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martedì 13 ottobre 2020

Una questione di anima e di numeri

Mi chiedo spesso il motivo del fallimento del movimento dei verdi, fallimento a livello mondiale e non solo in italia, pur in presenza di un inquinamento inarrestabile del pianeta con i suoi effetti sulla salute e sul clima. Potrebbe essere il loro momento, invece stanno quasi scomparendo dall'agone politico. Uno dei motivi di fondo è l'incomprensione, da parte gegli ecologisti dell'ultima ora, del problema demografico. La trasformazione dei popoli e delle nazioni in una informe ed uniforme massa umana basata sul numero. Al posto dei vari popoli della terra, radicati ciascuno in un suo luogo e in una storia, vi e' un uomo globale , sradicato, senza luogo e senza storia, senza patria e senza confini, il cui unico valore è il consumo fine a se stesso e la continua crescita numerica senza ideali e senza scopo. Come tutto questo sia coerente e finalizzato al mantenimento di un potere finanziario e tecnocratico e' motivo di discussione e approfondimento da parte della filosofia contemporanea. Il discorso è invece completamente assente e l'argomento completamente ignorato in campo politico. In primo luogo proprio dai movimenti ecologisti, concentrati sulle conseguenze del fenomeno (il riscaldamento globale, l'inquinamento) senza averne mai compreso le origini.
Un libro scritto dal giovane filosofo Diego Fusaro, aiuta a dare una risposta.Il pensiero unico globalista che ha uniformato il mondo sotto il dominio del mercato, delle merci e dell'uomo ridotto a un neutro consumatore, un numero tra i numeri dell'economia globale, non ammette differenze, distanze, confini, separazioni, culture diversificate: l'uomo globale e' un consumatore neutro sradicato dal luoghi e dalla storia. La furia egualizzante del pensiero unico ha negato nell'uomo ogni distinzione, persino il sesso è visto come un problema. "La rappresentazione politicamente corretta dei bambini con il colore diverso della pelle, provenienti da differenti aree del pianeta, e poi vestiti tutti immancabilmente con gli united colors della medesima marca e dei medesimi capi di abbigliamento, esprime in maniera paradigmatica la cancellazione di ogni storia e di ogni appartenenza in favore dell'egualitarismo identitario. il falso multiculturalismo coesiste con il monocromatico assoluto del mercato. Esso finge di valorizzare la pluralita' delle identita' nell'atto stesso con cui procede per inclusione neutralizzante: ossia, appunto, neutralizzando le identita' e insieme includendo i neutralizzati nella nuova identita' gadgettizzata di consumo, prodotta artatamente dall'ordine dominante" (Diego Fusaro: Difendere chi siamo, Rizzoli pag. 27).
La moltiplicazione numerica della popolazione ha sostituito la diversificazione delle qualità. Il popolo perde le sue caratteristiche che rendono i popoli uno diverso dall'altro, per divenire massa, un insieme di elementi neutri volti al consumo. I luoghi non hanno più anima. L'anima era ciò che dava una identità agli abitanti di quel determinato luogo. Ma la terra oggi è un indistinto globale destinato allo sfruttamento delle risorse e all'utilizzo del mercato. Il borgo medioevale circondato dai suoi campi coltivati o dai boschi, che ancora oggi ci da il senso della bellezza e dell'umanità intesa come appartenenza, è ovunque sotituito dalle periferie urbane, di monocromo cemento, in cui il degrado ambientale sostituisce il territorio con l'uniforme tecnostruttura dell'homo novus dell'età della tecnica e del mercato. Dai caseggiati alle