” al CERN. Dopo molti studi teorici e tentativi sperimentali, è stato finalmente possibile costruire un tokamak in grado di resistere agli enormi stress meccanici indotti dalle correnti di plasma attivo e dai campi magnetici.
Il JET è, fino ad oggi, il più grande tokamak mai costruito al mondo. Il CCFE gestisce l’impianto per conto dell’Europa, fornendo i circa 400 ingegneri che mantengono e migliorano la macchina. L’European Fusion Developmente Agreement fornisce ulteriori competenze al JET quando è necessario. Il successo nella comprensione del comportamento del plasma ha fatto sì che le questioni chiave di ingegneria del progetto sono state definitivamente chiarite, come ad esempio  la scelta dei materiali che si interfacciano con il plasma, come la rimozione dell’elio prodotto dalle reazioni, come il riscaldamento del plasma utilizzando le radiofrequenze e fasci di particelle accelerate. Il programma JET è stato molto utile per la risoluzione di questi problemi, ed anche la questione della radioattività dei prodotti di reazione, di breve durata e in quantità limitata, si è dimostrata risolvibile:  essa può essere controllata e confinata nel reattore senza problemi e senza alcun pericolo. La tecnologia che permette la gestione e la manipolazione a distanza dei processi all’interno del reattore è stata un elemento chiave del successo del programma JET. Lo strato interno (interfaccia) della camera contenente il plasma è stato cambiato e migliorato più volte, utilizzando piastrelle di carbonio e poi, recentemente, di berillio e tungsteno. Il progetto JET ha ottenuto dal suo reattore 16 megawatts di potenza da reazioni nucleari di fusione ed ha dimostrato in via definitiva la fattibilità tecnica della fusione calda usando Deuterio e Trizio.  Le tecnologie sviluppate al JET hanno già portato benefici alle aziende inglesi partecipanti al progetto. Per esempio la Oxford Technologies Ltd, una azienda privata indipendente, ha collaborato con gli ingegneri del CCFE a sviluppare il sistema di gestione e manipolazione remota  dell’impianto e ha recentemente vinto un contratto da 3,5 milioni di sterline per progettare la gestione del successore del JET, il reattore internazionale ITER. Ormai il progetto sta avanzando rapidamente dagli studi di fisica alla fase ingegneristica  di costruzione del reattore funzionante. Il problema delle piastrelle di rivestimento della camera toroidale di confinamento del plasma è stato risolutivo: esse debbono consentire ai neutroni accelerati il passaggio attraverso la parete, senza danneggiarsi troppo. Allo stesso tempo le piastrelle debbono resistere alla ritenzione indesiderata dei combustibili come il trizio, il che porterebbe rapidamente ad una minore efficienza. La sostituzione delle piastrelle avviene grazie a manipolatori a controllo remoto robotizzati. Nel 2015 il JET dovrebbe concludere il ciclo di esperimenti previsti e nel frattempo è iniziata la costruzione di ITER a Cadarache (nel sud della Francia) con la partecipazione di Europa, Giappone, USA, Russia, India, Cina e Sud Corea. Il primo plasma attivo di ITER dovrebbe essere prodotto nel 2020.  ITER avrà una camera toroidale di volume otto volte superiore a quella del reattore di JET, in maniera da ottimizzare la resa energetica del plasma e il mantenimento delle condizioni per una attività del plasma molto più lunga nel tempo. L’output di ITER sarà molto più alto del precedente reattore (dai 500 ai 700 MW). Il sistema di superconduttori di ITER utilizzerà spire di niobio al posto del rame del JET; il niobio non richiede un raffreddamento spinto e necessita di meno energia immessa per funzionare. Inoltre ha una resistenza alla corrente  di elettroni molto minore. Una vota che i neutroni prodotti dal plasma hanno passato il primo strato, ITER presenta un secondo strato composto da una copertura di litio intorno alla camera del plasma, con il compito di assorbire l’energia cinetica dei neutroni e convertirla in calore. Il