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sabato 19 novembre 2016

Trump: effetto sul clima e non solo

Uno zombie tra gli zombie. Così è apparso, anzi si è manifestato come dal nulla, un Kerry rintronato che sembrava più “knok out” del solito. Barcollando tra i delegati tutti aggrappati alle poltroncine del COP22 della Conferenza di Marrakesh e che lo guardavano speranzosi che il Kerry suonato li salvasse dalla fine preannunciata di tutto il baraccone con i miliardi di dollari annessi e connessi. Si perché erano passate poche ore, qualche giorno, dall’esplosione della bomba atomica: l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Nel suo programma The Donald ha scritto:
“- Sviluppo delle fonti fossili per aiutare l'industria e l'economia del paese;
- Smantellare l'Agenzia federale che si occupa della tutela dell'ambiente.

Due punti non esattamente in linea con le aspettative dei burocrati riuniti a Marrakesh. Il nuovo presidente degli Stati Uniti ha il potere, essendo gli Usa tra l’altro il primo finanziatore di quel baraccone di ipocrisie denominato COP22, di sbaraccare baracca e burattini e di riportare tutti con i piedi per terra, nel duro suolo della realtà, e di sbugiardare tutti i finti ecologisti di stato che appetiscono assai più ai dollari sonanti dei finanziamenti che alla salvaguardia del pianeta dal riscaldamento globale. Cosa di cui tutti se ne fregano ampiamente e dirò poi perché. Dunque dopo la repentina entrata in vigore dell’Accordo di Parigi (una fretta come minimo sospetta) ecco il povero rappresentante di Obama, presidente premio Nobel preventivo che ha generato più guerre e morti dei suoi predecessori, che balbetta dal palco di Marrakesh parlando da zombie all’assemblea preoccupatissima. Anche perché Trump dall’alto del suo grattacielo di Manhattan ha intimato al suo predecessore di non stringere alcun tipo di accordo internazionale. Se gli Usa voltano le spalle, e questo gli zombie lo sanno, affonda la conferenza, affonda l’accordo di Parigi, affonda la speranza di affari miliardari per imprese e nazioni di corrotti e corruttori che speculando sul clima pensano molto alle proprie tasche e assai poco alla cappa di anidride. Kerry, bianco in viso e depresso, dice che “il tempo non è dalla nostra parte” e che “i popoli sono a rischio” poi , forse per stanchezza o stress gli sfugge una mezza verità: “ Trecento sessanta grandi aziende come Hewlett Packard, Kellog, Starbucks, Levis qui a COP22 chiedono agli Usa di rispettare gli accordi sul clima”. “Tanato” si direbbe a Roma. Poi riprende la farsa: “ I negoziati procedono, la Casa Bianca, spiega Kerry alludendo ad Obama, ha presentato a COP22 un piano per la decarbonizzazione (sic) profonda (sic sic) dell’economia degli Stati Uniti entro il 2050 che prevede un taglio dell’80% (ari sic) delle emissioni rispetto ai livelli del 2005”. Un programma “realizzabile , coerente con gli obiettivi a lungo termine dell’accordo di Parigi e una accelerazione delle tendenze di mercato esistenti” e qui nella vasta sala dei delegati sudaticci (per l’ansia ed il caldo) si diffonde un vago profumo di torta alla crema. “…Che richiedono politiche di decarbonizzazione sempre più ambiziose”. “Noi andiamo avanti” afferma speranzoso il segretario Kerry probabile prossimo Nobel preventivo per la letteratura, stavolta.
Nel frattempo “gli Stati Uniti hanno lavorato a stretto contatto con la Cina lo scorso anno per costruire un sostegno per l’accordo di Parigi” conclude il segretario.
Questa è la COP dell’azione” dice con credibilità zero Francesco La Camera, direttore generale del Ministero dell’Ambiente e negoziatore italiano, “le discussioni procedono e gli americani a Marrakech tengono fede ai dettami di Obama”. Invece vero niente. Dalla Trump Tower il nuovo Capo chiarisce subito come la pensa: “Sono tutte cazzate”.