baraccopoli e le bidonville è tutto un trionfare del numero sulla qualità: non c'è più l'anima del mondo. Ucciso il passato, muore anche il futuro. La crescita umana è solo numerica, i giovani non sanno cosa sperare perché non c'è un'idea o un valore se non quello del denaro. Secondo il politicamente corretto il nuovo valore è l'uguaglianza assoluta, la distruzione di ogni differenza: di etnia, di cultura, di storia, di nazione. L'uomo diviene come la merce, interscambiabile, sostituibile, trasportabile, con tutti i diritti propri del mercato: la libertà di scambio, di commercio, di spostamento. Se la produzione e il consumo lo richiedono, un popolo può essere sostituito con un altro. E' solo questione di numero. L'invariante è il numero di ordinazioni, il fatturato, la produzione, il Pil in crescita. In questa maniera i luoghi scompaiono, se non ci sono differenze non c'e neanche identita'. Difendere un luogo verde, un paesaggio, un borgo storico medioevale e' impossibile, ed i tentativi degli ecologisti si risolvono in inutili e temporanei opere di giardinaggio. Dare una pennellata di verde a luoghi che hanno perso i loro abitanti, trasformati in consumatori globali sradicati dai loro luoghi di provenienza, non ha senso ed e inutile. Tutto e' fruibile o non e'. Se c'è un appezzamento di terreno verde si comincia con l'abbattere gli alberi, poi si spiana per eliminare i dislivelli, infine ci si impianta il cemento armato e l'asfalto. Tutto puo essere trasformato, sterrato come terreno da capannonare o cementificare. Se questo non è possibile, si scava, si trafora, si sbanca, oppure ci si costruisce un viadotto che magari non serve a nessuno: ma non importa qualcosa bisogna farci. Se proprio c'è una zona verde che non si può toccare ci si fa turismo, si circonda di alberghi ed attività commerciali, se ne fa una specie di parco giochi, di zoo cittadino. Nel migliore dei casi se ne fa un parco nazionale, difeso da leggi e guardiaparco, senza neanche rendersi conto dell'assurdo di dover difendere e recintare una natura che sta li da migliaia di anni. Qualunque luogo naturale assume l'aspetto di una fiction, e tale è in realtà.
Contro questa deriva del mondo non c'e' finora alcuna opposizione politica. Gli stessi sovranisti non guardano ad alcuna difesa del territorio ma solo ad una protezione degli interessi commerciali ed economici, o all'imposizione di dazi e tariffe. Ritrovare l'anima significa tornare nei luoghi, ritrovare le differenze, le culture diverse, le radici, le appartenenze. Senza l'anima dei luoghi, il mondo diviene dominio del numero, il popolo scompare insieme alla sua storia e l'uomo diventa massa. E' del tutto evidente come il livello politico di tutto questo comporti un pericolo alla sopravvivenza della democrazia verso autoritarismi di massa.
Anni fa esisteva un movimento definito no logo, per coloro che si opponevano alla globalizzazione del mercato. Poi si sono convertiti al politicamente corretto della fine di ogni differenza, del falso multiculturalismo egualizzante. Sono passati dal no logo al non luogo. Scambiavano l'effetto con la causa: combattevano le multinazionali del marchio mentre la popolazione cresceva, nel giro di pochi anni, di due miliardi. Il mostro della sovrappopolazione con le sue due braccia, il denaro e la tecnica, sta fagocitando la varietà del mondo sostituendo tutto con un codice numerico. Al posto delle idee c'è un futuro fatto di numeri: il numero che indica i gradi di crescita del riscaldamento atmosferico, o quello, in miliardi, della popolazione umana sulla Terra devastata.

