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sabato 18 maggio 2019
I media e la sovrappopolazione
(La fine degli orangutang per la distruzione del loro ambiente naturale)
Riporto questo magistrale intervento di Maria Luisa Cohen al Convegno di Rientrodolce tenutosi a Chianciano nel 2008. Sono passati più' di 10 anni ma la sua attualità' e' invariata. Riguarda il rapporto tra i media e il tema sovrappopolazione, allora ancor più silenziato di oggi. Un tema tabù e considerato scandaloso dalla Chiesa cattolica e dal pensiero unico di destra di centro e di sinistra. Sommamente tabù' per i verdi, coloro che dovrebbero lottare per la salvaguardia dell'ambiente e che invece parlano solo di diritti di Homo. Eppure era ed è l'argomento chiave per capire ciò che ci sta succedendo a noi abitanti di questo pianeta avviato alla devastazione ambientale e al disastro naturale. Un tema che fu introdotto con un grido di dolore già al tempo di Population Bomb di Paul Ehrlich nel 1968. L'uomo, diceva Ehrlich, e' passato dai due miliardi di inizio 900 ai quattro miliardi del 1968 in pochi decenni (oggi siamo ad otto miliardi!) con una dinamica della popolazione esplosiva mai vista nella storia naturale della terra per nessuna altra specie animale. Questa dinamica porterà' al collasso il pianeta, denunciava Ehrlich. Poi le ideologie pro-umaniste (in primis l'ideologia dei diritti umani assoluti prevalente nella cultura europea) , la visione antropocentrica religiosa e infine i grandi interessi finanziari del capitalismo globalizzato silenziarono il tema, criminalizzando politicamente e ideologicamente tutti coloro che osavano accennarvi. In questa opera di criminalizzazione si sono sempre distinti i cosiddetti esperti dell'Onu, gruppi di prezzolati in cui malafede, loschi interessi e corruzione vanno di pari passo. L'accusa più leggera a chi poneva il problema della sovrappopolazione era ed è di razzismo (e si poteva arrivare anche ad essere definiti nazisti). Denunciare la devastante e letale crescita spropositata della popolazione umana a scapito di tutte le altre specie viventi era ed è esattamente l'opposto di ideologie che propongono la sopraffazione di una sola razza umana o di una nazione particolare. Si tratta infatti di ribaltare la visione: di non vedere più la specie umana come padrona del globo terrestre, ma di comprendere la grande varietà (e aggiungerei...bellezza) della vita sul pianeta terra e di come essa sia un unico grande sistema vivente o semplicemente naturale, in cui tutte le componenti hanno la stessa dignità e necessità perché ciascuna da il suo contributo alla biosfera. I veri nazisti sono coloro che, nel nome dei soli interessi di Homo, condannano le piante, gli animali e l'ambiente della biosfera terrestre alla camera a gas delle polluzioni di otto miliardi di umani in continua crescita.
Nel nome dei diritti di Homo si distrugge la Terra e la sua biodiversita', e biodiversità non è altro che l'unicità del contributo, insostituibile, di ciascuna specie alla vita del tutto. Se si distrugge la biodiversità' si distruggono le radici che permettono anche a noi uomini di sopravvivere: che queste non siano parole ma crudi fatti lo dimostrano la fine cui stiamo assistendo di centinaia di specie animali in Africa o nelle foreste dell'est asiatico in rapida scomparsa per la crescita e l'espansione antropica senza limiti. Se si ribalta così la visione delle cose, si comprende che l'umanità non consiste più nella difesa del numero e degli interessi egoistici solo della nostra specie, ma che umanità significa rispetto verso tutta la natura, in quanto da lì passa tutto il significato della nostra presenza sulla terra.
Questa consapevolezza ha sempre più la forza di una convinzione profonda, quasi di una fede. Paradossalmente è la forza di una nuova fede nell'uomo, non più l'animale egoista e distruttore del passato ma l'animale che si prende cura dell'ambiente in cui vive. Ambiente non più' inteso come un magazzino di cui servirsi per le proprie egoistiche necessità. E' una radicale riaffermazione della nostra animalità, termine che deve perdere ogni valenza negativa del pensiero antropocentrico, e divenire sinonimo di rispetto per le altre specie.
Quando si parla di sovrappopolazione, ancora si sente qualcuno con basso quoziente intellettivo dire che la crescita demografica umana non è un problema, in quanto gli spazi sulla terra ci sono e basta redistribuire gli abitanti nelle zone meno abitate e tutto si risolve. Questi ragionamenti mostrano una totale incomprensione del tema, frutto di un mentecattismo mentale non emendabile. La dinamica della sovrappopolazione non e' quella del contenitore e del contenuto, di superfici su cui distribuire il prodotto. In questa totale mistificazione di ciò che sta realmente avvenendo intorno a noi, i media hanno avuto un ruolo determinante, e la denuncia di Maria Luisa Cohen getta una luce sul perche' il problema ambientale non e' compreso da molti come effetto della eccessiva crescita della popolazione umana . I media ancora oggi tacciono sul problema demografico e guardano solo ai diritti umani, i diritti del padrone.
Perchè i media ignorano l´impatto dell’´incremento della popolazione.
Di Maria Luisa Cohen
Convegno Rientrodolce
Chianciano, 2-4 maggio 2008
Comunicazione e informazione sono i mezzi più efficienti di conquista per il consenso nella società, come confermato anche da un recente libretto dell’autore americano Gore Vidal intitolato “Se controlli i media è fatta”. La maniera come sono formulate le notizie offre al pubblico il segnale d’interpretazione delle stesse. Mi riferisco al trattamento dei media e delle agenzie politiche sul tema della popolazione.
