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domenica 7 ottobre 2018

Altro che protocolli: salgono i consumi di idrocarburi

Gli unici a credere ancora ai vari protocolli sulla riduzione del carbonio(di Kyoto, di Parigi ecc.) sono rimasti gli europei. Pensando di sostituire gli idrocarburi con le rinnovabili (ma alcuni paesi hanno il nucleare) gli europei hanno legiferato contro i diesel e contro le emissioni portando gli investimenti delle compagnie petrolifere a ridursi (nel 2014 300 miliardi di dollari rispetto agli 800 precedenti). Ora stanno lentamente risalendo. Il prezzo del barile sta tornando a 100 dollari e non c'e' più Obama a far credere alle favole.
"È  la domanda l’elemento più solido che sostiene i prezzi. In questi giorni viene raggiunta, per la prima volta nella storia, la soglia dei 100 milioni barili al giorno, record impensabile 30 anni fa, quando se ne consumava poco più di 60 milioni. È un picco superiore di ben 8 milioni rispetto ai consumi di inizio 2014, quando i prezzi erano fermi sopra i 110 dollari. Anche nel 2019 la domanda aumenterà di un altro 1,5 milioni barili giorno, in linea con il trend degli ultimi decenni, trainata dal settore trasporti, che dipende da derivati del petrolio per il 97% dei suoi consumi di energia. Mentre l’Europa fissa draconiani obiettivi alle emissioni di CO2 delle sue auto e in Italia si applicano pesanti restrizioni ai diesel, la domanda nel mondo continua la sua crescita, costante e stabile, proprio come un vecchio diesel." (da un articolo del Sole 24 ore)
La salita dei prezzi non deriva dalla scarsità' delle riserve di petrolio. Di petrolio al mondo ce n’è tantissimo, ma sotto terra e per portarlo al mercato occorrono anni e investimenti giganteschi. Il petrolio è una risorsa finita e ogni anno si esauriscono riserve al ritmo di 5 milioni b/g che occorre rimpiazzare, cosa fatta solo in parte perché' molte nazioni hanno investito di meno basandosi sulle aspettative dei vari protocolli contro le emissioni di carbonio. Ma la crescita della domanda generata dalla crescita della richiesta di interi continenti come l'Africa o l'India - richiesta generata anche dalla crescita della popolazione oltre che dallo sviluppo economico- o dai colossi produttivi come la Cina e gli Usa che hanno un Pil in forte espansione, ha portato alla risalita del prezzo del barile e a nuovi investimenti sulle estrazioni con ricerche più' in profondità, sui mari o con il fracking. Negli Usa ad esempio le compagnie si sono fortemente indebitate con le banche per i nuovi investimenti sul fracking. La Cina ha aumentato l'estrazione del carbone fregandosene dei vari limiti scritti sugli accordi internazionali. Conseguenza di tutto questo e' che le emissioni di carbonio in atmosfera continuano a salire,e le speranze di ridurre l'avanzata del riscaldamento climatico svaniscono come i miraggi nel deserto. Le riunioni organizzate dalle nazioni unite sul contenimento dei consumi si rivelano sempre più' inutili e basate sul nulla delle chiacchiere inconcludenti. Le politiche restrittive dell'Europa incidono poco, perché' ormai lo sviluppo economico che interessa miliardi di persone in precedenza condannate alla sussistenza al minimo e' inarrestabile. E di politiche di contenimento demografico e di family planning nei paesi in sviluppo , le uniche in grado di incidere realmente sui consumi e sulle emissioni, nessuno parla. La demagogia di ideologie antropocentriche e distruttive della natura, perché' cieche sul problema demografico, e' ancora dominante, specialmente nelle riunioni degli esperti Onu e nei vari protocolli internazionali contro le emissioni di carbonio. La corsa verso il petrolio, il carbone, il gas e il disastro ambientale continua così' immutata, anzi in progressiva inarrestabile accelerazione.

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Ciao
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