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venerdì 23 gennaio 2015

La cecità dei demografi




C’è una sempre maggiore distanza tra quello che prevedono i demografi e quella che è la realtà dei fatti. Da alcune decine di anni per l’Italia i demografi prevedono un inverno demografico con una popolazione totale in caduta libera. Negli stessi anni la popolazione italiana è aumentata, al contrario, da 45 milioni a 62 milioni. Se fossimo in un paese serio cacceremmo via i demografi dalle loro cattedre universitarie e dai loro istituti per manifesta incapacità. Per l’Europa non siamo messi molto meglio. Da anni i demografi prevedono una continua diminuzione della popolazione ( l’ultimo studio pubblicato prevede un calo dagli attuali  circa  780 milioni verso i 650-700 milioni nel 2050). Al contrario la popolazione in Europa cresce costantemente da decine di anni e secondo alcuni istituti, più oggettivi, si va verso il superamento della soglia degli 800 milioni nei prossimi anni. Che cosa determina questi errori grossolani dei demografi?
Innanzitutto una banale dimenticanza.  Secondo un rapporto Cnel pubblicato nel 2011 sono previste ondate immigratorie soltanto per quel che riguarda la provenienza dall’Africa di circa due milioni di immigrati in Europa all’anno fino al 2050 (due milioni all'anno!). Senza contare gli altri milioni previsti dall’Asia e da altri paesi a forte emigrazione come il medio oriente. Ma pare che da questo orecchio i demografi ufficiali non ci sentano: per loro semplicemente questi fenomeni immigratori non esistono o sono irrilevanti. Tra l’altro le nuove popolazioni portano nel loro bagaglio culturale l’alta prolificità e pertanto contribuiscono al rialzo dei tassi di natalità del continente europeo; ma anche  questo dato  i demografi ufficiali mettono nel dimenticatoio. Un altro errore dei demografi –e qui forse c’è lo zampino di una certa visione cattolica del problema- è quello di sottostimare i reali tassi di natalità e il rapporto tra natalità e diminuzione della mortalità che porta la popolazione a crescere pur in presenza di una natalità stazionaria o di poco in salita. Allarmare la popolazione su un inverno demografico inesistente e insitllare  nelle persone la preoccupazione su un probabile deficit di lavoratori per “pagare le pensioni” porta acqua al mulino di preti e demagoghi delle culle piene. Di fatto, anche facendo la tara del fenomeno immigratorio, assisteremmo in Italia ad una pur lenta crescita della popolazione,  più lenta di quella reale di oggi, ma pur sempre di crescita si tratterebbe. La realtà europea mostra poi l’evoluzione temporale della demografia nel vecchio continente con tassi di natalità in forte crescita –nonostante tutte le previsione dei demografi fino a ieri-  in Francia (la popolazione francese è passata da 42 milioni nel 1950 a 65 milioni oggi), in Inghilterra e persino in germania (8,33 nascite/1000 di popolazione) , nonostante che i tassi di occupazione delle donne tedesche siano superiori rispetto alla Francia. I livelli di cementificazione e di scomparsa delle aree verdi conseguenti all’aumento di popolazione residente  è ormai preoccupante specie intorno alle grandi città come Parigi, Londra o Berlino. L’urbanizzazione delle aree rurali  è ormai un dato di fatto in tutta Europa e i tassi di inquinamento ambientale, nonostante tutte le politiche di repressione e regolamentazione, sono altissimi. La Germania, tra i pianti dei demografi sul declino demografico,  è passata da 70 milioni di abitanti negli anni cinquanta agli attuali 83 milioni, di cui 15 milioni di origine immigratoria.
Avere un quadro chiaro sull’evoluzione demografica nei paesi europei da parte dei demografi è purtroppo impresa impossibile e inutile. Il pregiudizio sul calo della natalità e sul declino demografico è ormai diventata una ideologia e da ogni parte si assiste al pianto greco sulla scarsa prolificità delle donne europee. Tutto questo mentre assistiamo alla devastazione delle nostre terre dovuta alla sovrappopolazione. Il mondo, come dicono gli ultimi studi proprio di questi giorni, si avvia sempre più velocemente ad un “global warming” che già pone problemi gravi per la sopravvivenza di molte specie viventi, eppure i demografi pensano ad altro, come se l’eccesso di popolazione mondiale non fosse alla base del fenomeno. Ma non ci sono solo i danni ambientali.  In Europa i cambiamenti demografici  riguardano anche  il mutamento culturale ed economico. Lo stanziamento di milioni di nuovi cittadini appartenenti a culture diverse  porta a nuovi conflitti tra popolazioni di diverse tradizioni, a contrasti religiosi, alle limitazioni della libertà di espressione, a competizione per le risorse, al terrorismo,  a guerre nelle aree di provenienza.  La crisi economica è aggravata  dal peso sempre crescente di politiche assistenziali a fronte di una produzione sempre meno capace di innovazione tecnologica e di competitività nei mercati. Come in tutte le aree in cui le popolazioni sono in crescita, anche in Europa le risorse economiche sono spostate dalla ricerca e l’innovazione verso l’assistenza e il welfare dei nuovi e vecchi residenti. L’Italia importa povertà ed esporta cervelli, ma la situazione europea non è molto migliore. 