Qualche giorno fa il banchiere al quale mio marito si rivolse per questioni d’investimenti dichiaro´ che nessuno- né banche, né economisti, né politici, né altri addetti al potere, dicono la verità o per ignoranza o per calcolo. Si può tracciare un parallelo tra le informazioni che il pubblico riceve riguardo alle crisi ambientali, soggetto oggigiorno di analisi da parte di politici, scienziati e media,. e la corrispondente disinformazione o misinformazione. E’ fondamentale capire che l´evidenza della connessione tra il fattore popolazione e le crisi ambientali viene in qualche modo oscurata dai canali d’informazione mainstream diretti al gran pubblico.
Esistono individui, organizzazioni, libri e articoli che contribuiscono alla comprensione di questa connessione, ma sono stati ignorati per decenni. Le voci che ci avvertono del pericolo a venire, sono tacitate da schiere d’ottimisti, che hanno il vantaggio di dire ciò che la gente preferisce credere: Documenti antichi, avvertimenti e reazioni al pericolo dell’aumento della popolazione, sono profeti del peggio a venire. Più´ recentemente tutto cio´ che era facilmente prevedibile è stato già previsto, da Mark Twain ad Aldous Huxley, il quale ha trovato anche il colpevole nella figura degli scienziati, che ad un certo punto dimenticarono d’essere uomini e divennero specialisti. Lo specialista è generalmente colui che si disinteressa dei risultati a lungo termine di ciò´ che eventualmente scopre.
Huxley aveva delle idee chiare sulle conseguenze dell’intervento della tecnologia, proterva alleata degli aiuti umanitari: "Satana sapeva che nutrire significa procreare. ... Nei vecchi tempi quando la gente faceva l´amore, si limitata ad accrescere l´indice di mortalità infantile e a deludere l´attesa di una vita nuova. Ma dopo l´arrivo delle navi, cariche di viveri tutto cambio´. La copulazione si risolveva in popolazione....Si Satana aveva previsto tutto: il passaggio dalla fame ai viveri importati, dai viveri importati all´incremento demografico, dall´incremento demografico di nuovo alla fame ...”. ...( da: La scimmia e l´essenza)
Egli intuiva che più la tecnologia si adopera ad aumentare la capacità di carico degli ecosistemi per nutrire un numero eccedente d’affamati, più l’eterogeneità dei fini detta un ulteriore accrescimento degli stessi, che richiederà sempre nuovi input tecnologici, ignorando l’ovvia soluzione: diminuire il numero delle bocche da sfamare. E’ questa la vera ragione perché la Povertà è sempre con noi: perché noi rincorriamo continuamente la sempre crescente moltitudine dei poveri. Recentemente degli scienziati hanno avvertito che l´attuale crescita della popolazione è insostenibile. La Royal Society of London e i rappresentanti di 58 accademie dell’US National Academy of Sciences, s’incontrarono a New Delhi il 24-27 Ottobre 1993, nel ''Science Summit' on World Population”. I firmatari del manifesto concludevano che il continuo incremento della popolazione mettesse a rischio l´umanità e proposero zero population growth per tutto il periodo di vita dei loro figli. Lo stesso anno, 99 premi Nobel hanno emesso un avvertimento all’umanità per stabilizzare la popolazione, causa della distruzione ambientale. (Detjen, 1992) Queste sono eccezioni.
Nel mondo delle grandi istituzioni internazionali, abbiamo la FAO, che finora è riuscita a nutrire anche troppo bene tutti i suoi funzionari ed impiegati ma non i poveri del mondo; la WHO, che ripete la parabola di Sisifo; l´UNICEF fortemente politicizzata; la Banca Mondiale , che fa in modo che le somme erogate facciano ritorno ai paesi eroganti. Esse non evidenziano l’aspetto demografico come un rischio, ma come un’opportunità per pubblicizzare la loro raison d’étre. L’unico a segnalare il dramma futuro fu U.Thant, segretario dell´ONU che nel 1969 ebbe il coraggio di affermare : "...dalle informazioni che dispongo, si trae una sola conclusione: abbiamo a disposizione appena dieci anni per impegnarci in un programma globale...di controllo dell’´esplosione demografica...." Son passati quarant´anni e il problema è stato dimenticato. Riferendosi alla recente crisi alimentare, dalle agenzie internazionali si apprende solo che : "Senza aiuti sarà una catastrofe" ( IFAD Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo ) che parla del triplo flagello : povertà, prezzi troppo alti, cambiamento climatico. Ma non di popolazione.
La Chiesa continua ad appellarsi alla solidarietà, colpevolizzando gli occidentali per uno dei pochi errori o crimini che non hanno commesso: l’aumento dei poveri nel Terzo Mondo, dovuto all’eccessivo e troppo rapido aumento di quelle popolazioni. Sperando, nella ricerca della verità, di trovare fonti d’informazione di massa, vediamo che questo problema non raggiunge il pubblico , perché i media che hanno un’ influenza significativa sull’opinione pubblica, lo ignora. A sostegno di questa tesi, mi rifaccio ad un esauriente studio How and Why journalists avoid the Population-Environmant Connection, di T.M. Maher, 1997. Report che in “Tradeoffs: Imperatives of Choice in a High-Tech World” Wenk (1986) si stima che: " Qualsiasi conoscenza in materia di scienza e tecnologia il pubblico generale impara, proviene non dall’educazione ma dai mass media”. I quali suggeriscono al pubblico cosa pensare di un determinato problema.