calore produce vapore che attiva le turbine. La reazione tra neutroni e litio, inoltre,  produce trizio che viene utilizzato per ricostituire il combustibile del plasma. Il tema dei materiali sta emergendo: necessitano berillio, tungsteno (strato interno), litio per il secondo rivestimento, niobio per il magnete. Un altro problema è quello degli acciai che vanno a costituire il supporto esterno, che può essre danneggiato dai neutroni e reso radioattivo (anche se per breve tempo). Una migliore scelta dei materiali può minimizzare il problema. Il programma “International Fusion Materials Irradiation Facility” (IFMIF) è stato studiato per generare neutroni con energie equivalenti a quelle del reattore, per testare i materiali candidati ad essere impiegati nel progetto ITER.
Quanto tempo ancora è richiesto ffinché la fusione divenga una realtà energetica? I ricercatori parlano del 2020 come una data plausibile per avere un prototipo di reattore funzionante. Nel 2030 si ritiene che possa concludersi la fase sperimentale. Nell’arco di tempo che va dal 2030 al 2050 saranno disponibili secondo le previsioni i primi reattori commerciali. Ci sono stati tangibili benefici dal lungo supporto alla ricerca sulla Fusione nucleare.  Per mezzo secolo, la ricerca svolta a Culham e presso altri impianti hanno migliorato i circuiti ad alto voltaggio, i campi magnetici, i superconduttori. Le ricadute sono state importanti in vari campi, come ad esempio nel campo della risonanza magnetica per quanto riguarda la diagnostica. I circuiti elettrici sono stati migliorati e adattati strutturalmente agli alti voltaggi.  Nel 1990 Ansaldo Ricerche e Fiat Ivco hanno utilizzato nella produzione di Bus ibridi (Altrobus ibrido) gli invertitori di potenza e i caricatori di batterie che erano basati, nella progettazione,  su impianti sviluppati per i circuiti del JET. Un centinaio di bus ibridi sono stati utilizzati dal 1999 a Genova. Più recentemente un’azienda britannica, NNC, con la collaborazione e l’assistenza di ingegneri del CCFE, ha sviluppato una nuova tecnologia per  l’ incollaggio a pressione isostatica, utilizzata nella produzione di piastrelle di isolamento  e altri materiali per ITER.  Un’altra azienda a beneficare della ricerca sulla fusione è stata la Reaction Engines che, utilizzando studi condotti con i ricercatori di  CCFE, ha prodotto sistemi di propulsione aerea per navette spaziali riutilizzabili (Skylon). La collaborazione con CCFE ha dato l’opportunità ad aziende inglesi di usufruire di contratti per 180 milioni di sterline. Di contratti milionari hanno usufruito anche aziende francesi ( come Altran) e spagnole (Idom). Nel prossimo decennio ITER utilizzerà finanziamenti per 5 miliardi di euro per lo sviluppo e la costruzione di componenti e sistemi per la messa a punto del reattore. Ma oltre al beneficio economico è forse di maggiore importanza l’accrescimento delle conoscenze e delle esperienze che accompagnano la realizzazione commerciale dei futuri reattori a fusione.
(Chris Warrick, c/o Culham Centre for Fusion Energy.  “Ingenia” settembre 2012. ).
Per un breve commento all’articolo posso solo aggiungere che il nostro disgraziato paese ha poco beneficiato delle ricerche sulla Fusione nucleare, per i soliti motivi. Da noi l’argomento è tabù per l’ottusità e la rigidità ideologica che sono alla base della situazione attuale del paese, in pieno declino e quasi senza speranza. Una classe politica corrotta e inetta, e una intellighentia ancora dedita all’ortodossia neo-illuminista (per non dire neo-giacobina) e neo-positivista d’accatto, in realtà arretrata culturalmente e senza una visione se non quella volta alle ideologie tramontate da decenni, ci condannano a una posizione di retroguardia. Rari e poco finanziati sono i ricercatori che in Italia portano avanti la ricerca sul campo delle energie del futuro. Quelle vere, non quelle che per stare in piedi  hanno bisogno del 55 % dei finanziamenti a carico del popolo italiano.