23 commenti:

  1. In un certo senso esiste una sensibile decrescita demografica degli Europei.
    Ma la questione che non si può dire perché cattolici, sinistri, panmixisti, terzomondisti, cocomeriani, comunisti, sìglobal, etc. iniziano subito a sclerare istericamente, è che la salvifica decrescita demografica degli europei non solo è annullata ma si è tramutata in una violenta crescita demografica per lo tsunami migratorio diretto (nonché in maggior parte clandestino) e per tassi di prolificità abnormi da parte di varie comunità di migranti.

    Addirittura i crescitisti e i natalisti che ne sono la rappresentazione demografica sono felicemente giulivi, si sdilinquiscono per la crescita del teratoma umano, oper l'aumento quantitativo di homo dovuta all'immigrazione.

    Quante volte frasi idiote "meno male che ci sono i figli dei migranti" "meno male che ci sono i migranti" e puttanate del genere si sentono?
    E il bergoglione che dice che è bene fare tre figli per mantenere la stabilità di costipazione insostenibile in europa?
    E D'Alema con i suoi sermoni demenziali a confronto delle quali Marine Le Pen diventa una gigantessa del pensiero?

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  2. I demografi, forse la maggior parte di loro, compreso quello ospite fisso di Piero Angela, negano l'esplosione demografica e c'invitano anzi a invertire la tendenza, a fare più figli (compreso lo stesso Angela). Però ci sono anche demografi che condividono almeno in parte i nostri timori, come Andrea Furcht (credo di o vicino a Rientrodolce). Furcht mi disse quasi dieci anni fa che un rientro dolce a due-tre miliardi di esseri umani abbisogna di tempi lunghissimi, addirittura secoli, perché un declino demografico repentino e massiccio sarebbe catastrofico. È vero per es. che la popolazione italiana continua a crescere, ma anche il numero di anziani cresce e senza l'immigrazione l'Italia vedrebbe dimezzata la propria popolazione in pochi decenni con conseguenze gravissime. Ciò non significa però che io veda di buon occhio quella che è una vera e propria invasione. Però è anche vero che il tasso di natalità degli immigrati cala rapidamente, è di non molto superiore a quello italiano dopo qualche tempo.
    Il fatto che la Cina stia rivedendo la politica del figlio unico si basa sulle proiezioni demografiche. Insistendo sul figlio unico la popolazione cinese a un certo momento crollerebbe, verrebbero a mancare centinaia di milioni di persone con contraccolpi enormi per l'economia cinese.
    Ma finché si continuerà a invocare la crescita non cambierà nulla, aumenterà anche la popolazione. Di cosa stanno parlando adesso a Davos tutti i big? Di crescita ovviamente. Non pochi di loro sono preoccupati, ma non dell'incremento demografico, bensì dell'economia che non si decide a ripartire in Europa. Adesso puntano e sperano sulla macchina stampasoldi di Draghi.

