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martedì 24 aprile 2018

Il legno storto dell'umanita'

C'e' da chiedersi del perche' la presenza umana sulla terra e' stata fino ad oggi una presenza contro la natura. Presenza umana significa deforestazione,cemento, inquinamento, veleni, assassinio di animali e di specie. Questa intossicazione planetaria determinata da Homo e' oggi clamorosamente evidente nel surriscaldamento atmosferico e nella patina di particolato che ricopre le terre emerse e nei continenti di plastica che galleggiano negli oceani. Fenomeno del tutto nuovo nell'ultimo secolo e' la mostruosa crescita delle nuove strutture antropiche che chiamiamo Megalopoli e che in ogni parte del globo si stanno espandendo alimentate dalla esplosione della popolazione umana degli ultimi decenni. C'e' da chiedersi cosa c'e' di malato nel modo di essere dell'uomo e nel suo modo di stare nel mondo per determinare questa malattia della terra, oggi definita apertamente cancro del pianeta. Per quale follia il cervello umano appena vede uno spazio verde, una foresta, una spiaggia, una montagna,uno specchio d'acqua dolce, un luogo incontaminato in cui le specie viventi convivono rigogliose, e' portato a distruggerlo, a scavarlo, a gettare fondamenta, moli, porti, a scaricarvi inquinanti, a traforarlo con tunnel, a spianarlo con ruspe, a ricoprirlo con colate di cemento, a farne un luna park turistico, a innalzare tralicci, a impiantarvi seggiovie e piste artificiali, ad asfaltarlo,a sondarlo con trivelle, ad estrarne elementi, a riempirlo di rifiuti, a bruciare, verniciare, edificare, affumicare, ecc. Da dove viene questa perversione che fa di Homo l'assassino del pianeta terra, il suo distruttore?
Di fronte al disastro dell'Europa devastata dal nazifascismo,nel 1944 in piena seconda guerra mondiale, Adorno e Horkheimer si chiedevano nel loro libro "Dialettica dell'Illuminismo" scritto in collaborazione, dove il pensiero umano aveva fallito. Perché' la razionalità illuminista e la scienza avevano portato alla distruzione dell'Europa e ad una società' basata sul contrasto con la natura, con valori come il profitto economico fine a se stesso e le ideologie del progresso a scapito dell'ambiente. La loro riflessione era impietosa: il totalitarismo insito nell'illuminismo non era solo quello della degenerazione nazifascista, ma anche quello della violenza con cui il capitalismo occidentale portava alla mercificazione dell'uomo e allo sfruttamento consumistico delle risorse naturali.E non era da meno il comunismo che aveva trasformato l'uomo in una cosa sotto il dominio di una ideologia totalitaria. Così i due pensatori della scuola di Francoforte, di fronte alla devastazione della guerra mondiale, avevano per la prima volta criticato il pensiero occidentale come si era andato configurando dopo l'epoca positivista e lo sviluppo della scienza. Non era un caso che questo fosse culminato nella esplosione della bomba atomica, a simboleggiare la violenza che animava la società' nata dall'illuminismo. L'uomo era finito in un vicolo cieco. Quel che ci sta davanti oggi, con la crisi ambientale planetaria, e' solo la conclusione di quel percorso senza uscita.
Il 900 era stato il secolo dell'avvento della società' di massa, una società' basata sulla manipolazione e sull'indottrinamento della coscienza. Il cielo veniva spogliato dal divino e i diritti assoluti dell'uomo prendevano il posto di dio. Il consumismo e il profitto è il nuovo catechismo. L'esplosione demografica trasformava l'uomo e il pianeta preparando la crisi ecologica attuale. Una crisi radicale dove e' in gioco il significato della presenza umana sulla terra e la sopravvivenza della natura, uomo compreso. Nella dialettica dell'illuminismo viene analizzato l'aspetto violento del pensiero occidentale: l'illuminismo e' totalitario più di qualunque sistema, dicono gli autori, che scrivevano dagli Stati Uniti dove erano dovuti riparare. Un pensiero che calcola, che riduce le cose a numero, che si basa sulla potenza della tecnica fine a se stessa, che trasforma l'uomo in una cosa tra le cose, puro oggetto scientifico senza altri significati e, persino, avulso dalla sua storia in un eterno presente. Persino nella attuale esaltazione esasperata dei diritti umani, in cui il valore della vita e della presenza umana e' posto al di sopra di tutta la natura, e' possibile ritrovare una violenza distruttiva che il pensiero politicamente dominante vuole nascondere dietro gli slogan sul progresso e sulla crescita. Nel testo di "Dialettica dell'Illuminismo" e' contenuta la famosa interpretazione dell'episodio di Ulisse e le sirene. Ulisse e' l'uomo moderno legato indissolubilmente alla tecnica e timoroso di ricadere nel passato, nella dipendenza dalla potenza del mito. Il destino di Ulisse e' si quello di salvarsi dal naufragio nel nulla della propria appartenenza al mondo animale. Ma ad un prezzo alto: quello di essere dominato dal potere della razionalità' scientifica che lo reifica e ne fa una parte della nave, cioè' della tecnica che lui si illude di dominare.E il viaggio di Ulisse non e' più' quello di un ritorno a casa, ma un viaggio verso l'ignoto.I suoi compagni, con le orecchie tappate, assorti nella prassi, sono insensibili alle bellezze della natura e Ulisse, l'uomo della scienza, ascolta l'armonia del canto ma e' impotente, legato sempre più' stretto all'apparato tecnico della nave. (Per una più' completa trattazione dell'episodio di Ulisse vedi il post su questo blog: http://sovrappopolazione.blogspot.it/search?q=la+nave+di+ulisse).
Alla fine la denuncia di Adorno e Horkheimer della deriva nichilista dell'illuminismo si e' rivelata tristemente esatta. Il risultato di questo pensiero e di questa cultura occidentale ci sta oggi davanti in tutta la sua devastante evidenza: un pianeta inquinato, avvelenato in ogni parte, cementificato, plastificato, surriscaldato e con le specie viventi diverse da Homo in accelerata scomparsa. E' la fine della natura e il collasso dell'ambiente planetario, mentre i numeri della specie umana raggiungono la patologia.
Nel momento in cui il pensiero occidentale diviene il pensiero unico planetario, la follia di Homo diviene evidente nelle sue conseguenze distruttive. Globalizzazione e' oggi sinonimo di deforestazione, industrializzazione, agricoltura meccanizzata e produzione di massa. Il simbolo della globalizzazione sono le megalopoli e i centri commerciali. La profezia contenuta in dialettica dell'illuminismo si e' drammaticamente avverata. Persino il pensiero ecologista e' diventato un fiore di plastica piantato su un blocco di cemento.