La verità si fa strada con grossi calci nel sedere alle ipocrisie di Marrakech. Tuttavia Trump smentisce di aver dichiarato che il climate change è una bufala cinese per danneggiare gli Usa. Il nuovo presidente non vuole irritare i cinesi. E i cinesi che dicono? Liu Zhenmin della delegazione cinese a Marrakesh afferma che “ il supporto degli Strati Uniti, quale maggiore economia, è fondamentale”. Nel caso che gli Usa uscissero davvero dall’accordo però, i cinesi sono sereni:” una soluzione si troverà. Del resto la credibilità degli Stati Uniti potrebbe essere messa in discussione anche su altri fronti” minacciano i cinesi. Ma la Cina è saggia e pragmatica e il Presidente Xi Jinping dopo l’elezione di Trump ha detto che “il governo cinese guarda avanti partendo da un punto di relazione nuovo per dare beneficio ai nostri due popoli.” Il messaggio di fondo è in queste parole. La Cina vuole un punto di partenza nuovo. Con il che il presidente Xi dice esplicitamente che il punto di contatto attuale, con l’amministrazione Obama, non è stato soddisfacente. Sul tavolo c’è l’influenza in Asia. La Cina si considera il guardiano e il dominus del continente, con l’esclusione al momento del Giappone. L’intesa con il presidente Trump che vuole ritirare gli ombrelli militari (e relative spese) dal mondo e guardare più agli interessi economici e di mercato americani, si preannuncia più realistica. A Pechino c’è la convinzione che Trump sia disponibile ad una nuova Yalta, anche se non formale, lasciando la supremazia in Asia proprio alla Cina, che peraltro si è conquistato sul campo quella in Africa. Verrà probabilmente cambiato l’accordo di Bush e della Federal Reserve che prevedeva l’acquisto da parte americana dei prodotti cinesi in cambio derll’acquisto cinese dei Trasury Bond, un accordo che ha garantito lo sviluppo della globalizzazione precedente alla crisi Lehman. Ora Trump vuole ridimensionare il processo di globalizzazione e deve rinegoziare con i cinesi e con la Russia nuovi accordi commerciali che garantiscano la reindustrializzazione e mercati protetti ma non asfittici. Il mondo nel giro di poco tempo potrà essere molto diverso e la farsa che si tiene a Marrakesh rischia di virare a comica finale. Agli Usa serviranno gli idrocarburi, alla Cina che già sono al massimo col carbone, più petrolio, e la Russia già spera in un rialzo dei prezzi del barile e del gas, leccandosi i baffi e menando le mani in Siria in un nuovo ritrovato ruolo di potenza mondiale. Le rinnovabili vanno bene per gli Africani che faranno girare pale eoliche e scaldare pannelli solari con i soldi europei (i soliti buonisti) e qualche elemosina americana e cinese. Ma già la Gran Bretagna, staccata dall’Europa, finanzia tre nuove centrali nucleari, e cinesi e americani si apprestano a cambiare radicalmente i piani energetici ridando spazio a idrocarburi e nucleare. Tanto gli zombie di Marrakesh firmeranno qualche nuovo inutile accordo che non varrà nemmeno la carta su cui è scritto, buono per gli eco-ingenui europei. Al COP22 continuano a parlare, ma non ci credono neanche loro, di ridurre le emissioni riducendo i consumi mentre tutte le potenze mondiali affilano i coltelli per ripartire con più produzione, più idrocarburi e più consumi. E continuano a non parlare ancora di sovrappopolazione, continuano ad ignorare l’evidenza di un mondo che vede ogni giorno, ogni ora, aumentare la popolazione di umani con sempre alti e altissimi tassi di natalità in tanti continenti , sempre più consumatori sempre più migranti economici, che si spostano non dove stanno pannelli solari e mulini a vento, ma supermercati, industrie e prodotti di consumo.