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    1. Calo repentino della popolazione?
      Ho fatto una pagina dedicata a un'eventuale Pandemia:

      http://www.resetsystem.eu/scenari/scen_pandemia.aspx

      Una pandemia è una delle cose più orribili che le persone possano pensare, in quanto, non hanno possibilità di salvarsi con:
      soldi, raccomandazioni, castelli, potere ecc.

      Il finale farà riflettere...

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    2. Interessante, anche se da un lato troppo pessimista (ipotizzi lo sterminio di ben il 95% della popolazione, più di 6 miliardi degli attuali infestatori della terra), dall'altro un po' troppo ottimistico perché prevedi una rinascita, una vita più tranquilla e persino prospera per i rimanenti miseri 350 milioni di esseri viventi, visione diciamo po' troppo idilliaca. Ma che succederà di quei miliardi di cadaveri insepolti? Non saranno a loro volta fonte di ulteriori infezioni, epidemie ecc., non inquineranno il territorio, le acque ecc. Insomma, ci sarà da fare per i rimanenti (felici?) abitanti per bonificare il territorio.
      Direi dunque che la tua visione è troppo pessimista e troppo ottimista allo stesso tempo.

      Adesso vado a vedermi le tue altre "visioni" (curioso di vedere come finirà un conflitto nucleare ...).

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    3. Un cadavere sparisce completamente nel giro di pochi mesi, viene metabolizzato da organismi grandi e piccoli, restano le grandi ossa, perfettamente pulite.
      Di una volpe che ho trovato morta e gia' parzialmente mummificata nel mio terreno, dopo un anno non sono rimaste nemmeno tracce, nemmeno le ossa. Sarebbe durata a lungo solo nella lande dove la vita organica e' scarsa e difficile, ma in tali lande non ci sarebbe giunta proprio.

      Dubito inoltre che a fronte di un cataclisma del genere, come supposto sopra, resterebbe in piedi il complicatissimo e interdipendente apparato tecnologico grazie alla sopravvivenza dei vecchi sapienti e professori universitari, anche perche' non servirebbe piu' a nulla. (anche oggi non serve in massima parte a nulla se non a riprodurre se stesso, ma in caso di tale cataclisma diverrebbe inutile anche nella sola parte oggi indispensabile al sostentamento della numerosa popolazione, la parte che permette la iperproduzione agricola).

      A questo punto suggerisco l'eventuale lettura del libretto "la fine del mondo storto" di mauro corona, nella sua ingenuita' e' meno ingenuo della credenza, pseudoreligiosa, che l'apparato tecnologico sia la cosa di cui non possiamo fare a meno, ma del resto la tecnica e' la religione e il pensiero magico del nostro tempo. L'apparato tecnologico e', ricorsivamente, la cosa di cui non puo' fare a meno l'organizzazione tecnologica, di cui siamo servitori se non schiavi, culturalmente prima di tutto, e' il nostro "krell". E' l'apparato tecnologico inoltre che e' la vera causa della sovrappopolazione, non il papa. La popolazione, nei tempi lunghi, cioe' quelli multipli della durata media della vita umana, riempie comunque tutte le nicchie sfruttabili dalla tecnologia del momento, e negli ultimi decenni piu' che di nicchie si e' trattato di fertilissime praterie. Leggi, norme, comandamenti, incentivi, tasse e prediche sui tempi lunghi non hanno nessun effetto, sono inutili, se non addirittura controproducenti, in quanto caricano la molla della reazione avversa naturale, e tutte sono prodotto dell'ideologia del momento, in senso positivo o negativo.

      L'autorita' normativa parlamentare (vox populi vox dei) non e' in nulla diversa da quella religiosa dei tempi passati, non lo e' soprattutto nella sua caratteristica fondamentale, la sua indiscutibilita' e immanenza temporale, se non nell'enormemente maggiore potere coercitivo che ha lo Stato moderno, che e' in ultima analisi basato su una soverchiante forza fisica tale da rendere impensabile opposizione e resistenza.

