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sabato 6 settembre 2014

Il Nuovo Paradigma: ennesima illusione?




Al tempo dello scontro tra comunismo e mondo occidentale, si dibatté molto su quale sarebbe stata l’arma vincente tra i due contendenti. Si pensava all’economia, all’industria, ma soprattutto alla politica e alla potenza militare che permettesse all’influenza geopolitica di una delle due maggiori potenze di surclassare l’altra. Si studiarono, in occidente, vari paradigmi teorici, come una maggiore giustizia sociale, un ruolo rilevante per le socialdemocrazie, e le varie dottrine –come quella di Kissinger- sul contenimento militare e politico dell’espansione comunista. La realtà fu assai diversa e i  motivi del crollo del comunismo furono del tutto insospettabili: l’invenzione dei supermercati, la televisione e le trasmissioni tv  via satellite, la pubblicità e i modelli sugli stili di vita in occidente,  la liberalizzazione dei mercati, internet.

Il termine nuovo paradigma entrò nell’uso dei teorici della politica per studiare modelli da applicare alla realtà per determinare cambiamenti nella struttura sociale e politica secondo schemi logici predeterminati. L'impostazione filosofica viene direttamente dal neo-kantismo di inizio novecento. 
Il nuovo paradigma ecologico è una teoria della scienza sociologica introdotta da Dunlop e Catton nel 1978/1979 per definire il problema dello studio di una via di uscita politica e sociologica al problema ambientale.  La vecchia sociologia e le teorie economiche  e politiche fino ad allora vigenti consideravano infatti il problema sociale come una ottimale organizzazione della società umana in funzione di una equa distribuzione delle risorse e un adeguato sviluppo economico e tecnologico condiviso da tutte le comunità. Queste teorie tuttavia non avevano considerato che la società umana viveva e vive all’interno di un ambiente naturale le cui risorse sono limitate, e quindi sia i consumi sia gli altri parametri riguardanti l’economia, la produzione, l’energia, le risorse idriche ecc. andavano rapportati alla situazione ambientale secondo quello che veniva definito un “nuovo paradigma ecologico” in cui inquadrare lo sviluppo, le politiche, l’organizzazione sociale. Tale nuovo paradigma era tutto da definire e richiedeva una nuova visione dell’uomo e della società non più basata, dicevano gli autori, sull’antropocentrismo, ma su un biocentrismo che poneva in evidenza come l’uomo –pur essendo un essere fornito di intelletto e capace di costruire un suo modello peculiare di esistenza- condivideva con gli altri animali e organismi viventi lo stesso ambiente a cui era interconnesso e da cui dipendeva per la propria sopravvivenza. Gli autori pertanto proponevano lo studio di un nuovo paradigma che in sociologia non esisteva ancora e che fosse basato sia sui dati empirici provenienti da uno studio accurato della situazione ambientale e desse luogo ad un costruttivismo teorico definito costruttivismo ecologico che legasse l’attività del soggetto all’ambiente sociale e culturale da un lato e a quello naturale dall’altro in maniera da formulare una costruzione di una nuova società più idonea  all’ambiente, con comportamenti e modelli di consumo e produzione tarati sulle necessità ambientali e sulla sostenibilità.

Come è evidente dalle premesse degli autori, la nuova teoria da un lato mostrava l’inadeguatezza di tutte le visioni teoriche precedenti per affrontare la crisi ambientale esplosa nel XX secolo, dall’altro apriva la strada a nuovi ideologismi che utilizzassero il costruzionismo per imporre nuovi tipi di società alla politica e alla sociologia, con il rischio di creare nuove rigidità ideologiche  e nuove utopie dopo il crollo di quelle precedenti. Non è un caso che tutte le formulazioni successive riguardanti ipotetici nuovi paradigmi, trascurassero evidenze empiriche come l’esplosione demografica e la sovrappopolazione del pianeta per dedicarsi esclusivamente all'aspetto economico   di tipo egualitario e redistributivo, e a nuovi modelli di produzione e consumo dedotti teoricamente e poi da applicare al campo della realtà fattuale.
Il concetto stesso di “nuovo paradigma" suscitava diffidenza tra gli esperti di ambientalismo fattisi sul campo   e  fu infatti rifiutato dagli ecologisti storici che avevano fondato il movimento ambientalista come P.Ehrlich o Meadows, ritenendolo inadeguato ad affrontare la realtà del degrado ambientale e concentrato troppo su modelli teorici non in grado di influire sui dati oggettivi.

