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lunedì 5 marzo 2012

MAURO CORONA: L’ULTIMO AMORE PER LA MONTAGNA CHE SCOMPARE.




Se uno vive in alto, sulle montagne, è più vicino al sacro. Dall’alto delle montagne la vita degli uomini appare più chiara nelle sue contraddizioni e nelle sue follie.Nelle montagne ci sono (è il caso di cominciare a dire: c'erano...) i boschi, le fonti di acqua cristallina, le valli verdi, gli animali liberi, gli uccelli dalle grandi ali, le nuvole e il cielo azzurro. Mauro Corona ci racconta, nei suoi scritti, solo di montagna, solo storie che hanno a vedere con le montagne da cui proviene. Nell’ultimo libro di Corona c’è l’amore dell’uomo per la montagna, per un rapporto che il mondo moderno sta distruggendo.

Riporto un breve capitolo del suo libro “Nel legno e nella pietra”:

“LA MONTAGNA
La montagna l’ho conosciuta appena ho aperto gli occhi. La montagna famosa a dodici anni, quando fui ingaggiato come falciatore a Moena, sui pascoli alti, per poche lire all’ora. Rimasi affascinato da quelle enormi cime che spuntavano dai prati come i fiori. Si falciava tutto il giorno, circondati da lame di roccia scintillanti al sole come immense coti. ..Le montagne sono belle perché hanno il vuoto attorno. Un vuoto che ci spaventa, forse perché rispecchia quello che abbiamo dentro. Le montagne comunicano il senso dell’irraggiungibile, del perfetto, del maestoso, dell’intoccabile. Ho scalato molte montagne, anche all’estero, in Groenlandia, in America, ma sono rimasto innamorato delle mie, dove sono nato e cresciuto. Andando in giro ho scoperto che le montagne del mondo hanno tutte una base e una cima, e il dolore degli uomini è sempre lo stesso. Adesso il mio motto è: “Conosci l’orto di casa tua e conoscerai l’India intera”. Chi non ha un orto contempli un geranio, sarà lo stesso. Oggi non frequento quasi più le montagne famose perché sono diventate di moda, quindi caotiche. Alla loro base sorgono i grandi parcheggi d’Europa. Ormai, su quelle vette cade neve colorata firmata da prestigiosi stilisti. Ma devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito. Anche oggi che ho passato i cinquanta, e il mio animo è diventato corteccia e le delusioni non mi forano più, perché si spuntano sulla corteccia, quando le cose non vanno bene mi rifugio su qualche vetta….Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura. La vita è un segno di matita, curvo e sottile, che finisce ad un certo punto. Per molti è lungo, per altri corto, per altri non parte nemmeno. La gomma del tempo verrà poi a cancellare quel segno. Di noi non resterà nemmeno il ricordo. E’ giusto così. E allora perché sgomitare tanto? Ho speso i giorni liberi dal dovere in compagnia delle montagne e della natura e mi sono trovato bene. Molto di più che con la gente. Perché la montagna non è gelosa, né invidiosa, non cerca potere né vendetta. Né tradisce. Per andare in montagna ho ridotto al minimo il dovere. Non ho accumulato soldi, non hop snaturato la vita nascondendomi sotto mucchi di orpelli inutili. Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro. La montagna mi ha insegnato anche questo. Dopo due giorni di vagabondaggi senza cibo, una volta a casa, non è necessario che il tonno si tagli con un grissino per essere buono. La montagna mi ha fatto capire che è da sciocchi mettere la vita in banca sperando di ritrovarla con gli interessi. Mi ha aiutato a non essere troppo tonto, anche se un po’ tonti si è tutti da giovani. Mi ha insegnato che dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere. Saggio consiglio per non farsi prendere dai traguardi dell’ambizione lungo il segno di matita. Oggi non ho né rimorsi né rimpianti. E’ andata così e basta.”
(Mauro Corona: Nel legno e nella pietra” oscar Mondadori pagg. 270-272).


Leggere Mauro Corona mi fa venire in mente la fragilità della montagna, assediata nel nostro paese da asfalto, edifici, ville e villette, chalet, strade, impianti di sci, impianti di risalita, alberghi, tunnell, stadi, gallerie, tralicci, centri commerciali, ecc. Il destino della montagna è segnato, se il tasso di crescita della popolazione proseguirà con i ritmi attuali Le valli alpine sono tutte a rischio, e non solo per i tunnell della Tav. Se il mondo si avvia verso i 10 miliardi di umani, i commerci aumenteranno in maniera esponenziale, la produzione e il trasporto dei prodotti si decuplicherà in pochi anni, la necessità di cementificare le valli alpine si accentuerà sempre più. Nessuno si faccia illusioni. Non si tratta di economia né di politica. Non ci sarà capitalismo, liberismo, socialismo o comunismo che salverà le montagne. Non lo farà né la destra né la sinistra. Lo strapotere dell’uomo in un mondo sovrappopolato porterà alla progressiva distruzione sia delle campagne che delle coste, dei mari, delle foreste, delle acque e delle montagne. Sarà una distruzione bipartisan. Le montagne moriranno, diventeranno una specie di luna park per le scimmie umane. Ci andremo a sciare con la neve artificiale, sparata dai cannoni, sarà pura neve tecnologica. Scorazzeremo per le strade e le autostrade d’alta montagna come in un immenso carosello. Passeremo sotto i monti, nei lunghissimi tunnell che li bucheranno da parte a parte come un colabrodo. Abiteremo sulle cime una volta bianche di neve, ma trasformate dalle magnifiche sorti e progressive della specie umana in grigi condomini da turismo di massa.


A Erto dove viveva la sua gioventù Mauro Corona , molti hanno vissuto il disastro del Vajont nel 1963. Quella fu solo l’anticipazione della fine. Tutte le montagne sono a rischio, tutte le valli stanno perdendo il verde degli alberi, sommerso dal grigio colore dell’asfalto e del cemento. Persino le incontaminate vette delle alpi stanno perdendo il loro ambiente. La neve diminuisce anno dopo anno, i ghiacciai millenari si sciolgono e il cemento avanza. Il sacro e gli dei non hanno più luogo dove stare. I vecchi montanari sono gli ultimi depositari delle antiche tradizioni, dei ricordi del tempo andato. Ora tutto è diventato luna park, la montagna serve solo a far divertire, a vacanze fuggitive e superficiali, o per delle seconde case da lasciare vuote quasi tutto l’anno. I vecchi muoiono, e solo Corona e pochi altri ci raccontano ancora le storie dei montanari, razza in estinzione.

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