      Preoccuparsi che la popolazione possa superare le risorse tecnologicamente disponibili e' preoccuparsi di un'impossibilita', qualsiasi specie si adatta automaticamente ed elasticamente, e necessariamente nel suo limite superiore, alle risorse tecnologicamente disponibili, attraverso i normali cicli di nascita e morte (in fin dei conti qualsiasi organismo naturale puo' essere visto come una diavoleria tecnologica, costruita dal "tutto" o quello che e', attraverso tentativi ed errori).

      Cio' che semmai non si "adatta naturalmente", ed e' questo in realta' che ci preoccupa, e' il relativo peso specifico all'interno della specie fra i suoi membri e le sue tribu'(prosaicamente, chi uccide e chi viene ucciso, chi vince e chi perde, cosa che infatti ci ossessiona fin nel gioco della piu' tenera eta').

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    4. Infine, pare che il nostro cervello contemporaneo abbia difficolta' non meno di quello di millenni fa a comprendere che il presente e' contingente e che la causalita' e' ricorsiva, nel cambiamento e' compreso il cambiamento delle condizioni del cambiamento: fare previsioni a lungo termine basandosi sullo stato attuale, postulando implicitamente che le variabili e le costanti di domani saranno le stesse di oggi, e' assurdo, e' solo un gratuito esercizio di muscolatura intellettuale del tipo che fanno gli adolescenti per prepararsi ad esercitare il Potere.

      Sospetto che, in fondo in fondo, la tenzone basata sull'esercizio della muscolatura intellettuale sia l'aspetto fondamentale della questione, e del tutto indipendente dal suo contenuto: e' gratuita, e aspetto caratteristico della condizione umana.

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    5. Caro Winston concordo quasi in tutto quello che dici tranne su un punto...fondamentale. E' vero che l'attuale esplosione della popolazione è dovuto alla tecnica moderna (le medicine, i vaccini, il sapone, l'igiene, il riscaldamento, i fertilizzanti, la macchinizzazione dell'agricoltura ecc.), ma è anche vero che la tecnologia può ridurre la natalità sotto certe condizioni. Il benessere dovuto alla tecnologia ha reso inutili avere molti figli per la manodopera agricola, per il sostentamento della famiglia ecc. Il mglioramento dell'istruzione e il surplus di prodotti dovuto alla tecnica ha consentito una vita più comoda e allo stesso tempo ha aumentato i costi per la crescita e la scolarizzazione dei figli. La tecnica ha consentito la liberazione della donna e la sua autonomizzazione rispetto al maschio, riducendone nel contempo il tasso di fertilità. La tecnologia ha reso disponibile la pillola e gli altri mezzi per una facile contraccezione. L'occidente supertecnologico è quello che ha i tassi di natalità più bassi. Quindi la tecnica ha una faccia bifronte, come il dio dell'"Inizio" Giano che nei greci simboleggiava il cambiamento epocale, l'inizio di una nuova era. Del resto la tecnica è un destino dell'uomo, da essa non si torna indietro. Piuttosto che sperare in un improbabile ritorno al mondo poco tecnologico bisogna "cavalcare la tigre" come dicono i cinesi, e cercare di guidarla verso un ritrovato rapporto con la natura. Per questo è indispensabile una diminuzione della pressione antropica sul pianeta e un rientro della popolazione nei limiti. Sul fattore energetico, come sanno i frequentatori di questo blog, io spero molto. Una energia pulita e abbondante può far cambiare verso allo sviluppo tecnologico portandoci a sistemi tecnologici in grado di assicurare una vita degna al genere umano e allo stesso tempo un minor impatto sull'ambiente planetario.

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    6. " Il benessere dovuto alla tecnologia ha reso inutili avere molti figli per la manodopera agricola, per il sostentamento della famiglia ecc. Il mglioramento dell'istruzione e il surplus di prodotti dovuto alla tecnica ha consentito una vita più comoda e allo stesso tempo ha aumentato i costi per la crescita e la scolarizzazione dei figli. La tecnica ha consentito la liberazione della donna e la sua autonomizzazione rispetto al maschio, riducendone nel contempo il tasso di fertilità"

      Anch'io concordo con i fatti, ma non con la loro spiegazione, e in un fatto fondamentale ;) :

