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mercoledì 5 novembre 2014

La sovrappopolazione e il nostro futuro evolutivo.




Le popolazioni umane continuano ad evolvere anche oggi, dice in un articolo su Le Scienze (novembre 2014), l'antropologo John Hawks. Questa evoluzione, che generalmente avviene su periodi molto lunghi, oggi nell'uomo sta accelerando come possiamo osservare studiando le tendenze di salute e riproduzione. Con la scoperta di nuove tecnologie mediche, l'igiene e i vaccini si è notevolmente ampliata la speranza di vita e si poteva supporre che questo potesse influire sui tassi di natalità. In molte popolazioni tuttavia i tassi di natalità oscillano, e mentre in occidente ad esempio essi sono scesi con l'allungarsi della vita media e il miglioramento della qualità di vita, in altre si assiste ad un persistere di tassi di natalità alti o intermedi. E' probabile che questo fenomeno influisca sui processi evolutivi.
Nell'Africa subsahariana, le donne che hanno una certa variante del gene FLT1 e sono incinte nella stagione malarica, hanno un piccolo aumento della probabilità di partorire rispetto a quelle che non hanno la variante, perché questa implica un minore rischio di infezione malarica della placenta e questo effetto alla lunga si manterrà come variante evolutiva favorevole. Stephen Stearns della Yale University e i suoi collaboratori hanno esaminato decenni di dati ottenuti con studi a lungo termine della sanità pubblica per vedere quali tratti potrebbero essere correlati con gli attuali tassi di riproduzione. La vita all'interno di città sempre più grandi ad esempio può influire sul processo evolutivo a seconda della resistenza allo stress per quanto riguarda l'attitudine delle donne alla natalità. Lo sviluppo economico sembra agire da stabilizzatore, ma non sempre è così. Contano le culture, le aree di appartenenza ed anche il periodo dello sviluppo. All'inizio e per tratti più o meno lunghi,lo sviluppo può aumentare i tassi di natalità in quanto migliora le aspettative, come accadde in Europa nel dopoguerra e come accade oggi in certe aree dell'Africa e dell'Asia. All'interno delle popolazioni di uno stesso paese ci possono essere caratteristiche diverse nei tassi di natalità. Negli ultimi sessant'anni, negli Stati Uniti le donne relativamente più basse e di peso più grande, con bassi livelli di colesterolo, si sono riprodotte leggermente di più rispetto alle donne con caratteristiche opposte. Tuttavia ancora non è chiaro perché questi tratti siano collegati alla dimensione della famiglia. Anche in questi casi possono giocare un ruolo sia fattori biologici che culturali ( tipo di alimentazione, idee sulla famiglia, sedentarietà, resistenza allo stress ecc.)
Nuovi studi di sanità pubblica, come il britannico Biobank, tracceranno genotipo e stato di salute di centinaia di migliaia di persone che vivono nelle città e in presenza di alta densità demografica. Queste ricerche sono effettuate perché le interazioni tra geni sono complicate e abbiamo bisogno di esaminare migliaia di casi per capire quali cambiamenti genetici influiscono sulla salute umana e verso quali cambiamenti stabili del genoma ci stiamo avviando. I geni che codificano per la tolleranza al lattosio è un esempio di come la stanzialità e lo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento abbiano modificato l'iniziale intolleranza delle popolazioni umane di cacciatori-raccoglitori che non possedevano gli enzimi per digerire il latte per quanto riguarda in particolare gli adulti. Rintracciare la genealogia delle mutazioni umane è di enorme aiuto per osservare l'evoluzione lungo centinaia di generazioni, ma può oscurare le complesse interazioni tra ambiente, sopravvivenza e fecondità che si sono sviluppate nel passato. Vediamo solo i vincitori sul lungo termine, come la lattasi, ma potremmo perderci le dinamiche di breve periodo.
Come sarà il futuro della nostra evoluzione? Negli ultimi millenni, l'evoluzione della nostra specie ha preso strade differenti nelle diverse popolazioni umane, pur mantenendo sorprendenti somiglianze. Nuove mutazioni adattative presentatesi nelle popolazioni non hanno però espulso le versioni più vecchie dei geni. Viceversa, le varietà più vecchie, ancestrali, per la maggior parte sono rimaste con noi. Nel frattempo, milioni di persone si spostano ogni anno da una nazione all'altra, portando il tasso di scambio e rimescolamento genetico a un livello mai visto prima. Con un tasso di rimescolamento genetico così elevato, sembra ragionevole aspettarsi che i tratti additivi, per esempio la pigmentazione, per la quale sono molti geni diversi ad avere un effetto indipendente sul colore della pelle, saranno progressivamente attenuati nelle popolazioni future. Ci si prospetta un futuro in cui saremo una massa omogenea anziché un colorato arcobaleno di variabilità?
Niente affatto. Molti dei tratti diversi tra le popolazioni non sono additivi.  Anche la pigmentazione è raramente così semplice, come si osserva facilmente nelle popolazioni meticce in Stati Uniti, Messico e Brasile. Invece di una massa indistinta di cloni  color caffè e latte, stiamo già iniziando a vedere un trionfo di variazioni: individui biondi con lentiggini e pelle scura, e combinazioni di pelle olivastra e occhi verdi.
(Quanto riportato sopra è tratto dall'articolo di John Hawks: Evoluzione continua, Le Scienze Novembre 2014 pag.109).

