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venerdì 28 marzo 2014

Lo spavento del selvaggio




Ci sono immagini che parlano più di tante pagine scritte. Una di queste è quella riprodotta in alto, tratta dal libro di Jared Diamond “Il mondo fino a ieri” (Einaudi, 2013). La foto ritrae un abitante degli altipiani della Nuova Guinea che piange in preda al terrore di fronte al primo uomo bianco, durante la spedizione di Leahy del 1933. L’angoscia del volto esprime l’inconscia consapevolezza (mi si passi l’ossimoro) del selvaggio su ciò che rappresenta quell’ uomo strano che gli appare di fronte per la prima volta.  Quell’apparizione significa per il primitivo  la fine non solo del “suo” mondo ma di tutto un rapporto durato qualche centinaio di migliaia di anni in cui la natura e Homo hanno vissuto insieme in maniera equilibrata, senza stravolgimenti di senso tra l’animale uomo e il resto della natura. Il primitivo percepisce il nichilismo che lo   uomo occidentale di fronte a lui porterà  nel suo ambiente  e lo sradicamento senza ritorno per lui e la sua gente. Il terrore e l’angoscia che mostra è ben giustificato: l’uomo bianco distruggerà lui, la sua terra  e poi tutto il pianeta.

Quando quella foto fu scattata l’uomo bianco era sicuro di rappresentare la civiltà vincente e di essere lì ad imporre il suo dominio su popolazioni rimaste all’età della pietra e che – dall’alto della sua autoconsiderazione - giudicava non avessero nulla da insegnare alla sua grande sapienza tecnologica. Purtroppo, come poi si è visto, non era così ed anzi erano proprio quei “selvaggi” che avevano molto da insegnare alla egoistica arroganza dell’uomo bianco. Diamond nel suo libro compara le strategie di comportamento rispetto  al rapporto con l’ambiente naturale di queste società  primitive con quelle delle società WEIRD 
( western  educated industrialized rich democratic), ricavandone la conclusione che – visto l’esito tragico cui la modernità occidentale ha portato il pianeta dal punto di vista ambientale e delle possibilità di sopravvivenza – noi moderni abbiamo molto da imparare dai cosiddetti primitivi i quali hanno in definitiva fatto meno errori di noi nel loro rapporto con la natura e le altre specie. Certo, quelle società non potevano sopravvivere allo sviluppo della tecnologia; tuttavia l'hybris produttiva e consumistica delle società moderne ha distrutto anche ciò che vi era di buono in quel rapporto tra uomo e ambiente naturale.
Nel libro di Diamond vi sono alcuni esempi illuminanti delle differenti strategie tra primitivi e moderni. E' interessante vedere  come affrontiamo noi le situazioni di conflitto rispetto ai primitivi. Le guerre   erano molto più frequenti rispetto al mondo odierno, ma erano guerre limitate alle tribù locali, in genere ritualizzate, tra persone che spesso si conoscevano, e comportavano comunque un rapporto diretto tra i contendenti e un  numero limitato di vittime. Le guerre moderne sono invece tecnologiche, effettuate spesso a distanza, senza rapporto diretto, senza conoscersi reciprocamente, con il dispiego di una potenza inusitata, con un numero enorme di vittime. Diamond analizza il ruolo dello Stato nella società moderna rispetto agli obblighi e alle funzioni “pubbliche” nelle società primitive.  Un ruolo pubblico importante spettava agli anziani: nelle società dei selvaggi essi  sono indispensabili per risolvere pacificamente i conflitti, presiedono le riunioni per decidere controversie o giudicare i responsabili di soprusi e delitti, assistono i giovani, trasmettono la conoscenza su come procurarsi il cibo, su come trasformarlo o conservarlo, sanno dove si trovano le fonti di acqua potabile,  conoscono le tecniche per costruire oggetti artigianali indispensabili alla vita delle tribù come armi, oggetti da lavoro, ceste per la raccolta e il trasporto, abitazioni, medicine tradizionali, rimedi per le malattie. Anche sull’infanzia queste società ci insegnano molto:  a differenza dei nostri bambini che usano giocattoli preconfezionati, quelli delle società primitive (come i Dani della nuova Guinea o i bambini del Mozambico) si costruiscono da soli i loro giocattoli. I piccoli vengono indirizzati a svolgere  compiti impegnativi o maneggiare strumenti spesso pericolosi – se giudicati con i canoni delle società civilizzate – contribuendo così ad acquisire una preziosa responsabilità di azione e ad acquisire abilità manuali. La vita strettamente comunitaria tra bambini, giovani, e  adulti, l’affidamento dei ragazzi alla sorveglianza dei nonni, sono  tutte strategie  che portano ad una maggiore   maturità rispetto ai compiti concreti da affrontare nella vita. La vita in comune, il continuo contatto con la madre, lo svezzamento tardivo sono altamente formativi  e permettono di abituare i ragazzi   a stare in comune agli altri, a fare sacrifici,  a dividere tutto compresi i guadagni, a risolvere a vicenda le difficoltà. Al confronto i nostri giovani sono molto più immaturi (rispetto ai compiti della società), eccessivamente protetti, iperalimentati (fino alla obesità e ai precoci squilibri metabolici) , solitari e dediti a giochi elettronici che li fanno stare chiusi in una stanza invece che aperti alla comunicazione diretta con gli altri.
Nei  primitivi  la percezione del tempo è più legata ai ritmi naturali del giorno e della notte, meno legata al guadagno e al lavoro, più in armonia con la natura. Si procurano il cibo dall’ambiente circostante, evitando costosi trasporti di prodotti, consumo di energia, inquinamento, spreco di risorse. L’acqua viene utilizzata in modo parsimonioso, essendo considerata una risorsa di grande valore e un bene da tutelare. Dal punto di vista dell’alimentazione i primitivi hanno una dieta con  minore quantità di grassi e sodio, fanno più movimento e sono frugali, ricavandone  una incidenza quasi nulla di diabete, ipertensione, ictus ed infarto. Infine c’è da considerare la produzione praticamente nulla di rifiuti non degradabili, e il bassissimo impatto ambientale di queste popolazioni di cacciatori-raccoglitori  (compreso la stretta convivenza con le altre specie viventi e il mantenimento della  foresta pluviale, con cui c’è un vero rapporto di simbiosi e protezione).