      - i figli da risorsa, anche dal punto di vista della costituzione del clan di autodifesa, sono divenuti un onere pesantissimo da sostenere per le famiglie e la societa' nel suo insieme, cosi' come e' divenuto un pesantissimo onere cio' che li sostituisce, per questo non se ne fanno piu': oggi non si figlia perche' si sta molto male, non perche' si sta molto bene, la lotta per la sopravvivenza e lo stress sociale non sono minori di quando si dovevano sfidare le tigri coi denti a sciabola;

      - la "vita piu' comoda" in realta' ha un costo pesantissimo in termini di stress e "malvivere": in cambio di comodita' in gran parte del tutto inutili quando non controproducenti, la gente passa gran parte della vita a lottare per emergere e stare al passo, salvo quando e' a un passo dalla tomba, forse. Escludo che la gente oggi sia in media piu' felice di "un tempo", lo dicono perfino i vecchi che hanno vissuto le due guerre mondiali, quindi non precisamente un periodo idilliaco, cosi' come lo verificano quelli che visitano l'africa e ne restano affascinati, immancabilmente, proprio perche' vedono coi loro occhi che li' la gente pur stando materialmente infinitamente peggio e non avendo nulla, e' piu' felice o, semplicemente, e' felice. Lo e' finche' non entrano in contatto con noi e tutte le nostre fisime e filosofie, espressione di eterna insoddisfazione e quindi infelicita'. Aassaggiare la mela non e' stato un grande affare;

      - le donne occidentali con figli, oggi come oggi, impazziscono di lavoro e di stress, e ho l'impressione che comincino a rendersi conto che con l'"emancipazione", che poi non e' altro che mascolinizzazione loro con corrispondente femminilizzazione degli uomini, non hanno fatto un grande affare. Quantomeno, tanto rumore per nulla;

      - per tornare al punto, se stavano male, nel passato, riteniamo che avvenisse quando arrivavano ad essere in "troppi", e la lotta per le risorse diveniva pressante e selettiva: ma la lotta per l'emersione sociale e' altrettanto cruenta anche quando non si e' in troppi e le risorse materiali abbondano in una pletora che attualmente e' comunque annegante: basta che ci guardiamo attorno qui ed ora.

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    7. Sul fatto che la tecnologia sia il destino dell'uomo non c'e' dubbio, ma non e' una novita' dei tempi moderni, lo e' almeno da quando ci costruiamo armi rudimentali di pietra e ci vestiamo: alla fine, la nostra tecnologia non fa altro che sostituire capacita' materiali (cioe' tecnologie) innate che tutti gli altri animali hanno e anche noi avevamo ma abbiamo perso proprio in causa della nostra tecnologia stessa, che le ha sostituite indirizzando la nostra evoluzione verso la crescita volumetrica del cervello e della capacita' ed efficacia dell'interazione sociale.

      Eppoi, come detto sopra, si puo' benissimo pensare che la "tecnologia" degli animali, quella di cui li ha dotati il "grande architetto", che io preferisco intendere come il Tutto con le sue interrelazioni fra le parti, non sia proprio per nulla inferiore a quella che noi cerchiamo faticosamente di ricostruire per imitazione (in fin dei conti la sua imitazione e' il nostro piu' grande obiettivo).

      Il guadagno netto, in tutte le cose esposte sopra, e' zero, e lo sara' comunque nel futuro, necessariamente. Vestire questo "essere" di necessita' e teleologia e' un abuso e un inganno.

      Tutto sommato in questo, l'oriente e pure il nostro sud, oltre che piu' vecchi, sono piu' saggi.

      ;)

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    8. xSergio:
      Il sito si pone l'obbiettivo di affrontare problemi che possano mettere a repentaglio la sopravvivenza del genere umano.
      Se oggi ci fosse una pandemia come "l'influenza spagnola" che tra il 1918 e il 1919 uccise, in tutto il mondo, 25 milioni di persone; il genere umano neanche ne risentirebbe, visto che: ogni anno la popolazione mondiale aumenta di circa 80 milioni di persone. Se un anno aumentasse di 55 milioni (80-25) sarebbe comunque una crescita e non un pericolo per l'estinzione umana.