Ma insieme a questi fatti biologici agiscono i condizionamenti culturali. Questo generale rimescolamento determina alterazioni irreversibili nel senso di territorialità innato nelle popolazioni umane, con sentimenti variabili di sradicamento. I ritmi frenetici di vita nelle megalopoli sono all'origine dei sentimenti di alienazione e spesso causa di patologie non solo psichiche ma anche fisiche, come quelle legate all'inquinamento. I conflitti culturali, lungi dallo scomparire con la coesistenza di diverse culture nello stesso territorio, sembrano accentuarsi. Le credenze religiose e le appartenenze culturali che in passato svolgevano un ruolo di coesione e di mantenimento di stili di vita sobri, vengono progressivamente a perdere questa funzione. Gli effetti finali possono variare dallo sfrenato consumismo, come avviene in Occidente, alla estremizzazione del processo identitario che può sfociare nella violenza come si vede negli integralismi contemporanei.
La sovrappopolazione stessa può essere un elemento che influenzerà l'evoluzione della specie umana? Certamente, visto che essa stessa è un riflesso dello sviluppo tecnologico e della medicina , dell'influenza delle culture e delle tradizioni, e sta alla base della nuova forma di vita collettiva che sono le megalopoli. Del resto le varie mutazioni sono amplificate in presenza di numeri elevati di popolazione, di alta densità demografica, e di aumentata mobilità.  Probabilmente il processo evolutivo verrà accelerato dagli alti numeri della popolazione, e allo stesso tempo non viene più controllato e mitigato dalla lunghezza dei tempi in cui i cambiamenti si confrontavano in precedenza con l'ambiente circostante. Ci sono queste accelerazioni e questi tempi ridotti alla base dei conflitti tra uomo e ambiente che stanno creando situazioni ecologiche sempre più critiche. Entrano in gioco i fattori ambientali che possono a loro volta influire pesantemente con i processi evolutivi sia biologici che culturali. Solo una minore fertilità, geneticamente o culturalmente indotta, potrà consentire un rientro nei limiti naturali del pianeta. una sovrappopolazione che mantenga alta la densità demografica, alti i consumi, e alti i tassi di natalità andrà fatalmente ad impattare con tali limiti fino a rivelarsi incompatibile con la sopravvivenza della specie.

7 commenti:

  1. Questa mappa sui tassi di crescita del tumore umano parla abbastanza chiaro.
    La crescita demografica è forte
    1 - nei paesi monoteisti fondamentalisti (Israele e, soprattutto, in molti stati islamici)
    2 - nei paesi misogini (v. India)
    3 . nei paesi aggressivi (v. Francia)
    4 - negli stati poveri

    Questo lavoro di Jacopo Simonetta dimostra che violenza, sovrappopolazione e miseria sono molto correlati.

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  2. Una nota di... colore.
    :)

    > individui biondi con lentiggini e pelle scura, e combinazioni di pelle olivastra e occhi verdi

    Le donne cubane, in una società multietnica (genti spagnole, nativi indio, africani yoruba e poi anche non così esigue comunità russe e cinesi) in cui la connotazione socialista ha molto ridotto le differenze di classe e in cui gli scambi genetici sono molto frequenti, sono non di rado bellissime proprio per il fatto che ci sono queste combinazioni straordinarie di caratteri fisiognomici apparentemente incompatibili.

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  3. UUIC, le ragazze cubane giovanissime sono non di rado bellissime ecc. Le cubane, diciamo così, "cresciute", non di rado sono messe assai peggio. Non che sia un crimine non essere avvenenti, intendiamoci, però lo stato dei fatti è quello -- la popolazione cubana non brilla da un punto di vista estetico. Senza contare che l'ideale estetico è alquanto opinabile.