 Jared  Diamond è stato alcuni giorni fa a Roma, dove ha tenuto una conferenza alla Società Geografica Italiana. Qui ha ribadito le sue posizioni sul ruolo che svolgono i dati ambientali sullo sviluppo delle società umane, ad esempio le malattie, il clima,  le risorse disponibili, la demografia.  Ovviamente i soloni “democratici e progressisti” della Società sono insorti e, sfiorando persino la maleducazione, hanno accusato l’illustre ospite di “ eccessivo determinismo” e di ignorare il ben diverso ruolo – anzi l’unico -  che ha sui mali del mondo la politica   nord americana ed europea, e la conseguente  povertà che esiste solo in quanto esiste l’occidente sfruttatore e imperialista. Qualcuno si è spinto ad affermare, durante il dialogo con l’antropologo, che è la povertà, dovuta allo sfruttamento dei popoli da parte dell’Occidente ricco, a causare le malattie e non il contrario. Insomma sembra, a sentire i Soloni, che prima dell’esistenza dei paesi occidentali il mondo fosse il paradiso terrestre, dove i popoli vivevano nel benessere, nella pace perenne e senza malattie. Infine si è accusato Diamond di voler occidentalizzare i popoli tribali rimasti, privandoli delle loro culture che sono sullo stesso piano di tutte le altre, comprese le nostre, e che  andrebbero mantenute pure e incontaminate e non stravolte da noi occidentali. Diamond ha tentato di spiegare che lui cerca di fare esattamente l’opposto indicando a noi popoli sviluppati quello che dobbiamo imparare dalle società primitive e di correggere i tanti errori della nostra civiltà. L'antropologo ha riferito che sono gli ex selvaggi stessi ad aver scelto di vivere nelle nostre società e ad affermare l'impossibilità a continuare a perpetuare le società primitive. Ciò non toglie che sono loro ad indicarci alcune strategie per correggere molti dei nostri errori. Ma le posizioni “non deterministiche” come si sa, secondo il modo di vedere “democratico ”,  vanno per la propria strada senza stare a sentire le giustificazioni altrui e l’impressione finale è che il famoso antropologo sia stato classificato come “Non progressista” e trattato con la sufficienza di chi si ritiene superiore e depositario della Verità.

