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sabato 22 marzo 2014

Economia e popolazione: le cause della crisi




 Gli economisti non amano parlare di sovrappopolazione, ed infatti non ne parlano affatto. Sembra, a sentir loro, che la demografia non influenzi in maniera determinante l’economia. Il mondo è passato da uno a sette miliardi di umani in cento anni, ma per la scienza economica ufficiale questo non sembra avere alcuna importanza. Eppure in passato importanti economisti, tralasciando il padre del concetto di sovrappopolazione, Malthus, avevano individuato nel problema demografico l’origine di tanti squilibri in economia. Marx ad esempio, nel Capitale, descrive la sovrappopolazione come il fenomeno che è alla base della disoccupazione (eccesso di richiesta di lavoro rispetto all’offerta), delle migrazioni, dell’inurbamento e della crisi dell’agricoltura.   Nonostante la cecità dei moderni economisti sul problema della sovrappopolazione, i temi ambientali, il riscaldamento climatico, l’esaurimento delle risorse,la distruzione del suolo verde, sono tutti temi che entrano oggi in maniera imperiosa nel dibattito economico e ci mostrano un dato di fatto incontrovertibile: ogni attività umana di tipo economico si inserisce in un ecosistema limitato , la natura del pianeta,  e ne è dipendente.
Se consideriamo il semplice rapporto tra produzione, disponibilità di cibo, e popolazione vediamo che la situazione si prospetta per il futuro piena di incognite. L’Onu nell’ultimo rapporto dell’Ipcc stima, riferendosi ai dati di minori quantità di cibo prodotte negli ultimi anni in numerosi paesi, tra cui gli Stati Uniti,   che  a fronte della riduzione delle produzioni,  ci sarà una domanda di cibo che in seguito al continuo aumento della popolazione mondiale crescerà del 14 % ogni decennio. Il risultato ovvio sarà la malnutrizione (che colpirà in particolare i bambini). Come gli Stati Uniti, anche   altre nazioni come il Brasile e l’India hanno visto ridurre i raccolti. Questo genera instabilità, come avvenne con le rivolte del pane, che nel 2008 scoppiarono da Haiti all’Africa subsahariana, e in alcuni paesi asiatici.
La disoccupazione nei paesi occidentali ha molto a che vedere con la crescita netta della popolazione, nonostante il relativo calo della natalità tra gli autoctoni. I fenomeni immigratori e la crisi economica hanno infatti creato un discrepanza tra offerta di lavoro e numero di disoccupati. Inoltre il boom demografico degli anni 50-60 ha creato le premesse per un costoso Welfare che sta bloccando le economie di molti paesi sviluppati in seguito all’aumento della tassazione e al deficit di investimenti. L’aumento della spesa per la scuola, per le pensioni, per l’assistenza sanitaria, la cassa integrazione per la  disoccupazione, gli incentivi e le tutele del lavoro, in una parola lo Stato del benessere esteso a decine di milioni di cittadini hanno portato ad un deficit di bilancio che ha creato le premesse per la stagnazione economica. E’ ovvio che lo Stato del benessere con l’intervento pubblico per sopperire alle primarie necessità dei cittadini,  ha un peso relativo se la popolazione è limitata, come accade in Svezia o in Norvegia, paesi in cui il welfare funziona egregiamente. Ha tutt’altro peso in una popolazione di 60-80 milioni come in Italia o in Germania, dove le politiche di controllo del bilancio necessarie a mantenere il welfare per tanti milioni di cittadini hanno condotto ad un rallentamento dell’economia (Germania) o ad una grave crisi strutturale come in Italia. Un peso ancora maggiore lo ha in paesi molto popolosi come la Cina o l’India, in cui il concetto stesso di welfare è fuori da ogni orizzonte di possibilità.
Alla base di ogni teoria economica, nonostante il negazionismo degli economisti politically correct, sia di tendenza neo-keynesiana che neo-liberista, c’è una dimenticanza di fondo. Questa dimenticanza riguarda il rapporto che è all’origine del concetto stesso di economia:  cioè il rapporto tra energia disponibile e numero della popolazione. Se vogliamo inserire un terzo fattore, questo può essere lo sviluppo tecnologico (ma può essere assimilato al tasso di conversione tra risorsa energetica materiale e quantità di energia prodotta). La crisi del mondo occidentale può essere a grandi linee collegata a questo fatto strutturale: la minore disponibilità energetica ( essenzialmente per  l’aumento dei costi degli idrocarburi e la crisi del nucleare) e l’aumento  della popolazione  al netto del differenziale tra natalità e fenomeni immigratori. Sia gli Stati Uniti che l’Europa presentano popolazioni residenti in forte crescita negli ultimi anni (immigrazione dei latinos e aumento delle nascite in Us, immigrazione afro-asiatica in Europa). Le nuove popolazioni e quelle originarie (boom demografico degli anni 50-60) richiedono forti interventi sia di offerta lavoro che di welfare (sussidi di disoccupazione, salario base, sanità, pensioni, casa, ecc.), mentre al tempo stesso il prezzo del petrolio è fortemente aumentato, e le rinnovabili non sono in grado di fornire energia a basso prezzo come sarebbe necessario ( peso degli incentivi, non cumulabilità, bassa resa, ecc.).
Questi concetti economici sembrano completamente estranei alla mentalità degli economisti mainstream. Essi continuano a vedere l’economia come un sottoprodotto del Pil, della stabilità monetaria, dell’occupazione, dell’offerta di credito. Tutti totem che si stagliano ormai in un deserto di crisi economica strutturale, la quale come dicevo ha molto più a che fare con il prezzo dell’energia e con  il numero della popolazione residente. E’ ovvio che in questo quadro lo sviluppo si sposterà verso aree in cui le strategie energetiche e la disponibilità di idrocarburi consentono prezzi più bassi dell’energia, ed in cui la demografia presenta curve che vanno verso la stabilità ( Cina, Sud America, Paesi nordici) o addirittura la decrescita demografica (Brasile, Russia, Corea ecc.)

