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lunedì 15 giugno 2009

IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO

Il pozzo senza fondo
di Giovanni Sartori

Per chi non lo sapes se, il pozzo di San Patrizio è un pozzo senza fondo, e quin di un pozzo che non si riempie mai. Finora risulta va che la terra fosse un pia neta tondo e racchiuso in se stesso. Ma per i «popola zionisti » e per chi si occu pa di migrazioni di massa è, si direbbe, un pozzo di San Patrizio. Siamo più di 7 miliardi? Nessun proble ma, il pozzo li ingurgita tut ti. Sarebbe lo stesso se fossi mo 77 miliardi: provvede rebbe sempre San Patrizio. Un Santo del VI secolo che la Chiesa dovrebbe rivaluta re.

Ma procediamo con ordi ne. Di recente Alberto Ron chey ricordava su queste co lonne che un secolo fa gli africani erano 170 milioni, mentre oggi si ritiene che siano 930 milioni. La sola Nigeria potrebbe arrivare, nel 2050, a 260 milioni di abitanti; e le Nazioni Unite stimano che Paesi come l’Etiopia, il Congo e il Su dan, già stremati da ricor renti carestie, rischiano di raddoppiare, entro il 2050, la loro popolazione. E men tre la popolazione cresce a dismisura, le risorse ali mentari del continente afri­cano sono state malamente dilapidate dall’erosione del suolo e dalla desertificazio ne.

Questi sono, all’ingros so, i numeri della «pressio ne dell’Africa» richiamata da Ronchey, che è la pres­sione a noi più vicina e quindi più minacciosa. Una pressione che si ascrive alla categoria degli «eco-profu ghi », e correlativamente de gli «eco-rifugiati». Che fa re? Come accoglierli? Fino ra si è parlato di diritto di asilo. Ora si comincia a par lare di «profughi ambienta li ». La prima categoria è im propria e difficile da accer tare, mentre la seconda è davvero troppo larga, trop po onnicapiente: presuppo ne che il mondo sia quel pozzo di San Patrizio che non è.

Il diritto di asilo è stato, nei millenni, una protezio ne, una immunità religiosa dalla «vendetta del san gue » (i parenti di un ucci so, o simili) per chi si rifu giava in un luogo sacro. Questo asilo trova la sua massima espansione nel l’Europa medievale, per poi venir meno. E il punto è che l’asilo non è mai stato riconosciuto come «dirit to » di intere comunità e tanto meno per motivi poli tici. Pertanto il diritto di asi lo concepito come titolo di entrata in un Paese per i ri fugiati politici è una recen te invenzione. E andiamo ancora peggio con la nozio ne di «vittime ecologiche». Questa categoria è davvero smisurata e sconfitta dai numeri. Gli eco-profughi sono già centinaia di milio ni; e basterebbe che il disse sto del clima spostasse i monsoni per ridurre alla fa me mezzo miliardo di india ni.

Il rimedio certo non può essere di accogliere tutti e di un Occidente che si pren de carico dei diritti di asilo e dei profughi ambientali. Per l’Africa un’idea sarebbe di «rinverdirla», di render la di nuovo fertile e vivibi le. Un po’ tardi, visto che l’agricoltura è già per metà perduta, che i laghi si pro sciugano e che la desertifi cazione è irreversibile. Per carità, l’Africa va aiutata. Ma tutto è inutile se e fin ché non apriremo gli occhi alla realtà, al fatto che l’Afri ca (e non soltanto l’Africa) muore di sovrappopolazio ne, e che la crescita demo grafica (ovunque avvenga) va risolutamente affrontata e fermata.



15 giugno 2009

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