Il
politically correct vuole che non se ne parli, ma il dato esiste già: a Londra
la popolazione non autoctona ha superato numericamente i “bianchi” autoctoni.
L’effetto è dovuto a due fattori: l’alto tasso di natalità degli immigrati e
dei loro discendenti (almeno per le prime generazioni) rispetto ai bassi
tassi degli autoctoni, e l’elevato
numero di nuovi immigrati che arrivano ogni anno. Un’inchiesta di Giulio Meotti
sul Foglio riferisce che entro sei anni Amsterdam, Rotterdam e Utrecht saranno
a maggioranza musulmana. Oggi più
del 90 % della crescita della popolazione mondiale avviene in paesi in via di
sviluppo i quali forniscono le masse di migranti che si avviano verso l’Europa
e gli Stati Uniti. Quello che è avvenuto in Gran Bretagna costituisce un
modello per quello che avverrà in tutto il resto del continente. Londra è da sempre una delle mete più
ambite dei migranti di tutto il mondo. Ogni anno la capitale inglese attira
centinaia di migliaia di persone (nel 2012 sono entrati in Gran Bretagna, al
netto dei rimpatri, 250 mila immigrati).
Oggi i cittadini di Londra (senza l’interland) sono 8,2 milioni di cui
più del 50 % di origine straniera.
In Europa solo Istambul e Mosca superano la capitale d’oltre Manica. Negli
ultimi 10 anni la popolazione
della Gran Bretagna è aumentata del 14% e non si prevedono inversioni di
tendenza, anche perché oltre a quella europea e asiatica, aumenterà nei
prossimi anni l’immigrazione dall’Africa in pieno boom demografico.
“La popolazione di Londra è destinata ad aumentare in
maniera esponenziale – spiega David Coleman, Professore di Politiche Sociali
all’Università di Oxford, esperto di demografia- e la popolazione di tutto il
paese continuerà ad aumentare in modo allarmante. Entro la metà del secolo,
l’Inghilterra diverrà uno dei paesi più popolati d’Europa, arrivando a superare
le dimensioni della Germania. Si calcola che ci saranno 116 milioni di
cittadini in più, una significativa parte dei quali ricadranno sulla capitale,
che già è ultra popolata”.
Se gli Stati Uniti hanno a disposizione spazio in
abbondanza per rispondere ai bisogni di nuove costruzioni per dare casa e
infrastrutture ai flussi di immigrati (specie Latinos), in Inghilterra lo
spazio è agli sgoccioli. “La sensazione – spiega Ken Wachter, Professore di
Demografia all’Università di Berkley- è che Londra funzioni come uno dei poli
attrattivi del mondo e sempre più persone scelgono di vivere a Londra, centro
finanziario, centro di studi universitari, centro economico e culturale. C’è
però un limite al numero di cittadini che una città che funziona può tollerare,
e senza dubbio Londra è sovrappopolata”. (Dal sito: www.l’Indro.it).