15 commenti:

  1. Ma perché l'argomento della popolazione e della sovrappopolazione sono così tabuizzati, che nessuno nemmeno vi accenni, o solo en passant? Eppure l'impatto di una popolazione in costante crescita - e che crescita in pochi decenni! - sull'ambiente, l'occupazione, la qualità della vita ecc. è così evidente, bisogna avere proprio gli occhi foderati di prosciutto per non vederlo. Capisco la Chiesa che campa sulle disgrazie dell'umanità (gente felice non ha bisogno dei preti, anzi li disprezza), ma gli altri, i cosiddetti intellettuali, gli scienziati, i filosofi? La gente semplice non ha una percezione chiara del fenomeno (a parte un certo disagio in varie occasioni). Sappiamo anche che la politica italiana deve scendere a patti col Vaticano, compresi i politici non credenti, divorziati e risposati, puttanieri e pedofili (ultimo esempio Floriani che la moglie ha subito perdonato 24 ore dopo aver detto che il marito le aveva distrutto la famiglia - cosa non si fa per mantenere i privilegi). Ma gli altri, le persone libere? Niente, di questo non si deve parlare, o mai in pubblico. E comunque negare che più siamo peggio è, anzi più siamo più produciamo e quindi è meglio per tutti. Seeee .... La sinistra ora si attacca al tram, pensa cioè che si possa rimediare con le opere pubbliche, con nuovi piani industriali pubblici, visto che gli imprenditori scappano, delocalizzano. Non sanno che ripetere: crescita, crescita, ci vuole la crescita, tutti i giorni, adesso lo ripetono anche i preti. Ma nessuno che dica che cavolo si debba produrre! Abbiamo tutti una due o tre macchine, altrettanti computer, i-phone, smart-phone, un appartamento, venti paia di scarpe, trenta paia di calzini, cinquanta cravatte, venti pantaloni, televisore piatto, DVD, dieci servizi di piatti ecc.
    Ci dicono che non basta, chi si ferma e si accontenta è perduto.

