La
situazione dell’ambientalismo nel mondo è alla frutta. Al summit dei governi
della conferenza di Rio ci sono pochi capi di Stato, tra cui il premier cinese,
Raul Castro e l’iraniano Armadinejad. Insomma quelli che, tra i primi inquinatori al mondo, hanno bisogno di mettersi un fiore all'occhiello. Non ci va Obama, non ci va la
Merkel, non ci va Cameron, non ci va Putin...e non ci va persino Monti. Della
conferenza di Rio 2012 sullo sviluppo sostenibile e l'economia verde non frega
niente a nessuno. Con ragione, infatti si tratta della solita zuppa. Gli
obiettivi su cui si sono registrati evidenti progressi nelle riunioni
preparatorie sono appena quattro su novanta. La pesca delle sardine,
qualche riserva da salvare, un po di rinnovanili..Il protocollo di Kyoto è
bello che fallito. Anzi del protocollo di Kyoto non ne parla più nessuno,
meglio tacere. Ovviamente Cina,
India, Stati Uniti e tutto il resto del mondo continuano a bruciare gas e
petrolio e carbone fottendosene beatamente di quello che pensano gli
ambientalisti, anzi aumentando le combustioni giorno per giorno, come indicano
le statistiche ufficiali dei vari paesi. Le associazioni degli ambientalisti,
riunite in parallelo alla conferenza dei governi, in una convention denominata
la Cupola dei popoli (sic!), non stanno conciate meglio. Le proposte che presentano
sono da flebo di Prozac: decrescita economica (non, per carità, demografica!) e
green economy che non si sa bene cosa significhi. In pratica si tratta di
curare la povertà con …ulteriore povertà. Distribuendo la povertà anche alle
aree attualmente più sviluppate, secondo le eminenze grigie ambientaliste, si
avrà un mondo migliore.
Un'altra preoccupazione degli ambientalisti è la progressiva urbanizzazione della popolazione mondiale:
nel 2010 la popolazione urbana mondiale ha superato quella delle
campagne. Le varie anime ambientaliste, tra cui Wwf e Greenpeace, sono
preoccupate dal fenomeno, perché la civiltà delle megalopoli sarà fortemente
inquinante e difficile da gestire, sia socialmente che economicamente. Il
modello cittadino delle megalopoli in effetti confligge con l’idea che loro hanno del futuro,
popolato di fattorie, massaie, mucche al pascolo, campi fioriti, pannelli solari e mulini a vento (si tratta in
effetti della generazione del “Mulino Bianco”). Inoltre la necessità di sfamare città di dieci-venti milioni
di abitanti richiede uno sfruttamento intensivo delle campagne rimaste, con
deforestazioni e uso massiccio di prodotti chimici. Ma il pensierino facile
facile che le megalopoli siano frutto dell’eccesso demografico pare non
sfiorare minimamente le eccelse menti ambientaliste. Anzi, con la decrescita economica proposta dai verdi, i poveri cittadini delle megalopoli
saranno condannati non solo a
vivere come polli in allevamento intensivo, ma pure con minori risorse di merci e benessere sociale.
Abbiamo imparato dal novecento che le ideologie possono creare l’inferno sulla
terra, promettendoci il paradiso. Nel ventunesimo secolo l’ideologia dei verdi
ha fatto un passo avanti: ci promette direttamente l’inferno.
Scusa, ma è il capitalismo che ci sta portando direttamente all'inferno. I verdi, casomai, si limitano a cercare di aggiungere fiorellini e mucche e bei pascoli in mezzo alle fiamme. Non è la stupidità dei verdi a fare disastri. Casomai la stupidità dei verdi impedisce di trovare soluzioni. Se anche i verdi cominciassero a gridare all'emergenza demografica, dubito che cambierebbe qualcosa.
RispondiEliminaCaro Massimo, il non riconoscimento dell'emergenza demografica è il problema di fondo che abbiamo di fronte. Ne va del futuro del pianeta e della sopravvivenza della nostra specie. Quando è nato mio nonno sulla terra c'erano un miliardo di abitanti, oggi ce ne sono sette miliardi. E non sto parlando di quando è nato Giulio Cesare ma MIO NONNO, O TUO NONNO. Alcuni decenni fa. Un nostro futuro eventuale nipote vivrà in un mondo di dieci miliardi di umani. Tra pochi anni. Questi dieci miliardi di umani vorranno vivere come noi, anzi, aggiungo io, MEGLIO DI NOI. Non è questione di capitalismo o socialismo, qui il problema va oltre. Nessun governo, nessun dittatore, nessuno Stalin o Hitler potrà costringere dieci miliardi di persone ad andare in bicicletta e a coltivarsi le patate. Questo i verdi se lo possono scordare. Presto tutti i cinesi e tutti gli indiani andranno in macchina e non ci sarà capitalismo o socialismo a cambiare questo dato di fatto. Il mondo andrà a catafascio, come sta già succedendo. Per salvare il pianeta il primo passo è riconoscere il problema. I passi successivi verranno dopo
RispondiEliminaMa sul fatto di riconoscere qual è il problema sono completamente d'accordo. Il sospetto però è che i verdi, più che essere ingenui o stupidi, sono ammanicati con tizio e caio.