Come per tutti i paradigmi costruttivisti il problema è sempre lo stesso che vide la critica di Hayek alle varie teorie costruttiviste: la realtà è più complessa di qualsiasi schema e tutti i modelli teorici sono destinati a scontrarsi con la realtà che impietosamente li avvia a fallimento certo. Gli esiti economici, politici, sociali e organizzativi di qualsiasi società contemporanea sono polideterminati da una serie di reazioni o di retro-azioni (feed-back) e non hanno mai comportamenti coerenti in quanto strutturalmente esposti a sistemi dinamici complessi (ad esempio gli attrattori -sistemi dinamici caotici di Lorenz- che non consentono schemi logici predittivi in base ai dati disponibili in  una situazione statica ). Le variabili inoltre nelle moderne società complesse si sono moltiplicate e ulteriormente complicate. Le teorie costruttiviste non possono funzionare e sono regolarmente fatte cadere dalla realtà.
Un altro aspetto  di tutti i paradigmi è il consueto problema di chi dovrebbe applicarlo, problema magistralmente descritto da Popper nel suo libro "La società aperta e i suoi nemici". La società moderne sono in genere complesse politicamente: ci sono da conciliare interessi diversi, spesso contrastanti, forze politiche diverse, soggetti istituzionali o para istituzionali (ad esempio sindacati, grandi imprese, grandi banche ecc.). I decisori politici spesso non hanno la forza di imporre soluzioni e il governo non ha strumenti adeguati per realizzare decisioni forti. Senza contare i condizionamenti loco-regionali e internazionali. 
Guardiamo il caso del paradigma della decrescita. Chi dovrebbe stabilire le regole per imporre a imprese e lavoratori una riduzione della produzione e dei consumi (e dei guadagni), chi e con quali criteri dovrebbe stabilire gli ambiti di lavoro cui destinare investimenti e nuovi posti di lavoro (ad esempio l’agricoltura), quali produzioni privilegiare  e i ritmi di produzione? Le variabili in gioco spesso mutano durante le rilevazioni empiriche e non consentono previsioni di quali saranno quelle determinanti, neanche a breve termine. E tutto questo mentre il processo decisionale politico diviene più complesso  in una società altamente tecnologica in cui mezzi di informazione e relazioni tra individui e istituzioni dovrebbero essere improntati a diritti e libertà. I mezzi finanziari inoltre si sono flessibilizzati, sono facilmente trasportabili, trasmutabili, mimetizzabili e possono essere informatizzati e trattati come informazioni complesse. Nessuno ha un’esclusiva sul controllo di tali strumenti finanziari, neanche le banche centrali.
E’ chiaro come l’applicazione di un nuovo paradigma ecologico sia in queste condizioni è impossibile e destinato all’insuccesso. Anche perché non esistono solo le difficoltà insite all’interno dei singoli stati, ma anche relazioni internazionali complesse con aree di influenza economica e politica difficili da controllare senza autorità sopranazionali fornite di poteri sufficienti. Il mondo inoltre continua ad andare secondo logiche inerziali derivanti da contingenze storiche e politiche provenienti dal passato  ed è poco sensibile alle problematiche ambientali (come dimostrano i  continui fallimenti delle conferenze internazionali dedicate all’ambiente). Gli stati, in piena crisi ecologica, sono tuttora immersi nelle dinamiche di potenza loco-regionale e di sfere di influenza, di controllo delle fonti energetiche, di interessi economici e commerciali, di sviluppo economico e demografico secondo paradigmi spontanei determinati dalla storia e dalla cultura che è difficile se non impossibile scalzare. La storia è spesso crudele verso i programmatori teorici di nuovi paradigmi: li lascia cullare nelle loro teorie costruttiviste, mentre modifica intorno a loro il quadro storico-politico in senso del tutto opposto.
Vediamo quello che sta accadendo nel mondo contemporaneo.