lunedì 14 gennaio 2013

TERRA ANNO ZERO



Le notizie ormai sono giornaliere. Giorno dopo giorno c'è una ennesima pessima notizia per il pianeta. Qualche giorno fa nuovi dati sul riscaldamento globale, che sta accelerando. La devastazione delle foreste avanza implacabile: in tutto il mondo  spariscono ogni anno milioni di ettari di foreste e -secondo dati Fao-   l 'Africa ha cancellato nel solo 2012  3,4 milioni di ettari di foreste, e  il Brasile  ha perduto in media 2,6 milioni di ettari di foresta l'annoOgni giorno migliaia di specie viventi scompaiono distrutte dagli effetti diretti o indiretti della presenza umana. Il  livello di smog delle megalopoli è al punto che la salute è ormai direttamente minacciata. Ieri la notizia che a Pechino la gente deve uscire, in certi giorni, con le maschere anti smog, qualcuno indossa la maschera antigas. Alcune foto della città apparse sui giornali mostrano immagini surreali che si potevano credere fantascienza fino a pochi anni fa.  I livelli di tumori ai polmoni, le malattie bronchiali e polmonari,  e le malattie cardiovascolari sono in aumento nelle città di tutto il mondo  per i livelli di inquinamento. I grandi fiumi e i laghi europei hanno livelli di inquinamento chimico tali da essere pericolosi per la salute anche solo per la balneazione. Schiuma gialla da inquinanti industriali è ormai la norma sulla superficie di tutti i fiumi. I mari sono esposti a ogni inquinante. E' di un paio di anni fa uno dei più gravi ecodisastri della storia: milioni di tonnellate di petrolio sono fuoriuscite da un pozzo sottomarino nel golfo del Messico. Le struggenti immagini di carcasse di animali impregnate di catrame sono state un terribile monito rimasto purtroppo inascoltato: le trivellazioni continuano ovunque sui fondali marini e si parla di future trivellazioni anche di fronte alle coste italiane.  I mari nelle vicinanze delle coste in ogni parte del mondo contengono solventi e detersivi che riempiono di schiuma spiagge e coste rocciose. Il mercurio inquina i mari, e il pesce è tutto contaminato. Si è giunti, da parte dell'OMS, a sconsigliarne il consumo oltre le due volte la settimana. Diserbanti e antiparassitari organofosforici bruciano le piante e si diffondono ovunque sui terreni, sui cibi, nella frutta, nell'acqua. Il colore giallo-arancione dei diserbanti è visibile nelle strade di campagna, sui canali di scolo dei terreni bruciati dalla chimica. Le falde acquifere sono ormai tutte inquinate, e soltanto in alta montagna e lontano dalle città restano fonti utilizzabili (subito recintate e usate dalle industrie per l'imbottigliamento). In Italia i livelli di arsenico nelle acque potabili hanno raggiunto in alcune zone del paese livelli intollerabili: alcuni comuni del centro Italia hanno vietato il consumo potabile dell'acqua domestica. La diossina è l'inquinante onnipresente nei terreni che circondano le megalopoli e   anche le campagne circostanti. E' un indicatore della presenza umana, collegata ai processi industriali di combustione, altamente tossico e cancerogeno per gli organi, tra cui fegato, sistema nervoso e cute.  Solo nei terreni gestiti come discarica illegalmente dalla camorra in Campania si sono calcolati per l'anno scorso lo sversamento di 350.000 tonnellate di diossina. Su quei terreni si fanno pascolare animali da allevamento e si coltiva frutta e verdura che va a riempire le frutterie di tutto il paese. La carne e i latticini provenienti dalle terre coinvolte sono tutti inquinati. Acque putride da percolati di discariche illegali sono diffuse ovunque nella ex "campania felix". Non c'è solo l'Ilva di Taranto, l'Italia è piena di disastri ambientali industriali. E' di oggi la notizia (Repubblica) che  la Ferriera di Trieste ha prodotto un tasso di tumori superiore al 50 % della media  per gli operai e per gli abitanti dei paraggi, tra cui linfomi e tumori polmonari, oltre alle malattie respiratorie. Si parla di una discarica abusiva di 360 mila tonnellate di rifiuti speciali tossici, di fumi di particolati che diffondono per una vasta area intorno, di sversamenti di metalli tossici nel mare. Nella zona sono presenti cementifici con alti tassi di inquinanti chimici, ed è anche previsto un rigassificatore. La stessa situazione nella vicina Marghera, sulla costa toscana (Livorno, Grosseto) , in Campania, in Calabria, e in  tante altre zone in Italia e nel mondo. L'amianto è un inquinante universale di gran parte delle grandi e piccole città. Nel mondo è famoso l'esempio di Mosca dove interi quartieri hanno edifici foderati letteralmente di amianto. India e Cina hanno moltissimi edifici con tettoie e tubature in amianto.   In Italia strutture di amianto sono  inglobate nei muri degli edifici, messe a isolamento di impianti, usate come cassoni per l'acqua o come tettoie. Polvere di amianto, frammenti di eternit si trovano ovunque, all'aria aperta, sulle strade, nei terreni di campagna, nelle discariche (vedi la foto in basso di una tettoia di eternit nella campagna toscana, con bella vista di Montalcino). 


Per duemila anni l'uomo ha immaginato l'Apocalisse come un castigo ineluttabile che ci pioveva dal cielo, ma ora le carte in tavola cambiano. L'Apocalisse è già tra noi e non è venuta dal cielo, ma ce la siamo creata noi con le nostre azioni e con il nostro sconsiderato antropocentrismo. Il mondo è soffocato dagli inquinanti per l'enorme pressione antropica che sottopone a sfruttamento massimo i terreni agricoli, la produzione industriale, le strutture edilizie, l'uso delle acque, l'estrazione e la combustione degli idrocarburi. Non si tratta di sola organizzazione industriale e produttiva. Non è un discorso politico. Si tratta della pressione antropica che nasce dalla necessità di provvedere ai bisogni di sette miliardi di persone. Una pressione su risorse naturali di suolo, di foreste, di aria, di acqua,di piante e  di animali sempre più limitate. Al contrario la grande massa umana è in continua crescita (sette miliardi oggi, dieci miliardi nel 2050)  e richiede sempre più risorse, sempre più chimica, sempre più produzione di inquinanti e sfruttamento  della povera natura rimasta.  La Terra è al collasso. L'Apocalisse è vicina.  Eppure la coscienza di tante persone ancora rifiuta il problema, lo nega. Addirittura afferma che no, è il contrario, le nascite sono poche, ci vogliono altri  miliardi di persone. Come nel film Bladerunner si va verso un uomo che perde la propria umanità,  che significa rapporto con la natura, sintonia con la madre Terra. Si diviene replicanti. Non si sa più cosa  si stia a fare su questo mondo. Tutto il senso dell'esistenza si racchiude nella necessità di replicarsi replicarsi fino a far scoppiare noi stessi e il pianeta.

