Subito dopo l’annuncio
di Fleishman e Pons, in Giappone la Mitsubishi cominciò gli esperimenti per
riprodurre la fusione fredda a scopo industriale. Gli esperimenti non diedero
risultati affidabili, soprattutto in fatto di riproducibilità, fino al 2002,
quando il Professor Arata – un noto fisico dell’Università di Osaka- scoprì
l’importanza dell’uso dei nano-materiali. Un altro problema delle celle a
“fusione fredda” era che una notevole quantità di energia elettrica utilizzata
per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di
semplice riscaldamento. Per questo motivo Arata sviluppò un nuovo tipo di
reattore che utilizzava il gas di deuterio ad alta pressione e una particolare
cella senza elettrolita e senza alimentazione elettrica, la quale permetteva di
superare la dispersione termica e raggiungere un maggior grado di efficienza.
Il nuovo protocollo si avvaleva di un originale sistema composto da
particolari nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di zirconio
(2008). La Mitsubishi insieme alla Toyota hanno ripreso con notevole interesse
le sperimentazioni sulle celle a fusione fredda negli ultimi anni, portando ad
un nuovo metodo realizzato con
la collaborazione di ricercatori
delle Università di Osaka e Iwate, tra cui il Professor Y. Iwamura. Il sistema,
molto innovativo, prevede l’utilizzo di gas di D2 ad alta pressione che viene
fatto passare attraverso nano strutture di Pd in strati alternati a quelli di
Ossido di Calcio. L’interfaccia tra gas di Deuterio e nanostrutture di Palladio
viene caricata con Cs (Cesio, peso atomico 133, num. Atom. 55), il quale viene
trasmutato durante la reazione in Pr (Praseodimio peso atom. 141, num. Atom.
59). I ricercatori della Mitsubishi-Toyota, grazie alle scoperte di Arata,
hanno abbandonato l’elettrolisi e invece forzano gas di deuterio a permeare un
sottile strato di Cesio (o Stronzio) depositato su pellicole di Ossido di
Calcio e Palladio, mentre vengono periodicamente analizzati la natura delle
reazioni dell’interfaccia attraverso uno spettroscopio a raggi X. L'efficienza energetica della cella è molto alta, sembra superiore a tutte le altre in sperimentazione nel mondo. Dopo un
periodo di 1 settimana circa, il
Cesio appare essere trasmutato progressivamente in Praseodimio e lo Stronzio in
Molibdeno, con anomalie di composizione isotopiche rappresentate da una
addizione di 4 nuclei di deuterio al nuclide originale. Se il deuterio viene
sostituito con l’Idrogeno non vengono osservate trasmutazioni. Il Professor
Iwamura e collaboratori escludono che i prodotti osservati siano dei
contaminanti originariamente presenti nei materiali utilizzati. Un grafico che
spiega il metodo è riportato qui. L’aspetto rivoluzionario del metodo non riguarda
solo la produzione di energia, ma anche le trasmutazioni accertate e
potenziali, che permettono la produzione di materiali rari di cui la tecnologia ha sempre più bisogno.
Un altro campo di applicazione è l’utilizzo del metodo per la trasmutazione
degli scarti radioattivi delle centrali nucleari in materiali con minore
radioattività e di minor durata, facilitando lo smaltimento. Il metodo è utile
anche nella produzione di Uranio a partire dal Radio, trasmutazione
potenzialmente utile per assicurare
la fornitura del combustibile per
le centrali di quei paesi che hanno pochi giacimenti di Uranio.
La
conferma dell’esistenza delle LENR e l’efficienza del metodo hanno indotto il
governo Giapponese a finanziare e accelerare la ricerca sulla Fusione Fredda. Una bella differenza con le
politiche energetiche del governo italiano. Anche se, come riporta il sito
americano “The Mastrrrr Company”: “As of July 2005, the governments of Italy and Japan are
discussing funding a 25 Million Euro research and development project to
determine if Mitsubishi's cold fusion research efforts can be expanded to
remediate hazardous nuclear waste, by turning radioactive elements into
non-radioactive elemento”.
Nessun commento:
Posta un commento