51 commenti:

  1. Analisi cinica e realistica.
    Restando nel campo del cinismo, va pero' riconosciuto che, come spifferato dal povero Kerry con le sue 350 multinazionali a supporto, da parte occidentale si spera che l'industria dell'ecologia costituisca il nuovo paradigma in cui sia proseguibile la crescita indefinita del PIL nell'allestimento della megamacchina mondiale, cosa assolutamente necessaria alla sopravvivenza dell'attuale sistema economico e burocrazia relativa, che poi e' quella che comanda e dirige lo svolgersi degli avvenimenti.
    Se notate, i nostri stessi ecologisti se spingono verso qualcosa spingono di fatto verso una sempre maggiore integrazione dei sistemi (economici), verso la costituzione dell'organismo perfetto mondiale, della Nuova Gaia, in cui l'uomo, novella divinita', e' il cervello che dirige il tutto.
    Questa mitologia di sottofondo, che origina e si esprime nella tecnoscienza, e' condivisa da gruppi che sono solo in apparenza nemici, e andrebbe quantomeno smascherata. Non so se per tutti un futuro cosi' sarebbe allettante.

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    1. Già. Non per niente resto dell'idea che se si vuole affrontare una questione lo si fa a livello non solo locale, bensì localissimo, un livello sufficientemente locale da permettere ai diretti interessati di controllare fisicamente le persone che decidono i provvedimenti e quelle che li implementano, provvedimenti che devono avere ricadute immediate e sensibili entro l'ambito locale stesso. Qualora ciò non accadesse, sempre nell'ambito locale occorrerebbe predisporre un meccanismo per il quale sia possibile per i diretti interessati (la "comunità", per forza di cose ristretta numericamente) prendere molto fisicamente a calci (o peggio) chi ha ciurlato nel manico, senza intermediari e senza remore. Ovviamente non sarà mai così, per cui continueremo a dibatterci in questa putredine.

      Sugli aspetti che lasciano intendere che la scienza è ormai stata eletta al rango di religione (con tutto quel che ne consegue, inclusa la creazione di superstizioni manipolatorie e gerarchie di eletti di stampo sacerdotale) per quel che vale mi sono già pronunciato.

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  2. << E continuano a non parlare ancora di sovrappopolazione >>

    E questo basterebbe da solo ad inficiare gli eventuali provvedimenti che verrebbero presi se, invece di fare per finta, facessero sul serio.
    Ma l'argomento, come abbiamo già sottolineato più volte, è tabù e non si può toccare.
    Difficile vedere un'evoluzione futura che non sia traumatica.

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    1. Non solo non si parla (più) di sovrappopolazione, ma addirittura da più parti (clericali, nazionalisti, turbo-liberisti, ecc. ecc.) si torna a parlare della necessità di AUMENTARE le nascite contro fantasmi agitati "ad hoc" quali l'invecchiamento medio della popolazione europea/italiana e/o l'inverno demografico europeo/italiano prossimo venturo, tra l'altro come se le attuali migrazioni di massa dai Paesi medio-orientali, centro-nordafricani e latino-americani fossero una sorta di illusione percettiva generale e/o come se la costante crescita demografica (umana) non implicasse il costante aumento della pressione sugli ambienti naturali (o quel che ne rimane)...

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    2. "Ma l'argomento è tabù e non si può toccare."

      Mica tanto, come dice giustamente Claudio l'argomento del problema della popolazione e' presentissimo solo che lo e' in senso diametralmente opposto a quanto qui sostenuto.

      Ma piu' che diametralmente opposto, ad essere onesti nell'analisi, e' presente in modo diverso: ai tutori dell'"ordine economico", ovvero quelli che oggi comandano, cio' che preoccupa e' soprattutto la tendenza nel tempo, non tanto la grandezza istantanea in se' della quale non si curano minimamente: la popolazione non importa quanta sia adesso, l'importante e' che deve aumentare, perche' altrimenti l'economia finanziaria basata sul debito, cioe' il nostro tipo di economia, collassa (anche la previdenza sociale e' una forma di debito finanziario, anzi ne e' uno dei piu' puri esempi: "previdenza"...).

      Se la necessita' e' di per se' che la popolazione aumenti, figuratevi cosa succede (finanziariamente parlando) se al contrario diminuisce.

      L'economia del debito consiste in una continua scommessa globale sulla crescita futura, e se la crescita non c'e' la scommessa viene persa e crolla tutto il sistema, dato che i creditori, cioe' a loro volta tutti o quasi, si trovano senza mezzi di pagamento: quello che credevano di possedere, non ce l'hanno piu', o meglio si scopre che non l'hanno mai avuto.