Nel resto d’Europa i fenomeni
immigratori sono già in atto da molti anni. Le trasformazioni sociali,
demografiche e ambientali riguardano già in modo massiccio la Germania, la
Francia, la Spagna, i paesi del nord Europa e l’Italia. Londra, Parigi,
Berlino, la Megalopoli renana, con le banlieu e le periferie cementificate e
industriali sono solo una prefigurazione di quello che avverrà in altre aree
come Milano e Roma. La pressione demografica sta producendo profonde trasformazioni
sociali ed anche architettoniche; la domanda di case e infrastrutture è molto
alta, nonostante la crisi. A Londra si calcola una richiesta di 50.000 nuove
abitazioni ogni anno, un poco meno per Berlino e Parigi. Sarà necessario
risparmiare suolo verde, man mano che la richiesta aumenta, e vedremo così
sorgere grattacieli e devastanti infrastrutture in tutte le aree megapolitane
d’Europa. Il profilo di Londra si sta rapidamente modificando negli ultimi anni
con alti grattacieli anche in aree contigue al centro storico. Lo stesso sta
cominciando ad accadere a Milano ed in futuro potrebbe accadere a Roma che ha
oggi una delle periferie più degradate e da “terzo mondo” d’Europa. Tra
l’altro, in presenza del prevedibile massiccio afflusso di nuovi immigrati e
della crescita demografica, la
costruzione di grattacieli sulle aree già degradate della periferia romana
potrebbe essere l’unica maniera per salvare quel che resta del meraviglioso
“Agro Romano” cantato da poeti e ritratto da pittori che nell’ottocento
venivano appositamente nel Lazio da tutta Europa. In presenza di un lungo declino economico, come molti
economisti prevedono, e dello spostamento in altre aree di imprese e mercati, è
probabile che insieme alle aree megapolitane si sviluppi il degrado ambientale,
la violenza sociale collegata alla disoccupazione e sotto-occupazione, la
droga, la criminalità organizzata, le tensioni tra gruppi etnici diversi,
sempre più agguerriti man mano che divengono più numerosi in maniera da formare
enclave, vere città socio-culturali separate all’interno della città
megapolitana multiculturale. I tassi di natalità delle popolazioni immigrate si
mantengono vicini al 30 per mille per anno, producendo un raddoppio della
popolazione dei singoli gruppi etnici
in 20-25 anni, e producendo una richiesta di abitazioni che non è
possibile soddisfare nei centri storici, anche per ragioni economiche collegate
agli alti tassi di disoccupazione e ai bassi salari. I giovani si vanno quindi
a trovare casa nelle periferie dove solo in parte l’espansione è controllata
dalle costruzioni popolari e sociali a carico dello stato (in Italia vicine
allo zero) . Spesso, come ad esempio a Roma o in altre grandi città del sud
Europa, l’espansione è incontrollata, guidata da criteri speculativi quando non
addirittura francamente abusiva, attuata senza strade, senza metropolitane,
senza mezzi di trasporto adeguati,
andando così ad aggravare il degrado ambientale, la cementificazione di bassa qualità,
l’inquinamento da materiali di scarto, emissioni nocive, lavorazioni illegali,
polluzioni chimiche, rifiuti non trattati né differenziati. Questi processi
stanno portando sotto i nostri occhi ad una profonda trasformazione
dell’Europa, la cui economia è fortemente appesantita dalla crisi, con un
ulteriore espansione della burocrazia di stato mentre il tradizionale sistema
di welfare entra in crisi irreversibile e l’industria privata langue o fugge in
altre aree.
L' Onu prevede che, da qui al 2050, ogni
anno trecentomila persone lascino il Bangladesh, e altrettante la Cina e l'
India. Dal Messico partiranno in oltre duecentomila e dal Pakistan
centosettantamila l' anno. Dove andranno? Gli Stati Uniti devono prepararsi ad
assorbire un milione di nuovi immigrati l' anno, circa duecentomila ognuno per
Canada e Gran Bretagna. In Italia nel 2012 sono entrati 351 mila immigrati
(dati Istat). In questa fiumana,
l' Africa ha un posto di primo piano. Fino a oltre metà di questo secolo, mezzo
milione di persone abbandonerà, ogni anno, il continente, per più di metà dai
paesi al di sotto del Sahara.
in Nigeria, in viaggio verso il miliardo
di abitanti, la densità di popolazione, oggi di duecento persone circa per
chilometro quadrato, quasi a livello dell' Italia, dovrebbe passare a un
incredibile 989 persone per chilometro quadrato. Pare inverosimile che questa
pressione non si riversi all' esterno. Non è la sola ragione per cui le
previsioni Onu in materia di migrazioni appaiono ottimistiche. Il rapporto si
limita a considerare i numeri della demografia. Incrociateli con quelli del
riscaldamento globale e il risultato è una miscela esplosiva.
Nonostante il silenzio degli ambienti
accademici ufficiali, l’Italia si avvia a subire un profondo cambiamento
demografico e ambientale di una realtà già oggi caratterizzata da
cementificazione massiccia, inquinamento e degrado. Altri paesi europei sono
più attrezzati di noi, sia in senso legislativo, di strutture di governo ed economico, a far fronte e governare
almeno in parte questo cambiamento. Noi, come al solito ci avviamo a subirlo
nel peggiore dei modi.