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domenica 23 dicembre 2012

ANCHE MONTI CADE NELLA BANALITA' DEL "FARE PIU' FIGLI"



Nel suo discorso alla conferenza stampa di fine anno, il premier Monti - sulle cui affermazioni politiche non esprimo commenti, non essendo questo un blog politico- ha dichiarato di essere preoccupato per la scarsa natalità delle donne italiane e per i risvolti demografici della scarsa natalità. Purtroppo ciò dimostra che anche ai massimi livelli del potere,  la cultura   ambientalista e di salvaguardia del pianeta fatica a farsi strada, rimanendo la visione politica nel campo del pensiero antropocentrico pro-natalista. Sembrava di sentir parlare Casini o gli altri leader natalisti (tutti, compreso Vendola, Bersani e Berlusconi). Compresi anche i verdi purtroppo, i quali però si vergognano a dirsi apertamente natalisti -c'è ancora un poco di pudore?- e preferiscono tacere e nascondere la testa sotto la sabbia. Eppure l'Italia è un paese che, per molti versi, costituisce un "modello" di come la sovrappopolazione abbia procurato danni ambientali ed ecologici irreparabili. La cementificazione delle campagne, delle coste, delle rive di fiumi e laghi italiani ha pochi esempi al mondo. Basta vedere come è stata ridotta la verde (una volta)  campagna lombarda, le campagne venete intorno a Venezia, oppure la campagna romana. Per non parlare del Sud del paese, dove le ecomafie la fanno da padrone.  La trasformazione della Campania, una delle più belle campagne d'Europa ancora ai primi del novecento, in una discarica immonda e deposito di materiali tossici, non ha altri esempi al mondo e in europa. Ma il catalogo sarebbero infinito. E non sono state solo la mancanza di regole e il non rispetto della legge a produrre tutto questo. Fondamentale è stata infatti la fortissima pressione antropica che ha visto crescere in 50 anni la popolazione italiana da trenta a sessanta milioni. E oggi Monti ci viene a piangere sulla poca natalità delle donne in Italia. Se si avvera quanto auspica Monti, in pochi anni l'Italia vedrà altre decine di milioni di abitanti aggiungersi alla attuale sovrappopolazione. Chissà se quando saremo 70 o 80 milioni  l'Italia sarà un paese più verde, con meno cemento e meno inquinato? La domanda è ovviamente retorica. L'unica speranza perché ciò che resta del paesaggio italiano si conservi ancora per qualche generazione in futuro, è proprio che i tassi di natalità delle italiane (e delle donne immigrate) si assesti a quello che è oggi: 1,43 figli per donna. Ma assai meglio sarebbe  1 figlio per donna. Per fare questo bisogna lottare per cambiare la mentalità natalista che, come dimostrano le parole di Monti, è ancora forte e maggioritaria nel paese. La natalità non solo non deve crescere, ma deve scendere. Siamo ancora pochi ad affermarlo, e in politica specialmente non c'è nessuno ad affermarlo. Sarà anche per questo che l'Italia è stata ridotta allo stato in cui si trova da questa classe politica. Una classe politica inqualificabile e senza cultura verso l'ambiente, il paesaggio, le altre specie viventi.

4 commenti:

  1. eheh post insidioso

    Monti è un neo-liberista e quindi misura il benessere con strumenti quali la crescita del pil,che a sua volta cresce anche con l'aumento della popolazione.

    Non mi sembra per nulla innovatore,segue quella che è la corrente predominante a livello politico,in occidente.


    Credo che quando sei cosi vicino alla fine di un ciclo,cosi come lo è quest'epoca del petrolcene,e quando hai cosi tanta concorrenza a livello planetario (i moderni stati nazione si contendono a suon di tasse più basse i capitali e a suon di sgravi fiscali le imprese),devi inventarti qualcos'altro,perchè è difficile immaginare un italia che possa competere con i paesi emergenti,in particolare quelli del sud-est asiatico.


