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domenica 12 novembre 2017

Conferenza a Roma su permacultura urbana e decrescita

(Principi della Permacultura in una slide mostrata ieri alla Conferenza)
Si e' tenuta ieri 11 Novembre 2017 a Roma (ex mattatoio di Testaccio) la conferenza del Movimento della Decrescita Felice dedicata alla Permacultura urbana. Relatore uno che si occupa direttamente di permacultura e offre corsi di formazione nel campo: Andrea Pavan, consulente agro-ambientale. Ho assistito alla conferenza con l'intento di accertare se venisse trattato in qualche modo il tema della sovrappopolazione. Come era prevedibile, data l'impostazione ideologica del Movimento della decrescita felice, al tema non si e' fatto alcun accenno. Nel contempo e' stato possibile farmi un'idea del movimento della decrescita almeno qui in Italia e delle difficoltà' teoriche e pratiche che lo attraversano. Infatti il relatore ed i partecipanti hanno definito il movimento non tanto dal punto di vista politico ed ideologico (cosa che esporrebbe in primo piano tutte le difficoltà' che nel mondo attuale si oppongono ed impediscono uno sbocco positivo), ma dal punto di vista pratico, del comportamento delle singole persone che si riconoscono nelle idee e nei valori della decrescita felice. Su questo, pur con tutte le critiche e perplessita' che posso personalmente rivolgere alla teoria della decrescita, non posso che concordare positivamente: attualmente il movimento della decrescita e' una posizione etica, una visione che riguarda l'atteggiamento individuale e i propri comportamenti verso gli altri uomini e la natura al tempo del collasso generale dell'ambiente planetario. I giovani che si riconoscono nel movimento sono persone positive che rifiutano i canoni comportamentali del consumismo fine a se stesso e della visione produttivistica basata sulla ideologia dell' Homo Faber. Pavan ha sottolineato come questo rifiuto del comportamento umano prevalente basato sulla volontà' di intervenire sulla natura, di trasformare il mondo, di produrre merci, di generare concorrenza e consumo di risorse, polluzioni e rifiuti, sia nella loro weltschauung una misura individuale, un metodo di rapportarsi concreto di ciascuno di noi con le cose e le persone, più' che una ideologia con cui interpretare e modificare i grandi sistemi.
Che cosa e' la permacultura?
(prima si parlava di permacoltura; oggi valutandone le implicazioni comportamentali verso ogni aspetto della vita di tutti i giorni si preferisce parlare di permacultura). La permacultura e' un nuovo modo di produrre il cibo e di organizzare la propria vita a livello individuale. Si basa su comportamenti pratici, ricorrendo alla coltura personale o familiare direttamente nel proprio domicilio o nelle vicinanze, secondo criteri di natura, di piante e frutti evitando l'utilizzo di tecnologia e prodotti chimici, e alla costruzione materiale fatta con le proprie mani degli oggetti di cui necessitiamo ogni giorno evitando il ricorso a prodotti pre-confezionati dal sistema industriale e tecnologico dominante. Per questo scopo la raccomandazione e' di seguire i ritmi e le leggi della natura senza interventi artificiali: molto interessanti le foto mostrate in cui si vede come gli orti creati secondo la mancanza di regole della permacultura sono caotici, spontanei, senza le ordinazioni spaziali di quelli basati sulla chimica e le tecnologie. Si tratta di sistemi naturali in grado di "funzionare" autonomamente: dopo qualche anno non necessitano di semine artificiali ma si basano sulla crescita per inseminazione naturale come ad esempio per le cipolle e le patate. I sistemi di irrigazione sfruttano l'acqua piovana raccolta dai tetti e nelle vasche e recipienti limitrofi alle colture. Interessante e' stata la discussione sorta tra pubblico e relatore su come considerare le erbe infestanti o l'edera che cresce su un tronco d'albero (anche da frutto): si tratta di infestazione da eliminare o invece l'edera rappresenta l' "intenzione" della natura di riprendersi un territorio in cui quel tipo di albero non era previsto? Va lasciata liberta' alla natura o va privilegiato l'intervento umano volto a soddisfare esigenze proprie dell'uomo? Qui la discussione ha preso un risvolto filosofico: e' lecito attribuire alla natura una intenzionalità ? L'azione umana rappresenta qualcosa di artificiale (e quindi fuori dalla natura) o fa