RispondiEliminaIl futuro è alquanto incerto. E' interesse del potere che i poveracci coninuino a figliare per avere manodopera a bassissimo costo e nello stesso tempo eventuali consumatori, ma consumatori di che? I religiosi hanno bisogno di ffamiglie per potere avere sempre un congruo numero di adepti. Il sistema è basato su avidità e stupidità, non può non crollare. Solo che ci sta mettendo parecchio a farlo.
Ora che c'è solo il capitalismo, la demografia è un non-problema.Dove l'iedologia base è lo sviluppo perpetuo, anche quando è impossibile, è chiaro che più siamo meglio è. Poveri stronzi. Finiranno anche loro schiacciati.
Se uno stato ha produttività 10 con 10 lavoratori e nel tempo il numero di lavoratori diminuisce o importa lavoratori da fuori oppure aumenta la produttività dei lavoratori rimasti.
RispondiEliminaE qui apro una parentesi sull'italietta che segue una terza via,infatti i nostri caproni al governo invece optano per incentivare la natalità con dei bonus in denaro.
In pratica i geni non solo fanno spendere soldi extra al contribuente già iper tassato,e questo per avere qualche decina di migliaia di bambini in più,ma vanno ad aumentare la popolazione inattiva.Perchè fino a 20-30 anni non lavori...e questa è la politica di TUTTI i partiti di governi della seconda repubblica.
Ma torniamo ciò che dicevo della produttività.
Per come funziona il capitalismo,non solo devi mantenere la produttività inalterata ma la devi aumentare.Altrimenti tutto il sistema di credito va a farsi benedire.
Quindi si,in effetti l'aumento della popolazione ha in un certo senso il beneplacito del capitalismo.
Bisogna però essere obiettivi e dire che lo stesso capitalismo è riuscito,sia pur a discapito dell'ambiente,a sfamare 5 miliardi di persone,con le altre 2 che invece vivono di stenti.
Ma il fatto da cui partire è sempre e solo uno: nessun sistema economico,capitalismo incluso,è in grado di sfamare una popolazione che cresce sempre.
Questo anche se ridistribuisci le ricchezze,o abolisci la proprietà privata dei mezzi di produzione di massa,comunque non riuscirai a sfamare una popolazione che aumenta sempre.
Non a caso in cina,che capitalista NON ERA, hanno istituito la regola del figlio unico.
Ah certo se riusciamo ad andare su di un altro pianeta a fregarci le risorse tutto il mio ragionamento va a ramengo.Ma ne riparliamo quando ci arriviamo (non che mi piaccia l'idea della colonizzazione)
In ogni modo ridurci tutti a mangiare un pugno di riso non risolverà il problema,ma lo rinvierà solo di qualche tempo (cinicamente aggiungo,per allora sarò morto e chissenefrega!).
Per me il capitalismo rimane ancora un buon sistema,in attesa che troviamo di meglio,semmai lo troveremo,bisognerebbe solo regolamentarlo in maniera più rigida.
E infatti quello demografico è il PRIMO problema. Ma a dirlo in giro si viene presi per pazzi paranoici.
RispondiEliminaConcordo con Kio sul fatto che la soluzione non può essere politica (almeno nel senso tradizionale del termine). Il capitalismo assicura la migliore produzione, ma solo in termini quantitativi e non assicura la felicità, nè -per restare al tema- una prospettiva di salvezza per la Terra. Un altro elemento positivo del capitalismo è la capacità di innovazione dei prodotti, immensamente superiore a quella di altri sistemi, con l'unica recente eccezione della Cina. Ma possiamo considerare la Cina attuale socialista? Ha i lati peggiori della burocrazia socialista e quelli peggiori del liberismo capitalista. L'innovazione tecnologica dei prodotti ci può aiutare a ridurre l'impatto ambientale (ad esempio le auto a minor consumo). Non escludo che un sistema si possa rivelare migliore per la sopravvivenza del pianeta, se sarà socialista e darà dimostrazione di funzionare sono pronto a farmene sostenitore, ma fino ad oggi non abbiamo esempi funzionanti. Certamente il capitalismo necessita, alla luce delle nuove emergenze planetarie, di regole e controlli. Non si può più lasciare libero campo alle forze produttive, come se il mondo fosse in piena disponibilità dell'industria e del mercato. Qui bisogna fare un passo indietro, anche se sorge l'eterna domanda: chi controlla i controllori? La risposta sta, almeno in parte, nella separazione e nell'equilibrio dei poteri, ma il pericolo è la creazione di nuove burocrazie parassitarie. Rimane per me prioritario un nuovo modo da parte dell'uomo di vedere il mondo e la natura, una rivoluzione interiore che riguarda in primo luogo il pensiero, in cui l'antropocentrismo lasci il posto ad una considerazione di tutti gli esseri viventi e di tutta la biosfera come parte di un tutto da salvaguardare di cui anche noi siamo parte.
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