Quali sono i fattori determinanti che intervengono nella
scelta del numero di figli nelle femmine di Homo? Molto importanti sono
certamente i condizionamenti religiosi
e delle culture tradizionali, come avviene ad esempio in certe società
islamiche o tra gli appartenenti a sette religiose tradizionaliste. Secondo gli
studi dell’antropologo Marvin Harris (1927-2001) sembra che abbiano maggiore
importanza i fattori materiali ed in particolare gli interessi economici. “Nelle
famiglie contadine delle società preindustriali, i bambini cominciavano ad
occuparsi delle faccende domestiche non appena muovevano i primi incerti passi.
Verso i sei anni aiutavano a raccogliere la legna per il fuoco e a portare
l’acqua per cucinare, si prendevano cura dei fratellini più piccoli; seminavano
i campi, li ripulivano dalle erbacce e mietevano i raccolti…più grandi badavano
a portare il cibo agli adulti, pascolavano il bestiame…”. In definitiva i figli
erano economicamente convenienti in quanto i bambini producevano più di quanto
consumassero. Proprio per questo ogni abbassamento del valore attribuito al
lavoro infantile nell’agricoltura può determinare una riduzione del tasso di
natalità. Se i profitti economici che i genitori si attendono dai figli possono
essere aumentati mandandoli a scuola e facendo loro imparare un mestiere
impiegatizio, il tasso di natalità può decrescere molto rapidamente. Negli anni
sessanta, i ricercatori dell’Università di Harvard scelsero un villaggio dello
stato del Punjab, Manupur, nell’India settentrionale, come sede di un progetto
che puntava all’abbassamento del tasso riproduttivo attraverso l’uso di
tecniche contraccettive e vasectomie. I ricercatori scoprirono che, se in linea
teorica gli abitanti del villaggio non avevano problemi ad accettare l’idea di
una pianificazione familiare, in pratica rifiutavano di farsi sterilizzare o di
usare contraccettivi fino a quando non avevano raggiunto il numero di due figli
maschi. Questo implicava spesso, tenendo conto delle femmine, la nascita di tre, quattro o più figli. Quindici anni dopo, alcuni ricercatori americani tornati nel villaggio
scoprirono sorprendentemente che le donne facevano uso di metodi contraccettivi
per ridurre in modo sostanziale il tasso di natalità e che il numero di figli
maschi a cui aspiravano era notevolmente diminuito. La vera ragione di questa
inversione di tendenza era la seguente: dopo la conclusione del progetto di
ricerca americano, gli abitanti di Manupur erano stati coinvolti in una serie
di progressi economici e tecnologici che avevano fatto del Punjab uno degli
stati più avanzati dell’India. Lo sviluppo della rete dei canali di irrigazione
e il sempre maggior utilizzo di trattori, diserbanti chimici e stufe da cucina
a cherosene avevano drasticamente ridotto il valore economico dell’aiuto
prestato dai bambini nelle fattorie. Nello stesso tempo, gli abitanti di
Manupur cominciavano a rendersi conto dei vantaggi offerti dalla possibilità di
impiego nelle fabbriche e negli uffici commerciali e statali. Avvertivano la
necessità di essere maggiormente istruiti per poter gestire le loro fattorie
meccanizzate e finanziate dalle banche. Oggi molti genitori vogliono che i loro
figli proseguano gli studi e non hanno interesse a utilizzarli come contributo
al lavoro manuale. Di conseguenza, le iscrizioni alla scuola superiore sono
salite dal 63 all’81 % per i ragazzi, e dal 29 al 63 % per le ragazze. E i
genitori di Manupur aspirano a che almeno un figlio si impieghi nel terziario,
in modo che la famiglia non dipenda esclusivamente dai guadagni
dell’agricoltura; molti progettano addirittura di mandare sia i figli sia le
figlie all’università.
Questi motivi ricordano quelli alla base dei profondi
mutamenti del tasso di riproduzione che hanno accompagnato il passaggio, nel
diciannovesimo e nel ventesimo secolo, dalle società agricole a quelle
industriali. L’industrializzazione ha aumentato il costo dei figli e ha tolto
ogni convenienza ad averne molti. I benefici che si possono ottenere dai figli
consistono nella loro disponibilità ad aiutare i genitori nelle difficoltà
economiche e nei problemi di salute della terza età. Tuttavia l’allungamento
della vita e l’aumento del costo delle cure mediche rendono sempre più irreale
la possibilità che i genitori ricevano questo aiuto dai figli. Le nazioni
industrializzate non hanno altra soluzione che quella di costruire case di
riposo e predisporre assicurazioni mediche per la terza età, in sostituzione al
sistema in uso nelle società preindustriali, nelle quali i figli si prendono
cura dei genitori anziani.