Il nuovo paradigma prevalente attualmente in campo ecologico è quello della decrescita. Ma come con tutti i nuovi paradigmi elaborati a tavolino, la realtà viaggia per conto suo ignorandolo completamente. Nel frattempo, mentre gli studiosi eco-sostenibili elaborano modelli di decrescita,  tutti i problemi ambientali si vanno pericolosamente aggravando. Cosa  sarà in grado di invertire la situazione e salvare il pianeta? La mia personale opinione è che se mai avverrà questo cambiamento epocale, non sarà un nuovo paradigma a provocarlo. Non saranno nuove forme di organizzazione sociale e produttiva elaborate secondo forme teoriche logiche (riduzione controllata del Pil, uso imposto delle rinnovabili, agricoltura sociale ecc.) a modificare in maniera sostanziale la situazione. All’origine del cambiamento saranno fenomeni spontanei che provocheranno stati critici, collassi, riorganizzazioni su basi diverse. Potrebbe trattarsi di eventi catastrofici che ad esempio determinassero la riduzione improvvisa e massiccia della popolazione, oppure cadute drammatiche della produzione e dei consumi. Un esempio in questo senso potrebbero essere  il superamento del picco del petrolio (o dell’uranio) per esaurimento delle risorse, oppure l’improvviso aumento del rialzo termico della biosfera da cappa di carbonio libero per la combustione di idrocarburi fossili, con la conseguente inondazione di alcune grandi città costiere e la messa in crisi di numerosi sistemi umani.
Ma alla base di un cambiamento epocale in favore dell’ambiente naturale potrebbero non esserci solo eventi catastrofici, ma ad esempio innovazioni tecnologiche clamorose. Come è avvenuto in passato: lo sviluppo della civiltà industriale fu sostenuto dall’invenzione del motore a vapore  e del motore a scoppio; eventi altrettanto rivoluzionari nell’organizzazione sociale furono l’effetto dell’introduzione dell’elettricità come forma di energia facilmente utilizzabile e diffusibile in tutti gli ambienti e valida per tutte le nuove apparecchiature in grado di trasmettere movimento e informazione attraverso l’energia elettrica. Gli eventi della prima e della seconda guerra mondiale non furono tanto determinati dalle strategie studiate a tavolino dai generali, quanto dalle innovazioni tecnologiche che rinnovarono completamente sul campo il modo di fare la guerra. La fine della seconda guerra mondiale coincise con l’introduzione e l’uso diretto della nuova invenzione della bomba atomica, sulla cui realtà si è fondata tutta la strategia politica internazionale successiva, fino ad oggi.  Nessuno dei teorici dei nuovi paradigmi che avrevvero dovuto guidare il mondo nel XX secolo, aveva previsto la realtà dei fatti che si sarebbero verificati nel secolo successivo.
Oggi, mentre nelle stanze della intellighentia  ambientalista si progetta il nuovo paradigma della decrescita, in giro il mondo se ne va per conto suo senza preoccuparsene tanto. Mentre si discute di decrescita nelle torri d’avorio, le nazioni della terra (tra cui Usa, India e Cina)  moltiplicano i consumi in carbone, petrolio e gas, aumentano il Pil, estraggono con il fracking, costruiscono centrali nucleari, incrementano i trasporti e la cementificazione, moltiplicano le megalopoli, assistono impassibili all’esplosione demografica nelle aree più depresse del pianeta innescando fenomeni di migrazione epocali i quali porteranno ulteriore cementificazione, ulteriori consumi, ulteriori immissioni di carbonio in atmosfera, ulteriore sfruttamento dei terreni gricoli con uso di fertilizzanti chimici e antiparassitari, ulteriore deforestazione, ulteriore plastificazione dei mari e depauperamento delle risorse. In giro non si sta discutendo su come ridurre le immissioni di carbonio, al contrario si stanno preparando nuovi conflitti (il papa ha per la prima volta parlato di terzo conflitto mondiale) e in Europa cresce la popolazione di cultura islamica in maniera  da far prevedere il sorpasso sugli autoctoni in numerose città del nord Europa nei prossimi decenni. Sono popolazioni che rifiutano per cultura ogni impostazione ecologica e ogni controllo demografico (anzi usano la natalità per affermarsi come potenza egemone). Tutto questo mentre i cervelloni del nuovo paradigma ecologico elaborano piani di riduzioni dei consumi che nessuno avrà mai la forza politica e sociale di applicare e che rimarranno lettera morta e carta straccia a perenne ricordo dell’ennesima illusione post-illuminista. Questa volta non ci sarà bisogno di abbattere   muri di berlino e o di fare  guerre per le risorse. Le torri d’avorio dell’intellighentia ecologista crolleranno da sole per far spazio a nuovi palazzi e grattacieli per la popolazione mondiale in forte crescita demografica. Saranno gli eventi a chiamarci ad una nuova consapevolezza ed ad affrontare sul campo la necessità di una nuova cultura che abbia al primo posto la riduzione controllata della popolazione umana basata sul controllo delle nascite e un nuovo ruolo della donna.

21 commenti:

  1. Sulla relazione tra islam e ambientalismo, citazione da http://www.crosscurrents.org/islamecology.htm:

    "To turn to a very tangible environmental problem like overpopulation -- what would traditionalists say about that?"

    "It is a problem, a major one. But it is not soluble as an entity unto itself; it is connected with other issues. Because of the imbalances in the political situation, many in Muslim countries have felt that power lies in numbers. But in the end, overpopulation is simply too great a burden, and there are now new interpretations among religious scholars who try to interpret the teachings of the Prophet to enable planning for one's family in accordance with one's possibility of supporting them."