      Indeciso su quale sarebbe stato il prossimo scenario da affrontare, visto che lo citi, tratterò quello sul conflitto mondiale nucleare.
      Cercherò di fare un'analisi quantitativa, calcolando con una certa precisione i danni reali che ciò potrebbe causare.
      Entro pomeriggio dovrebbe essere online.

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    9. Scenario
      6: Guerra Nucleare

      aggiunto al sito:
      www.resetsystem.eu

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    10. Mi sembra uno scenario che potrebbe anche verificarsi. Interessante è il fatto che, in fondo, i danni sarebbero limitati e l'umanità sopravviverebbe alla guerra nucleare, nonostante tutte le mitizzazioni sull'estinzione del genere umano. Le armi nucleari tattiche sono quelle più a rischio di essere usate. Purtroppo il terrorismo in futuro potrebbe essere in grado di accedere a questo tipo di armi. La riduzione graduale della popolazione mondiale con il controllo delle nascite dovrebbe ridurre il rischio di conflitti devastanti e quindi anche la probabilità di una guerra nucleare. Una popolazione che invece continui a crescere porterà, molto probabilmente, ad aumentare il numero e la gravità dei conflitti

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    11. @ Alessandro

      "Il luogo migliore dove rifugiarsi è sotto terra."

      Proprio un consiglio d'amico. Con una croce sopra: "Qui giace aspettando la risurrezione della carne ..."
      Scherzi a parte, ho letto con interesse questo riassunto delle giacenze nucleari e dei loro terrificanti effetti. Sicuramente nei centri di comando sono state fatte e si continuano a fare previsioni sugli effetti di un conflitto nucleare. Sinceramente trovo però questa tua presentazione, ma anche il commento relativamente ottimista di agobit, sbalorditivi: insomma, per male che vada qualcuno si salverà e potrà consegnare il testimone ad altri ...
      Ricordo che almeno trent'anni fa l'Espresso pubblicò una serie di articoli sulle guerre nucleari: erano abbastanza impressionanti. Ma di queste cose non si parla, le si considera altamente improbabili: l'equilibrio del terrore ci ha preservati, almeno in occidente, da altre guerre. Eppure ci siamo andati vicini più di una volta a un conflitto nucleare, in più per errore.
      Non credi che non solo la produzione di bombe atomiche dovrebbe essere proibita, ma anche la sola detenzione di queste armi di distruzione di massa. Chi le possiede è un potenziale Stato canaglia: perché se necessario (a suo insindacabile giudizio) le userà (se no a cosa servono?). I veri Stati canaglia sono i sette Stati nucleari.
      Certo se si eliminassero le armi nucleari bisognerebbe incrementare la produzione di "armi convenzionali". Ma anche queste sono terribili e letali. Si dovrebbe proibire dunque anche la produzione di aerei da combattimento e di carri armati. In fondo anche di fucili mitragliatori, bazooka ecc. E i coltelli da cucina? Non sono pericolosi anche questi? Arrivati al completo disarmo resterebbero comunque i muscoli e i pugni e qui vince in genere il numero. Dunque il tasso di natalità è un fattore chiave per proteggersi in futuro da aggressioni ...
      Scherzo? Sì e no. Comunque se davvero scoppiasse il finimondo, la guerra nucleare, credo che sopravvivere non sarebbe bello. Nella lista della spesa ci metterei anche una dose di veleno ...
      Ai coraggiosi che resisteranno malgrado tutto faccio tanti auguri. Buona sopravvivenza.

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    12. @agobit
      "La riduzione graduale della popolazione mondiale con il controllo delle nascite dovrebbe ridurre il rischio di conflitti devastanti e quindi anche la probabilità di una guerra nucleare."

      Non credo: a paradigmi economici attuali la graduale riduzione si accoppia a recessione continua, costante e ineluttabile, che incattivisce il volgo, specie in eta' adolescenziale ed esuberante, la cosiddetta "eta' da battaglia", al massimo grado: da questo punto di vista, dato che stasera siamo in vena di elucubrazioni a ruota libera, meglio un crollo improvviso stile "pestilenza 1347": e' piu' efficace e "tranchant". Via il dente via il dolore, e domani chi e' ancora vivo ricomincia daccapo.