parte anche essa della natura visto che l'uomo appartiene al mondo animale? Pavan ha sottolineato come si debba privilegiare la spontaneita' della natura sugli interventi umani; a tal proposito racconta di essere stato punto da un ragno cresciuto nel suo orto naturale privo di antiparassitari chimici, e di averne provato soddisfazione come controprova di una natura spontanea che esprime se stessa. Ma torniamo alla permacultura. Gli oggetti della casa (tavoli, sedie, letto ecc.) sono costruiti manualmente con il riutilizzo di pezzi e con legno, la pulizia della casa non usa prodotti chimici ma gli EM di colture batteriche specifiche per lo scopo. E' previsto il compostaggio dei liquami dei bagni per l'uso come fertilizzanti. L'energia deriva ovviamente da fonti naturali rinnovabili senza alcun ricorso agli idrocarburi. Tutto questo rapportato su scala cittadina genera, nella visione dei decrescitari, un vivere solidale, di comunità' in cui l'unione delle forze dei singoli e delle famiglie crea una convivenza più' naturale ed ecosostenibile, autosufficiente nei propri consumi e non impattante sul sistema ambiente. I rifiuti cittadini, che Pavan definisce l'ano della comunità' cittadina, ci danno indicazioni sui comportamenti da modificare, su quelli da rafforzare, sulle scelte da fare. Tutto si basa sull'economia del riciclo che tende a riutilizzare, a recuperare (dai vuoti delle bibite e del latte, dal vetro al metallo, alla carta, ai rifiuti organici) senza impattare sull'ambiente naturale.
In conclusione cosa si può dire su questo movimento che pare avere una certa presa su una parte, ancora molto minoritaria, di pubblico?
L'impressione generale e' che si tratta di utopisti. Di gente che crede che il ritorno in agricoltura ma anche in ogni altro ambito della vita civile, a cicli naturali e privi del sistema produttivo industriale moderno, sia possibile partendo dai comportamenti dei singoli individui. Un atteggiamento anti-consumistico che viene mitizzato con un afflato quasi religioso, ritenuto in grado di trasformare nel profondo la società' contemporanea. Il rifiuto tecnologico che sottende il discorso della decrescita vorrebbe assurgere a nuovo paradigma: creatività' al posto della tecnologia tradizionale della produzione industriale. Sul piano del comportamento etico individuale e collettivo al tempo del collasso ambientale questo puo' essere un valore. Ma quali sono gli aspetti economici e politici di queste scelte se portate sui grandi numeri e sull'organizzazione dei grandi sistemi come le megalopoli? Il movimento della decrescita rischia di rimanere una testimonianza, una ispirazione di pochi adepti che testimoniano un romantico sogno di una società' agreste in un mondo sempre più' dominato dai grandi poteri sovranazionali e dalla potenza della tecnica. Come si pone il rapporto tra anarchismo metodologico della decrescita con la scienza e la sua metodologia? Quali aporie si aprono per una visione del futuro basata su una scelta ideologica che si contraddice già' nella sua definizione di "decrescita felice"? Tutto il movimento ecologico si basa su aporie, basta ricordare quella di "crescita sostenibile". Ma qui siamo all'assurdo. Come e' possibile ipotizzare una decrescita (del Pil, economica, produttiva, tecnologica, organizzativa, di risorse energetiche, di cibo per il mancato uso di fertilizzanti e pesticidi) in un mondo che l'Onu prevede avviarsi verso gli 11 miliardi di abitanti dagli attuali 7 entro la fine del secolo? Minori risorse per un numero quasi doppio di abitanti: a cosa puo' portare tutto questo? Quali conseguenze economiche e sociali? Quali conseguenze politiche? Puo' bastare l'idea della solidarietà' e una sorta di comunitarismo (a differenza di quello marxista, questo del tutto indefinito) per compensare gli squilibri e le contraddizioni che si aprono? E poi infine: e' realmente fattibile una politica verso la decrescita che non riguardi le scelte individuali di poche persone, ma - per avere un senso per il pianeta- riguardi la stragrande maggioranza della specie umana? Pur con tutto il rispetto per le persone che in buona fede credono nella decrescita felice, la mia risposta a questi interrogativi e' negativa. E l'assenza assoluta dell'argomento della sovrappopolazione nel convegno di ieri mi conferma in questa mia posizione. Il pianeta non verra' salvato, se mai lo sarà', dagli utopisti della decrescita felice.