giovedì 10 gennaio 2013

LA FUSIONE FREDDA FA LITIGARE I DIRIGENTI DI “RIENTRODOLCE”




LA FUSIONE FREDDA FA LITIGARE I DIRIGENTI DI “RIENTRODOLCE”
Al VI Congresso  dell’Associazione Rientrodolce, una delle organizzazioni che in Italia si battono contro la sovrappopolazione, tenutosi a Bologna lo scorso 17 novembre,  è stata accettata la seguente  raccomandazione che riguarda la Fusione Fredda:

VI CONGRESSO DI RIENTRODOLCE: INTERVENTI SCRITTI
1) Fusione fredda e reazioni piezonucleari
Considerate le nuove scoperte e l'esigenza di finanziare nuovi possibili orizzonti della Scienza, raccomandiamo che gli organi dirigenti dell'associazione si tengano aggiornati e che trasmettano alla dirigenza del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito informazioni sulle nuove pubblicazioni e sui progressi della fusione fredda per la produzione di energia di fonte non inquinante e a basso costo e delle reazioni piezo-nucleari per la previsione dei terremoti, al fine di promuovere finanziamenti pubblici e privati.
Laura Vantini,Giuliano Guidi
La cosa ha scatenato le ire di coloro che, richiamandosi alle posizioni della scienza ufficiale, negano anche solo l’opportunità di discutere sull’argomento.  A rappresentare tale posizione  è intervenuto sul sito di Facebook dell’associazione il presidente Luca Pardi:


 Luca Pardi:
“Imbarazzante.
Se questi vanno avanti su argomenti tecnici di cui sono totalmente
all'oscuro senza chiederci nulla: quale è la nostra funzione? Applaudire D'Elia quando
fa dei bei discorsi sull'impossibilità della crescita?
La Farina- Coscioni che va dietro le boiate piezonucleari testimonia il
o livello bassino di cultura fisico- chimica presente nella ALC, che si conferma
associazione di promozione del settore biotech e biomedico, oppure, e preferirei questa seconda ipotesi, il fatto che si firmano i documenti fidandosi di chi li ha scritti.
Stefano fai qualcosa.
Purtroppo scopro con raccapriccio che imbarazzanti non sono solo i nostri (ex) deputati con le loro mozioni in extremis di legislatura (già cazziati), ma anche la MIA cara associazione.
Questa della raccomandazione NON ME LA DOVEVATE PROPRIO FARE. E' una delusione e .... non so nemmeno come dire, una caduta intollerabile. Non se ne capisce la ragione, se qualcuno premeva doveva essere respinto. Il fatto che io non ci fossi è una spiegazione, ma non una giustificazione.”

Stefano Bilotti “Vedo che hai seguito bene via skype ... tu c'eri via skype ed eri collegato. E forse, visto che non è tuo ruolo nè di nessuno fare il cazziatore dovevi sentirmi prima di partire con certe mail e in generale non usare toni e modi sbagliati.  Luca chiedere scusa è segno di maturità non di debolezza. Una raccomandanzione dove uno dice che promuove un dibatttito quale mai grave episodio sarà, non abbiamo sposato alcuna posizione, se qualche colelga del cnr ti sfotte digli dei suo amici di sinistra cosa fanno basoslino e chicco testa ..”

Luca Pardi:
“Senti vai a fare lezioncine ad altri che ne hanno bisogno. Se c'è uno che sa tornare indietro, chiedere scusa e ammettere di aver sbagliato quello sono sempre stato io. In questo caso avete sbagliato voi congressisti e te e Ferretti in primis obbligandomi a prendere una posizione chiara e netta. Non ho insultato nessuno. Ho solo detto quello che penso. La tua è retorica vuota e con quel sii più uomo anche un po' paternalista (fuori luogo) e pure machista.”

Luca Pardi: Senti via skype ho parlato, ho seguito alcuni interventi via liberi.it e sinceramente se avessi pottuto seguire tutto sarei venuto a BO e impedito questa marronata, purtroppo mi sono fidato di voi avendo per tempo manifestato la mia totale contrarietà ad appoggiare in qualsiasi modo una campagna demente oltre che di dubbia origine.


Interviene Francesco De Ninno: Mi piacerebbe avere le idee più chiare sulla posizione ufficiale di RD rispetto al problema energetico, penso che sia una questione fondamentale per tutti gli iscritti.
Innanzitutto non discuto la correttezza formale dell'accoglimento della raccomandazione, ma trovo singolare che in una piccola associazione tematica come RD si assuma una decisione del genere senza ascoltare il parere di chi ha competenza scientifica sull'argomento oltre ad essere un dirigente storico dell'associazione.