Purtroppo le società industriali sono enormemente più
impattanti sull’ambiente rispetto a quelle preindustriali. La riduzione dei
tassi di natalità nelle nazioni progredite non ha perciò portato a benefici
sull’ambiente, anche perché gli effetti della diminuita natalità sono stati
surclassati negli ultimi decenni dall’arrivo di milioni di immigrati dai paesi che hanno ancora
tassi di natalità molto elevati. C’è inoltre un grave ritardo culturale nelle
nazioni occidentali dove le tradizioni religiose e le visioni solidaristiche
antropocentriche hanno determinato un supporto a politiche di stimolo delle
nascite che –purtroppo- hanno
spesso avuto successo come ad esempio negli Stati Uniti o in certi paesi
europei (ad esempio Gran Bretagna e Francia). Una popolazione complessivamente in crescita in presenza di economie
industriali fortemente inquinanti è un coktail esplosivo per il residuo
ambiente verde delle nazioni sviluppate. Ciò è ancora più vero per le economie
emergenti dove esigenze di risorse non consentono l’utilizzo di tecnologie
avanzate e meno inquinanti. Questi aiuti dati dallo stato (a carico della
fiscalità generale) a politiche pro-nataliste è un vero dramma per le
prospettive di successo di ogni tentativo di rientro ambientale sostenibile. La
caparbia ostinazione con cui le
associazioni ambientaliste ignorano il fattore della riduzione della
natalità quale elemento
determinante ed alla base di tutti gli aspetti del disastro ambientale che sta
sotto i nostri occhi, aggiunge un aspetto paradossale al problema ecologico e alle possibilità residue
del pianeta.
Le prospettive per il futuro non sono rosee.
Nonostante tutte le mitologie su riduzioni sostanziali
dei consumi energetici e su
fantomatici futuri sviluppi delle tecnologie riguardanti le fonti rinnovabili,
la realtà è che negli ultimi decenni non vi sono state importanti innovazioni
tecnologiche in grado di dare una svolta al problema del crescente inquinamento
ambientale da fonti energetiche tradizionali e a quello del riscaldamento del
clima. Solo per fare un esempio: il paese europeo con l'economia più forte, la Germania, ha ancora alla base del suo sistema energetico il carbone che rimane una fonte in assoluto tra le più inquinanti. La mancanza di un disegno strategico complessivo e basato su dati certi,
l’assenza di una autorità politica in grado di condurre progetti a livello
planetario, l’inconsistenza delle proposte dei vari convegni e consessi
internazionali, il deficit di risorse da destinare alla ricerca aggravano i
problemi. Ogni paese, ogni associazione, ogni istituzione segue politiche
diverse e per lo più lasciate al gioco spontaneo degli interessi in campo.
L’evoluzione delle economie e delle politiche sociali nelle varie aree
geopolitiche è priva di un disegno
lungimirante di salvaguardia ambientale e lasciata allo spontaneismo caotico. Il
fatto più grave è che tutti ancora
ignorano –o fingono di ignorare- il problema sovrappopolazione, ed il tempo sta
per scadere.
<< i figli erano economicamente convenienti in quanto i bambini producevano più di quanto consumassero. Proprio per questo ogni abbassamento del valore attribuito al lavoro infantile nell’agricoltura può determinare una riduzione del tasso di natalità. ---- L’industrializzazione ha aumentato il costo dei figli e ha tolto ogni convenienza ad averne molti. ---- Purtroppo le società industriali sono enormemente più impattanti sull’ambiente rispetto a quelle preindustriali. >>
RispondiEliminaSono considerazioni davvero molto interessanti e che condivido.
Purtroppo non fanno che confermare che, soltanto con i meccanismi economici, il problema demografico non potrà mai essere risolto.
Ci vuole una sterzata decisa a livello CULTURALE.
E qui casca, tristemente, l'asino.
Sì, considerazioni molto interessanti anche perché.... tanto ovvie quanto tabù come tutto quanto riguarda il problema demografico.
RispondiEliminaIl paradosso di
tenori di vita rurali e non o meno consumisti - altra prolificità
tenori di vita urbani e consumisti - bassa prolificità
non offre molte speranze in termini di suo superamento.
Il problema della crescita (demografica) è così complesso che deve essere affrontato su tutti i fronti possibili e contemporaneamente.
Purtroppo il bilancio di medio-lungo termine personalmente fallimentare e collettivamente catastrofico di tassi di prolificità alti viene nascosto dall'utilità dell'avere a disposizione mano d'opera infantile "gratuita".