Per esempio, la causa dell’urban sprawl, l’imperversare dell’edilizia, la costruzione di nuovi sobborghi e la distruzione delle aree verdi, è l’aumento della popolazione, come riconosciuto dagli imprenditori stessi che lo portano come giustificazione per usurpare gli habitat di altre specie e demolire le amenità esistenti. Oltre a sostenere il supporto di centri commerciali, stazioni di servizio, scuole, uffici e altri servizi.. questo sviluppo inarrestabile è accettato come un beneficio per la comunità, ma esso rappresenta una perdita di biodiversità e una perdita netta dell’ambiente naturale planetario. Come i media raccontano questi avvenimenti ? Lo raccontano generalmente separando gli elementi critici . negando la loro connessione. Per esempio, la storia delle specie in pericolo per l’ invasione edilizia,diventa cosi una lacrimosa recriminazione . Ha comunque una soluzione tecnologica: incessanti studi scientifici, protezione di circoscritti habitat, riproduzione e allevamento artificiale, regolazione dei pesticidi, nuove autostrade, usare energie alternative per le macchine, nuovi modelli “ecologici” per le abitazioni, ,limitazione delle licenze edilizie. Queste vengono puntualmente aggirate da un abbraccio tra aziende edilizie, sindacati e comuni interessati e poi denunciate con indignazione dai soliti giornalisti d’assalto e da pochi inermi obiettori che vengono definiti “elitisti” e anti-sviluppo.
I media tendono ad accusare cause visibili, come la rapacità dell’industria di costruzioni, senza questionare le forze economiche e sociali che spingono gli stessi a distruggere la natura ; e se devono attribuire le ragioni per l’esaurimento di certe risorse come l’acqua, il petrolio o i cereali , si rivolgono a qualche catastrofe naturale o agli speculatori. Ma stabilizzare la popolazione sembra un’opzione politica troppo bizzarra per essere suggerita dai media. Invece i reportages omettono ogni referenza che possa offendere coloro che hanno interesse a sostenere l’aumento della popolazione.
Come spesso è necessario per capire certi fenomeni sociali, dobbiamo seguire il denaro. Il grande capitale, nel tempo della globalizzazione, contribuisce in maniera sostanziale a silenziare il tema sovrappopolazione e terrorizza le popolazioni con il fantasma della scarsità delle nascite, gettando la maschera e mostrando il vero volto degli interessi economici della grande industria multinazionale: numero di consumatori in costante crescita e lavoro a basso presso. Molotch e Lester nel 1974 avevano già individuato quello che è ancor oggi evidente: il contenuto del media riflette gli interessi di coloro che li sostengono, attraverso commissioni pubblicitarie, vedi costruttori e interessi bancari ( v. la faccenda dei subprime in America). Elisabeth Noelle-Neumann (1984) ha suggerito, con la sua teoria “La spirale del silenzio”, che “ I media provvedono a fornire il pubblico di parole e frasi che possono usare per difendere un certo punto di vista.” Indiscutibilmente le persone interpellate dai media sulle questioni ambientali ed economiche, non sembrano affatto consapevoli che la loro situazione sia esacerbata dall’espansione della popolazione: I reporter e gli intervistati sono vittime e complici della stessa miopia causale.
Sottolineiamo quindi le ragioni per questo silenzio:
1) ignoranza del soggetto. Sembra che la maggior parte dei giornalisti sia al di sotto dello standard richiesto dal loro lavoro. Essi tendono a costruire una storia che rifletta un dramma comprensibile al pubblico. Per esempio, molti di essi evidentemente non hanno idea del concetto di carrying capacity, che potrebbe aiutarli a comprendere il problema dello stress imposto sugli ecosistemi.
2) essi esprimono le opinioni di alcuni gruppi di interessi, attraverso i quali i loro padroni illustrano e pubblicizzano la loro agenda economica e politica. I loro reporting non sono quindi neutrali;
3) Il problema della correttezza politica, che rosicchia la coscienza collettiva e si esprime nel silenzio - magari per timore di offendere qualche minoranza. Queste ragioni sono state riportate da piu’ di un interessato, che temeva ripercussioni sulla sua reputazione dovute ad accuse di razzismo, xenofobia, o dalla lobby ecclesiastica, pro-life.
Qualsiasi metro si adoperi, si ha sempre torto. La stampa di destra non riconosce che l´economia è sussidiaria all´ambiente, le risorse del pianeta sono finite e non le importa se nel corso dello sviluppo economico a tutti i costi si perdono qualche milione di specie. La stampa di sinistra abbraccia lo slogan cretino: " non è la popolazione, ma il consumo” come se le due non fossero in relazione l´una coll´altra. In effetti, dicono la stessa cosa: che la torta basta per tutti, se viene distribuita in porzioni eguali. L’imperativo è focalizzare l’ attenzione sull’ultimo trend internazionale. Al momento esso è il Global Warming (GW), due anni orsono era di moda la Povertà, temi affrontati con concerti , gadgets e una panoplia di celebrità. In una ridicola intervista , John Lennon, che tutti gli ammiratori del defunto cantante dovrebbero considerare come testimonianza della sua insensatezza, dice che la popolazine, phew, no problem, it will balance itself out. Il Video conferma che i cantanti dovrebbero aprire la bocca solo per cantare o mangiare. Nel caso del nostro, il problema era anche fumare.
La CNN presenta un’ abitante di una delle nazioni piu´ povere del pianeta che si lagnava di non poter nutrire i suoi 6 figli (forse sarebbe stato il caso di regalargli un preservativo – n.d.r.). L’intervistatore mai batte ciglio o commenta queste notizie. Esse sono assolutamente normali, ovvie nella loro neutralità. Nell’ aprile 30 dall´Herald Tribune, si apprende che mancano i fertilizzanti artificiali, derivati dal petrolio , e vera manna dell´aumento della produzione agricola . Essi sono infatti piu’ efficaci di quelli naturali: mezzo chilo di fertilizzante chimico contiene piu´ nutrienti di 50 chili di quello naturale. Jeffrey Sachs, quello della riduzione della povertà, dice che questa è la differenza tra la vita o la morte, essa è una delle cause per cui il mondo ha poche alternative a questa dipendenza dal petrolio, poiché la popolazione aumenta e cosi anche i noveau riches richiedono il loro share di benessere, insieme ai nuovi poveri. Intanto le associazioni ambientaliste dirigono l´attenzione del pubblico attraverso le loro direttive mediatiche sul fattore consumo. E’ il loro mantra, ma Jeffrey McKee dell´Università di Columbus ci avverte che: "Anche se vivessimo come santi vegetariani, avremmo lo stesso impatto negativo sulla biodiversità”. Jane Goodall la protettrice dei primati in Africa è della stessa opinione. ("Heads not footprints stamp out species" da un rapporto del 25 luglio 2003.) Eppure il Corriere della Sera del 28 settembre 2003 riportava ( a fine pagina) che durante una Conferenza in Etiopia, 200 scienziati da 35 differenti paesi dichiararono che 45000 specie di flora Africana stanno sparendo per lo disboscamento dovuto a nuove coltivazioni. Similarmente, un recente articolo del Times di Londra annuncia che i leoni sono minacciati da estinzione perché cacciati per salvare specie domestiche utili all’alimentazione. Eccetera, ho una lunga lista, tutte rigorosamente riportate sui media, distruzioni, carestia, esaurimento di risorse, tutte le catastrofi umanitarie che potete immaginare nella vostra fantasia piu´ sadica, ma senza accusare che esista una relazione causale con il numero di persone che subiscono tali effetti devastanti.