      E' anche per questo che in questi ultimi decenni abbiamo avuto tanta crescita, perche' quando uno e' indebitato, e tutti lo siamo nel pubblico se non nel privato, non puo' piu' scegliere nulla se non di cercare qualsiasi modo disperato di procurarsi "crescita" per ripagare il debito che lo grava.

      La faccenda, pur assurda, ha la semplicita' e l'evidenza delle cose che non si vedono perche' le si hanno continuamente di fronte, anzi ci si vive in mezzo. E' come l'acqua per i pesci (e l'aria per noi).

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    3. Poi c'e' un altro problema: nel nostro paese la popolazione autoctona e' gia' prevista diminuire in modo drastico, man mano che invecchiera', dato che l'un figlio per donna o poco piu' nato negli ultimi decenni non e' in grado di sostituirla (e, prima che di sostituirala, avra' enormi problemi a sostenerne al vecchiaia, come abbiamo gia' detto mille volte, e come agobit che e' medico sa meglio di tutti noi cosa significhi).

      Quindi il problema della decrescita in italia, fra gli italiani, non esiste, dato che abbiamo gia' intrapreso la traiettoria della decrescita, e DA DECENNI. Prendiamone atto! Stessa cosa vale per il resto del mondo, seppure con un certo ritardo temporale, esclusa l'africa (il continente a noi piu' vicino...) dove continua ad esserci un tasso di fertilita' di 5 figli per donna, contro la media mondiale che invece e' gia' di circa 2, specialmente se si esclude l'africa.

      Evitiamo di continuare percio' col disco rotto del problema della sovrappopolazione in italia, che si starebbe risolvendo da se' se non fosse per il problema nuovo che semmai e' nell'immigrazione alluvionale (in pochi anni e' arrivato qualcosa come il 10 per cento in piu', in pochi anni, che nelle regioni dove si concentra diventa il 20, un numero enorme specialmente perche' concentrato in pochi anni) e nel come gestire la decrescita in alternativa, cosa che NESSUNO dice come fare, tantomeno i decrescisti, che continuano a fare i "dischi rotti", cioe' parlare di problemi che non esistono piu' e ad ignorare quelli che sono arrivati in sostituzione. ;)

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    5. Quindi, per concludere il "ragionamento", in Italia abbiamo due enormi problemi: l'economia strutturale del debito che non puo' piu' funzionare in un mondo dove non c'e' piu' spazio per quella "crescita" a cui si era abituati in quanto il mondo e' gia' cresciuto oltremisura e non c'e' piu' spazio tout court, e la crescita demografica in altre aree del mondo (africa!) dove non abbiamo NESSUNA giurisdizione, e che pero' vediamo come una risorsa (immigrati) nell'illusione di rimandare cosi' all'infinito il problema dell'economia del debito, che ha invece inesorabilmente concluso il tempo dei suoi allori.

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  3. << che pero' vediamo come una risorsa (immigrati) nell'illusione di rimandare cosi' all'infinito il problema dell'economia del debito, che ha invece inesorabilmente concluso il tempo dei suoi allori. >>

    In effetti il collegamento è quello, con l'aggravante che gli immigrati potranno forse essere una risorsa econmica nel futuro (cosa di cui dubito fortemente), ma sono sicuramente, nell'immediato, un fattore di costo ed un elemento notevole di squilibrio socio-economico.

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    1. Prima, pedalando per muovermi (da un paio di decenni non uso piu' nessun altro mezzo di trasporto, e odio in particolare quelli collettivi-pubblici, che sono tutti spaventosamente a debito - solo un quarto dei costi reali sono pagati con gli introiti,, mentre il resto lo pago anch'io che pedalo, con la massacrante tassazione patrimoniale-generale) mi veniva in mente questa precisazione:

      Se l'economia del debito in passato e' stata utile perche' ha reso possibile una crescita almeno in parte desiderata e in ogni caso riuscita (cibo, vestiti, scarpe, acqua in casa, frigorifero, lavatrice, tutte cose con enorme valore marginale e relativamente basso costo), crescita che quindi il debito relativo e' riuscita a ripagarlo almeno in parte, adesso la situazione e' radicalmente cambiata, anzi si e' rovesciata, l'economia del debito serve solo ad imporre una crescita che nei paesi gia' ricchi in primo luogo non e' piu' desiderata, e in secondo luogo forse non e' neppure piu' fisicamente possibile, e in ogni caso e' disutile se non altamente dannosa, perche' di cio' che ci serve davvero abbiamo gia' tutto (= valore marginale nullo o negativo).