14 commenti:

  1. > Per quale follia il cervello umano appena vede uno spazio verde, una foresta, una spiaggia, una montagna,uno specchio d'acqua dolce, un luogo incontaminato ...

    Perché gli homo sono dei predatori. Anzi, sono Il Predatore Apicale.
    Non avendo - per il momento - alcun altro antagonista che non siano essi stessi, distruggono le risorse per aumentare di numero: in ecologia è noto come principio di massima potenza.
    Questo comporterà, come sappiamo, una riduzione alla portanza del pianeta che sarà tanto più cruenta tanto più tardiva. Paul Chefurka utilizza la nota ed efficace metafora dell'elefante in una stanza.
    Qualsiasi cosa si faccia o non si faccia, con un elefante in una stanza, saranno problemi estremamente gravi e più passa il tempo e più saranno gravi.

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    1. Grande uomo in cammino; perchè occorre temperare la morale individuale con una morale di comunità per comunità resilienti, autonome, escludenti le popolazioni in maggiore squilibrio col loro territorio.

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    2. Morale individuale, morale di comunità: riporto anche qui quanto commentatoa casa di recente.

      "Davide ammette che è visibilissimo, anche agli occhi di un non esperto, lo stato di maggiore benessere animale [maiali allevati allo stato semibrado, NdUUiC] di un capo allevato all'aperto: "Basta guardarne lo sguardo", dice. Inoltre, grande verità che riscontriamo in tutte le nostre visite ad allevamenti più sostenibili, è innegabile che gli animali si ammalino molto meno rispetto a quelli gestiti in modo intensivo. Anche i comportamenti cambiano: i suini qui a Parva Domus fanno gruppo e si difendono l'un l'altro di fronte a possibili pericoli, negli allevamenti intensivi invece c'è individualità, non si crea il branco e non c'è la tendenza all'aiuto reciproco, quindi gli animali sono privati della libertà dei loro comportamenti etologici."

      Parva Domus, allevamento etico.

      Prego osservare che da sinistra vengono due cose:
      o - l'accatastamento ulteriore di milioni di persone alloctone nelle già aberranti costipazioni italiche ed europee;
      o - i deliri su Nuovi Mondi, non cambia molto se siano apologizzati da Massimo D'Alema, Pol Pot o qualche signorino liberal - radical chic - progressist - anti.