Naturalmente, la domanda che potrebbe essere alla base di un quiz di uno show televisivo popolare sarebbe: "Quale è l´elemento comune a questa notizie?" Semmai troviamo una sclerotica referenza all´aumento della popolazione, è come un´afterthought, messo li distrattamente per giustificare l´ingiustificabile, suscitare compassione in cuori oramai assuefatti al peggio, con la notizia che esiste una fatalità incombente e travolgente come una valanga, una legge inevitabile a cui non possiamo sfuggire ma soltanto accettare perché scritta nel libro del Fato. E’ certo che questa rassegnazione dipenda anche dal riconoscimento che l´istinto a procreare è un imperativo biologico , altrimenti la specie si sarebbe già estinta. Per consolazione, arriva sempre la soluzione tecnologica. La sola cosa importante è di nutrire gli affamati ma senza dare loro una vita vera. Quelli d’altra parte non si accontentano della coltivazione a chilometro zero, ma la vita vera –secondo i canoni dei mass media manipolati dagli interessi economici mondiali- se la vanno a cercare ed emigrano in numero sempre crescente.
Di fronte all´inevitabile, i media e I politici vedono negli OGM la salvezza che ci condurrà ad un altro circolo vizioso, già previsto da Aldous Huxley. Ma spunta nell´inconscio collettivo un altro colpevole: l´ingiustizia umana: Non c´è acqua ? essa è distribuita in modo ineguale dalla piu´ grande originatrice di ingiustizia che esista, la natura . Se tanta gente muore laddove non c´è acqua è perchè vivono in luoghi senza acqua. Si dovrebbe calcolare la "human density for unit of productive area.” Che ci direbbe che la terra dove questa gente abita non ha la capacità produttiva di sostenere neanche dieci di loro per metro quadrato, a ogni livello di vita decente. Una schiera di buoni intenzionati ci assicurano che, se eliminassimo tutte le guerre, distribuiamo le risorse equamente, incoraggiamo l´economia di mercato, diritti umani, democrazia, saggezze tradizionali, offriamo solidarietà, globalizziamo, deglobalizziamo, curiamo l´Aids o la malaria, ma non contraccettivi ... allora ? Allora secondo costoro il mondo ridiverrebbe verde e le megalopoli finirebbero di inquinare. Invece , ultimamente l´attenzione dei media si rivolge a un altro problema scottante: la mancanza di nascite nell´Occidente, Europa e Giappone. Singapore incoraggia coppie con iniziative decisamente osè per gli standard puritani dei paesi asiatici: suggerimenti come avere sesso nei sedili posteriori della macchina, inclusi mappe per i luoghi piu’ appartati e altri mating rituals organizzati dal governo.
Già l’Ansa nel 10 luglio 2006 intitolava drammaticamente una notizia: Famiglia: dagli anni '70 il crollo della natalità: “ Sono emersi dunque dati definiti "allarmanti", e cioé che in Italia si è passati in meno di un quarto di secolo da più di 2,7 a meno di 1,2 figli per donna: la capacità di fare bambini della società italiana, in soli 25 anni, si è ridotta di quasi tre volte.” Dunque, il problema è un altro: siamo troppo pochi. Non importa che la densità della popolazione in italia sia del 197,5 al km2, che ci pone i già menzionati problemi di occupazione del suolo. (la ricca Australia ha una densità di 2,6…) Per l’ Europa, in generale, il declino delle nascite è la metafora del declino della nostra civilizzazione. Dappertutto, culle vuote e incentivi finanziari per procreare.
Ma quale fu il numero di cittadini di Atene al tempo di Pericle ?
E se contiamo sul numero di Conferenze sulla Popolazione che si sono susseguite nel passato, e già menzionate , dobbiamo riconoscere che il soggetto doveva essere riconosciuto come importante. Importante ma tabu’. Il soggetto è potenzialmente esplosivo, per le sue ramificazioni ideologiche e perché per sua stessa natura induce una specie di “scale paralysis” che prende qualsiasi dirigente che debba affrontare decisioni impopolari dal punto di vista politico, sociale e morale. L´United Nation World Summit on Sustainable Development , focalizzato sullo sviluppo dell´Agenda 21, era una buona occasione per sollevare la questione. E cosi il Millennium Development Goals: gli otto obiettivi non comprendono la sovrapoppolazione, ma l´eliminazione della povertà. Si continua a non vedere la connessione e la vera origine del problema. In caso che aveste perduto il tema, tutte queste Conferenze Internazionali parlano di povertà e della sua eliminazione e , come quella del Cairo, dei Diritti della Donna ma sempre vista come madre pronta a prolificare.