26 commenti:

  1. << Ho assistito alla conferenza con l'intento di accertare se venisse trattato in qualche modo il tema della sovrappopolazione. Come era prevedibile, data l'impostazione ideologica del Movimento della decrescita felice, al tema non si e' fatto alcun accenno. >>

    E questo non solo non mi stupisce, ma mi conferma che ormai non c'è più scampo.
    La crescita eccessiva della popolazione può essere frenata solo da guerre o calamità naturali.
    L'uso della ragione, purtroppo, non è tra gli strumenti disponibili.

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    1. R "La crescita eccessiva della popolazione può essere frenata solo da guerre o calamità naturali." Perfetto, il problema è che nel frattempo le bocche affamate reclameranno il taglio ulteriore delle foreste.

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  2. Vedrei gli atteggiamenti che hai descritto come una forma di "religione salvazionista". Costoro, in realtà, cercano esclusivamente forme di autoassoluzione spirituale. Almeno, questo vale per i più integralisti, perché sono convinto che, come in ogni religione, anche in questo caso si può andare dal fanatismo più estremo a forme anche molto diluite, passando in qualche misura per la superstizione. Comprendo questo atteggiamento perché in parte lo condivido (ho detto "VHEMT"?), anche se cerco di tenerlo "sotto controllo" temperandolo con overdosi di intenzionale raziocinio -- una cosa sono le inclinazioni personali, che molte volte nascono da un'esigenza interiore, altra cosa la pretesa di farne un modello in grado di sistemare magicamente ogni cosa.

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    1. R "Costoro, in realtà, cercano esclusivamente forme di autoassoluzione spirituale. " Perfetto, ed immagino nessuno di loro abbia piacere nel ricordare che la permacoltura può sfamare al massimo 4 miliardi di persone

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  3. Per capire cosa succede quando ad una citta' viene meno l'approvvigionamento da parte della campagna circostante, vedere:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Holodomor
    Altro che permacoltura. E non si trattava delle attuali megalopoli da decine di milioni di abitanti (anche se gia' la Roma antica non scherzava).

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  4. Per quel che può valere il parere di un "due di picche" quale il sottoscritto, sostanzialmente concordo con le considerazioni espresse nel Post: i sostenitori della 'decrescita felice' (compreso il noto Latouche) sollevano problemi reali e (generalmente) hanno buone e serie intenzioni ma l'impostazione più misticheggiante che scientifica e soprattutto la cecità (ideologica o psicologica che sia, in casi come questo non fa differenza) a problematiche come quella della sovrappopolazione li rende moderni emuli del Rousseau e di altri pensatori drammaticamente poco efficaci sul piano pratico oppure destinati alla promozione di comportamenti ben poco liberali...

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    1. Forse pero' non ne parlano perche' a cosa serve parlarne se:
      1- la situazione attuale dipende da errori irrimediabili del passato: la medicina FIN DA SUBITO avrebbe dovuto porre come condizione al suo applicarsi nel precipitare della mortalita', un analogo e corrispondente precipitare della natalita', si' da mantenere un qualche equilibrio che non richiedesse drastici e imbarazzanti accomodamenti nel futuro;
      2- non ci sono soluzioni _praticamente_ proponibili, stanti le presenti visioni del mondo, che siano condivisibili senza rimedi peggiori, o quantomeno non migliori, del male (e.g. decimazioni varie);
      3- il solo proporre il problema spinge i tanti deficienti normalmente dormienti ma oggi richiamati a nuova vita dal palcoscenico di internet 2.0, ad invocare la ricorrente "soluzione finale", cura senza dubbio peggiore del male, e che se e' ricorrente evidentemente non e' neppure "finale") (un 10 per cento della popolazione e' clinicamente, dal punto di vista della psicologia forense, potenzialmente schizofrenica-paranoide, e aspetta solo un pretesto per mostrarsi ad esprimere le sue "potenzialita'");
      4- ormai dovremmo comprendere, se non siamo deficienti pure noi, che alcuni temi sono "sensibili", e richiamano in vita nelle persone labili, che non sono necessariamente minoranza elettorale, tutt'altro, spettri terrificanti che poi non si riesce piu' a ricacciare nel sottosuolo prima che abbiano compiuto le loro, anche queste ricorrenti, devastazioni: nei "nostri blog" la maggior parte dei commenti e' di questo genere, se non ve ne accorgete vuol dire che la situazione e' ancora peggiore di quanto sembri, e il male piu' grosso non e' nella sovrappopolazione, bensi' nella illusione che la missione precipua sia nel porvi rimedio, in un modo o nell'altro, costi quel che costi.