Sì, ci vuole una sterzata a livello culturale.
Martellare sul fatto che una vita degna per le donne NON è una vita degradata al solo essere madri.
Martellare sul fatto che la donna sulla quale pesa quotidianamente gran parte degli oneri della riproduzione ha il diritto di decidere sul come quanto dove, ha il diritto di abortire, di scegliere la contraccezione, ha il diritto di NON essere reificata come (potenziale) fattrice di proprietà del padre, di qualche fratello, del futuro marito o del marito.
Martellare sul fatto che, come osservano i tantrici, l'eros è armonia e piacere e unione tra partner e solo per una infinitesima
parte (1/10000) riproduzione, che è esattamente l'opposto di quello che blaterano le religioni patriarcali (della mano destra). Insomma chiavate di più e meglio e fate meno figli che è esattamente il contrario di 'ste religioni corpofobiche.
Martellare sul fatto che le persone possono e devono realizzarsi con attività che siano un po' più alte del consumismo di oggetti materiali, dello sfornare pargoli, della sola biologia. Un uomo ed una donna sono tali anche per le loro capacità artistiche, per il loro impegno per la politica e la comunità in cui vivono, per la difesa della Natura Madre che ci ospita ed è così gravemente attaccata, sull'edonismo del rispettare i limiti anche trasgredendoli, di tanto in tanto, che è ben altro dell'orribile hybris antropocentrico e con volontà ecocida che caratterizza le masse di homo.
Purtroppo la dimensione catastrofica della crescita demografica è addirittura apologizzata
o - da destra per volontà egemoniche, nazionalistiche, per il BAU proporzionale al volume della piramide, per influenza degli inquinamenti religiosi tradizionali
o - da sinistra per volontà internazionaliste, per il masochismo filomigrazionista, per svampitudini di buonismi solidaristici, per la neoreligione del progressismo sviluppista,
o - da entrambi per il culto tecnoteistico sulla tecnologia salvifica che permetterà di superare i limiti
Se consideriamo che gli homo attuali sono i discendenti degli antenati che si riprodussero irresponsabilmente, compulsivamente, direi che non anche la biologia evolutiva non fa certo ben sperare.
"è ben altro dell'orribile hybris antropocentrico e con volontà ecocida che caratterizza le masse di homo."
RispondiEliminaIl nostro è un tentativo di far comprendere questa follia antropocentrica che ci sta portando alla distruzione e alla perdita di senso. Diventare un allevamento intensivo ci farebbe perdere ogni rapporto con la natura e ogni significato "umano". Spaventosa è poi la distruzione delle altre specie viventi che avviene tutti i giorni sotto i nostri occhi. Eppure quelli che appaiono ovunque sui media, persino nelle pubblicità, sono solo gli occhi già arroganti dei piccoli homo, che chiedono altri consumi, altre distruzioni, altri assassinii di specie. Ovunque c'è una istigazione alla riproduzione della specie Homo che non so definire in altra maniera se non "meccanizzata". Sovvenzioni alle madri e alle famiglie vengono date in territori ormai devastati, carbonizzati da una presenza umana nauseante. Sovvenzioni per prolificare! Non per la contraccezione e l'aborto come dovrebbe essere. E nessuno si preoccupa di arrestare i tassi di natalità in aree sovrappopolate che vedono tassi di emigrazione per fame e povertà. Al contrario, predicatori infami (e forse pederasti) vanno a diffondere il verbo natalista e la condanna della contraccezione...
Si parla sempre di tasso di fecondità....Guarda che siamo nella socialdemocratica Europa, ed in particolare nella gerontofilica Italia, non in Somalia, dove stanno rapidamente portando all'estinzione il lupo dell' Abissinia per la ricerca di nuovi pascoli..( E mi raccomando a Natale regalate soldi alle missioni "umanitarie" in Africa..Mai ci fosse una missione animalista...)...In Italia siamo già ad 1,2 figli per donna, forse si può arrivare ad 1, ma è tuto inutile senza agire preventivamente sulla prevista gobba lunga demografica prima chi si spiaccichi da sola per collasso di ogni forma di welfare e stato centrale...Bisogna operare in direzione di una transito di ricchezza dagli anziani e dai passivi e dai più o meno malati digli operatori ed ex operatori dei servizi alla persona di stato agli operai ed ingegneri e contadini per garantire ai nostri suoli resilienza agli eventi atmosferici, agricoltura sostenibile, produzione elettrica.I tempi sono ormai strettissimi per cui è più probabile un crollo dello stato centrale e delle forniture energetiche e poi alimentari.
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