11 commenti:

  1. Caro Agobit, sulla tragedia demografica la pensiamo esattamente allo stesso modo, per cui non mi dilungo.

    Avrei invece qualcosa da dire sull'ammirazione nostalgica delle differenze culturali tra i diversi popoli del mondo (che tu chiami poeticamente 'anima'), valori che sono effettivamente in pericolo sotto l'ondata globalista.

    << Ritrovare l'anima - dici nel post - significa tornare nei luoghi, ritrovare le differenze, le culture diverse, le radici, le appartenenze. Senza l'anima dei luoghi, il mondo diviene dominio del numero, il popolo scompare insieme alla sua storia e l'uomo diventa massa. >>

    E' vero, è verissimo, ma - volendo fare l'avvocato del diavolo - mi chiedo: la diversa anima dei popoli, cioè la loro profonda diversità, non è quello stesso 'presupposto' che porta alle guerre ?
    Una Terra meno popolata ed al tempo stesso pacificata (per omogeneità culturale) non potrebbe essere un obbiettivo più desiderabile ?

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    1. "Una Terra meno popolata ed al tempo stesso pacificata (per omogeneità culturale) non potrebbe essere un obbiettivo più desiderabile ?"

      Ma cosa intendi per omogeneità culturale? E come si realizzerebbe? Spontaneamente, naturalmente, grazie allo sviluppo tecnologico e culturale?
      L'esplosione demografica degli ultimi cinquant'anni, da tutti o quasi tutti negata, ha avuto e sta avendo anche risvolti positivi, per es. l'interconnessione globale promossa e facilitata dai numeri. Internet ha solo vent'anni, anche meno, e nessuno sa più immaginarsi il mondo senza questo strumento.
      La diversità inclina a conflittualità ma non necessariamente alla guerra. Anzi, la diversità è persino il presupposto di cambiamento e progresso. Attualmente stiamo assistendo a tendenze livellatrici, è tutto un inno all'uguaglianza (ma la casta vive nel lusso). Che l'omogeneizzazione assoluta sia non solo una chimera, ma per niente desiderabile, lo si riscontra anche nel discorso ufficiale dell'UE che vuole mantenere (conservare, salvare) la diversità culturale degli antichi popoli europei: unità nella diversità. Anche se a me sembra che più che sulla diversità si punti sull'unità, sull'omologazione, che i grandi numeri richiedono.

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    2. << La diversità inclina a conflittualità ma non necessariamente alla guerra. Anzi, la diversità è persino il presupposto di cambiamento e progresso. >>

      Caro Sergio, tra la conflittualità e la guerra il passo è breve.
      E la guerra è sicuramente tra i maggiori motori di cambiamento e di progresso, ma a quale prezzo !

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    3. Caro Lumen secondo me tu identifichi l'identità e l'appartenenza con i nazionalismi dell'otto- novecento. I primi sono un modo d'essere e di vedere il mondo, un legame con la propria terra, i secondi una politica aggressiva e colonialista. Quanto al tuo ottimismo sulla globalizzazione ti inviterei ad una riflessione sul fenomeno. Essa ha a che fare con lo strapotere della tecnica che domina il mondo (e l'uomo) e niente a che fare con la fratellanza e i valori comuni...men che meno con la difesa ambientale

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    4. Caro Agobit, hai ragione: il nazionalismo dei secoli scorsi era essenzialmente espansionistico (da cui le guerre continue), mentre quello attuale è prevalentemente di difesa dei valori culturali.
      Ma la globalizzazione marcia imperterrita e non credo che possa essere fermata da nulla. Il mio apparente ottimismo, quindi, è solo un tentativo di vedere il bicchiere non completamente vuoto.
      In altri termini, se non puoi combattere il globalismo (ed io penso che non sia contrastabile, in quanto figlio diretto del trionfo tecnologico), cerchiamo almeno di trovare qualche aspetto positivo.
      Tutto qui.