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  2. << Ma perché l'argomento della popolazione e della sovrappopolazione sono così tabuizzati, che nessuno nemmeno vi accenni, o solo en passant? >>

    A parte chi ha un interesse diretto alla crescita (come quelli che hai citato tu), direi che la maggioranza delle persone è semplicemente disinformata e vittima dei tabù sociali prevalenti, senza dimenticare l'effetto (invisibile ma potentissimo) dei nostri geni, che ci spingono per loro natura alla massima procreazione.

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  3. Rimanendo entro gli italici confini, tu parli di welfare pesante...Guarda che ormai sono tanti ad essere esclusi da ogni forma di welfare, per cui o il nostro stato si riforma pesantemente e presto, cosa improbabile, o vedremo una sua perdita di funzioni e frammentazione a livello locale nello spazio di pochi anni.Non so cosa augurarmi...In italia poi cosa devi chiedere alle donne parlando di sovrappopolazione ? Ilo tasso di fecondità è ormai all 1,1...Ne vedremo delle belle, ed in tempo relativamente ridotto, poi però continueremo a danneggiare l'ecosistema per chissà quanti decenni ed è la cosa di cui preoccuparsi, non dei destini della costruzione morale individuo....

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    1. Oggi ha sempre meno senso parlare di confini. La domanda: "esiste ancora uno stato nazionale"? non ha infatti bisogno di risposta; è una domanda retorica. Se parlo di Welfare intendo il modo di vivere dei cittadini e di spendere degli stati che fanno parte del mondo occidentale. Parlare dell'Italia è riduttivo o...come indicano tanti sorrisetti europei...ridicolo. Non ha senso neanche guardare ai tassi di natalità delle donne italiane: l'italia è ormai una espressione geografica e poco altro. Che senso ha considerare la natalità delle donne italiane riguardo agli andamenti demografici della penisola italiana? Basta guardare le enormi masse di africani che si stanno ammassando nelle tendopoli libiche pronte alla grande invasione che si preannuncia ai prossimi tepori primaverili....

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  4. "Oggi ha sempre meno senso parlare di confini. La domanda: "esiste ancora uno stato nazionale"? non ha infatti bisogno di risposta; è una domanda retorica."

    Non sono affatto d'accordo. Nessuno dei 194 stati nazionali vuole cedere anche un solo metro quadrato del suo territorio. Guarda quello che sta succedendo in Ucraina. I confini esistono ancora ed è bene che esistano. Il proprio territorio, come la propria abitazione sono sacri, sì sacri, e devono essere difesi. Derogare a questo principio è assurdo. Ogni essere, umano e non umano, difende il proprio territorio. Purtroppo noi Europei siamo decadenti e non sappiamo o non vogliamo nemmeno più difenderci, forse il benessere ha fatto di noi delle pappe molle ormai inermi e alla mercè dei popoli più giovani e disperati e ancora pieni di energie e voglia di avere la loro parte. "Le enormi masse di africani che si stanno ammassando nelle tendopoli libiche" ci invaderanno perché non trovano ostacoli, hanno capito che possono mettere i piedi nel nostro piatto e non reagiremo. Sanno che siamo prigionieri dei nostri stessi principi e ne approfittano. Il diritto di asilo ormai è una barzelletta: ogni invasore lo invoca e noi dobbiamo concederglielo perché abbiamo aderito alla convenzione sui rifugiati
    L'invasione è poi facilitata anche dai nostri politici e dalla dissennata mentalità della sinistra terzomondista che dà del fascista e del razzista ai suoi connazionali. Per la sinistra "la patria è l'ultimo rifugio delle canaglie (capitaliste)". Forse si può ancora fare qualcosa, opporsi a questa cupio dissolvi. In caso contrario smettiamola di preoccuparci della nostra sopravvivenza e della salvezza del pianeta, lasciamo andare tutto in malora. Non ti facevo così fatalista e disfattista, scusa!