      Non mi aspetto che qualcuno capisca quello che intendo dire.

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    2. A completamento di quanto detto sopra riguardo ai successi della medicina e i loro contrappassi, aggiungerei quello dell'allungamento finale della vita media in condizioni precarie e molto dolorose di esistenza: mentre nessun anziano genitore ancora sano di mente sarebbe disposto a sacrificare i propri figli per qualche mese o anno di vita in piu' in condizioni di grande sofferenza, piu' dentro che fuori dagli ospedali, quasi tutti sono invece dispostissimi a farlo se si riesce a illuderli, con le solite furfantesche promesse elettorali, che a subire il sacrificio saranno solo i figli degli altri.

      Attenzione, che anche questo e' un tema MOLTO sensibile, pericoloso e che _giustamente_ indigna chi teme eutanasie forzose di nazistica memoria, visto che gli imbecilli che prendono alla lettera quanto sopra magari invocandone la pronta applicazione tradotta in sterminio burocratico sono molto abbondanti se non, in momenti ricorrenti della storia di cui e' giusto avere esecrazione, la maggioranza. Quello che intendo e' solo nel fare presente il problema, incrociando le dita, che qualsiasi vecchio saggio genitore in condizioni di esistenza _disumana_ per lui e i suoi cari capisce benissimo da solo. Questo e' un problema che non ha creato, perche' c'era gia' prima, ma ha esacerbato la medicina moderna. O meglio, la medicina cio' che ha donato da una parte, risolvendo brillantemente situazioni di sofferenza per gran parte della vita, toglie al momento del fine vita, rendendo a volte interminabili e socialmente costosissime, e non intendo solo in termini economici, le agonie.

      Comunque, sinceramente, preferirei che non avessimo mai dovuto porci questi terribili e indicibili problemi. A volte i preti, quando dicono che non si dovrebbe mettere le mani nell'ordine che Dio ha creato, hanno ragione. Una volta che ci si mettono le mani, non e' piu' finita.

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    3. Mr. Diaz, perchè arrendersi così passivamente di fronte al problema demografico???
      Strategie comunicativo-informative come quella legata alla produzione di 'soap operas' tendenti a illustrare gli indubitabili benefici connessi alla formazione/diffusione di famiglie quantitativamente un po' meno numerose, trasmesse qualche tempo fa in alcuni Paesi ad alto tasso di natalità e dunque di miseria, hanno compiuto il "miracolo" di far scendere questo tasso e quindi di ridurre i conseguenti problemi economico-sociali ed ecologici (cfr. il sito-web del P.M.C. di Ryerson): perchè qlcs. del genere non potrebbe riuscire (o almeno essere tentato) anche nei Paesi dell'Africa subsahariana e/o in quelli del Medio & Vicino Oriente? Indubbiamente tutto ciò non basterebbe a risolvere il problema, ma potrebbe sicuramente ridurne le dimensioni...

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    4. A quel che ne so l'unico posto al mondo dove resta il problema della eccessivamente alta natalita' rispetto al crollo della mortalita', e' in alcune zone dell'africa. In tutti gli altri posti del mondo il "problema" demografico c'e' lo stesso ma e' ormai (fortunatamente) causato solo dalla bassa mortalita' (metto fra virgolette "problema" perche' prova tu a dire alla gente, senza essere preso - giustamente - per un pazzo delinquente, che dato che il problema numero uno e' l'eccesso di popolazione e che la sua causa attuale e' la bassa mortalita', l'unico modo oggettivo di risolverlo e' che bisognerebbe far morire prima e di piu' le persone).

