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venerdì 14 ottobre 2011

SOVRAPPOPOLAZIONE E REALTA' VIRTUALE




Gli eccessi demografici rispetto alle risorse del territorio furono controllati per migliaia di anni dalle carestie o dalle grandi epidemie come quelle di peste nel mondo antico. Poi la scienza medica mise a disposizione le vaccinazioni e nuovi potenti farmaci per controllare le malattie infettive. Le nuove tecniche di produzione di cibo e merci, le scoperte scientifiche e la tecnologia hanno determinato l'esplosione demografica senza limiti che caratterizza il mondo moderno. Questo vantaggio dell'uomo rispetto a tutte le altre specie, che avrebbe dovuto essere gestito con saggezza, ha generato un pericolo mortale di distruzione del pianeta. L' ambiente artificiale che la tecnica ha creato si sta delineando davanti ai nostri occhi: eccesso demografico, megalopoli in cui vive ormai la maggior parte della popolazione umana, la cementificazione diffusa delle terre emerse, la scomparsa sempre più rapida di specie animali e vegetali, l'uso industriale delle acque con inquinamento chimico e inaridimento dei suoli, l'uniformizzazione del paesaggio, la distruzione delle foreste, il cambiamento climatico, la globalizzazione economica e culturale basata sulla virtualità. Le aree del pianeta che ancora conservano ambienti naturali incontaminati sono sotto attacco da parte del turismo di massa e sono esposte al pericolo di scomparire. Le megalopoli e il territorio metropolitano si estendono sempre più e rappresentano il destino cui il mondo è avviato.Le masse umane vivono come polli in batteria, in spazi ristretti e stratificati in edifici multipiano, stressati da ritmi di lavoro e mobilità sempre più intensi e uniformi. I cittadini vivono così senza o con poco verde, per lo più chiusi in ambienti insalubri,intossicati da gas e particolato, costretti dal poco tempo libero e da una propaganda continua a nutrirsi degli stessi cibi, a consumare le stesse merci, a uniformare la propria vita secondo schemi dettati dalla produzione industriale e dalle lobby finanziarie, e dalla cultura rappresentata dai gestori della virtualità. Nessuno di noi fa più scelte realmente personali e meditate, siamo tutti eterodiretti dalla grande macchina che gestisce il mondo virtuale. La trasformazione culturale è uno dei cambiamenti più radicali a cui siamo sottoposti senza quasi accorgersene come se fossimo anestetizzati. Mentre i valori, i miti, i racconti della tradizione che avevano regolato per secoli la cultura della società contadina, avevano mantenuto un rapporto con l'ambiente originario dando senso di appartenenza e identità, i nuovi messaggi della cultura delle megalopoli sono completamente virtuali, basati su un mondo virtuale creato dal nulla e diffuso dai nuovi midia tecnologici che lo fanno apparire reale. L'illusione di una realtà fittizia di un mondo inesistente ci riguarda tutti. Il senso di estraneamento ci rimane, non riusciamo più ad identificare noi stessi con una storia reale e sentita, ma il tambureggiante ripetersi dei messaggi virtuali ci frastorna la mente e ci toglie lucidità. Il film Matrix esprime perfettamente la virtualità assoluta di questo nuovo mondo culturale basato su una vita illusoria, del tutto mentale, mentre i polli umani sono immersi comatosi nel brodo della tecnica, privi di mondo e di natura. Questa vita artificiale è fonte di stress e nuove patologie: le cardiopatie, la depressione, l'inquinamento con le patologie respiratorie e degenerative, l'obesità dovuta alla soddisfazione alimentare quale sostituto di quella esistenziale irraggiungibile. Il cancro sempre più diffuso è metafora di una ribellione e impazzimento cellulare quale risposta allo stravolgimento ambientale. Le grandi masse umane per essere mantenute in questo stato, necessitano di un'alta produzione industriale e richiedono l'organizzazione obbligata della vita sociale in megalopoli. Non è possibile un mondo sovrappopolato senza megalopoli e senza produzione massificata. E' errato credere che l'inquinamento sia dovuto banalmente a problemi di ordine sociale o economico. Il capitalismo e il socialismo sono storicamente entrambi basati sull'industrializzazione, sul consumo tecnologico e sulla produzione di massa, ed entrambi hanno storicamente generato, in presenza di sovrappopolazione, società altamente inquinanti. Produzione industriale e megalopoli sono legate non alla politica o all'economia, ma alla tecnica quale potenza che ormai domina la nostra vita e ad una visione del mondo in cui l'uomo è padrone assoluto e la natura puro oggetto a disposizione delle sue esigenze (antropocentrismo).
In presenza di sette miliardi di umani è pura utopia sperare in una riorganizzazione non inquinante della produzione e della società, così come in un ritorno alla produzione artigianale e ad una economia contadina. Il mondo che conosciamo è un mondo avviato alla distruzione. Con l'ulteriore sviluppo tecnologico e una migliore organizzazione politica si potranno diminuire produzione e immissione di inquinanti e sostanze nocive, ma la produzione seriale e la massificazione culturale delle megalopoli sono vie senza ritorno, veri Minotauri che attendono i nostri figli e l'umanità futura. A meno di una riconsiderazione di fondo del rapporto tra uomo e natura e una correzione della visione totalitaria che è alla base della sovrappopolazione umana.

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