Intanto, sono andata a vedermi il Bollettino dell´Earth Negotiation (ENB) pubblicato dall´International Institute for Sustainable Development (IISD), ma non ho trovato il problema popolazione. Quando ho telefonato per sapere il perché di questa omissione, mi fu risposto che il problema apparteneva a un´altra Istituzione dell´ONU, la Population Division. La maggior parte delle discussioni post Johannesburg e Millennium Goals assumono la posizione dello struzzo. Leggendo le risoluzioni passate e presenti ( e presumo future), sono tutte un labirinto di non-eventi, concernenti formalità e formule per accedere ad altri eventi, specificazioni di azioni spiegate in maniera da perdere il loro significato originale e disegnate allo scopo di confondere e occultare il vero problema. Gli incontri prendono tempo per organizzare altri incontri inconcludenti, dove verranno formate nuove Commissioni e Gruppi, tutti espressi in acronimi, nel caso consueto che non si possano pronunciare i loro titoli. A un certo punto, con l´arrivo degli esperti che devono presentare rapporti sulla desertificazione, per esempio, l´accumulazione delle conoscenze senza relazione ad altre conoscenze è cosi vasta che ogni persona sana di mente rinuncia a pensare che si possa arrivare a una soluzione ai problemi espressi in un farragginoso burocratese (infarcito di politically correct) che non è comprensibile da nessuno.
In conclusione, sono convinta che la comunicazione sia una priorità, che non ci si puo’ chiudere dentro se stessi ma rivolgersi al vasto pubblico. E’ essenziale l’aiuto delle comunicazioni di massa che possono anche convincere la politica dell’importanza del fattore Popolazione. Gli stessi politici devono sapere che è loro dovere diffondere le “cattive notizie”, perché la situazione è grave, e piu´ la si ignora piu´ diviene intrattabile. Spero di avere aiutato a dimostrare l’urgenza della ignorata connessione tra i problemi del pianeta e la sovrappopolazione, cosi come la necessità della cooperazione dei media nonché di tutte le forze responsabili che ne sono a conoscenza, per influenzare e diffondere questa consapevolezza. Queste influenze si rinforzano mutualmente e sinergicamente per un incentivo alla auto regolazione delle nascite e l’appoggio di strumenti adeguati per favorire la sua attuazione. I politici che cercano di convincerci che la sostituzione di efficienti lampadine e il ciclo virtuoso dei rifiuti possano salvare il pianeta, dovranno rivolgere la loro attenzione verso un cambiamento di priorità dei loro cittadini.
La rivoluzione dei costumi puo’, anzi deve, cominciare da una rigorosa ed onesta informazione . Ma…..
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La mia impressione è che tutti questi organismi sovranazionali che si occupano di 'buone azioni' siano sostanzialmente delle scatole vuote.
RispondiEliminaCostano un bel po' di soldi, ma producono solo parole (molte parole) e benefit per gli imboscati che le gestiscono (molti benefit).
Può essere solo una furberia da quattro soldi, ma potrebbe anche essere un sistema voluto dalle elites mondiali per fare bella figura con un po' di polverone mediatico, senza intervenire veramente.
Spero di sbagliarmi.
Non appena mi è capitato sotto agli occhi il termine Rientrodolce ho smesso di leggere. A proposito di gente afflitta da tabù, non sono mica poi così secondi agli altri che descrivi, eh!
RispondiEliminaRientrodolce almeno agli inizi, con la spinta e la visione di Pannella , svolse un ruolo. Poi con i successori non ha piu avuto il supporto che meritava e soprattutto ha cambiato target: non più l'eccesso demografico ma i consumi. Molti che ne facevano parte l'hanno abbandonata. Ma almeno in Italia ha avuto una certa importanza nel diffondere consapevolezza sul tema
RispondiElimina...sempre con molta attenzione a non parlare mai direttamente dell'Italia, perché in quel caso sarebbe stato impossibile evitare di prendere "certe" posizioni; rimanendo invece sui termini "globali" della questione, riuscivano (riescono?) a poter dire tutto e il contrario di tutto senza ma i proporre alcunché di concretamente reallizzabile e verificabile nell'immediatezza del proprio ambito territoriale.
EliminaPannella non ha mai preso una posizione netta e VISIBILE in merito. Ha proceduto per mezze parole, con tecniche di elusione linguistica da anguilla oliata, mai ha preso una posizione pubblicamente esplicita esprimendola e ripetendola a piena voce come ha dimostrato di saper fare in merito ad altre questioni. Non ha mai proposto formulazioni legislative operative (quand'anche assai probabilmente irrealizzabili per mancanza d'appoggi, ma, diamine!, essere Radicali dovrebbe significare almeno essere radicali! Sul tema, non lo è MAI stato.
Non dimentichiamo poi i suoi eredi. Tipo, che so, Bonino... qual è la posizione di Bonino per quel che riguarda il sovraffollamento e la sovrappopolazione dell'Italia? Cosa propone operativamente per far fronte e avviare un processo di risoluzione anche a medio termine della questione? Ad esempio, qual è la sua posizione in merito ai moti migratori, particolarmente quelli in ingresso?
Si è soliti sentir dire che i radicali liberi son pericolosi per la salute, che provocano un deterioramento complessivo dell'organismo nel quale circolano. Mi sa che potrebbe anche essere vero.
"qual è la posizione di Bonino per quel che riguarda il sovraffollamento e la sovrappopolazione dell'Italia?"
RispondiEliminaMa come, possibile che ti sia sfuggito il parere della Bonino in merito alla demografia? Gli Italiani sono destinati a estinguersi perché non si riproducono più o in misura insufficiente (l'Italia è il fanalino di coda mondiale quanto a tasso di natalità). È un problema di tutto il primo mondo (Europa, USA, Canada, Giappone, Australia). A un certo punto della storia e del benessere si preferisce la dolce vita alla scocciatura dei figli, vedi l'impero romano. E allora cosa propone la Bonino. "Ma santo cielo, cosa stiamo qui a preccuparci del calo della natalità in Italia: abbiamo un "giardino d'infanzia" al di là del Mediterraneo che risolverà il problema demografico italiano (magari anche europeo o chissà mondiale). Un giardino d'infanzia. Sublime, la strega radicale e cocca di Bergoglio è anche poetessa.