    E' triste comunque constatare che ci dobbiamo sempre adattare a dottrine e scuole di pensiero inventate oltreoceano.
    2500 anni fà i nostri antenati facevano esattamente l'opposto.
    Non voglio pensare si sia trattato solo di un caso,ma dobbiamo escogitare qualcosa di diverso,un modello di sviluppo diverso da quelli attuali e che susciti attrazione negli altri popoli.

    Qualche concetto è presente nei vecchi post che hai fatto ...quelli su Gaia e il rapporto dell'uomo con essa.

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  2. "Monti è un neo-liberista e quindi misura il benessere con strumenti quali la crescita del pil,che a sua volta cresce anche con l'aumento della popolazione." Dici una cosa giusta. Il Pil cresce con la popolazione. Banche e grande finanza sono istituzioni pro-nataliste. Anche quando ci dovesse essere una ripresa economica in europa, sarà uno sviluppo lento, oggi diremmo "sostenibile", proprio grazie ai livelli demografici. Anche economisti importanti confermano questo dato come puoi leggere in questa intervista a Lucrezia Reichlin sulla Stampa di due giorrni fa:
    http://www.lastampa.it/2012/12/23/cultura/economista-e-professore-alla-london-business-school-aPAhSYy6mq4tMIsO9ItlxO/pagina.html
    Ci sarà quindi, dicono gli economisti, una decrescita reale con un minor impatto ambientale della specie homo proprio grazie alla decrescita demografica.
    Gli unici a non aver capito questo sono i decrescitari alla Latouche (gran parte dei verdi italiani). Per loro la decrescita non dovrebbe essere legata alla decrescita demografica, ma dovrebbe avvenire per una decrescita economica calata dall'alto. Da chi? Boh...forse dal vecchio partito del marxismo ottocentesco. Peccato che Stalin sia morto, se nò ci poteva pensare lui.
    Quanto al liberismo, ti ricordo che non è affatto una dottrina inventata oltreoceano. E' nata in Inghilterra con Adam Smith. Il teorico del liberismo contemporaneo è un austriaco della scuola di Vienna: Friedrich August von Hayek. Le critiche al liberismo sono legittime. Lo stesso picco del petrolio con la fine del "petrolcene" ce lo impongono. Ma non bisognerebbe ricadere nell'errore di credere che la politica sia in grado di creare una alternativa. Un diverso rapporto tra uomo e pianeta passa per qualcosa di più profondo che riguarda il pensiero dell'uomo. Dobbiamo fare un passo indietro dall'antropocentrismo, a partire dalla spaventosa crescita demografica degli ultimi decenni che ci sta portando alla distruzione.

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  3. Caro Agobit, vorrei essere ottimista, visto che oggi è Natale, ma non ci riesco.
    Tu dici che << un diverso rapporto tra uomo e pianeta passa per qualcosa di più profondo che riguarda il pensiero dell'uomo >>, ma il pensiero dell'uomo è questo, da millenni, e non credo che possa cambiare.
    La << spaventosa crescita demografica >> finirà sicuramente, ma solo per la pressione esterna degli eventi, non certo per una tardiva consapevolezza degli essere umani.
    Il gene replicatore che ci ha guidato ciecamente sino ad oggi, continuerà a farlo anche in futuro, sino a che i limiti della natura glielo consentiranno.

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  4. Caro Lumen, la critica alla uniformizzazione tecnica del mondo e al pensiero che la sostiene (la metafisica occidentale, in sintesi), è alla base di un vero pensiero ambientalista, e troverai in alcuni post di questo blog accenni a queste critiche. Per fare solo un nome per tutti ti cito Hans Jonas, ma anche lo stesso Lovelock. Anche la sovrappopolazione umana è frutto di quella metafisica, di cui la scienza -se accettata acriticamente in tutte le sue conseguenze- è un aspetto. Come un aspetto è la religione, come declinata dal cattolicesimo o dalle altre credenze che vedono nell'uomo-dio il padrone del "creato". L'uomo ha si il gene replicatore, ma ha anche la capacità di un pensiero che lo porti fuori dalle secche in cui l'antropocentrismo lo ha condotto.

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