      Di fatto oggi e' cosi' se si portano alle estreme ma logiche conseguenze le proprie ragioni.

      Quindi bisogna stare attenti a come si parla e anche a come si pensa, perche' in giro c'e' un sacco di gente dall'equilibrio mentale precario che tende a prendere tutto alla lettera e a tagliare i problemi col cortello: se gli dici che il problema e' nella bassa mortalita', sono capaci di darsi da fare per risolverlo sommariamente, aumentandola a modo loro. Non e' che non sia gia' successo nella storia. Bisogna recisamente da subito e preventivamente non dare corda a queste possibili interpretazioni, pena l'esserne poi considerati corresponsabili negli eccessi. In giro c'e' un forte aumento della rabbia, per motivi a volte oggettivi ma molto piu' spesso inventati a pretesto (ad essere piu' arrabbiati sono spesso quelli che stanno oggettivamente meglio, anzi quelli che stanno oggettivamente benissimo, noi occidentali contemporanei), e poiche' cio' dipende molto anche dall'informazione diffusa dai blog e dai siti tipo i nostri, terrorizzanti e ossessivi come e' tipico dell'ambientalismo catastrofista che oggi va per la maggiore e invade anche le prime pagine del mainstream dell'informazione che rincorre il business, bisogna essere ben consapevoli che quella rabbia potrebbe anche cominciare a sfogarsi in direzioni del tutto impreviste e incontenibili. Alla fine, cio' che resta di tutti questi discorsi, se la situazione degenera, e' solo che bisogna menare le mani e tirare bombe atomiche verso gli odiati divrersi e dissenzienti, le motivazioni iniziali che scatenano la rabbia divengono del tutto irrilevanti, servono solo da pretesto, ma rimane il fatto che poiche' ne sono la causa scatenante, chi le fomenta ne porta comunque la grave colpa.

      I blog monotematici in cui si batte e si ribatte ossessivamente su un solo aspetto della presunta realta', ingrandendo a dismisura i problemi per attirare l'attenzione, confrontandosi solo con persone che la pensano allo stesso modo, producono pazzia, squilibrio mentale, distacco dalla realta', rabbia, odio, bisogna stare sempre ben in guardia.

      Il cervello dell'essere umano e' pazzo, tende all'ossessione e alla paranoia, non diamo troppa corda a questa tendenza, dato che non solo e' pericolosa, ma al momento dal risveglio dal sogno ci si vergognera' a morte di quello che si e' creduto fosse primariamente e solamente importante, e delle sua conseguenze. Cio' accade in modo particolarmente pericoloso quando la paranoia diventa un fatto sociale e associativo, dato che l'uomo diventa davvero pericoloso solo quando lavora in squadra. Anzi in tribu'.

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  5. Se puo' interessare, c'e' un articolo che mi sembra pertinente sul sito di le scienze:

    http://www.lescienze.it/news/2017/11/14/news/potenziale_agricoltura_biologica_scala_globale-3753508/

    in cui si afferma l'abbastanza ovvio, cioe' che l'agricoltura biologica non e' in grado di sostituire quella industriale attuale, tranne cambiamento radicale di dieta e drastico ridimensionamento degli animali da allevamento, E aumento ulteriore delle superfici coltivate.

    Secondo l'articolo, inoltre, alla faccia dei mille studi e proclami sull'argomento:

    "Finora tuttavia non sono mai stati realizzati modelli in grado di incrociare i modelli globali di sviluppo della popolazione e del cibo con le caratteristiche dell'agricoltura biologica."