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  5. Caro Sergio vorrei essere chiaro: sono per i confini nazionali e per lo stato nazionale, ultimi baluardi contro la uniformizzazione mondiale mercatizia, cementifera, multietnica multiculturale equosolidale eccetera secondo i sacri canoni del politically correct. Però...c'è un però...ciò che io voglio o tu vuoi conta poco, anzi niente. Conta quello che sta accadendo. Su questo dobbiamo aprire gli occhi. Sta accadendo che lo stato nazionale con i suoi confini, la sua moneta, le sue tradizioni, la sua gente, la sua cultura conta più nisba,,,nulla di nulla. La cultura e la storia del passato è ormai un fenomeno da baraccone, lo chiamano turismo...mercatizzano pure quello. La cultura tanto al chilo. I paesaggi divengono manierismo, dovunque il verde residuo diviene parco...riserva...in mezzo al cemento-asfalto.Come le riserve indiane. Per vedere il verde o il piccolo borgo si paga il biglietto...tutto è esposto, macchiettistico, c'è un effetto paperopoli diffuso. Quello che noi pensiamo o vogliamo è nientificato dall'antropizzazione e urbanizzazione universale. E' da qui che dobbiamo partire, caro Sergio. Dalla constatazione della realtà. Se vogliamo combinare qualcosa. Non dal considerare ancora vivo quello che è morto: lo stato ottocentesco con il suo popolo e i suoi confini. Sennò finiamo per parlarci tra noi cullandoci in un mondo che non c'è più, come i reduci. Non c'è altra strada che bloccare il boom demografico a livello mondiale. Questa è la battaglia. Nessuno fermerà i barconi e nessuno manderà le cannoniere...se mai se si muovono le navi è per andarli a prendere e portarli qui come ha fatto Letta in Italia. Nemmeno la Svizzera potrà costruire le muraglie come i cinesi del passato. Le leggi che fate serviranno a poco e l'invasione continuerà. (a scanso di equivoci non è ciò che voglio o desidero...sto descrivendo semplicemente i fatti nudi e semplici che accadranno...). Solo riducendo la popolazione a livello mondiale, globale, si potrà fare qualcosa. E invertire la rotta. Così come solo riducendo prima la popolazione globale si potrà avviare la decrescita del Pil. Non il contrario come pensa Latouche

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  6. Caro Agobit, grazie di questa bella e articolata replica che mi sento di condividere quasi interamente. Quasi appunto. A me dà molto fastidio sentire per esempio che l'Italia ha una ricchezza enorme - possiede un terzo e più del patrimonio artistico mondiale - che si potrebbe "monetizzare", cioè sfruttare meglio per attirare i turisti. Ho letto una volta che una cittadina toscana, immortalata da Dante, rischia la distruzione per le orde turistiche. Che bello un mondo di turisti, perditempo a cui poi interessa magari più la pizza che l'arte! I turisti possono essere come le cavallette, fanno terra bruciata, e poi che ci fai con i soldi che ti portano? Vai alle Maledive?
    Ma quando scrivi:
    "Solo riducendo la popolazione a livello mondiale, globale, si potrà fare qualcosa. E invertire la rotta. Così come solo riducendo prima la popolazione globale si potrà avviare la decrescita del Pil. Non il contrario come pensa Latouche."