      En passant non crediamo di esserre i primi a pensarlo, agli inizi del '900 l'aria era di "fine della civilta' cosi' come la conosciamo" non meno di quanto lo e' oggi (un titolo fra tutti "il tramonto dell'occidente" di spengler). E' vero che quella civilta' e' finita, infatti e' stata sostituita da quella attuale, con aerei, IMU, vacanze sciistiche, IVA, sonde cometarie, IRAP, automobili, TARSU, scolarizzazione e relativi esami fino alla piu' tarda eta', eccetera.

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    13. Una "civilta'" completamente inimmaginabile per l'epoca: nemmeno Spengler avrebbe potuto immaginare, nei suoi incubi piu' cupi, un finale cosi' deprimente.

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    14. @alessandro:

      "Nella lista della spesa indicata, c'è il minimo che ogni famiglia dovrebbe avere (del contatore gaiger se ne potrebbe avere anche uno ogni 10 famiglie)"

      Bene.
      Ma non vedo alcuna indicazione di marca, modello, prezzo, venditore.
      Vogliamo imparare ad essere pratici e precisi?
      Cosi' magari ci rendiamo meglio conto, tutti, di cosa stiamo parlando.
      Il diavolo sta nei dettagli. Nei principi generali siamo tutti d'accordo, e' nel momento della loro attuazione pratica che scoppiano le guerre, se necessario nucleari.
      Allo stesso modo, i sostenitori della conversione al fotovoltaico, perche' non indicano nei loro informatissimi ed arrabbiatissimi siti modelli, prezzi, istruzioni di installazione di quanto serve a produrre elettricita' in proprio, SENZA INCENTIVI, incentivi per cui a pagare dovrfebbe essere sempre qualcun altro, e alla fine del "trenino" ritorna giustamente nel deretano con rinnovata energia cio' che si credeva di indirizzare nell'altrui?

      Proviamo ad essere un po' seri, seppure con mai abbastanza apprezzata ironia?

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    15. @Winston:
      "Ma non vedo alcuna indicazione di marca, modello, prezzo, venditore.
      Vogliamo imparare ad essere pratici e precisi? "

      Non ci sono perché non sono importanti.
      Solo per il contatore Gaiger ho messo la foto di quello che ho comprato io, dovrebbe essere il migliore per rapporto prezzo/prestazioni. L'ho ritirato dagli USA per circa 120 euro.

      Per quanto riguarda le fonti rinnovabili: non li considero la soluzione al problema.
      Oggi solo il 16% dell'energia che utilizza l'uomo è elettrica.
      Se tra qualche anno, arriverà la benedetta batteria/accumulatore dalle caratteristiche adeguate; un'altra fetta dell'energia utilizzata dall'uomo passerà all'elettrico (io ci spero tanto).

      Per adesso, si continuerà a utilizzare i combustibili fossili, e se l'alternativa non arriverà, si estrarrà qualsiasi fonte fossile e nucleare, anche a costo di danneggiare l'ambiente.

      Comunque, se ho tempo oggi, cercherò di dare ulteriori dettagli ai due scenari visti, mettendo anche i link su dove si possono fare i calcoli per verificare quello che ho scritto.

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  3. << Escludo che la gente oggi sia in media piu' felice di "un tempo" >>

    Se a qualcuno interessa questo specifico argomento (ovvero il rapporto tra progresso storico, benessere materiale e felicità indivisuale), consiglio vivamente il libro DA ANIMALI A DEI di YUVAL HARARI, che in uno dei capitoli finali contiene molte interessanti riflessioni su questo argomento (in genere ben poco dibattuto dagli storici).

    Il libro è comunque molto bello nel suo complesso, e vale ampiamento il prezzo di copertina.