      L'economia attuale funziona cosi': lo Stato, attraverso vari passaggi, fornisce credito affinche' chi sottoscrive il debito relativo possa tentare di produrre qualcosa che, aumentando la ricchezza generale, permetta di ripagare quel debito attraverso l'aumento di ricchezza prodotto. Per questo si dice continuamente che solo la crescita puo' permettere di rientrare dal debito (che nel caso italiano e' massimamente statale cioe' pubblico, perche' e' lo Stato che cerca direttamente di produrre ricchezza inutile). Vi pare che sia ancora ragionevole sperare, anzi perseverare, in una politica economica del genere?

      Gli economisti lo sanno benissimo che e' questo cio' che si vuole ottenere, ma lo dicono in un modo che non fa capire alla gente cosa significhi veramente. Gli dicono che per pagare il debito ci vuole la crescita, ma senza specificare i passaggi intermedi, che di per se' sono banali, cioe' che la crescita deve essere crescita di _valore_ e quel valore deve superare il sacrificio (=debito) che la rende possibile, e che non va bene produrre, fare o comprare qualsiasi scemenza venga in mente ad un consigliere comunale, perche' quella e' decrescita di valore, non crescita, che quindi il debito lo aumenta sempre di piu'.

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  4. Dunque (a quanto sembra) il 'mainstream' economico-politico-religioso & massmediatico propone/impone che si corra sempre più velocemente per restare in equilibrio, come la classica cavia nella gabbietta... Tuttavia, come recentemente letto in un blog come questo, siffatto costante "alzare la posta" significa solo (presto o tardi) andare inevitabilmente a sbattere e in maniera piuttosto dolorosa, mentre converrebbe da una parte rallentare progressivamente e dall'altra implementare alternative, anche parziali, valide; certo, De Gaulle commenterebbe ironicamente: "vaste programme!": non sembra il caso di nutrire particolare ottimismo al riguardo...

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  5. Da profano in economia comprendo però che la crisi dell'occidente è strutturale e irreversibile (almeno per l'occidente come lo conosciamo ora). La crescita è possibile solo con manodopera ed energia a basso costo, e sia l'una che l'altra sono carenti in occidente, dove la manodopera costa molto e così anche l'energia. Se tiriamo avanti è per il know how tecnologico e le politiche monetariste del liberismo. Ma il know how durante la globalizzazione ha seguito i mercati e si è delocalizzato, e le politiche monetariste hanno esaurito la spinta. Stampare moneta genera solo inflazione e poca produzione. Inoltre con l'immigrazione massiccia importiamo povertà e incidiamo solo marginalmente sulla produzione, molto invece sui costi. La distruzione della classe media è il fenomeno più drammatico della crisi in occidente. Non è un caso che nessun economista parla più di alzare le tasse in quanto non è possibile succhiare più sangue su un corpo cadaverico. La distruzione ambientale è il combinato disposto di un aumento esplosivo della popolazione (su cui in un mondo globalizzato dove tutti vanno in ogni luogo non ha più senso fare i tassi di natalità regionali ma vanno considerati quelli medi generali) e di una economia in recessione. Solo un rientro demografico e una energia che torni a costare poco - e sia poco inquinante- potrebbe far ripartire l'occidente. Un mix che è attualmente fuori da ogni orizzonte

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    1. "e di una economia in recessione"