    ... non capisco, dissento. Come vuoi ridurre la popolazione mondiale nel clima natalista attuale (fomentato dai due monoteismi aggressivi, cristianesimo e islamismo, che controllano più o meno 2,5 miliardi di persone - a cui puoi aggiungere un altro miliardo di Indiani)? Per fortuna che c'è la Cina, popolo pragmatico che si è fatto due conti e ha capito che bisognava dare un colpo di freno al ... gene (direbbe Lumen).
    Per quanto la situazione sia precaria, allarmante, disperante, anzi senza vie di uscita - da qualche parte bisogna cominciare. Per cui l'iniziativa della nostra associazione mi sembra positiva. Non è che si voglia erigere muraglie intorno alla Svizzera - questo lo dicono la sinistra, i Verdi e magari anche il papa. Ma cominciare almeno a parlane può servire, no? Guarda che reazioni isteriche ha sollevato nell'UE l'iniziativa vincente del 9 febbraio scorso. Che il nostro paese voglia controllare e ridurre l'immigrazione è stato considerato un sacrilegio, contrario ai sacrosanti principi dell'UE (le librertà fondamentali).
    Certo si otterrebbero prima risultati migliori se il papa e l'ONU lanciassero una campagna non antinatalista (espressione che suscita subito le proteste del ... gene), ma di semplice buon senso: bisogna organizzarci un po' perché le risorse (petrolio, acqua, uranio ecc.) non bastano, e anche perché non vogliamo vivere come in un termitaio ...
    Tu dici: prima lo stop demografico, anzi il decremento, e poi la decrescita. Essendo lo stop attualmente una chimera si può almeno fare qualcosa nel nostro piccolo (io da 30 anni non vado in vacanza e ho preso solo due volte l'aereo in vita mia). Ciao.

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  7. Agobit, non raccontiamocela: la difesa del territorio è possibile, basta volerla mettere in atto e smetterla di mandare i mezzi che dovrebbero farlo a compiere missioni di guerra (anche se chiamate diversamente) a distanza e per interessi altrui.
    Aggiungo che la difesa del territorio non la si fa solo alla frontiera e non la fa solo l'esercito - rivedere la legislazione sulle espulsioni in modo da renderle effettive, ripensare l'adesione dell'Italia a quella sconcezza degli accordi sui rifugiati, sono metodi per riprendere in mano la situazione e far prendere alle cose una piega più sopportabile e gestibile. Gli organismi internazionali non sono d'accordo? Buon pro gli faccia: quali sanzioni sono state messe in atto contro l'Australia e la sua politica di contenimento delle migrazioni, giusto per sapere?
    Anche smettere di raccontare frottole al "popolo sovrano" su quanto come e perché non potremmo fare a meno della perfusione continua e in accelerazione di forestieri sarebbe una bella cosa, ma forse pretendere che le dirigenze la smettano di fare qyuel che fanno le dirigenze per definizione (sostanzialmente, mentire) è davvero pretendere troppo. Ah, visto che le frontiere non esistono più, prova a sbarcare clandestinamente in Australia e a chiedere lo status di rifugiato, poi continuiamo la discussione.

    P.S. Il tono polemico è voluto ed è da interpretare più come espressione di fastidio per l'argomento che come attacco personale nei confronti di una persona (tu) che non conosco.

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  8. Che dire? Sono d'accordo con maggiori controlli alle frontiere e con una politica più rigorosa sulle espulsioni. Ma domando: l'Europa ce la farebbe fare? Siamo già sotto accusa per trattamento inumano degli immigrati nei centri Cie, e vengono minacciate sanzioni pesanti dall' Ue. I giudici nostrani stanno indagando sui nostri militari che hanno sparato a scopo intimidatorio - senza ferire nessuno- a un motopeschereccio che stava trainando un barcone di profughi verso le nostre coste e che si è dato alla fuga... Potremmo cambiare le leggi ( e come? la Corte costituzionale boccia ogni legge che non rispetti i diritti fondamentali) , ma rimarrebbe il problema Europa. Ci toccherebbe uscire dall'europa con tutte le conseguenze...
    E comunque queste politiche di arginare l'invasione sulle frontiere non avrebbero, secondo me, successo sulla distanza. Se in Africa (e in Asia) ci sono tassi di natalità di 7-8 figli (media) per donna e si prevedono nel continente i due miliardi in pochi decenni, non ci sono politiche di contenimento che tengano, anche mettendo i cannoni. Verremo invasi. Se la gente non ha le risorse lì dove nasce, se le va a cercare e l' Italia è lì a due passi...
    A proposito, dai siti del settore si denuncia l'accumulo di una massa gigantesca di tendopoli e rifugiati in Libia in questi giorni...pronti a traghettarsi in massa verso le nostre coste ai primi tepori primaverili...