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  4. @Sergio
    "Non credi che non solo la produzione di bombe atomiche dovrebbe essere proibita, ma anche la sola detenzione di queste armi di distruzione di massa. "

    Mi auguro di no, per il bene di tutti. Io, da buon lettore di Hobbes e Macchiavelli non credo che la pace si basi sulle buone intenzioni degli uomini. In genere le buone intenzioni, come diceva Popper, lastricano la strada che porta all'inferno. La pace si basa sull'equilibrio del terrore, sulla paura delle conseguenze di aggredire il tuo vicino o il tuo nemico. In questo senso dalla fine della seconda guerra mondiale ci siamo evitati altri conflitti di grandi dimensioni grazie ai 5000 megatoni depositati nelle basi dei paesi possessori dell'arma nucleare. Milioni di uomini debbono la vita a quelle testate portatrici di morte. E' uno dei paradossi cui ci ha abituato la modernità. Hobbes diceva che non esiste la legge senza la spada e che senza il dominio del più forte la situazione di natura sarebbe quella del "bellum omnium contra omnes".

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    1. Concordo su tutto quello che hai scritto; anzi, aggiungo:
      dove il potere centrale di controllo è decaduto, gli imperi/Paesi si sono spezzettati e il caos è aumentato.

      Se qualcuno dice che il caos lo genera "l'impero del male" (USA), dico che, è proprio la sua decadenza (e la decadenza delle risorse), che sta portando a numerosi conflitti.
      Adesso che gli altri Paesi si stanno sviluppando e diventando più forti; l'impero è costretto a intervenire sempre più incisivamente (rivolte, colpi di Stato); ma questo è solo il sintomo della sua decadenza.

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    2. "La pace si basa sull'equilibrio del terrore, sulla paura delle conseguenze di aggredire il tuo nemico."

      Machiavelli e i suoi estimatori mi hanno sempre irritato perché Machiavelli è ... diabolico (e il suo diabolico principe troverà prima o poi chi lo sgozza). Con ciò non nego che la vita e la lotta per sopravvivere sono cose serie in cui contano inevitabilmente i rapporti di forza. Ma con le armi nucleari l'umanità ha fatto un passo più lungo della gamba, i pericoli sono immensi. Noi non ci pensiamo mai, ma tutte le potenze nucleari hanno le loro atomiche pronte per il lancio (da terra aria mare). All'equilibrio (quanto stabile?) del terrore preferirei l'equilibrio delle forze. Ma ora abbiamo queste armi orribili a cui nessuna potenza nucleare è disposta a rinunciare (chi comincia per primo a disarmarsi? Forse Israele? Ma figuriamoci!).
      Resta il fatto che l'umanità ha fatto un salto di qualità con gli armamenti nucleari. Obama ha detto che sogna un mondo senza armi nucleari, ma sicuramente non per questa generazione. Quanto dire: sarà per le calende greche. E tuttavia non ritengo che la situazione sia ideale e non mi preoccupo del "Notvorrat" (le provviste d'emergenza che ogni bravo svizzero doveva avere sempre a disposizione nel caso l'Unione Sovietica attaccasse: era "il" nemico degli Svizzeri fino agli anni Novanta). In caso di conflitto nucleare raccomanderò l'anima a Dio e buona notte, altro che rifugiarmi nella metropolitana.
      Certo il disarmo nucleare è attualmente non solo non realizzabile, ma nemmeno concepibile. Sta' a vedere che Israele rinuncia!
      Lo stesso sono sorpreso della vostra impassibilità davanti a un pericolo tale.

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    3. Avete tutti ragione, l'uomo ha sempre usato cio' che ha inventato come arma, spada o altro ordigno che fosse. Bandire l'atomica porterebbe solo a un conflitto piu' probabile, dopo l'inizio del quale l'atomica verrebbe in fretta ricostruita. Non si torna indietro, se non attraverso un crollo delle capacita' tecnologiche.

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    4. Una volta imparato, non si puo' disimparare a camminare, a guidare, ad andare in bicicletta, e in generale qualsiasi cosa si sia davvero appresa.
      L'ho capito a suo tempo leggendo qualcosa di questo:
      http://it.wikipedia.org/wiki/Eric_Kandel
      Quando una cosa la si sa veramente, diventa automatica, e' la fase di apprendimento che e' difficile e richiede verbalita' per la trasmissione. Poi la verbalita' non serve piu' a nulla.
      Non ho tempo adesso di leggere la voce di wikipedia sopra, non so se sia davvero attinente con quello che dico.

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