    Mia traduzione:
    - Per quanto riguarda il problema concreto della sovrappopolazione, quale sarebbe la posizione di un tradizionalista?
    - È un problema, un problema serio. Ma non è risolubile come un problema a se; è connesso ad altre questioni. A causa degli squilibri politici, molti nei paesi islamici hanno iniziato a pensare che la potenza dipenda dal numero. Ma alla fine, la sovrappopolazione è un fardello troppo pesante e ora ci sono nuove interpretazioni tra gli studiosi islamici che tentano di interpretare gli insegnamenti del Profeta al fine di sostenere la pianificazione familiare in accordo con la possibilità di supportare se stessa."

    Sostenere che non ci sia una sensibilità ambientale nell'islamismo in sè è falso, e d'altronde ogni religione non può prescindere dalla sua interpretazione (che in ultima analisi non dipende da verità trascendenti "rivelate" ma solo dal contesto sociale/politico/culturale in cui è stata prodotta), ma le dinamiche politiche nei paesi islamici non tendono (ancora) a porre risalto al problema ambientale e al controllo della popolazione umana.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. << e ora ci sono nuove interpretazioni tra gli studiosi islamici che tentano di interpretare gli insegnamenti del Profeta al fine di sostenere la pianificazione familiare >>

    Il che è una ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che le regole religiose sono molto più elastiche di quanto si vuol far credere e che da un testo sacro si può ricavare tutto e il contrario di tutto.
    Al riguardo, se interessa, si veda il bellissimo saggio di Michel Onfray Trattato di Ateologia.

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  4. I consumi energetici pro-capite ci dicono di quanto se ne stanno fregando i Paesi del mondo della sostenibilità:
    http://www.energiaricerca.it/s_energia/primaria/sta/AnnoProCapite.aspx

    Per quanto riguarda la sostenibilità del pianeta vi propongo questo:
    http://www.energiaricerca.it/s_ambiente/effetto_serra/sta/FootPrint.aspx
    Sicuramente molti non saranno d'accordo, ma sembra che le risorse rinnovabili del pianeta siano sfruttate al 70% e non al 150%.

    L'incidenza delle emissioni di CO2 rispetto alla natura le potete vedere qui:
    http://www.energiaricerca.it/s_ambiente/effetto_serra/sta/AmbienteEmissioneCO2.aspx

    Sto facendo un lavoro enorme per portare quante più informazioni possibili sui problemi energetici e ambientali.
    Se analizzate attentamente i dati (la maggior parte dei risultati importanti sono commentati) vedrete che la situzione è un pò diversa da quello che si pensa o si è creduto.

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  5. Il parere di un demografo (Livi Bacci):

    http://www.corriere.it/cultura/14_settembre_11/vera-bomba-demografica-dislivello-nord-sud-cf76e92a-399a-11e4-99d9-a50cd0173d5f.shtml

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  6. "Senza figli la crisi non passa - un "bonus choc" per ripartire:

    http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/senza-figli-la-crisi-non-passa.aspx

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  7. Aggiornamenti

    Nuove proiezioni dello sviluppo demografico mondiale: a fine secolo non ci saranno solo 9 miliardi, come si ripete da decenni, ma - secondo le ultimissime previsioni - ben 12,3 miliardi. Un ritocchino! E in Africa si passerà dall'attuale miliardo a ben 4 miliardi!

    La domanda che mi sono sempre posto e a cui nessuno ha saputo o voluto rispondermi: ma l'umanità si assesterà poi a quella cifra (9 o 12 miliardi) o continuerà a crescere? E se - Dio non volesse - cominciasse a calare di nuovo, anche solo leggermente, non sentiremmo le geremiadi del Vaticano e dei vari natalisti? Non comincerebbero a lamentarsi di nuovo, come oggi, del triste declino o inverno demografico?
    Ma ci sono o non ci sono i famosi limiti della crescita? Si direbbe di no.
    Perché l'uomo ha solo un altezza di 1,7 - 1,95 cm? Che miseria, si potrebbe fare di più e oggi potremmo, con opportune modifiche genetiche, creare un uomo-dinosauro di almeno 6 metri di altezza (ma con che massa cerebrale, da sapiens sapiens o da dinosauro?). Certo che ne vedremo delle belle, cioè loro - i nostri discendenti - ne vedranno delle belle. Buon divertimento.


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    1. Come ho già detto sopra, le risorse del pianeta sono sfruttate al 70% con una popolazione di 7 Miliardi di persone:
      http://www.energiaricerca.it/s_ambiente/effetto_serra/sta/FootPrint.aspx

      Questo vorrebbe dire che, se li sfruttassimo al 100% la popolazione potrebbe arrivare a 10 Miliardi;
      il problema é che facendo così, ad ogni evento climatico che facesse diminuire la produzione agricola, questo corrisponderebbe alla morte di quella stessa percentuale della popolazione.