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  2. << Perché gli homo sono dei predatori. Anzi, sono Il Predatore Apicale.
    Non avendo - per il momento - alcun altro antagonista che non siano essi stessi, distruggono le risorse per aumentare di numero: in ecologia è noto come principio di massima potenza. >>

    Credo che l'Uomo in Cammino abbia centrato la questione.
    E quindi, tristemente, concordo.

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  3. Come scrivevo a casa, io ho qualche critica.
    Dal punto di vista dell'alienazione, il socialismo marxista si è spinto molto più in là nell'alienazione umana.
    Non parlo del numero di vittime, superiore a qualsiasi altro sistema ideologico e di potere, ma proprio nel guazzabuglio tossico che lo ha permeato, con un'ostilità al Naturale che lo permea tutt'oggi.
    Ascolto, di tanto in tanto, a Radio3, qualche pseudointellettuale non so se marxistoide o liberal radical chic e le offese e il disprezzo per le culture rurali, contadine, nulla di nuovo, qui alcune chicche di Mario Capanna, a proposito.
    Da questo punto di vista il socialismo nazionalista (che ha avuto in sé lo stesso veleno dell'industrializzazione sociale, quella peraltro che il Grande Razzista, Eugenio Scalfari, sue apologie di meticciamenti calati dall'altro dall'alto nella zootecnia umana di massa ha rilanciato di recente) manteneva un certo spazio per idee e tipi e simboli istintivi, arcaici, naturali, ancora qualche residuo del romanticismo.



    Ricordo, ancora una volta, che Friedrich Engels, sostanzialmente il capostipite del tecnoteismo,
    progressista, irrideva (e calunniava) Malthus affermando che la tecnica avrebbe permesso di superare ogni limite. Anche la natura umana. La disumanizzazione, l'alienazione dell'uomo come tessera della Grande Artificializzazione, per parafrasare Renaud Camus.
    I khmer rossi tentarono di attuarla distruggendo ogni legame familiare in quanto incompatibile con la creazione della nuova società cambogiana (prego notare che i pattern infernali sono gli stessi che permeano ancora la sinistra, ius soli, de-portazione di popoli, nuove tecno "famiglie" di coppie di diversamente sessuali, ciarpame LGBT, il Mondo Nuovo di D'Alema eccetera eccetera).
    Insomma, siamo ancora dalle parti del marxismo.
    I nazionalsocialisti sono stati dilettanti rispetto ai socialisti marxisti e alle varie protuberanze (post)illuministe: anche per questo hanno perso.

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  4. @unuic . Giusto il tuo discorso, ma lo porterei su un piano più' generale. Se rimaniamo ancorati agli schemi politici rischiamo di non capire la profondità' e la portata del problema. Al di la' che si tratti di marxismo, di barbarie nazista o di liberalismo capitalistico il problema riguarda la tecnica intesa come pensiero calcolante di cui le tre teste dell'idra di cui sopra sono solo tre aspetti dello stesso corpaccione della metafisica occidentale. A questo proposito, riguardo la civiltà' industriale contemporanea ti ricordo le terribili parole di Heidegger pronunciate alla conferenza di Brema e riprese nel suo testo "Il problema della tecnica":
    "L'agricoltura (e l'industria e tutta l'organizzazione sociale...) e' oggi industria alimentare meccanizzata (o allevamento meccanizzato ndr) , che nella sua essenza e' lo stesso della fabbricazione di cadaveri nelle camere a gas e nei campi di sterminio, lo stesso del blocco e dell'affiatamento di intere nazioni, lo stesso della fabbricazione e dell'uso di bombe all'idrogeno" (Conferenza di Brema, 1949).

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  5. Al posto di affiatamento leggi: affamamento

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  6. Lo squilibrio indotto da Homo sapiens nella biosfera dipende dal combinato disposto della volontà di potenza (o istinto di sopravvivenza) presente in tutti gli essere animati e dell'abnorme sviluppo patìto dal nostro cervello nel corso dell'evoluzione, che ci ha posti in grado di contravvenire alle leggi di natura. Qui risiede la carcinogenesi, il fenomeno che ci ha trasformati in cellule tumorali del pianeta Terra.

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  7. La "tecnica" fa parte della piu' profonda istintualita' dell'uomo almeno da quando ha cominciato ad usare scarpe e abiti (e trucco nelle donne, documentato fin dalle origini).

    Abbiamo istintivamente terrore della nudita', e non e' un fatto culturale, visto che e' presente in qualsiasi tribu', anche la piu' isolata.

    Non c'e' nessuna differenza fra l'uomo e il resto del vivente, tutto cerca di riprodursi al massimo, quello e' l'imperativo primario, categorico, il "comandamento zero".