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    1. Grazie; lo stesso rticolo linkato oggi anche su effetto Cassandra di bardi, dove non mi hanno passato un commento in cui ricordavo che convertire i pascoli ad agricoltura è impossibile e che andrebbero semplicemente lasciati liberi dalla pressione dell'allevamento per utilità umana. Proporre poi di aumentare del 33% i suoli coltivati non solo è impossibile, ma è anche criminale. I suoli coltivabili si ridurranno causa effetto serra. La permacoltura, a seconda dei disastri dell'effetto serra, può sfamare da un minimo di 1,5 miliardi ad un massimo di 4 miliardi, tertium non datur. PS: avete pensato a trasferire questo interessante blog anche s facebook per raggiungere più "menti" ?

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  6. Io semplicemente non vedo come si possa conciliare la decrescita economica, del Pil e dei consumi con la prospettiva di una crescita della popolazione dagli attuali 7,5 agli 11 miliardi entro pochi decenni. Nessun nuovo modello né basato sull'agricoltura biologica né basato sul riclico delle merci e su energie rinnovabili può reggere...

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    1. Guarda sinceramente tutta la teoria economica, e il sistema in cui viviamo, non solo e' basato sulla crescita, ma lo e' su quella percentuale.

      Crescita percentuale vuol dire, per chi non e' del tutto digiuno di matematica, crescita esponenziale. La crescita esponenziale non solo tende rapidamente verso l'infinito, ma va verso un infinito che e' di secondo ordine rispetto all'infinito verso cui tende la crescita lineare, quella cioe' che aggiunge ogni anno un ammontare fisso di crescita, e non percentuale sull'anno precedente ad interesse composto.

      Basta questo per comprendere in quel follia demenziale siamo immersi: per mandare avanti la baracca, secondo i signori esperti economisti, dovremmo mettere in pratica una crescita che in un mondo finito non solo e' concettualmente e praticamente impossibile, ma lo e' "al quadrato". Ci viene richiesto un minimo di prestazione che e' due volte tendente ad infinito, che cioe' tende all'infinito esponenzialmente anche rispetto ad una gia' impossibile tendenza all'infinito nel mondo reale che e' quella della crescita lineare.

      Non abbiamo intrinsecamente nessuna speranza di poter adempiere ad un tale compito, ci viene chiesto l'impossibile, che notoriamente porta alla pazzia schizofrenica (ad impossibilia nemo tenetur, dicevano i romani).

      Gli esperti cui ci affidiamo, che sottintendono assurdita' del genere, sono del tutto incompetenti a risolvere qualunque problema, non solo quello economico.

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    2. Non sono incompetenti, sono in malafede. Che è peggio.

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  7. Ricordiamo che nel libretto sulla decrescita felice di Latouche, che ho letto, al capitolo sostenibilità del welfare, dice semplicemente che il paradigma decrescitista metterà in difficoltà pensioni e sanità...E questo sarebbe un filosofo ed un economista? Agghiacciante.

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    1. Non ho letto quel libro, ma se capisco bene cio' che riporti di Latouche, egli non ha tutti i torti perlomeno in questo senso: affinche' scoppi una guerra civile, o una guerra tout court, basta che nella comunita' venga meno la pace sociale a causa di problemi ad assicurare pensioni e sanita' ai livelli attuali a chi e' ormai abituato a goderne e da' per scontati quali diritti inalienabili. Gli altri potenziali motivi a quel punto, per quanto possano essere molto piu' concreti, diventano irrilevanti. Gli uomini sono pazzi intrinsecamente, vivono in gran parte in un mondo illusorio creato dalle loro fantasie, specialmente nella modernita' contemporanea in cui hanno pressocche' completamente perso il contatto con la terra, gli animali e le cose concrete della realta' materiale. Viviamo nella societa' dell'immagine (virtuale), in cui l'unica cosa importante con cui veniamo in contatto e che ci forma e' l'immaginario collettivo, che e' sempre piu' "immaginario".

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  8. Scusate per l'ennesimo commento: ricordiamo che parlare di permacoltura urbana è già tutto un programma, visto che con le verdure e la frutta non si campa, ma con le calorie dei cereali, che per oltre la metà importiamo principalmente dall'est Europa, compresi buona parte dei foraggi per fare molti formaggi italiani di vacca.