PS: nessuno ovviamente ha chiesto a Jared Diamond  cosa ne pensasse del problema sovrappopolazione. Il tema era infatti chiaramente sgradito ai democratici equosolidali e progressisti…

4 commenti:

  1. Col passare del tempo mi rendo sempre più conto del neo clericalismo di questa robaccia ex cattocomunista e ora democraticocristianprogressista, una terribilmente tossica miscela di fondamentalismo religioso tradizionale silente, di tensione missionaria verso tutto color che non è assimilato alla loro cultura, interventismo sia silenziosamente e implicitamente violento, sia direttamente violento, di politicamente corretto, di ostilità e avversione a biologia, Natura, differenze, fanatismo ideologico rispetto a nuovi feticci.
    Lo scrivevo anche ieri da Gaiada Gaia: la prima avversione fondamentalista è verso la realtà che non è quella che la loro morale vorrebbe che fosse e, ancora una volta, questa avversione si manifesta anche rispetto a ricercatori e scienziati, come Diamond, che non si piegano alla loro visione tecnoteistica, progressista, moralista della realtà.

    Questa roba è estremamente pericolosa e gli osanna servili di ieri degli zeloti locali a quelli di oltreoceano non fanno presagire nulla non dico di buono ma neppure di meno peggiore.

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  2. Per la fragilità dei suoli, l'agricoltura non dovrebbe essere praticata in forma estensiva sia nelle foreste equatoriali che nelle steppe tropicali( il sud est asiatico dalla thailandia alla cina meridionale non rientra in questo schema di suoli e climatico ); ergo c'è da andare molto oltre il mito del buon selvaggio ; la permacoltura può essere praticata nei climi temperati ; quindi le cose sono secondo me più complesse di come ho capito vorrebbero essere presentate perchè implicano decisioni e responsabilità più severe e non uguali in ogni zona della terra.L'australia ad esempio ha suoli clima fragilissimo per le esigenze dell'uomo moderno ma 20 milioni di australiani impattano comunque molto meno sul lor territorio degli eritrei.

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  3. Da LA STAMPA di oggi: << Troppe domande d’asilo, L’Italia viaggia verso il collasso -- Il ministero dell’Interno annaspa sotto l’urto di tanti, troppi stranieri che accorrono in Italia a chiedere asilo politico. L’anno scorso sono stati quasi 43 mila; nei primi tre mesi dell’anno ne sono arrivati 10.724. Solo ieri le nostre navi militari ne hanno raccolti in mare altri 128. Ma notizie di intelligence parlano di 90 mila profughi siriani già arrivati in Libia, avanguardia di 900 mila in movimento verso l’Europa. E il nostro sistema di accoglienza è prossimo al tilt. >>

    Caro Agobit, perchè ti ostini ad avere ragione ?
    Perchè nel tuo penultimo post ci hai anticipato questa triste situazione ?
    Perchè non ti limiti semplicemente ad avere torto, come tanti altri a questo mondo ?
    Perchè chi fa la Cassandra a fin di bene (come te, come noi) è sempre destinato a non essere compreso, se non quando ormai è troppo tardi ?
    Perchè ?

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  4. Questo del tumore demografico e delle migrazioni di massa con cui esso si manifesta hanno molteplici cause, su molteplici piani.
    Il problema planetario n° 1 necessiterebbe di essere affrontato su molteplici fronti.
    E' un po' come per gli ecocidi, troppi gli interessi che lavorano affinché essi peggiorino.
    Mah.

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