Confesso di averci provato. Sotto una calura
asfissiante oggi 2 agosto, ho provato a leggere il comunicato finale della
conferenza di Rio 2012. Si tratta
di un papier di 53 pagine e 283 capitoli. Un’impresa sovrumana perché il
documento è noiosissimo, infarcito di politically correct (i vocaboli più
ricorrenti sono equality, equal rights and opportunities, cooperation, poverty eradication, sustainable
development). L’intento era di capire se nel documento si citasse il problema
sovrappopolazione. Ho cercato per ore. Nulla di nulla. Dopo ore di lettura ho
scoperto che per la conferenza di Rio
il problema del boom demografico non esiste. I fenomeni migratori sono
semplicemente una sfida che dobbiamo affrontare: “Through forward- looking
planning, we can seize the opportunities and address the challenges associated
with demographic change, including migration. “ Cavolo, non ci voleva una
conferenza internazionale per sapere che dobbiamo affrontare e accettare
l’immigrazione!
Nel lunghissimo tedioso testo appena si accenna al
fatto che si sta correndo verso i 9 miliardi di umani: . “We acknowledge that with the world’s population projected to
exceed 9 billion by 2050 with an estimated two thirds living in cities, we need
to increase our efforts to achieve sustainable development and, in particular,
the eradication of poverty, hunger and preventable diseases”. Fare qualcosa per rallentare la crescita
demografica? Nulla di nulla. Non è un problema. Anzi non viene mai nominato il
problema demografico. E’ un tabù. Così la causa e il fondamento del problema
ambientale, quello da cui scaturisce tutto il resto, l’immane crescita
demografica della specie homo che pone a rischio tutto l’ecosistema, compresa la sopravvivenza delle altre
specie viventi, per i grandi cervelloni riuniti a Rio semplicemente non esiste. Sul fatto che il pianeta si sta surriscaldando sempre più
velocemente, che i ghiacciai e i poli si stiano sciogliendo e che ci stiamo
avviando verso un disastro planetario immane, si fa un breve accenno richiamando
soltanto il protocollo di Kyoto: “We urge parties to the United Nations
Framework Convention on Climate Change and parties to the Kyoto Protocol to
fully implement their commitments, as well as decisions adopted under those
agreements”. Come se rifarsi ad una conferenza completamente fallita serva a
qualcosa. Si chiede di applicare quello che è già stato disapplicato. Si
accenna poi alla necessità che a tutti i paesi in via di sviluppo siano
assicurati libero accesso alle fonti energetiche e che: “We recognize that
improving energy efficiency, increasing the share of
renewable energy and cleaner and energy-efficient
technologies are important for
sustainable development, including in addressing climate change”. Se
qualcuno mi spiega cosa significano in termini operativi queste frasi
generiche, gli sarò grato. Credo non significhino nulla. Forse i signorini riuniti a Rio non
hanno capito che qui ci sta bruciando la terra sotto il culo, che i cambiamenti
climatici sono già esplosi e che se continuano a parlare come damerini
dell’ovvio qui ci fottiamo il pianeta in men che non si dica. Confesso che dopo
aver letto più della metà del mattone, non ce l’ho fatta più. Le ovvietà e le
ripetizioni dell’ovvio erano troppe. La cosa grave è che sulla
sovrappopolazione si è taciuto non solo ai tavoli ufficiali della conferenza,
ma pure fuori, nelle varie sparpagliate libere assembee dei movimenti verdi che
la accompagnavano. Tutti, come i
dannati descritti da Dante, con la
testa volta all’indietro – fissi sulle vecchie teorie politiche ottocentesche-
a correre verso il baratro del pianeta Terra. Spero che non si facciano più
queste conferenze e che si risparmino i soldi che servono a pagare a queste cariatidi le
vacanze “ambientaliste”.
Riporto il seguente commento del Manifesto: Alla sua conclusione, il vertice di Rio + 20 sullo sviluppo sostenibile, porta a casa una grave sconfitta per le donne di tutto il mondo. Su 190 paesi presenti, il veritce è riuscito a “epurare” il paragrafo 244 dal testo della Conferenza di Rio +20, sui diritti riproduttivi delle donne e sulla pianificazione familiare, grazie all’alleanza di Vaticano, e al sostegno di alcuni paesi islamici, come Siria ed Egitto, di alcuni stati centroamericani, come il Cile, e la Polonia. Un’azione che nega alle donne l’accesso a mezzi sicuri e poco costosi per la pianificazione familiare, e disimpegna il vertice mondiale su aborto e contraccezione
A parte che non credo tutti accettino l'immigrazione come naturale e incontrovertibile.Per fortuna non ragioniamo tutti allo stesso modo.
RispondiEliminaUn tempo,quando i diritti civili (che non è detto che siano assicurati),non esistevano,grosse migrazioni come quella a cui stiamo assistendo dall'africa verso l'europa,sarebbero state considerate al pari di un invasione.A cui si rispondeva in modo opportuno...
Ma poi se il problema demografico non lo considerano nemmeno di striscio allora o sono in malafede o sono stupidi.
Io dico tutte e due le cose.
Ed è questo che veramente mi preoccupa.