      In realtà la situazione é ancora peggiore, perché:
      1) il tenore di vita della popolazione media mondiale sta aumentando, quindi anche i consumi pro-capite;
      2) le risorse energetiche sono quasi al massimo delle loro potenzialità, per quanto riguarda l'estrazione giornaliera;
      3) l'ambiente tende a degradarsi velocemente dove la popolazione è più concentrata e povera.

      Le persone, in momenti di scarsità, utilizzano in modo poco efficiente le risorse, tipo:
      - bruciare i mobili per scaldarsi (vedi: Grecia)
      - raccogliere la frutta quando non ancora matura (furti anticipati di frutta).
      - ecc.

      Onde evitare disastri umanitari, non si dovrebbe andare oltre 80% di sfruttamento delle risorse che corrisponde a una popolazione di 8 Miliardi di persone, che se continua così la raggiungeremo nel 2023.

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    2. "Onde evitare disastri umanitari, non si dovrebbe andare oltre 80% di sfruttamento delle risorse che corrisponde a una popolazione di 8 Miliardi di persone, che se continua così la raggiungeremo nel 2023.

      Penso che non si possa indicare con precisione il numero di essere umani che la terra può nutrire a lungo. Ogni cifra può essere contestata. Sartori sosteneva che 6 miliardi per la Terra sono troppi (sempre in una prospettiva medio-lunga). Il teologo ex cattolico Eugen Drewermann (molto ferrato nelle scienze) aveva calcolato che il numero più o meno ideale di esseri umani sarebbe di 1,5 miliardi (in un libro di almeno 20 anni fa). Anche il teologo Küng si preoccupa da tempo per la sovrappopolazione.
      Dunque quanti possono vivere decentemente su questa Terra? E chi lo sa. Ma siccome io trovo e vedo che stiamo maluccio già ora che siamo passa 7 miliardi e che "dovunque io guardo io giro" vedo difficoltà, miseria, guerre, disoccupazione, malattie, deforestazione, avanzamento dei deserti, megalopoli orrende ecc. ecc. direi anch'io che siamo già ora troppi. Mi raccomando, adesso aspetto che il solito tonto mi dica: e sparati allora! No, quelli che ci sono ci sono, ma pensiamo anche al domani (inteso alla lettera: domani).
      La prudenza non è mai troppa (vecchio adagio), adelante Pedro con juicio. E perché fare di questa terra una discarica, uccidere tutti gli splendidi animali, i pesci ecc. per edificare altre orrende megalopoli?

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    3. Errata corrige: "dovunque il guardo io giro" [immenso Dio ti vedo]. (Metastasio)

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    4. Per capire qual è il numero di persone che può vivere su questa Terra, si deve capire quali valori avranno molte delle variabili da cui dipende tale risultato.

      Elenco alcune variabili:
      1. Disponibilità di energia (fossile, rinnovabile, intensa o diluita);
      2. Reddito pro-capite (da cui dipendono i consumi di energia)
      3. Livello d’inquinamento (incidenti nucleari);
      4. Tipo di coltivazione (industriale-meccanizzata, tradizionale-manuale);
      5. Guerre?
      6. Pandemie!!

      Vi ricordo che in un ambiente intensamente affollato e di povertà (igienicamente trascurato) le pandemie (tipo EBOLA) sono facili da trasmettere!

      Tutte le variabili elencate (ed altre non citate) portano a una popolazione che tendenzialmente dovrebbe essere sempre minore nel tempo.

      In futuro saremo più poveri?

      Dal punto di vista immobiliare, di sicuro!

      Una popolazione di 10 Miliardi di persone ha a disposizione 1/10 della superficie che aveva 1 Miliardo di persone.
      Malgrado la popolazione sia aumentata, noi siamo diventati mediamente più ricchi, perché, anche se la superficie a nostra disposizione diminuiva, invece aumentava la quantità di beni che essa conteneva.

      Ci sentiamo più ricchi avendo 1 ettaro di terreno e una casa con 10 stanze, piuttosto che avere 10 ettari e una casa con una sola stanza ecc.

      Di sicuro, se i combustibili fossili scarseggeranno e non si sarà trovata l’alternativa; la società collasserà e aumenterà la povertà e la natura (pandemie, fame, guerre, rivolte) ridurrà la popolazione mondiale al giusto livello.

      Si potrebbe fare un sistema con le variabili indicate.
      In base ai valori dati a quelle variabili, esso indicherà qual'è il massimo valore di popolazione sostenibile nel lungo periodo.
      Se trovo il tempo, lo implemento nel mio sito:
      www.energiaricerca.it

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    5. E dunque? Il discorso si fa sempre più complicato (certo, i fenomeni sono complessi, bisogna tenere conto di tutte le varianti, se no cadiamo nel populismo e nella demagogia). Ma che cosa si può fare concretamente hic et nunc? Ti confesso che ci capisco sempre meno e sono stufo di rompermi la testa. Mi sono rotto definitivamente le scatole. Succederà quel che deve succedere secondo le leggi della fisica. Apparentemente le nostre opinioni non contano un cazzo, sono impressioni soggettive.