Il Giappone invece, che demograficamente non sta meglio dell'Italia, anzi magari peggio, non ha nessuna intenzione d'importare manovalanza straniera, preferiscono alzare la soglia del pensionamento a 70 anni. Nemmeno gli Australiani sono molto propensi ad essere invasi, anzi respingono persino chi avrebbe diritto all'asilo o alla protezione umanitaria. Ma nessuno accusa Giapponesi e Australiani di razzismo. Razzisti e fascisti sono solo gli Italiani secondo la vulgata comunista.
Il pericolo incombente per gli Italiani progressisti (sic) e gli eurofili è il fascismo. Del comunismo non parla più nessuno.
Era una domanda retorica, "tendenziosa". Pensavo si capisse.
EliminaIn merito alla soglia del pensionamento a 70 anni, caso mai vi fosse sfuggito ce l'abbiamo già, solo che è mascherata sotto meccanismi di "procrastinamento" che la renderanno visibile solo quando servirà, man mano che i figli del baby boom andranno avanti con gli anni (facci caso: la "quota 100" vale furbescamente per tre anni, dopo di che... Fornero impera!).
"Almeno in Italia ha avuto una certa importanza nel diffondere consapevolezza sul tema"
RispondiEliminaLetto, approvato e (per quel che può valere) sottoscritto
No, dai, ma ci credi davvero?
EliminaSi, perché conosco RD abbastanza bene da anni...
RispondiEliminaPensa che io NON ci credo per la stessa ragione.
Eliminasenza fermare la crescita demografica non ci sarà nessuna soluzione possibile, sarà il collasso e sarà terribile. quindi si dovranno prendere delle decisioni propedeutiche al calo delle nascite. in particolare nei paesi ex coloniali, che sono i più esposti alla crescita demografica. fatelo per amore, non fate figli
RispondiEliminaCiao agobit, ciao tutti. Purtroppo proprio ieri sera ho sentito al telegiornale l'ennesima notizia, data in toni allarmistici, del calo della natalità in Italia. Sono rimasta urtata particolarmente da una domanda che è stata fatta ad un uomo (non ho letto chi fosse, ero lontana dalla TV) : " quale soluzione si può trovare per far tornare le donne a far figli?". Come se le donne fossero delle mucche. Il fatto che ancora nel 2019, dove si parla tanto di rispetto delle donne, dove abbiamo cellulare e altro, si parli ancora delle donne in questi termini. Sono argomenti privati, cose personali, che non andrebbero toccati. Mi urta come quando sento quei servizi "massaie al mercato".
RispondiEliminaIn secondo luogo, trovo aberrante che i massmedia incitino all'aumento delle nascite. Non possono dirmi da un lato che c'è una distruzione ambientale causata dall'uomo e che per fare qualcosa dovremmo utilizzare energie pulite e consumare meno, e dall'altro lato dirmi che per far galoppare il PIL bisogna rilanciare i consumi (quindi consumare di più) e aumentare le nascite. È una contraddizione.
Hanno anche intervistato una donna nella virtuosa Bolzano, dove le nascite sono maggiori, e la signora ha detto con vanto di avere ben 4 figli perché a Bolzano si danno aiuti.
Il fatto che i mass media portino avanti come modello vincente quello di una persona che fa diversi figli nel mondo attuale lo trovo anacronistico , insultante per le donne e tremendo, considerando le condizioni del nostro pianeta e anche il fatto che queste persone un giorno dovranno inserirsi in un mondo dove il lavoro sarà sempre di meno.
" quale soluzione si può trovare per far tornare le donne a far figli?"
RispondiEliminaDirei che ancora negli anni Sessanta l'aspirazione della maggior parte della gente fosse di sposarsi, fondare una famiglia, avere dei figli. Poi gli Italiani hanno avuto la Cinquecento e la pillola e tutto è cambiato. Il boom economico ha offerto a una vasta platea di utenti un certo benessere (ben pochi si sono davvero arricchiti), ma tanto è bastato perché quell'aspirazione naturale fin dall'eternità a riprodursi sia andata in tilt. Difatti il numero dei figli è calato drasticamente e l'Italia è oggi addirittura il fanalino di coda mondiale quanto a tasso di natalità, semplicemente incredibile, tanto più nel paese che ospita il papato. Non è un caso che la Chiesa abbia subito un tracollo: sono solito ripetere che stiamo assistendo alla telecronaca diretta della fine del cristianesimo o del cattolicesimo. Più crisi di così! Nella rincorsa ai piaceri della vita la religione è perdente. Nella gerarchia dei valori conta ormai poco, la gente vuole stare bene già qui su questa terra.
Che c'entro tutto ciò con la natalità? Secondo me c'entra eccome. Oggi l'aspirazione massima delle donne non è di avere figli ma di star bene, di fare carriera, di sistemarsi prima di avere eventualmente figli (che nella gerarchia dei valori contano apparentemente di meno: prima la carriera, prima gli amori, prima godersela e poi eventualmente anche i figli, ma non necessariamente). Sono sempre di più le donne che rifiutano la maternità e argomentano questa scelta che va contro l'istinto. Abbiamo poi ormai primipare ultratrentenni, anche quarantenni. Una volta le donne avevano figli già a venti-ventidue anni, persino prima.
Direi perciò che il benessere ci ha "corrotti": prima la vita comoda e poi - ma non necessariamente - i figli.