Nel merito della raccomandazione non voglio essere offensivo, ma ho ascoltato diversi interventi di Laura Vantini su RR e francamente considero i suoi monotematici interventi sulla fusione fredda di dubbia affidabilità scientifica, di scarso interesse per non dire del tutto fuori luogo ai fini del dibattito interno di RD.
Con tutto il rispetto non ho avuto l'impressione che abbia competenze scientifiche e una visione d'insieme delle tematiche di RD tali da dare forza e fiducia alle sue proposte.
Va bene che in casa radicale chi si iscrive a tutti i diritti ecc. ecc., ma non mi sembra proprio il caso di dar retta a tutte le stronzate che vengono dette!
Personalmente sono in totale disaccordo con il merito della raccomandazione, visto che considero la fusione fredda una cazzata pazzesca.
Non fosse altro perchè, posto che ancora non c'è un modello, una teoria fisica riconosciuta dalla comunità scientifica che descrive e spiega la fusione fredda, parlare adesso di una sua applicazione industriale è a dir poco avventato.
Dovrebbero bastarci i miliardi di euro e dollari spesi per il miraggio della “fusione calda” (e in questo caso il modello teorico della fisica delle alte energie e della fisica nucleare è più che solido e universalmente accettato, insomma funziona), un progetto che è in ballo da 60 anni, che impegna ingenti risorse economiche e umane e non ha portato ancora a nulla di concreto e gli stessi progettisti parlano di avere i primi risultati sperimentali – non industriali – tra minimo 10 anni (il delirio di onnipotenza dell'Uomo è disarmante, pretendiamo di costruire un piccolo sole sulla terra e riuscire a gestirlo, confinarlo, e sfruttarlo senza danni collaterali!)

Luca Pardi: “Penso che RD abbia il dovere di dire con forza che, considerato il livello di superamento dell'impronta ecologica dell'uomo, se vogliamo rientrare entro livelli di sostenibilità del sistema senza eventi altamente traumatici non possiamo permetterci di sprecare tempo, risorse umane e quel piccolo serbatoio di energia facile che ci rimane in costosi quanto inutili progetti che promettono energia infinita, pulita e a basso costo alimentando l'illusione di una soluzione facile ai nostri problemi energetici.
Internet è piena di siti, blog, video che spacciano miracolosi aggeggi tipo motore ad acqua che producono energia gratis grazie a principi fisici rivoluzionari che ovviamente sono boicottati dall'industria del petrolio ecc... vogliamo promuovere anche questi progetti?
Forse ci sono strade più sicure e affidabili da percorrere che già oggi, purchè si intraprenda subito un percorso di riduzione drastica di consumo di energia (risparmio ed efficienza energetica) e si affronti seriamente il problema demografico, ci assicurano un futuro energetico libero dalle energie fossili e nucleari di qualsiasi genere.
Abbiamo già una fonte di energia gratuita e illimitata, ed è il sole che io non definirei energia rinnovabile ma inesauribile, visto che il sole, prima di “esplodere” distruggendo la Terra, continuerà a produrre energia per altri 3-4 miliardi di anni, un orizzonte temporale che su scala umana si può considerare infinito.
Quindi penso sia assurdo continuare a rincorrere progetti strampalati come quello della fusione fredda quando abbiamo già la conoscenza scientifica e la tecnologia necessaria per sfruttare l'energia solare nelle sue diverse forme: solare termico, fotovoltaico, eolico, moto ondoso, ecc.
Piuttosto cerchiamo di concentrare le nostre energie su progetti seri come l'eolico di alta quota, oltre che su di un diverso modello di sviluppo di eolico e micro eolico tradizionale, solare termico, fotovoltaico e smart grid, alternativo al sistema di incentivazione a pioggia che porta solo a speculazioni e storture del mercato senza disincentivare realmente le energie fossili.”

La discussione è andata avanti con l’intervento di altri interlocutori.

Esprimo la mia opinione:  NON VEDO NULLA DI MALE a che una raccomandazione in sede congressuale esprima un endorsement sugli studi riguardanti la Fusione Fredda LENR. Non capisco perché su un argomento che è oggetto di indagine anche al MIT di Boston, alla Università di California e in altre università americane e del mondo (tra cui quella di Osaka in Giappone), non sia possibile qui in Italia neanche aprire una discussione. Non mi sembra che ciò, anche alla luce dei criteri di scientificità (vedi il post su Popper e Lakatos in questo blog), sia un atteggiamento corretto da parte di ricercatori e scienziati. Nessuno dice di condividere le affermazioni di Fleishman, Hagelstein, Arata, Rossi e tanti altri, ma solo di lasciar fare ricerca senza veti preconcetti. Se le ricerche dimostreranno l’inconsistenza del fenomeno denominato Lenr ne prenderemo atto. Ma negare anche la ricerca o la discussione libera sul fenomeno può voler dire che si è ideologicamente contrari ad un intero filone di ricerca, quello sulle energie che riguardano l’atomo, anche quelle che teoricamente sono prive di rischi riguardanti le scorie e la radioattività. Anche, per esempio, sulla fusione calda che ha il beneplacito della scienza ufficiale. Forse perché quel tipo di energia non rientra in un modello di società che si vuole affermare. Più che scienza, saremmo nel campo della politica.