      E con ciò mi congedo. È stato bello e interessante incontrare qualcuno con cui scambiare delle idee su un argomento che ci preoccupava - il degrado da sovrappopolazione - e anche sfogarsi un po', ma vedo che non si avanza di un millimetro.

      Buona fortuna a tutti.

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    6. Caro Sergio, se pensavi che i problemi Energetici / ambientali / demografici fossero semplici.... ti sbagliavi di grosso!

      Essi sono:
      1) Complessi (dipendono da tante variabili);
      2) Anti-intuitivi (con il semplice ragionamento si sbaglia spesso, bisogna conoscere i dati);
      3) Macro (quello che fai nel tuo piccolo può darsi che si ripercuota in modo opposto a livello internazionale).

      Un punto che varrà sempre, perché è il pilastro su cui poggia l'intera società è che:
      se non troviamo una fonte energetica:
      1) Abbondante
      2) Economica
      3) (abbastanza) pulita

      non ci sarà niente che ognuno di noi possa fare per evitare la catastrofe.

      Secondo le stime (altrui) abbiamo a disposizione 15 anni, secondo le mie stime il tempo è inferiore, in quanto, scoppieranno delle guerre per accaparrarsi le poche risorse rimaste.

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    7. Uff, mi ero congedato, ma mi viene lo stesso voglia di replicare o chiedere qualcosa.

      Per es. Se trovassimo una fonte di energia abbondante, economica e pulita (per es. la fantomatica fusione nucleare ) che cosa ci faremmo con tanta energia? Vivremmo tutti - ma veramente tutti, anche 10 o 20 miliardi - nel paese di cuccagna, insomma in paradiso? Il filosofo Emanuele Severino ripete da decenni che ci aspetta il "paradiso della tecnica", già in parte realizzato. Per Severino la scienza e la tecnologia sono le armi o i mezzi con cui l'uomo può davvero spostare le montagne (altro che la fede di Cristo!). Insomma, per lui l'uomo è onnipotente o quasi, niente può fermarlo, non ci sono limiti alla sua volontà di potenza. Però si ritaglia lo stesso un compito o una funzione (non per niente è un filosofo). L'uomo onnipotente avrà ancora bisogno della filosofia. Mah!

      "Secondo le stime (altrui) abbiamo a disposizione 15 anni, secondo le mie stime il tempo è inferiore, in quanto, scoppieranno delle guerre per accaparrarsi le poche risorse rimaste."

      Dunque secondo te rimane veramente poco tempo - addirittura meno di 15 anni - per una svolta (se ho ben capito, ormai non ci capisco più niente, ciò che mi deprime). Ciò significherebbe (forse) che si può (forse) fare ancora qualcosa. Ma che cosa concretamente? Sembrerebbe di capire (forse) che tu qualche idea ce l'hai.
      Ecco, fammi felice, dimmi che cosa hai in mente, che cosa auspichi, che cosa dovrebbe succedere perché non ci crolli tutto addosso (ma per piacere sii concreto, non rimandarmi alla complessità dei problemi).

      E fra parentesi, la demografia conta ancora qualcosa o è solo una delle varianti del problema e nemmeno tanto importante, perché se troviamo l'energia abbondante economica e pulita tutto è possibile, anche colonizzare Marte e cercarci un altro sistema solare.

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    8. xSergio:
      adesso debbo scappare per andare a visitare il laboratorio di fisica nucleare che c'é all'Università di Catania (un bel acceleratore di particelle).
      Devo fare alcune domande ai fisici nucleari su alcune ricerche che sto facendo.
      Spero che le risposte siano quelle che desidero.
      Se fosse così abbiamo più di una speranza di superare il problema energetico.
      Superato questo problema, sicuramente la scienza avrà fatto un grande passo in avanti e quindi, chissà che non andremo ad abitare anche su altri pianeti? :-)

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    9. Ho qualche minuto e quindi vediamo di fare il punto della situazione per Sergio e per tutti quelli interessati.

      Il primo problema che in assoluto è il più importante, è quello di trovare una fonte energetica che abbia le caratteristiche già annunciate.

      • AGRICOLTURA
      Questo perché, se hai tanta energia, puoi permetterti di dissalare l’acqua del mare e portarla anche a migliaia di km di distanza e irrigare tutto il deserto del Sahara (9 Milioni di kmq) e farlo ritornare la foresta che era 30.000 anni fa!
      (NB: l’acqua da bere per 7 Miliardi di persone in un anno è circa 5 kmc, per uso civile (casa) 500 kmc, per l’agricoltura 1.500 kmc (che possono diventare 7500 kmc se si usasse tutta la terra coltivabile); quindi, l’agricoltura utilizza circa 1500 volte più acqua di quella che usiamo per bere, c’è una bella differenza).
      Rendendo fertile buona parte dei deserti, la produzione agricola potrà anche raddoppiare.

