(Foto: periferia di Città del Messico)
Secondo l’ultimo rapporto dei demografi dell’Onu, basato
sui censimenti del 2010 della popolazione mondiale e su indagini demografiche
sulla natalità nelle aree critiche, la popolazione mondiale sfiorerà i 10
miliardi nel 2050 e potrebbe raggiungere i 12 miliardi nel 2100. Le stime
precedenti che indicavano il picco di popolazione nel 2050 con 9 miliardi per
poi prevedere una lenta decrescita erano sbagliate e basate su un ottimismo
senza fondamento.
La maggior parte della crescita demografica avverrà
nelle regioni in via di sviluppo, dice il nuovo rapporto, soprattutto in
Africa, che dovrebbe presentare più della metà della crescita della popolazione
mondiale tra il 2015 e il 2050. L’India è destinato a diventare il paese più
popoloso, superando la Cina intorno al 2022. La Nigeria potrebbe superare in
popolazione gli Stati Uniti entro il 2050 divenendo il terzo paese più popoloso
del mondo. Secondo John Wilmoth, direttore del Dipartimento Affari Economici e
Sociali delle Nazioni Unite, la concentrazione di crescita della popolazione
nei paesi più poveri presenta una serie di sfide, rendendo più difficile
sradicare la povertà e aumentando le disuguaglianze. Inoltre l’aumento previsto
complicherà gli sforzi per risolvere il problema della fame, dell’accesso alle
fonti idriche, dell’energia, e metterà sotto ulteriore pressione i sistemi
sanitari e di istruzione. Sebbene rispetto a dieci anni fa il tasso assoluto di
crescita della natalità sia sceso dal 1,24% all’ 1,18 %, la distribuzione del tasso su una popolazione
complessiva assai più vasta porta all’aumento netto.
John Wilmoth avverte che
le nuove proiezioni mettono a nudo la portata dell’enorme compito che si
prospetta al genere umano. La crescita nei paesi più poveri acuirà
tutti i problemi di quei paesi , e renderà più difficile attuare politiche di
sviluppo sostenibile, quali la limitazione nell’uso di idrocarburi, la
riduzione dei fertilizzanti e di altri inquinanti chimici, il controllo del
riscaldamento climatico globale. Bisognerà rivedere tutte le politiche che
presupponevano un rientro nei limiti di sostenibilità, in particolare per il
settore energetico e per la produzione di beni primari. Si prevedono problemi
di fame e malnutrizione e di espansione di malattie infettive. L’aumento poi
del numero degli anziani sarà un problema sociale nella seconda metà del secolo
se persisteranno alti tassi di natalità che assorbiranno gran parte delle
risorse. Wilmoth si augura che una volta che le popolazioni cominceranno ad
avere un più alto livello di aspettativa di vita, arrivino anche a rendersi
conto che non c’è la stessa necessità di produrre un alto numero di bambini.
“Con l’aumento della sopravvivenza infantile, non ha più senso avere quelle grandi
famiglie con numerosi figli che si avevano in passato”, dice l'esperto dell'Onu.
Ma attualmente sono ancora molti i paesi in cui la donna
ha in media cinque o più figli nella sua vita. Tutti tranne due dei 21 paesi a più alta fertilità sono in
Africa. I più grandi sono la Nigeria, la Repubblica democratica del Congo, la
Tanzania, l’Uganda e fuori dall’Africa l’Afghanistan. C’è poi il caso
dell’India dove tutte le politiche di controllo della fertilità sono
fallite. Il rapporto fa anche
paventare l’ipotesi che i tassi di crescita della fertilità si discostino
–anche di poco- dalle previsioni e si rivelino più alti: basterebbe mezzo punto sopra la variante media per
avere nel 2100 una popolazione mondiale di 16,6 miliardi di persone, più di
cinque miliardi in più rispetto alla stima corrente. Qui gli esperti dell'Onu, solitamente calmi e ragionevolmente ottimisti, cominciano a mostrare qualche inquietudine: si tratterebbe di una catastrofe per il
pianeta, forse insostenibile.