sabato 5 gennaio 2013

LA PAROLA DEI NEGAZIONISTI






Ringrazio Laura Bernardi che nel suo blog “Al di là del dire” segnala l’articolo seguente che esprime posizioni pro-nataliste e negazioniste rispetto al problema della sovrappopolazione. L’articolo è di estremo interesse per vari motivi. Prima di tutto si tratta delle idee attualmente dominanti, secondo le quali se c’è qualche problema del pianeta, esso deriva esclusivamente da una diseguaglianza nella distribuzione delle risorse. 
In secondo luogo l'articolo nega che 7 miliardi di umani siano troppi: "La scarsità di risorse che porta a molti dei nostri principali problemi, è il risultato delle azioni che gli esseri umani stanno intraprendendo, mentre su questa Terra - se le persone si rispettassero a vicenda e rispettassero il loro ambiente allora potremmo facilmente sostenere altri 7 miliardi di persone".
Addirittura tra le situazioni di sofferenza dei popoli viene citata "la mancanza di infrastrutture". Infine si nega che ci siano problemi di fame nel mondo: il cibo prodotto sarebbe sufficiente "ma purtroppo alcune persone non possono procurarsi quel cibo ed altri vivono in zone dove non ci sono neanche strutture adeguate per il trasporto". 
Molto interessante è poi il tentativo di far passare il sospetto che coloro che parlano di sovrappopolazione siano artefici di un disegno nascosto per distruggere tutta o una parte dell'umanità e si afferma che: se la tendenza alla diminuzione delle nascite prosegue, " inizierà un declino misterioso e pericoloso  della popolazione mondiale". Per fortuna che esiste l'immigrazione, dice l'autore dell'articolo, che ripopola le zone in cui le nascite sono in calo. L'idea stessa di sovrappopolazione, si afferma,  è stata introdotta da un aristocratico, tale Thomas Malthus, che architettava l'uccisione di bambini poveri. 
La demonizzazione di coloro che parlano di sovrappopolazione è poi ben evidenziata dalla introduzione all'articolo, in cui costoro vengono descritti come "diaboliche persone" appartenenti alla elite finanziaria che architettano con "mezzi crudeli" l'eliminazione delle persone povere per avere più ricchezza e potere.
Unico commento, doloroso, che posso fare è che queste posizioni sono sovrapponibili a quelle di molti ambientalisti e ricalcano -parola per parola- quanto affermano molti appartenenti ai movimenti dei verdi.


 MARTEDÌ 8 NOVEMBRE 2011

Quando la parola "Popolazione" diventa una parolaccia, la parola "Umanità" scompare

La verità è che Malthus era una persona orrenda, così come sono orrende le diaboliche persone che appartengono all'elite corporativo-finanziaria che persegue e finanzia politiche di spopolamento, assottigliamento della popolazione, con mezzi crudeli. 

Mentre le persone povere del mondo continuano ad essere sterilizzate, perseguitate, uccise, loro guadagnano sempre più ricchezza e potere. La verità è che le politiche di spopolamento si possono definire con una sola parola: "eugenetica". 

Nessuno di quelli che sostengono, direttamente o indirettamente, tali politiche, devono sentirsi assolti. Non esistono persone caritatevoli che vogliono migliorare la nostra vita; non esistono e non sono mai esistiti metodi intelligenti o pietosi per controllare la popolazione; si tratta e si è trattato sempre di vere e proprie uccisioni gratuite degli strati più deboli, da parte di persone orribili che vogliono solo trarre profitto, sulla pelle dei poveri e dei deboli. 
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Sono persone orribili, mentre gli altri, soprattutto i poveri, sono...stupende persone (Anna Moffa) 

7 miliardi di Belle Persone 
  
JG Vibes 
Activist Post
overpopulation
La scorsa settimana le Nazioni Unite hanno annunciato che il mondo è ora abitato da 7 miliardi di esseri umani. Questa notizia è stataaccompagnata da un violento attacco di propaganda mediatica relativa al cosiddetto problema della  "sovrappopolazione". Questo tipo di isteria non è una novità, la supposta crisi della sovrappopolazione è stata utilizzata dalle élite per oltre 200 anni per giustificare i loro maltrattamenti al pubblico.
Ogni volta che nel corso della storia la popolazione umana è aumentata notevolmente, alla gente comune è stato detto che alla crescita della loro comunità avrebbe fatto seguito il caos e la massiccia scarsità di risorse. Ovviamente, queste previsioni non si sono avverate, perché la popolazione umana della Terra in realtà ha molto poco a che fare con la scarsità che esiste su questo pianeta. La scarsità di risorse che porta a molti dei nostri principali problemi, è il risultato delle azioni che gli esseri umani stanno intraprendendo, mentre su questa Terra - se le persone si rispettassero a vicenda e rispettassero il loro ambiente allora potremmo facilmente sostenere altri 7 miliardi di persone. Per comprendere appieno la truffa della sovrappopolazione, diamo uno sguardo all'origine di  alcune di queste idee.
Un aristocratico di nome Thomas Malthus è stato uno dei primi ad esporre queste idee in un lavoro pubblico. In una pubblicazione del 1798 intitolata "Saggio sul principio della popolazione", Malthus suggeriva che la prevista scarsità di cibo avrebbe potuto essere utilizzata per diminuire la popolazione povera, per fame. Questa è stata la radice dell'idea di "controllo della popolazione", perché una popolazione di grandi dimensioni è molto difficile da gestire per l'elite, anche se continua a mantenere la sua ricchezza e il suo potere.
Malthus suggeriva che le strade fossero meno frequentate e che la maggior parte delle persone fosse  ammassata in quartieri, per favorire le condizioni che avrebbero riportato la peste. 