Questo discorso può apparire strano in un blog in cui scrivono persone allarmate per l'esplosione demografica. È chiaro che a queste "altezze" (saremo presto 8 miliardi) meno figli o addirittura nessun figlio può essere la risposta giusta della specie (del resto in natura la mancanza di cibo o di risorse riduce drasticamente il numero dei viventi). Ci siamo arrivati senza alcuna imposizione al contrario dei Cinesi. La formula è semplice: più benessere, meno figli. Tanto è vero che certuni credono si possa risolvere il problema dell'alta, eccessiva natalità in Africa e in Asia offrendo a quelle popolazioni più posti di lavoro e un certo benessere. Solo che siamo ormai fuori tempo massimo (questa è la mia opinione). Gli Africani continueranno a far figli a iosa e la popolazione africana e mondiale continuerà a crescere creando problemi insolubili a tutto il pianeta. Ma forse sono troppo pessimista, qualche soluzione si troverà. Ma a me non importa più, non vorrei vivere in una megalopoli di cento milioni di abitanti, anche se organizzatissima e vivibile (!).
Sembra che anche gli antichi Romani a un certo punto avessero meno figli. E così arrivò anche la fine dell'impero romano. Noi occidentali siamo forse decadenti come gli antichi Romani e scompariremo.
Un attimo, non è solo questione che le donne aspettano per carriera e/o amori vari.
RispondiEliminaCe ne sono tante che semplicemente non ne vogliono ( non avrebbero voluto nemmeno in altre epoche, ma sarebbero stati obbligati a farli. Naturalmente chi le vede oggi le chiama carrieriste -se fanno un buon lavoro- o che pensano solo a divertirsi -in tutti gli altri casi, anche se sono delle pantofolaie e con lo stesso partner da 20 anni e il loro "divertimento" consiste nel mangiare la pizza fuori due volte al mese e fare un viaggio all'estero una volta ogni due anni).
Ce ne sono altre che non sono convinte di chi gli sta accanto, o dei suoi parenti, e non gli va di farlo tanto per farlo.
Altre ,lavorando ,capiscono che farlo per farlo crescere ad altri non vale la pena (chi,anche volendo, potrebbe oggi stare a casa senza lavorare? Anche volendo.).
E poi, Anche gli uomini sono cambiati. Una volta se volevano mettersi a casa una donna erano obbligati a sposarla, dovevano mantenere la famiglia.
Oggi convivono, hanno la frittata pronta, molti non vogliono andare oltre, anche la donna ormai deve lavorare per mandare avanti la baracca ( quindi anche volendo non potrebbe occuparsi al 100% dei figli e della casa), e anche disoccupati o precari riescono a trovarsi una convivente.
Il cambiamento è generale, non solo delle donne.
Altrimenti così sembrano delle viziate che sfuggono dal loro dovere primordiale.
Riguardo al discorso che il benessere fa diminuire le nascite pro capite, sì, però non farebbero male anche delle Campagne di sensibilizzazione dove anziché dirci che le culle sono vuote e che bisogna aumentare le nascite, dovrebbero dirci che l'ambiente è devastato e meno nascite ci sono meglio è.
"Altrimenti così sembrano delle viziate che sfuggono dal loro dovere primordiale."
RispondiEliminaNon si tratta di un dovere, ma dell'istinto, di una forza della natura. Ma la natura - che è ancora più potente di noi, anche se la stiamo maltrattando, addirittura cercando di dominarla - sa dire anche alt. In mancanza di cibo e risorse i viventi non si riproducono, non possono riprodursi più, crepano. Ma gli esseri umani col loro cervellone hanno trovato risorse (soprattutto petrolio) per potersi moltiplicare come le cavallette - e difatti siamo la bellezza di quasi otto miliardi e siamo decisi a non fermarci a questa quota. Ma la natura non demorde, resiste alle pretese dell'uomo: e infatti i paesi più progrediti o ricchi non si riproducono più nella misura giusta (2,1 figli per coppia, tasso di sostituzione). Non che il livello raggiunto sia perfettamente giusto e naturale (il suo mantenimento dipende da cibo e risorse). La gente dei paesi più progrediti e ricchi ha altre priorità. Prima erano soprattutto i figli (per istinto, come senso primario e ultimo dell'esistenza), oggi è la vita comoda. Forse noi ci riproduciamo meno anche perché insofferenti della folla, di tutti i rompicoglioni che ci assediano, del cemento, delle macchine. Intravediamo anche pericoli per la sopravvivenza della specie (mentre in Nigeria se ne strafottono, non ci sono ancora arrivati a vedere o concepire dei limiti). Poi ci sono le difficoltà finanziarie dei singoli, anche in paesi che si considerano ricchi come quelli dell'UE o degli USA (ci sarebbero 50 milioni di americani poveri). Il risultato è comunque che noi occidentali ci stiamo "restringendo" (anche troppo), mentre gli altri si allargano e vengono a metterci i piedi in testa.
Intendiamoci, io il discorso delle "culle vuote" non lo sopporto (sono soprattutto gli economisti, i politici e la Chiesa che fanno questo discorso). Trovo però che il rifiuto della maternità di tante donne occidentali meriti un approfondimento, anche una critica (è contro l'istinto, contro la natura, da cui pur sempre dipendiamo). I valori, cioè le cose che consideriamo giuste, belle, desiderabili ecc. sono in una scala gerarchica: alcuni contano più degli altri, alcuni poi decadono (la religione per es. conta oggi molto meno o addirittura più niente, in occidente, dove il cristianesimo è arrivato alla fine: nella seconda cattedrale d'Inghilterra c^è oggi un campo di minigolf ...).
Il rifiuto dei figli delle donne (ma anche degli uomini che preferiscono anche loro godersela) è anche un rifiuto della vita, non hai più niente da trasmettere (ne geni, né valori).
"Trovo però che il rifiuto della maternità di tante donne occidentali meriti un approfondimento, anche una critica (è contro l'istinto, contro la natura"
RispondiEliminaÈ naturale il modo in cui abbiamo deviato le leggi naturali, curandoci con la medicina (cure, VACCINI, ANTIBIOTICI) , creando così un'enorme mole di anziani? No, non è per niente naturale.