      Negli ultimi 20 anni, abbattute le frontiere e messi da parte gli ideali politici autoritario-collettivistici, di cui il nostro ecologismo politico e' l'ultimo erede, l'economia del mondo e' cresciuta, di crescita reale del benessere, non di solo PIL, come non mai prima nella storia. Il mondo non e' l'europa, che comunque ha solo rallentato la crescita (ha gia' tutto e di piu', perche' dovrebbe crescere ancora?). Fra l'altro, e' pure crollato il tasso di natalita' mondiale (piu' che dimezzato, esclusa africa dove e' ancora a 5), il "problema" demografico di adesso semmai e' che l'eta' media, proprio grazie al benessere raggiunto, e' quasi raddoppiata nei paesi poveri disagiati, e ormai si approssima a quella dell'occidente ricco (per arrivare a 70 anni basta investire poco, mentre ogni mese di sopravvivenza aggiunto alle eta' piu' avanzate costa uno sproposito di investimenti sanitari - cure mediche - crescita del PIL - (dis)utilita' marginale anche questa). La popolazione continua comunque ad aumentare perche' i vecchi non muoiono piu' come prima! E' questo il regresso???? Il tutto mentre l'informazione ecologica stupefacente continua a battere e ribattere sul chiodo che in europa muoiono decine di milioni di persone in piu' all'anno a causa dell'inquinamento (c'era anche ieri l'altro in primissima pagina sull'ansa). Come ha piu' volte ripetuto Simonetta, questo e' un argomento che dovrebbe essere affrontato, la moderna tecnologia, se non si bada a spese, ha la possibilita' di prolungare quasi all'infinito la sopravvivenza, ma fine a che punto ne vale la pena? Chiediamo il parere ai professionisti del settore, che e' come informarsi sulla bonta' del suo vino dall'oste? Il progresso tecnologico risolve dei problemi, ma ne crea altri di inaspettati, o meglio problemi che si preferisce far finta di non vedere, nel mentre si tirano fendenti di attribuzione della colpa a destra e a manca, alla cieca.

      Per quanto riguarda le tasse, vengono aumentate non come sottoprodotto negativo e non intenzionale della situazione, ma DELIBERATAMENTE, per lo stesso motivo per cui si crea il debito, di cui sono strette parenti: per COSTRINGERE la gente a produrre "crescita", nello stesso circolo vizioso descritto sotto. Tant'e' che si cerca in tutti i modi di trasferirle dai consumi e dal reddito al patrimonio: anche chi si e' sistemato un po' per stare tranquillo, deve risalire sulla ruota dei criceti e ricominciare a correre come gli altri disperati, altrimenti non c'e' "crescita" a sufficienza. Nemmeno chi di crescita ne ha gia' abbastanza, e ne ha le palle piene, puo' ritirarsi, e questo lo vogliono anche gli ecologisti politici che decidono le leggi (e le tasse), altro che decrescita!!!

      E poi, visto che i privati europei, che hanno gia' tutto, non consumano quanto basta, provvede lo Stato a farlo, mandandogli poi il conto, salato, con gli interessi, le sanzioni, e le more. E la piena collaborazione, entusiastica, degli ecologisti politici (non sentirete MAI un ecologista politico dire che le tasse non sono "bellissime", anzi lo sentirete sempre bollare come antisociale chi espone qualche dubbio in proposito).

      Il re e' nudo.

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  6. "crescita" "potrebbe far ripartire l'occidente", ecc

    Verso dove? A fare che?

    I bisogni materiali sono soddisfatti ben oltre la bulimia, non c'e' piu' bisogno di alcuna "crescita", se non per il divertimento fine a se stesso di crescere.
    Nella situazione attuale, che non ha piu' nulla di divertente, la "crescita" serve solo ad una cosa, tentare di ripagare il debito di tutti contro tutti, peccato pero' che si tenti di perseguirla contraendo ulteriore debito il quale serve a stimolare la crescita, cosi' da spingere ulteriormente la necessita' di crescita per ripagare il debito, in un circolo vizioso, che non ha piu' nulla di divertente, poiche' il valore marginale prodotto dalla crescita a debito e' irrisorio o negativo rispetto alla crescita del debito. Quando uno e' indebitato, persona o collettivita', e' costretto a correre come una trottola per ripagarlo, pena la espulsione dal consesso sociale.