In questo stesso saggio affermava che i villaggi dovevano essere costruiti vicino alla pozze stagnanti dove i germi potevano imputridire  e tutti i rimedi e le cure dovevano essere a disposizione solo di chi poteva permetterselo. 

Secondo le sue stesse parole, "siamo tenuti per giustizia e onore a negare formalmente il diritto dei poveri al sostentamento. A tal fine, proporrei di fare un regolamento che dichiarasse che nessun neonato ha diritto all'assistenza parrocchiale. Questo bambino, relativamente parlando, è di poco valore per la società, poichè altri prenderanno immediatamente il suo posto ... Tutti i bambini al di sopra di quanto sarebbe necessario per mantenere la popolazione a questo livello, devono perire, a meno che non si creasse spazio per loro dalla morte di persone cresciute ». [1]
Quindi, quello che proponeva in sostanza era stabilire un limite nazionale sulle nascite dei bambini, e l'esecuzione di qualsiasi bambino nato, passato quel limite.

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La retorica sul controllo della popolazione implica che la classe operaia è povera non a causa di ineguaglianza e di corruzione, ma perché è troppo numerosa e non ci sono abbastanza risorse  per tutti. Questa bugia è incredibilmente offensiva quando si dà un'occhiata alla vasta disparità che esiste nel mondo, dove c'è letteralmente una classe dominante e una classe serva, quasi ovunque si guardi.
Oggi le cause principali della fame e della povertà sono la guerra, lo sfollamento, la mancanza di infrastrutture e l'eccessivo sfruttamento delle risorse (in genere da parte di governi e grandi imprese multinazionali), ma da nessuna parte sul pianeta viene ufficialmente riconosciuto che la sovrappopolazione ha una parte nella fame nel mondo. In effetti, viene prodotto cibo più che sufficiente nell'industria agricola di oggi per alimentare il mondo intero e anche di più, ma purtroppo alcune persone non possono procurarsi quel cibo ed altri vivono in zone dove non ci sono neanche strutture adeguate per il trasporto. La riduzione della popolazione mondiale non aiuterebbe la popolazione rimanente a procurarsi il cibo, quindi, non avrebbe alcun effetto sulla fame nel mondo o sulla povertà.

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In molte società oppressive, nel corso della storia, la classe dirigente ha cercato di controllare ogni aspetto della vita del cittadino - anche la riproduzione. Questo è stato suggerito da Platone ne La Repubblica, la riproduzione selettiva e il controllo della crescita della popolazione del sottoproletariato è stata un'ossessione dell'élite, anche fin dai tempi dell'antica Grecia. 




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Secondo il professor Steven W. Mosher  dell'international Population Research Institute, le popolazioni in Europa e Nord America, sarebbero in realtà in declino, se non fosse per le persone che emigrano verso quei paesi. [2]
Il numero delle nascite in tutto il mondo è stato in netto calo negli ultimi 20 anni. Se questa tendenza continua allora la popolazione mondiale raggiungerà presto un picco e poi inizierà un declino misterioso e pericoloso. Inoltre, a suggerire che la riduzione della popolazione mondiale possa effettivamente migliorare la qualità della vita per le persone che rimangono, poggia sul malinteso che la fame è il risultato della sovrappopolazione.

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Per migliorare la vita delle persone sulla Terra, abbiamo bisogno di trovare il modo di far capire alla gente di cosa ha bisogno, e ridurre la quantità di persone non aiuterà quelli ai quali viene concesso di ottenere ciò di cui hanno bisogno.
La stragrande maggioranza della ricchezza del mondo, delle risorse e dell'ingegno umano viene sprecata in guerra e dominio, controllata da pochi eletti cattivi amministratori con una distorta visione del mondo. Non ci dovrebbe essere alcun dubbio sul perché non ce n'è abbastanza per tutti.