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    1. "A proposito, dai siti del settore si denuncia l'accumulo di una massa gigantesca di tendopoli e rifugiati in Libia in questi giorni...pronti a traghettarsi in massa verso le nostre coste ai primi tepori primaverili..."

      Se ciò davvero avvenisse penso che il popolo italiano aprirebbe finalmente gli occhi e s'imporrebbe un discorso chiaro e onesto ("non possiamo accogliere il surplus demografico dell'Africa"). Un bell'articolo di Marcello Veneziani ha lanciato l'allarme nei giorni scorsi dopo il salvataggio di circa duemila africani (che le nostre motovedette hanno salvato nelle acque internazionali ...). Sicuramente c'è un disegno da parte dell'UE e degli internazionalisti (compreso il papa) per accogliere tutti. Secondo i nostri soloni (per es. d'Alema) abbiamo bisogno di centinaia di migliaia di emigranti "all'anno".

      Cominciamo intanto dalla lingua: non sono né emigranti, né immigranti, né richiedenti asilo: sono invasori, bene armati pure. Ma non di mitragliatrici, ma della nostra debolezza e mancanza di idee chiare. Fanno appello alle nostre stesse leggi, alla convenzione sui rifugiati, ci sputano in faccia e ci danno pure del razzista (anche del fascista, perché no, tutto fa brodo). Le anime belle considereranno "razziste" anche queste mie parole di semplice buon senso.
      Ci vorrebbe una bella discussione senza tabù. Lo jus soli è una disgrazia. Le africane verrebbero a sgravarsi da noi, garanzia per non essere più espulse. È veramente assurdo che certe idee vengano propalate dai vertici, dall'Uomo del Colle, che non ha mai lavorato in vita sua e ha fatto carriera col comunismo (salvo poi accorgersi che gli Americani erano più forti e conveniva fare il salto della quaglia).
      Se cominciassimo a ragionare!

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  9. Agobit, la questione dell'invasione in corso non è l'unica che consigli di prendere le distanze da quell'energumeno pluristellato che è l'Europa. Anzi, l'europa.

    A proposito del "le migrazioni non si possono contenere", ti rimando nuovamente all'esempio australiano, reinvitandoti a tentare un'esperienza di ingresso e permanenza senza "invito" esplicito o, almeno, senza permesso. E gli Australiani non sono messi meglio di noi in quanto a tentativi di invasione, visto che hanno il colosso asiatico/indonesiano a un tiro di schioppo.

    Tra l'altro, i "due passi", rispetto all'Africa, non sono propriamente "due passi". Dal Nord Africa sono "due bracciate" (e il mare è un "terreno" molto esposto), mentre dall'Africa del Centro-Sud ci sono migliaia e migliaia di chilometri, per di più con un deserto di tutto rispetto nel mezzo. Non cadiamo vittime della "illusione da cartina" -- il terreno reale è altra cosa rispetto ai bei colori di una carta geografica.

    Aggiungo che hai equivocato intendendo (chissà per quale ragione) che le mie parole fossero riferite all'Africa e solo a quella. Allarga il campo, allargalo, ché l'invasione non arriva solo da lì. Ad esempio, c'è la gran massa che arriva dall'Est, sia da quello lontano (e ricadiamo nel discorso dei "due passi") che da quello vicino (dove non pare proprio che il problema siano sovrappopolazione, fame e malattie).