“Per realizzare riduzioni sostanziali di fertilità nelle
proiezioni future, è fondamentale investire nella salute riproduttiva e la
pianificazione familiare, in particolare nei paesi meno sviluppati, in modo che
le donne e le coppie possano raggiungere la dimensione familiare desiderata”,
dice il rapporto.
Nel 2015, l’uso di metodi contraccettivi moderni mei
paesi meno sviluppati è stato stimato intorno al 34% tra le donne in età
riproduttiva che erano sposate o vivevano in coppia, e un ulteriore 22% di
queste donne ha espresso un desiderio di pianificazione familiare senza che
potessero soddisfarlo , il che significa che non si sono servite di alcun mezzo contraccettivo sebbene
avrebbero preferito utilizzarlo per evitare o ritardare una gravidanza.
In conclusione, ancora una volta, gli esperti dell’Onu
riconoscono di essersi sbagliati in passato sulle stime demografiche del
pianeta, per eccessivo ottimismo su una fantomatica transizione demografica. Non è la prima volta né forse sarà l’ultima. Non si vuole riconoscere,
per una sorta di resistenza ideologica, che si tratta di una vera e propria
esplosione demografica della specie Homo che porterà ad una catastrofe ambientale senza precedenti. Questa volta l’ottimismo degli esperti comincia a scricchiolare seriamente. Anche nelle stime moderate dei demografi
delle Nazioni Unite si prevede una popolazione di circa 12 milardi a fine
secolo: cinque miliardi in più rispetto ad oggi. Se già ora vediamo sotto i
nostri occhi le terrificanti conseguenze sull’ambiente del pianeta della
eccessiva antropizzazione, cosa avverrà quando ci saranno ulteriori 5 miliardi
di umani? I quali chiederanno cibo, energia, prodotti chimici, produzione
industriale, medicine, risorse idriche, case, cemento, asfalto, automobili,
viaggi aerei, possibilità di una vita migliore e quindi migrazioni, urbanizzazioni,
città più vaste. Le megalopoli avranno periferie ancora più estese, in certi
casi bidonville sterminate che ricopriranno la superficie cancellando ogni
traccia di verde. Si produrranno
più rifiuti, più discariche, più esalazioni, più tossici, più inquinamento, più
immissioni di gas serra. Già oggi –con soli sette miliardi di persone- molti
esperti ci dicono che la situazione è irreversibile per il pianeta Terra.
Eppure nessuno si preoccupa, se non i pochi che denunciano apertamente la sovrappopolazione.
Meno di tutti si preoccupa l’Onu, che pubblica i rapporti per poi lasciarli
lettera morta. Le nazioni della Terra hanno altro a cui pensare. Mentre il
pianeta soffoca sotto una cappa di anidride carbonica imperversa la lotta per
il controllo dei giacimenti di idrocarburi e per il loro sfruttamento sempre
più massiccio, come ad esempio la metodica altamente inquinante del fracking. Nessuna fine come quella del pianeta Terra sarà stata meritata
in modo così evidente per manifesta stupidità collettiva.
Ma non sarà il pianeta Terra a finire. Questo continuerà a ruotare tranquillamente intorno al Sole per almeno altri cinque miliardi di anni. Saranno l'umanità e quasi tutte le specie viventi a scomparire. Una tale accecante stupidità è così enorme che pare avere origini metafisiche. Freud la chiamava isitinto di morte.Camuffato da desiderio di vita.
RispondiEliminaPost drammaticamente illuminante, eppure possiamo stare ragionevolmente certi che leaders politici destrorsi e sinistrorsi, leaders religiosi cattolici e islamici, leaders economico-finanziari e femministe integraliste continueranno a ignorare tranquillamente il problema quando non addirittura a indignarsi e a stracciarsi pubblicamente le vesti lamentando che si fanno TROPPO POCHI bambini, in particolare a causa dell' "egoismo" degli abitanti dei Paesi sviluppati e della difficoltà di conciliare lavoro & maternità per le 'donne in carriera'...