Quindi non capisco cosa ci sia da stupirsi di fronte alle donne che non vogliono riprodursi. A parte che molte non vogliono proprio, non avrebbero voluto nemmeno in altre epoche, ma erano obbligate a farlo.
Abbiamo un cervello, non credo nel mero istinto naturale.
Sarebbe naturale anche per un uomo saltare addosso a una donna e accoppiarsi in mezzo a una strada, ma non lo facciamo più.
Quindi perché indagare solo i motivi per i quali una donna non vuole riprodursi?
Non condivido minimamente i discorsi di stampo naturista solo con riguardo alle scelte riproduttive femminili.
Ormai siamo ben lontani dalla natura in tantissimi aspetti, quindi non ci si deve stupire se una donna non si riproduce.
Perché solo questo dovrebbe destare interrogativi?
Comunque, per quelli che inneggiano alla natalità (non parlo di lei), dovrebbero parimenti inneggiare all'aumento della mortalità, perché Madre Natura è prima di tutto equilibrio: permettiamo a Madre Natura di riequilibrare nascite e morti.
Allora sarebbe un discorso coerente.
- " Forse noi ci riproduciamo meno anche perché insofferenti della folla, di tutti i rompicoglioni che ci assediano, del cemento, delle macchine. "
RispondiEliminaVoilà: ecco la dimostrazione che viviamo in modo innaturale.
Diciamo che a questo punto il rifiuto di procreare (o di farne tanti) è una conseguenza di un vivere già innaturale, e non un fatto in sé innaturale inserito in un contesto di vita naturale.
Ed è ben diverso.
- " Intravediamo anche pericoli per la sopravvivenza della specie"
E meno male, anche se pochi ammettono queste come motivazioni per non riprodursi o farlo meno, mentre altri dicono addirittura che questi motivi non dovrebbero impedirti di scegliere di procreare ( al che vengono seri dubbi sull' intelligenza della specie umana).
- " mentre in Nigeria se ne strafottono, non ci sono ancora arrivati a vedere o concepire dei limiti".
Beh, male.
- "Il risultato è comunque che noi occidentali ci stiamo "restringendo" (anche troppo), mentre gli altri si allargano e vengono a metterci i piedi in testa."
Su quell' "anche troppo" non concordo, comunque il fatto che altri paesi si allarghino non è un buon motivo per comportarsi anche noi in maniera incosciente, folle direi, come virus, come cellule cancerogene.
- " Trovo però che il rifiuto della maternità di tante donne occidentali meriti un approfondimento, anche una critica (è contro l'istinto, contro la natura, da cui pur sempre dipendiamo)."
Su questo mi sono già espressa.
Se tiriamo in ballo la natura, dobbiamo richiamarla in TUTTO, e non solo per muovere una critica alle donne occidentali che "rifiutano la maternità" come atto istintuale, naturale:
la Natura è anche morte (la natura è equilibrio. Smettiamo di vaccinarci, di usare anribiotici, di curare anziani che senza le attuali scoperte mediche sarebbero morti da tempo, ecc.),
accoppiamenti multipli per la prosecuzione della specie (aboliamo il matrimonio, che senso ha in una società dominata dagli istinti, gli uomini potrebbero accoppiarsi dove e come vogliono, non esisterebbe neanche più il concetto di stupro).
Eccetera.
Quanti sarebbero d'accordo a vivere secondo natura (in toto)?
Ma chissà perché l'unica cosa innaturale è il rifiuto delle donne di procreare, o il farne uno o due, magari da "primipare attempate".
Non è coerente.
"l'unica cosa innaturale è il rifiuto delle donne di procreare"
RispondiEliminaMa io non me la prendo mica con le donne che rifiutano o non vogliono figli insinuando che non è naturale, che vanno contro natura. Il fatto è che non li vogliono nemmeno gli uomini. La "crisi della natalità" in occidente potrebbe essere benissimo una risposta naturale alla crisi ambientale o da sovrappopolazione (però in Africa il problema della sovrappopolazione non è per niente sentito benché moltissimi vivano a livelli subumani). Per quanto riguarda noi o l'occidente penso però che siano stati piuttosto il benessere economico e il cambio di costumi (pillola, emancipazione delle donne) a innescare il processo del calo di natalità (che io non considero negativo anche se demografi, politici, intellettuali, religiosi sono molto allarmati).
Effettivamente di naturale c'è rimasto ben poco, noi siamo animali culturali per eccellenza e abbiamo modificato radicalmente l'ambiente in cui viviamo, tanto che è difficile dire cosa sia ancora naturale (tuttavia la natura con le sue leggi esiste ancora e ci obbliga ad adattamenti continui). Dubito però che in passato ci siano state molte donne che rifiutavano la maternità. Alcune senz'altro (penso a certe donne di rango elevato, Mme du Deffand o Mme de Staël). Per la gente comune la famiglia e i figli erano l'orizzonte naturale. In tutti i tempi e luoghi la spinta a riprodursi è stata la norma.
Ma come dicevo sopra, il rifiuto della natalità oggi può essere anche una risposta naturale a una situazione ambientale problematica o per alcuni persino catastrofica. L'orizzonte è cupo, non sappiamo come evolverà la situazione, come sarà la vita fra solo qualche decennio.
Comunque non siamo molto distanti, penso che avendo il tempo e lo spazio arriveremmo a intenderci meglio. Del resto i frequentatori di questo sito sono malthusiani, vedono nell'esplosione demografica uno dei maggiori problemi, se non il maggiore, per la vita umana su questo pianeta (senza dimenticare la proliferazione delle armi nucleari, la corsa è ripresa).
Sul nucleare civile sono di diverso avviso da Agobit che considera la sua incentivazione come prioritaria per garantire una vita decente agli attuali quasi otto miliardi.
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