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  9. Il succo della questione è che nessuno vuole affrontare la realtà, in questo mondo intriso di realtà virtuali ci si nasconde dietro paraventi di illusioni salvifiche, come è successo negli anni 60, dando sfogo ad una speranza ottimistica priva di fondamento. E', anzi sarebbe logico e ragionevole che le persone, principalmente i cosiddetti "esperti" fossero consci consapevoli informati, del fatto che la sovrapopolazione è il problema e la causa della situazione in cui ci troviamo, senza tanti giri di parole, o ci fermiamo, non crescere, o siamo nella merda. Oltre a Latouche c'è anche il nostro Pallante a perora la causa.

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    1. I cosiddetti "esperti" sono effettivamente esperti e sono pienamente consapevoli. Solo che non conviene loro ammetterlo. Conosco direttamente un paio di nomi in merito ai quali ho esperienze dirette. Li tengo per me perché non ho nessun documento scritto, solo "evanescenti" conversazioni nel mondo virtuale che contrastano con l'immagine pubblica che quegli esperti danno di sè (per ovvio tornaconto).

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    2. Pallante forse era partito bene, ma quando ho sentito la sua conferenza assieme a massimo fini che c'e' su youtube, ho rivisto MOLTO al ribasso la mia valutazione: anche lui alla fine si rende strumento del business ecogreen pubblico/privato il cui effetto finale sara' contrario a quanto sperato e dichiarato: di fatto aumentare consumi e PIL attraverso burocrazia e tasse, rendendo l'aria del nostro mondo sempre piu' irrespirabile anche qualora perfettamente purificata dal punto di vista chimico, anzi proprio perche' perfettamente purificata dal punto di vista chimico. Il solito sogno di perfezione ariana sotto mutate spoglie, tipico e ricorrente nella (nostra) cultura, anzi forse inerente a qualsiasi tipo di cultura.

      Per quanto riguarda gli "esperti", anche quando in malafede, il guaio piu' grosso e' nel fatto che sono esperti, non che sono in malafede, che siano in malafede tutto sommato e' irrilevante: nel senso che e' il loro "essere esperti" che fa si' che, come tutti gli specialisti, siano rinchiusi nella metafora ristretta del loro problema senza vedere ne' capire nulla di tutto cio' che succede intorno, e insistano nel rinchiudere come in una gabbia pure il resto del mondo in quella miope se non cieca metafora.

      I costruttori di grandi sistemi onnicomprensivi (fra cui i filosofi tedeschi che mi sembra piacciano troppo ad agobit, oppure i politici e intellettuali di credenza, consapevole o no, marxista/fascista) sono immacabilmente destinati al fallimento, e di solito dopo aver prodotto immensi danni, molto peggiori dei mali che intendevano curare, e lo sono a causa del tentativo impossibile di rinchiudere il mondo e tutti gli accadimenti dentro alla loro intrinsecamente comunque folle metafora, perche' onnicomprensiva. La natura, il mondo, la vita, la nostra mente, non funzionano per grandi sistemi e piani perfettamente preordinati e razionali dall'inizio alla fine, funzionano per tentativi ed errori, per approssimazioni successive, inversioni di rotta ripartendo dall'inizio, per colpi al cerchio e colpi alla botte, non tenerne conto porta non solo al fallimento, ma all'infamia, se si ha la sfortuna di poter disporre di tanto potere da poter tentare di applicare i propri piani.

      Per questo, personalmente, sono pesantemente critico e sospettoso verso l'intera galassia dell'ecologismo politico teorico e attivistico, compresi tutti questi nostri blog, perche' si tratta sempre o quasi di pensieri, nella mia opinione, assolutistici e onnicomprensivi, e quindi intrinsecamente sbagliati, folli, pericolosi, velleitari.

      Il mondo e l'uomo che ci sta dentro funzionano per tentativi ed errori, sempre, non esiste un pensiero che permetta di comprendere e dominare tutto per sempre, e quando si ha l'impressione di averne scoperto uno, bisogna fermarsi e rendersi conto che e' solo una proiezione di un'infantilismo egocentrico narcisistico permeato di volonta' di potenza, cosi' frequente nel carattere degli uomini anche se maturi ed adulti.