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    5. I nazionalismi all'inizio erano movimenti progressisti e liberatori, solo dopo sono degenerati, così come altri grandi pensieri rivoluzionari nella storia, come il cristianesimo o il comunismo.
      Le persone troveranno sempre qualcosa per cui distinguersi gli uni dagli altri, è dimostrato da esperimenti di psicologia, e anche nella pratica - pensate ad esempio agli ultrà di città vicine, appassionati dello stesso sport, praticamente quasi identici per aspetto, stili di vita, valori, gusti, che arrivano (non tutti) a scannarsi nelle strade.
      Pensare di eliminare le differenze tra gruppi di persone è impossibile. E anche se ci riuscissimo, poi la gente nascerebbe diversa, perché c'è chi nasce omosessuale e chi etero, chi sano e chi malato, eccetera.
      L'unica cosa che si può provare a fare, secondo me, è cercare di far sì che non si creino le condizioni per cui quelle differenze diventano motivo di conflitto (se stai bene non ti frega che il tuo vicino sia ebreo / musulmano / comunista / ecc, se stai male è colpa sua, o dell'aristocratico, o dell'eretico, o dell'omosessuale, ecc).

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    6. La maggioranza della gente è di spirito gregario e conformista. Tale spirito ti evita conflitti, ti assicura il quieto vivere. Ma la vita vera della gente viva e intraprendente e coraggiosa è un processo di differenziazione e individuazione che crea inevitabilmente disuguaglianze e contrasti, ma questi non devono sfociare per forza in conflitti armati. Un basso livello di conflittualità è persino preferibile alla "pace perpetua" di Kant.
      Stiamo però marciando verso un'omologazione universale imposta dai grandi numeri. Il mondialismo ovvero il governo mondiale potrebbe essere l'esito inevitabile e necessario dell'esplosione demografica. Jacques Attali: "Una piccola epidemia permetterà di instaurare il governo mondiale". Lo disse nel 2009 ! A questo infame massone ebreo e magari anche a Bill Gates l'attuale epidemia va benissimo. Una umanità che si fotte di paura - ed è quindi sotto schiaffo, manipolabile - e stramiliardi per i vaccini. E anche il papa è della partita, nella nuova enciclica nega il valore assoluto alla proprietà.

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    7. Cara Gaia, non sarei così sicuro che le guerre siano dovute alla povertà ed alla disuguaglianza.
      Secondo me le guerre si fanno quando le elites ritengono di poterne avere un beneficio.
      E se non abbiamo avuto guerre importanti (globali) negli ultimi 70 anni, probabilmente, è solo perchè le elites post-belliche non ne hanno avuto la convenienza (i guadagni dei commerci internazionali sono superiori agli eventuali bottini di gierra).

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  2. Sarebbe interessante sapere perché la sinistra e i Verdi sono estremamente allergici al problema demografico che per loro non esiste, anzi è un discorso reazionario (o razzista e fascista). Sinistra e Verdi sono sulle stesse posizioni della Chiesa cattolica. Il loro mantra è che c'è da mangiare per tutti, è solo un problema di equa distribuzione delle risorse. Dopo la guerra mondiale l'Africa contava duecento milioni di abitanti, adesso sono oltre un miliardo e nel 2050 saranno due miliardi (e quattro a fine secolo salvo imprevisti o incidenti). Ma se accenni a questo fatto sconvolgente questi deficienti di Verdi e sinistra ti danno del razzista.

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  3. Mi meraviglio della vostra meraviglia.
    I problemi gravi sono causati sempre da molteplici cause, vediamone alcune.

    1 - universalismo
    I movimenti universalisti (cattolicesimo, marxismo, illuminismo, islam, etc.) raccolgono la naturale inclinazione gregaria di specie e la incalano in un appiattimento al basso, al peggior, minimo comun denominatore. Ovviamente i soviet/pastori vecchi e nuovi sanno bene come manipolare le masse/pecore .
    Nel regno dei ciechi il monocolo e' re.

    2 - Le oligarchie del capitale
    Nonostante i marxisti/comunisti siano adepti di una religione che li tiene lontano dalla realta’ ed ostili ad essa, alcune accuse al "capitalismo" e alle ristrette cerchie di riccastri sono ragionevoli.
    A coloro che sono ai vertici delle imprese di profitto e' indispensabile avere basi di consumatori/utilizzatori sempre piu' vaste ed omnologate dalle quali prelevare/ottenere/parassitare piu' risorse e potere possibili.
    Questi poteri lavorarono, lavorerano e lavoreranno SEMPRE contro le specificita' culturali, le differenze, i confini, i limiti, le identita', le resistenze.