      Non vi basta?
      allora creiamo delle grandissime serre e le mettiamo in siberia, dove c’è solo la tundra (niente alberi) e le riscaldiamo (se avremo energia a non finire…).

      Non vi basta?
      Creiamo delle serre (come in Olanda) in cui non c’è più bisogno del sole (lampade elettriche) e le piante crescono su oltre 10 livelli (piani) di suolo artificiale, in cui non c’è bisogno di diserbanti, antiparassitari ecc.

      Avendo energia a sufficienza, la produzione agricola potrebbe aumentare anche di 10 o più volte!

      • CONCIMI
      Ci servono i concimi azotati? (ammoniaca)...
      nessun problema!
      Si prende l’azoto dell’aria, l’idrogeno dell’acqua e facciamo l’ammoniaca (NH3) per i concimi.

      • AREE URBANE
      La terra occupata dalle zone Urbane corrisponde al max al 2% delle terre emerse (per 7 Miliardi di persone), se arriviamo a 20 Miliardi di persone e ottimizziamo un po’ lo spazio, potremmo abitare in meno del 5% delle terre emerse.

      ecc.

      Avendo molta energia, e a buon mercato, si può fare di tutto!

      DOMANDA che mi faresti:
      Allora… qual è il limite demografico che può sostenere il Mondo?

      (allora sei duro… :-) )
      La densità di popolazione che può sostenere un deserto potrebbe essere al massimo di 2 persone per kmq; una zona coltivabile anche 200 p/kmq; in una città si possono superare le 10.000 p/kmq (c’era un quartiere in Cina che superava le 50.000 persone per kmq!!!).
      La produzione agricola la fai su 10 livelli anche nei deserti caldi o freddi e non hai problemi.
      Quindi:
      non esiste un limite fissato, ma esso dipende dalle risorse (energetiche, ambientali, …).

      Altra DOMANDA che mi faresti:
      Allora c’è una speranza di risolvere i problemi energetici per poi risolvere gli altri problemi (di conseguenza)?

      ops... E’ finito lo spazio di questo post, risponderò più avanti… :-)

      Elimina
    10. Sono tornato!...
      pensavate che sarei sfuggito alla domanda energetica?...
      mal pensanti!

      Diciamo subito che di energia attorno a noi ce ne un’infinità! Il problema nasce nel come riuscire a sfruttarla.
      Ricordo che il petrolio è un fonte energetica grazie solo al fatto che sappiamo come sfruttarla (sappiamo accendere un fiammifero per bruciarlo! :-) … scherzo… abbiamo costruito le macchine che sanno utilizzare la combustione dei combustibili fossili).

      Vi ricordo ancora che: l’energia del petrolio è quella che si ottiene dai legami chimici che si instaurano tra gli elettroni degli atomi, ma tali elettroni hanno solo lo 0,0001% dell’energia dell’atomo!
      Il 99,9999% dell’energia risiede nel nucleo atomico;…
      quindi, una fonte di energia che debba essere abbondante, deve per forza essere un’energia Nucleare!

      Già oggi consumiamo 91 Milioni di barili di petrolio al giorno, se consideriamo anche l’energia del Gas e del Carbone, essa equivale a ben 250 Mbep/d (Milioni di barili di petrolio equivalente al giorno)!
      Avete letto bene?... ogni giorno 250 M bep se ne vanno in fumo!

      Chi pensa che potremmo utilizzare le centrali nucleari a Fissione di Uranio, non sa che:
      tutto l’Uranio fissile al mondo, basterebbe soltanto per 6 anni di consumi energetici attuali.

      Dobbiamo andare a un’altra fonte energetica nucleare…. Quale?

      La Fusione Nucleare (Calda)?

      Sbagliato!
      Si sono già fatti i calcoli, e con il procedimento utilizzato attualmente (reattore ITER) sappiamo già che l’energia prodotta sarà inferiore a quella consumata! Quindi scordatevela!

      E allora cosa usiamo?