      (il video citato mi pare sia questo, apprezzabile l'intervento di fini, fastidiosamente autocontradditorio invece secondo me quello di pallante https://www.youtube.com/watch?v=Woz3JtRClgw)

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  10. Solo per precisare che i filosofi che prediligo sono tutti antisistematici come Popper o, in economia, Hayeck. Dei tedeschi apprezzo Heidegger proprio perché antisistematico o, con termine heideggeriano, anti-metafisico. Inoltre e' il primo a porre in dubbio lo strapotere della tecnica e la società' antropocentrica moderna basata sulla'antropocentrismo di origine religiosa e metafisica, cioè' sull'oblio dell'appartenenza dell'uomo alla natura.

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    1. "Popper o, in economia, Hayek"

      Un tempo forse, ma oggi, credimi, non ne diamo piu' l'impressione, e veniamo strumentalizzati gia' da molti decenni per implementare politiche che sono sistematicamente all'estremo opposto sia dello spirito che della lettera di quei due pensatori che citi, e come conseguenza proprio dei nostri allarmi.
      Abbiamo sbagliato qualcosa?
      Inoltre a forza di martellare le menti con la cultura dello scandalo e della castrofe che ha impregnato tutti i mezzi di comunicazione di questi ultimi decenni, fino ad arrivare all'apoteosi odierna degli strumenti di internet, si e' formata una generazione di giovani rigidi sovra-scolarizzati e ultra-indottrinati che di quei due pensatori sono all'opposto. Questi giovani che rappresentano il futuro, dubito che cambieranno idea prima di aver potuto dispiegare nella pratica i propri pensieri unilaterali e aver conseguentemente pianto sui propri errori.

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    2. Per quel che vale, ritengo reciprocamente quasi incompatibili il pensiero di Heidegger e quello di Popper: si pensi al rispettivo atteggiamento di fronte alla scienza moderna e/o alle rispettive filosofie politiche (per chiarezza: preferisco decisamente il secondo)...

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  11. Mi sembra pertinente, riporto:

    http://www.lescienze.it/news/2017/11/21/news/migrazioni_clima_germania_stati_uniti_ottocento-3761377/

    Notare non una parola sul fatto che e' l'aumento incontenibile della popolazione che ha reso critiche e sensibili alla minima perturbazione le condizioni di approvvigionamento alimentare in europa, e non una parola neanche sul fatto che se non fosse successo che decine di milioni di europei in sovrappiu' se ne andarono a colonizzare gli altri continenti, ora l'europa avrebbe una ancora piu' impossibile densita' di popolazione - a parte il fatto che questi esuli europei in cerca di fortuna devastarono con la forza delle armi gli ambienti socioeconomici dei territori che occuparono. Ricordare questo genere di responsabilita' da parte dell'occidente invasore e colonizzatore va bene ma solo se non rischia di far passare in secondo piano la teoria del cambiamento climatico, mentre qualsiasi storico non avrebbe dubbi su quale sia il corretto rapporto di causa-effetto.

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  12. Date un'occhiata:
    http://notiziescientifiche.it/banca-mondiale-11-miliardi-persone-invisibili-prive-identita-ufficiale/
    riporto qualche riga inquietante, in tutti i sensi:

    "La Banca mondiale ha lanciato un nuovo programma, denominato ID4D, in modo che si possano diffondere più capillarmente, da parte delle autorità, i programmi di identificazione digitale. La stessa Banca mondiale ha rilevato, infatti, che ben 1,1 miliardi di persone risultano del tutto invisibili, ossia prive di un’identità ufficiale o di una registrazione che possa essere attestata tramite documenti.
    Il programma dovrebbe coinvolgere più di 12 paesi e, almeno per il momento, sono stati stanziati già 500 milioni di dollari."
    "Secondo Kristalina Georgieva, oggigiorno la tecnologia ha raggiunto una forza tale che, grazie ovviamente all’impegno di tutti, è possibile eseguire veloci miglioramenti della vita di centinaia di milioni di persone senza identificazioni ufficiali.
    Non poter possedere una identificazione ufficiale da parte dei sistemi governativi può portare le famiglie, soprattutto le più povere, a non potere accedere a servizi sociali vari, tra cui quelli sanitari, quelli legati all’istruzione e quelli legati ai servizi finanziari."

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