    3 - Sono il salvatore
    E' noto che da sempre esiste una parte della popolazione che ha in mente di "migliorare" il mondo (secondo le loro ricette dai risultati nefasti) e che "ti vogliono salvare" anche senza il tuo consenso, contro la tua volonta'.
    Le nuove religioni progressiste/comuniste ora arcobalenghe annoverano tra i loro adepti un sacco di problematici che piu' problemi hanno e piu' si fanno militanti e missionari dei precetti della loro pessima religione. Il "salvare" gli altri solletica e accarezza come poco altro il proprio ego cretino.
    E' sufficiente osservare le viscide, ipocrite e fondamentalistiche affermazioni dei vari invasati della ONG scafiste, umaniste, missionarie, socialiste per avere una prova del fanatismo di questi zeloti e della boria ideologica della quale sono intrisi.

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    1. 4 - Verdognolismo walt disneyano
      I verdognoli non sono altro che cocomeri, verdi fuori, rossi dentro.
      Sono passati dalla decrescita demografica come antagonismo al fassismo veteropatriarcale e alle tendenze riproduttive di quei movimenti all'adesione fanatica a "immigrazioni di massa senza se e senza ma, porti aperti, i diritti, blablablabla).
      Solo dei cretini possono protestare contro i gasdotti in Puglia e poi lavorare con ogni mezzo posisbile affinche' in Italia e in Europa arrivino piu' africani e asiatici possibile che utilizzano gas ed energia elettrica dieci volte piu’ che nei paesi di origine.
      Sono gli stessi cretini venuti su a waltdisneyate “agnello e jena insieme all’aperitivo funky in Madagascar” che sono passati da “L’utero e' mio e me lo gestisco io” all'utero in affitto per i diritti degli omnitrancigarpis_gender_malbub_lesbovegan_omo_antieter_trisezzual, da Lenin a Jobs. Bandieruole al vento che oggi siamo verdi e tiriamo a nord-est, dopodomani siamo arcobalenghi o rossi e sventoliamo a sud-ovest.

      5 - La brodaglia di peggi vecchi e nuovi
      I razzisti anti sono i piu' formidabili razzisti. Hanno un demone che li ossessiona, il razzismo e (s)ragionano solo in termini razzisti.
      Questa patologia si combina con il tradizionale masochismo dei cattolici e da' forma alle nuove forme di masochismo razzista anti che sono cosi' frequenti e che connotano le sardine sott'odio, i girotondini, le vedove in nero fuori rosso sotto contro le guerre, le femministe e le cretine italiche che appena possono si accompagnani con fasciomachisti magrebini, islamici, esotici o si islamizzano per poter spegnere la testa (che fatica pensare!) e riempirsela di rozza segatura coranica.
      Aggiungere una spolverata di esterofilia per rimbambiti, quelli per cui ogni pinzillacchera e quisquilia che venga dall'estero e' piu' vedere del tuo orto.

      6 - Sono piu' politicamente corretto / progressista di te
      E' tutta una gara per appecoronarsi alla ortodossia politicamente corretta ed essere piu' politicamente corretti di te.
      Nel politicamente corretto NON si pu' fare campagna di contraccezione in Africa / Asia perche' e fasciorazzista. Bisogna invece andare a baloccarsi contro gli allevamente intensivi di pollame e poi lavorare affiche' giungano in Italia milioni di mandibolatori di polli.

      7 - Mal comune mezzo gaudio
      Se io sono un grigio omologato pirla e scarsone e sono in compagnia di altre milionate di grigi omologati pirla e scarsoni, mi sento meglio.
      Qui non si fanno piu? Ne importo a carrettate da Tunisia, Pachistan, Congo, etc.

      Mi fermo qui che ho finito pausa pranzo

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