RispondiElimina"Il pianeta"... "entro il 2050"... "entro il 2100" (ancora meglio)... "a fine secolo (meglio non essere troppo precisi)... "potrebbe"... "dovrebbe"... "complicherà" (futuro indefinito)... "il compito che si prospetta" (futuro implicito)... "quando ci saranno" (sì, ma quando?)... e così via.
RispondiEliminaSui tempi nessuno, onestamente, può fare previsioni precise.
RispondiEliminaIo penso però che la crisi "sociale" (guerre civili, disordini generalizzati, rivoluzioni) avverrà prima di quella "ecologica" vera e propria (catastrofi naturali e climatiche), e che le avvisaglie della prima (sono pessimista) potrebbero arrivare già nel giro di 5 / 10 anni.
Sino a quel momento nessuno farà nulla.
Ed anche dopo, saranno necessari parecchi morti perchè i governi inizino a prendere seri provvedimenti.
Notizia bomba: quelle crisi è già un pezzo che son cominciate. Smettere di parlare al futuro e smettere di osservare i fenomeni in un'ottica globale è un imperativo per le ragioni che ho già ricordato più volte. Qui ed ora devono essere i centri di interesse, perché sono gli unici sui quali si può sperare di generare un minimo d'attenzione e sui quali si può sperare di incidere almeno in una certa misura. Chi parla al futuro e "allarga il giro" a mio avviso ha in mente un obiettivo: che non si faccia nulla. Oppure è alquanto malaccorto e/o non ha capito come (s)ragiona l'animale umano.
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RispondiEliminaBuongiorno, prima di tutto grazie per il lavoro che fate, questo è uno dei pochi blog italiani che segue con competenza quello che credo sia il tema più importante (e il rischio più tremendo) del mondo contemporaneo: la crescita demografica illimitata e incontrollata.
RispondiEliminaVi volevo chiedere, vi capita mai di sentirvi, come cittadini italiani, del tutto impotenti sul tema? Voglio dire non è nemmeno possibile firmare una petizione (non ce ne sono) o donare a un'associazione (almeno io non ne conosco). E' davvero difficile anche dare un piccolo contribuito per far si che più cittadini (ma soprattutto più istituzioni) prendano coscienza del problema e facciano qualcosa di concreto.
Eppure negli ultimi mesi in Italia si parla quasi solo di due temi (immigrazione incontrollata e dissesto idrogeologico dovuto a cambiamenti climatici e consumo del suolo) che sono conseguenza della eccessiva crescita demografica!
Voi che ne pensate?
Sul sito-web www.rientrodolce.org è facilmente reperibile parecchio materiale molto interessante sul problema demografico, compresi i links ad associazioni come Demographie responsable (FRA) che propongono serie petizioni on-line sul tema...
EliminaSia l'esplosione del movimento immigratorio che la cementificazione massiccia del territorio italiano sono collegati alla eccessiva crescita demografica della specie Homo (oltre che alle speculazioni di chi ha interessi economici e politici sui temi in questione). Esistono alcune organizzazioni private che si interessano al tema sovrappopolazione, per adesso più in campo internazionale che in Italia, dove il tema è contrastato sia dalla Chiesa cattolica che dai politici di destra, centro e di sinistra. Le prime denunce della questione demografica (a parte le considerazioni originarie di Malthus) risalgono agli studiosi americani del tema negli anni 60 del novecento (The Population Bomb di Ehrlich e' del 1968). Sta a noi, agli amici delle poche organizzazioni come Rientro Dolce, alle pochissime onlus che nei paesi del terzo mondo lavorano per la procreazione responsabile (di qualcuna ho parlato in alcuni post del blog), portare avanti la lotta per diffondere la coscienza del problema. La salvezza del pianeta Terra e' legata a questa presa di coscienza e ad un profondo cambiamento del comportamento umano.
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