    Concludo? Ci raccontano un mare di colossali balle. Cerchiamo di non abboccare ad ogni amo.

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  10. La popolazione australiana cresce a un tasso tre volte il nostro proprio grazie all'immigrazione, e si avvia al collasso ambientale. Non la prenderei ad esempio. Anche se controllano il numero di persone in ingresso, questo numero è comunque enorme.
    Inoltre, non è solo una questione demografica: in Italia arrivano immigrati da paesi dell'Europa del Est, come dice MKS, che sono in decrescita demografica. C'è anche un problema di tenori di vita da uniformare il più possibile.
    Io sono d'accordo con Sergio: decrescita dei consumi e demografica assieme. Non solo è necessario: è anche l'unico modo giusto nei confronti di tutti.

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  11. Gaia: "La popolazione australiana cresce a un tasso tre volte il nostro proprio grazie all'immigrazione [...]"

    Attenzione a queste distorsioni linguistiche, perché fanno parte dell'armamentario di chi plasma il pensiero con mezzi poco limpidi. 1. La popolazione australiana non cresce GRAZIE all'immigrazione, ma A CAUSA (causa->effetto) del saldo migratorio. 2. "La popolazione australiana cresce a un tasso tre volte il nostro" che significa? che cresce di 900.000-1.000.000 nuovi individui l'anno? Non ci credo. Che cresce con un tasso PERCENTUALE tre volte il nostro? In valore assoluto resta inferiore, e per di più applicato a un ambito territoriale enormemente più vasto del nostro e con una densità di popolazione che non è neppure comparabile.

    Concludo nuovamente con quella frase: ci raccontano un mare di colossali balle (anche e soprattutto usando metodi manipolatori), cerchiamo di non abboccare ad ogni amo.

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  12. Scusa, chiarifico. Il grazie non sottintendeva, una volta tanto, nessun giudizio di valore. La penso come voi, altrimenti non sarei su questo sito.
    L'Australia ha una politica attiva di incoraggiamento dell'immigrazione (qualificata), che sta provocando un dibattito a livello nazionale e che causerà un disastro ambientale a breve e sta già danneggiando il paese, almeno a giudicare da quello che leggo. Anche se grande e meno densamente popolata, l'Australia è in buona parte deserto, ha un clima instabile e un'agricoltura fragile. Quindi, sempre a quanto leggo, può sostenere una minore densità rispetto all'Italia. Riguardo al tasso di crescita, sono stata imprecisa. Quello australiano è dell'1.09%, quello italiano dello 0,3%, che tradotto in termini assoluti (ma anche quelli relativi sono importanti) dovrebbe essere 245 333 contro 185 040, numero più numero meno.
    Fonte: CIA World Factbook.

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  13. La crescita netta della popolazione presente sul suolo italico (INTERAMENTE ascrivibile al saldo migratorio), nell'ultima dozzina d'anni, è stata ben superiore alle 250.000 unità annue. Al dato legato ai movimenti migratori va aggiunto (e nelle statistiche non lo si fa) il peso delle nascite da genitori forestieri. Anche volendo accettare per buono il dato (non reale) delle 250.000 unità annue, viste le condizioni di partenza si tratta di un dato drammatico per via dell'enormità rappresentata da un quarto di milione di nuove persone aggiunte ogni anno su un territorio già martoriato dalla pressione antropica. Inoltre, è fuorviante considerare l'Italia come un tutt'uno, perché è noto che la netta maggioranza dei nuovi ingressi finiscono per ingolfare ulteriormente la Pianura Padana, già riconosciuta come una delle aree più devastate d'Europa anche a causa della sua intollerabile densità di popolazione. Alla luce di questo FATTO, l'iniezione di forestieri risulta ancor più devastante da un punto di vista ambientale. Il fatto che non se ne parli non migliora d'una virgola la realtà delle cose.

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