    Abbiamo bisogno di piu' auto elettriche e di piu' pannelli solari per alimentarle e quindi poter fare la gita domenicale fuori porta da 500 km con l'auto elettrica alimentata a pannelli solari, oppure non abbiamo bisogno ne' di una cosa ne' dell'altra? (e lo stesso vale per tutti i beni che si aggiungono a quelli gia' in nostro possesso).
    Abbiamo bisogno di case sempre piu' a bassa dispersione che alla fine richiedono di raffreddamento estivo piu' energia di quella che serviva a riscaldarle d'inverno?

    La situazione e' questa, ed e' completamente priva di senso.

    Il re e' nudo.

    L'imprenditore Morgan che qui sotto enuncia la sua scoperta, e' l'unico che ha capito la situazione:
    https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=PkBSvpJsMXU#t=145
    :)

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    1. "Il Re è nudo"

      Quindi cerchiamo di fargli comprendere che il modo di procacciarsi un vestito NON passa (più) tramite il tradizionale natalismo a base clerico-nazional-capitalista, messo a punto in secoli ormai lontani e caratterizzati da elevata mortalità infantile, vita media piuttosto breve, lavoro generalmente ad elevato tasso di fatica fisica, risorse naturali abbondanti a disposizione e tecnologie poco energivore...

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  7. Il problema, cari amici, non è se l'economia - dopo il tracollo di quella attuale fondata sul debito - troverà un nuovo punto equilibrio: l'equilibrio (a tutti i livelli, dalla fisica in giù) è una delle poche cose che avvengono da sè, semza che nessuno debbba fare nulla.
    La tragedia è che ci piacerebbe gestire la transizione senza che nessuno si faccia troppo male, ed è questo che è assolutamente impossibile.

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  8. mi sa che per ulteriore crescita si vorrebbe intendere l'arrivo ad una assolutamente utopistica era della robotica. senza le svariate congiunture una di seguito all'altra e il crollo dell'occidente ci si sarebbe, forse, lontanamente, molto lontanamente, avvicinati. ovvio che ora è impensabile, ma se ricordate , negli anni ottanta era una speranza. il robot che fa ogni pulizia in casa, cucina, lava, stira e non solo. ricordo perfino le proteste degli operai delle fabbriche, perfino in FIAT, che paventavano una loro definitiva sostituzione con i robot che avrebbero fatto tutto il loro lavoro e ovviamente un robot, non pretendendo stipendio, tredicesima, ferie e TFR, alla fine sarebbe stato la gioia di proprietari e dirigenti che avrebbero risparmiato somme importanti per reinvestirle ingrandendo ulteriormente la fabbrica di turno.
    ma tra i motivi dello stallo, oltre all'aumento delle tasse e l'importazione di povertà attraverso le immigrazioni di massa, c'è quello, forse ancor più determinante, della tecnocrazia che con la patetica scusante della necessità di sviluppo se ne inventa di nuove con la stessa velocità con cui si cambiano i calzini e intendo non solo la sempre più massiccia burocrazia d'intralcio, ma le infinite esigenze di corsi di aggiornamento per i pochi fortunati che un lavoro fisso ancora ce l'hanno (ovviamente questi corsi impongono costi al malcapitato lavoratore, che deve rimetterci di benzina per sgambettare da una città all'altra -ovviamente i corsi di aggiornamento si fanno fuori città- e se non vado errata è anche costretto a pagarsi il corso di tasca propria, ma se non lo fa il rischio è la perdita del lavoro). ma non solo: se state a pensarci, per svolgere una professione che fino a soltanto pochi decenni fa bastava il diploma se non addirittura la terza media, ora richiede lauree di secondo livello, master e dottorati. curioso, dato che alla fine di tutto questo percorso dagli esborsi non indifferenti nove volte su dieci ci si sente rispondere "ma sei troppo qualificato per lavorare qui, cerca altro", ovviamente dove questo "altro" è praticamente inesistente se il malcapitato non è figlio d'arte o comunque di un genitore vip. ora potreste anche obiettare che il mondo si è evoluto e dunque per forza le qualifiche di un tempo sono insufficienti. allora dirò che posso capire l'insufficienza innanzi tutto nel ramo delle scienze, dato che il campo principale delle continue nuove scoperte è per antonomasia quello scientifico, Agobit ne converrà, che la medicina si evolve. ma se state a guardare, infatti il campo medico e in generale scientifico non soffre dei cavilli di cui ho parlato sopra. nessun ospedale si sognerebbe di dire al neo-medico e al neo-infermiere "sei troppo qualificato per noi, vai altrove". questo succede con tutte le lauree che non hanno a che fare direttamente con la vita umana.