    Ah, se davvero (mediamente) riteniamo la mescolanza così attraente, perché quando scegliamo un animale da compagnia (mediamente) preferiamo gli animali "di razza"? Siamo schizofrenici? Se davvero ritenessimo la mescolanza un valore, vedremmo esibire al guinzaglio con orgoglio solo i classici bastardini, schifando i cani selezionati in base alla loro "purezza". Così non è. Dunque? Ci fermiamo un attimo a interrogarci su cosa veramente ci passa per la testa, senza timore di etichette stupidamente ideologiche nell'uno o nell'altro senso?

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    1. Sì, spesso le bellissime ragazze cubane diventano donne mature e poi anziane molto brutte.
      Vero.
      Sarebbe un discorso lungo.
      L'ideale estetico è opinabile ma... fino ad un certo punto. Esistono tratti di bellezza che sono poi relativi a congetture e ragionamenti istintuali, evoltivi sul piano biologico, comuni a tutte le culture e a tutte i tempi.
      Uno è il 90-60-90, tanto per intenderci, la simmetria, etc.. Matt Ridley in La regina rossa, divulga ricerche e risultati in questo senso.


      > Ah, se davvero (mediamente) riteniamo la mescolanza così attraente

      Non è la mescolanza in sé ad essere attraente ma i risultati che produce.
      La presenza di genitori di nazionalità diverse è molto alta nei modelli, ad esempio.
      Poi mi dirai che l'estetica dei modelli/e è quella che è e posso anche convenire.
      Poi c'è l'esotico che colpisce (e chi viaggia sa che dopo alcuni giorni di stupore iniziale , il gusto si inizia ad affinare e tutto ciò che era buonissimo e bellissimo inizialmente inizia ad essere scremato.

      > valore, vedremmo esibire al guinzaglio con orgoglio solo i classici bastardini, schifando i cani selezionati in base alla loro "purezza"
      Beh, qui mi obblighi a darti lo scacco matto in poche mosse
      I cani di razza sono cani il cui valore è ormai, nella maggior parte dei casi, posizionale.
      Persone esibiscono l'husky o il cane lupo slovacco in città come ci vanno con il SUV. Siamo alla demenza più completa. E' un cane bello perché... di moda e costoso.
      Le razze erano specializzazioni e tutti sanno che le razze selezionate portano ad animali con un numero elevato di problemi fisici e spesso anche psicologici.
      Puoi invece intervistare un numero elevato di persone che ti parlano di intelligenze, robustezza, affettuosità dei bastardini o dei bastardoni.

      A te serve un levriero velocissimo per mangiar un po' di lepre al cacao e non morire di fame o per esibirlo?

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    2. Il mio "ragionamento" sui cani di razza era ovviamente simbolico. Tra l'altro, hai mai notato che coloro che più spesso scelgono cani di "razza pura" per sciccheria ci sono proprio gli stessi che propugnano la mescolanza interetnica tra tipi umani? (Gente che sarebbe presa dalle convulsioni, leggendomi, se avessi scritto un più naturale "propugnano la mescolanza tra le razze umane".) Schizofrenia.

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    3. Dal punto di vista biologico la mescolanza di geni porta individui più sani, più robusti e più belli.
      Ma non esiste solo l'aspetto biologico.
      Come neorazzista (mi epiteto così provocatoriamente come fanno gli afroamericani che si appellano con nigger, il termine corretto è differenzialista) io sono terribilmente contrario a queste migrazioni di massa non per un'astratta morale ma per le pesantissime conseguenze ecologiche e sociologiche.
      Sempre detto che l'incontro tra persone è degno, fruttifero se è voluto e desiderato da tutti.
      Se alcune di esse usano violenza, lo impongono è un atto violento, un crimine e come tale deve essere perseguito e contrastato.
      Gli scafisti bianchi speculatori saprofiti che campano e lucrano sulle migrazioni, propugnando, sostenendo, alimentando e fomentando Il Problema, sono degli scafisti bianchi, sono, in effetti, i più pericolosi in quanto criminali, mandanti, ideologhi e coloro che concentrano a proprio beneficio gli effetti della speculazione scaricati sugli altri.

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  4. Altra domanda che dovremmo porci con serietà: dal momento che l'evoluzione non consiste nel miglioramento della specie ma semplicemente in un percorso di adattamento della specie all'ambiente in cui vive, come può cambiare una specie se l'ambiente in cui vive si degrada pesantemente? L'adattamento ai fini di un incremento delle possibilità di sopravvivenza, secondo la nostra scala di valori attuale e da un punto di vista individuale, sarà costituito da un miglioramento o da un peggioramento? Ipotizzando di potere un domani vedere i vostri nipoti e pronipoti (se sopravviveranno in un ambiente degradato) pensereste che sono meglio o peggio di voi? Non è una domanda di poco conto. E non è neppure una domanda oziosa. Anche da quesiti di questo genere possono venire consigli sugli obiettivi da darsi oggi.

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