      Vi faccio riflettere un po’…
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      Ops… è finito anche questo post :-)

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    11. Boh! Sarà, ma non ci capisco niente o ben poco. Sembrerebbe che trovata la famosa energia (però mi sembra che non sia ancora a portata di mano - e mi viene da dire: per fortuna) tutto sarà possibile, anche far vivere - e bene, perbacco! - anche 1000 miliardi di persone. Cosa saranno mai 10 miliardi di persone.
      Ma allora ha ragione la Bibbia: crescete e moltiplicatevi, ieri oggi domani e sempre! Che orrore. Ovunque il guardo io giro frotte di famelici consumatori umani che ti pestano i calli, ti spintonano, urlano ecc.
      Il Sahara di nuovo verde, acqua (dolci chiare e fresche acque) in abbondanza, dieci piani di coltivazione senza concimi e pesticidi ecc. Grattacieli di 800 metri come a Dubai ovunque e in ci si possono stipare centinaia di milioni di sapiens sapiens ...
      Che orrore.
      Agobit, che ne pensi?
      Mamma mia, adesso scappo davvero.

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    12. Facciamo delle precisazioni...
      1) non ho detto senza CONCIMI, ma senza diserbanti, antiparassitari. Senza concimi le piante non ti crescono! Che poi il concime sia organico, industriale, biologico... ma ci deve essere.

      2) Finché la fonte energetica non si trova, non allarghiamo le maglie della riproduzione, se no, invece di 15 anni, il tempo si riduce ulteriormente.

      3) Se preferisci che il Sahara rimanga un deserto, sono gusti tuoi, ma io preferirei che diventasse una distesa coperta di vegetazione e fauna.

      4) Non ti piace la vegetazione, non ti piacciono le persone, non ti piacciono i grattacieli ecc. Mi sembra che tu abbia la scala dei valori da ri-tarare. Ri-sincronizza i valori.

      5) I monumenti costruiti dall'uomo sono opere d'arte che valgono molto di più della semplice sabbia di un deserto!

      6) Chi ti dice che la popolazione crescerà a dismisura? Se garantisci un adeguato livello di benessere alle persone, essi smettono di fare figli come conigli!

      Cerchiamo di stare con i piedi per terra.

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    13. "Se preferisci che il Sahara rimanga un deserto, sono gusti tuoi, ma io preferirei che diventasse una distesa coperta di vegetazione e fauna."

      Mah, questi sono comunque progetti a lunga scadenza, il Sahara di nuovo verde non lo vedremo certo noi. Forse si potrà anche fare, forse sarà anche bello (per i nostri posteri), ma a me non sembra una cosa urgente. Il deserto poi ha anche il suo fascino (mi dice chi c'è e stato e ci torna spesso per ritemprarsi il morale).

      " Non ti piace la vegetazione, non ti piacciono le persone, non ti piacciono i grattacieli ecc. Mi sembra che tu abbia la scala dei valori da ri-tarare. Ri-sincronizza i valori."

      Chi ha detto che non mi piace la vegetazione, chi ha detto che non mi piacciono le persone (certo non tutte, e nemmeno la ressa), invece sì, hai ragione i grattacieli non mi piacciono, non vorrei viverci (ho sempre vissuto a pianterreno o al primo piano in condomini di quattro famiglie, senza gente che mi cammina sulla testa).
      Non so quale sia esattamente la tua scala di valori. Mi sembra che mi dai del matto o dello spostato, visto che devo ri-tarare la mia scala o ri-sincronizzare i valori. Chissà cosa significa, cosa insinui. Vabbè.

      " I monumenti costruiti dall'uomo sono opere d'arte che valgono molto di più della semplice sabbia di un deserto!"
      Quali monumenti? il Pantheon, la cappella Sistina, il Colosseo, la stazione spaziale, la Divina Commedia, Hubble ecc. ecc. Indubbiamente opere mirabili, ma perché disprezzare la sabbia del deserto. Anche il deserto avrà la sua funzione. Insomma, noi uomini siamo grandi, non per niente siamo a immagine di quello lassù, ma non inorgogliamoci troppo, ne abbiamo fatte e ne facciamo ancora di tutti i colori.

      "Chi ti dice che la popolazione crescerà a dismisura? Se garantisci un adeguato livello di benessere alle persone, essi smettono di fare figli come conigli!"

      Garantire a tutti un adeguato livello di benessere? Quale livello, il nostro occidentale? E quanto ci vorrà per raggiungere questo livello, per garantirlo a tutti? Sarò pessimista e menagramo, ma temo che siamo fuori tempo massimo.

      "Cerchiamo di stare con i piedi per terra."

      Ottima idea, condivido. Però io credo di già starci coi piedi per terra.

      Attendo il parere di agobit che purtroppo latita.

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  8. Caro Sergio il nuovo post è una risposta indiretta ma semplice alle tue domande. Sul fatto che le opere dell'uomo siano migliori (su quale scala di valori?) della sabbia del deserto ho qualche dubbio: se vedo cosa sono le bidonville di alcune megalopoli, o i quartieri popolari di shangai, o certi suburbi americani, o anche semplicemente alcuni quartieri costruiti dai soliti palazzinari romani o napoletani, non posso che preferire la sabbia del deserto...

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