    Agobit, invece di tutta quella fuffa idealistica, va' mezz'ora allo stadio calcistico della tua zona ad assistere ad uno scontro guerresco-rituale fra due tribu', capirai molto di piu' sull'antropologia in molto meno tempo e con meno fatica, anzi, addirittura divertendoti, perche' seguire la natura della propria specie non e' un lavoro, e' un gioco e un divertimento.

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  8. "Il legno storto dell'umanità" è notoriamente un'efficace espressione kantiana (poi ripresa da I.Berlin) e Kant può essere considerato l'ultima e probab.te la più alta espressione proprio del 'Secolo dei Lumi'.
    Anche in considerazione di questo fatto, al libro di Horkheimer ed Adorno (principali esponenti della 1a generazione della idealistico-marxistoide Scuola di Francoforte) francamente ritengo decisamente preferibile quanto sostenuto dal maggiore esponente della 2a gener.ne di tale Scuola filosofico-sociologica (J. Habermas), secondo il quale l'Illuminismo può/deve essere considerato un grandioso processo di emancipazione e laicizzazione socio-culturale tuttora INCOMPIUTO e quindi da portare finalmente a compimento (ovv.te nei limiti della perfettibilità di tutto quanto è umano).
    Procedendo drasticamente nella direzione indicata (non solo) da Horkheimer ed Adorno si rischia di "buttare via il bambino insieme all'acqua sporca" e di demonizzare in toto quel progresso tecnologico che, se saggiamente adoperato, ha portato/porta a cosine come le moderne tecniche anticoncezionali indispensabili a frenare l'attuale esplosione demografica di Homo S. e le colossali strutture tese a riprodurre la fusione nucleare stellare efficacemente descritte anche su questo blog.
    Suggerirei infine umilmente di non dimenticare che cos'era l'Europa (e non solo) PRIMA dell'Età dei Lumi: vogliamo forse tornare alla Santa Inquisizione e all'Ancient Règime? Non a caso anche la comparsa & la diffusione di un grave fenomeno come l'attuale terrorismo di matrice islamo-fondamentalista spesso è associato alla sostanziale ASSENZA di qlcs. come un illuminismo arabo-islamico...
    Un cordiale saluto

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    1. In verità non concordo, nemmeno col post: con l'evidenza di Gaia e la filosofia post-umana è proprio la filosofia e la morale antropocentrica a dover esser compostata il prima possibile, meglio ieri di oggi.

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    2. > demonizzare in toto quel progresso tecnologico che, se saggiamente adoperato, ha portato/porta a cosine come
      > le moderne tecniche anticoncezionali indispensabili a frenare l'attuale esplosione demografica di Homo S.

      NOn è la tecnologia a portare la procreazione responsabile o irresponsabile ma la (in)cultura / la condizione femminile.

      Israele, gli opulenti stati petrolitici del Golfo, la Francia, la Palestina, la maggior parte degli stati islamici della fascia tropicale non sono certo stati senza tecnologia ma hanno tassi di riproduzione violenti e aggressivi.

      Condizione femminile degradante risultato di culture religiose anacronistiche, rozze, brutali.
      A Cuba, in Russia, in Giappone, in Italia, le donne hanno dignità e non sono relegate al ruolo di fattrici.

      Come vedete, non è neppure il censo e la solita e ritrita interpretazione marxistoide classista antiborghese per sciocchi de "i poracci fanno figli i ricchi di pochi".
      Bisogna riconoscere che i paesi ex comunisti hanno tassi di natalità virtuosi: in essi la donna è stata emancipata, anticoncezionali, lavoro ovvero reddito personale, aborto, istruzione!

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    3. Credo che nella curva della fertilità entri in modo significativo il tasso di mortalità atteso.
      Se questo è alto (per guerre, malattie, povertà) anche la prima si alza.
      Se invece questo cala, la prima dovrebbe scendere.
      Però, se anche scende, lo fa sempre con molto (troppo ) ritardo.
      E, probabilmente, è questo disallineamento cronologico che rompe l'equilibrio potenziale.

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  9. "E' questo disallineamento cronologico che rompe l'equilibrio potenziale"

    Esatto: soprattutto la rapidità del (benemerito) progresso medico-scientifico & igienico-sanitario dell'ultimo secolo (cfr. l'abbattimento della mortalità infantile e l'allungamento della vita media) è stata molto più veloce della correlata presa di consapevolezza in merito all'esigenza di RIDURRE il tasso medio di fecondità, in partic.re nella maggior parte dei Paesi afferenti al c.d. Terzo Mondo (a cominciare da quelli Centro-nordafricani e Medio-vicino orientali), prima che "more solito" siano appunto guerre, malattie, miseria e calamità naturali a farlo molto dolorosamente.

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