giovedì 3 gennaio 2013

MENO NATALITA’ PER SALVARE LA TERRA



A  firma di Sandro Modeo è apparso su “La Lettura”, inserto letterario del Corriere della Sera, un articolo che –in controcorrente rispetto a tanti articoli del Corrierone nazionale- indica nella eccessiva natalità della specie Homo il principale problema del pianeta, da cui derivano tutti gli altri come l’inquinamento, l’effetto serra, la devastazione del paesaggio e della natura, le megalopoli e la vita stressante dell’uomo contemporaneo.
Modeo ricorda il famoso rapporto del Mit sui «limiti dello sviluppo», uscito nel 1972 e commissionato dal Club di Roma di Aurelio Peccei, manager di Fiat e Olivetti, come uno dei primi documenti che riportano ad una nuova sensibilità verso la salvezza del pianeta minacciato dalla sovrappopolazione umana.
“Una sensibilità assente, al contrario, in tanti «analisti» carismatici come Serge Latouche, che nel suo ultimo libro sulla spremitura del pianeta (Limite, Bollati Boringhieri, pp. 113, € 9) riesce a eludere totalmente — pur citando il rapporto del Mit — la «questione demografica». Con poche eccezioni — come i refrain di Giovanni Sartori —, nessuno allarga il campo visivo dalle «crisi» attuali, economiche, sociali e ambientali, all’impatto della popolazione mondiale: allargamento che invece aiuterebbe a decifrare le cause rimosse e profonde di tante emergenze, materiali e psicologiche."
 L’articolo prosegue riportando i dati e le riflessioni dell’ormai classica “Storia minima della popolazione mondiale” di Massimo Livi Bacci (Il Mulino) –vedi post sul libro in questione in questo blog- che denuncia la spaventosa esplosione demografica in atto sulla Terra nell’ultimo secolo, paragonandola alla lenta crescita nei secoli passati. Decisiva per questa aberrazione è stata la risposta scientifico-tecnologia e bio-medica che ha influenzato  la dialettica tra biologia e ambiente, fuori dagli schemi classici della natura. Già nel neolitico, quando i cacciatori-raccoglitori inventarono l’agricoltura e l’allevamento si ebbe l’ampliamento artificiale del ventaglio alimentare, premessa a ciò che sarebbe accaduto dopo in termini demografici.

Ma lo vediamo bene anche oggi, in una fase che forse non è il semplice prolungamento della transizione industriale, ma un’ulteriore transizione in sé. Da un lato, è evidente come proprio la tecnoscienza e la medicina possano rispondere a crisi di produzione agro-alimentare (con gli Ogm), al bisogno di nuove soluzioni energetiche in rapporto al riscaldamento globale, (con tecnologie sempre più sofisticate) o alle nuove emergenze epidemiologiche (antibiotici di nuova generazione contro batteri più plastici e aggressivi). Dall’altro, i dati impressionanti non solo sulla crescita demografica, ma soprattutto sulla concentrazione urbana (arrivata nel 2010 al 50,5%, il famoso «sorpasso» sulle campagne), spiegano tante accelerazioni-metamorfosi come l’«informatizzazione» postindustriale. Per inciso, la densità urbana — insieme al mismatch, cioè alla «dissonanza» che si crea tra comportamenti adattativi acquisiti al tempo della caccia/raccolta e i contesti attuali — spiega problemi e patologie in modo più profondo, svelandone la genesi remota. Come un’alimentazione ipercalorica (necessaria in un contesto di fuga e predazione) diventa, in una società sazia e sedentaria, fonte potenziale di diabete/infarto, così un cervello «tarato» per interagire in comunità di 100-150 individui, gerarchiche ma molto solidali, ha difficoltà in folte comunità claustrofobiche e alienanti, all’origine sia di disagi lievi come l’impossibilità di gestire troppe amicizie su Facebook, sia di varie psicopatologie ansioso-depressive.”
L’Autore riconosce la necessità assoluta di includere nella pianificazione del futuro la “questione demografica”. Per far questo sono necessarie a volte strategie controintuitive. Il controllo volontario delle nascite (che resta il timone operativo, ma deve scontrarsi con attriti ideologico-religiosi trasversali) può essere infatti perseguito, specie nei paesi in via di sviluppo, soprattutto diminuendo la mortalità infantile, cioè spingendo a una riproduzione “di economia” anziché “di dispendio” (a non fare tanti figli per aumentare la possibilità di sopravvivenza). Un altro pilastro di una strategia denatalista è la diffusione di istruzione e consapevolezza, più importante della ricchezza nell’esercizio del contenimento demografico civilizzato (non più legato a pratiche come l’aborto selettivo sulle femmine). Conclude Modeo che la partita è aperta perché la spinta primordiale a figliare è provvista di una forza di inerzia difficile da combattere. Ma non affrontare subito il problema  ci porterà a scenari che già si prefigurano concretamente nel mondo contemporaneo, scenari sempre più simili a quelli previsti nel rapporto del Mit del 1972.
L’articolo mi sembra interessante perché esprime una presa di coscienza importante anche da parte del Corriere, che finora –con l’eccezione degli articoli di Sartori- ha dato troppo spazio alle posizioni della Chiesa e a quelle iper-nataliste della politica italiana (compresa l’ultima veramente deprimente del premier uscente Monti). La consapevolezza lentamente si fa strada, nonostante le afasie di Latouche e di tanti ambientalisti.