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  9. mi rendo conto dell'evoluzione dei tempi, ma non così velocemente al punto da lasciare a casa senza lavoro un nugolo di studenti tirando fuori continue novità, come si fa a raggiungere una qualifica se non si fa in tempo a prenderne una che in corso d'opera tirano fuori sempre nuove esigenze? sapete cosa diceva il mio defunto padre, che di economia se ne intendeva? che questa storia delle nuove esigenze per i tempi che cambiano è solo una banale scusa per tenere gli studenti sui banchi e non farli accedere al mondo del lavoro. quindi preferiscono l'attuale 50% di disoccupazione. ovviamente, con un tasso di disoccupazione così elevato che razza di ulteriore crescita si vuole ottenere? se il 50% degli abili al lavoro non sono messi in condizione di produrre, come intendono far girare l'economia? o danno un freno ai bollenti spiriti o si andrà alla deriva. e in Italia è garantito che ci si andrà, non è sempre e in ogni caso credibile che una professione per la quale fino a poco tempo fa bastava il diploma ora necessita di un dottorato. insomma, oggi se non si ha un po' di milioncini di euro da parte (e chi ce li ha?) non si fa nulla perchè come si fa a correre dietro a tutte le esigenze tecniche e burocratiche che spuntano come funghi per ogni dove? oggi si è costretti a campare sulle pensioni degli anziani nonni e genitori. e siccome s'è parlato dei vecchietti che vivono a lungo, questo loro vivere a lungo è il pane quotidiano per molti figli e nipoti. data la situazione socio-politica italiana, quando i vecchietti non ci saranno più, chissà quanti finiranno letteralmente sotto un ponte. la cosa davvero triste è soltanto la maniera in cui i poveri nonni invecchiano, non più come una volta, che morivano serenamente nelle loro abitazioni, si coricavano per un mal di testa e il decesso avveniva tranquillo nel sonno. ora ci sono ictus, alzheimer, parkinson, sclerosi multipla e chi più ne ha più ne metta. i poveri vecchietti prima di andarsene trascorrono anni vegetando in un letto d'ospizio. o nella loro casa con la badante. e chi è più indigente con il figlio, costretto a licenziarsi dal lavoro che eventualmente avesse,perchè il buon vecchietto ha bisogno di assistenza 24 ore, ma non può permettersi la costosa badante (la quale spesso è fonte di ulteriori guai, pur senza fare di tutta l'erba un fascio).
    in buona sostanza, ai tempi in cui secondo il comune dire si sarebbe stati peggio, quando non ci si aggiornava sul lavoro ma per aprire una scuola sartoriale si poteva saltare il ciclo di studi intermedio, per lavorare in comune bastava la quinta elementare elevata a terza media nel giro però di decenni, non alla velocità del cambio dei calzini, per insegnare alle elementari bastava il diploma, per lavorare in banca idem...i vecchietti vivevano meglio! e tutti lavoravano e il tasso di disoccupazione non si avvicinava minimamente a quello che ora si vede. del re nudo adesso non ci sono più nemmeno le ossa

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  10. e come è saltato fuori l'argomento vecchietti, colgo l'occasione per chiedere ad Agobit che è medico quali sono i motivi che hanno appunto portato i nostri cari vecchietti, che un tempo morivano nel sonno di morte naturale (ad un'età meno anziana, certo, ma meglio così rispetto alla vita allungata ma allettata e fonte di gravi disabilità) come è stato possibile arrivare a tanto. raramente, un secolo fa, un vecchietto durava vent'anni con metà corpo paralizzato da un ictus, un parkinson o alzheimer, sclerosi multipla e compagnia. è solo accanimento terapeutico quello che li mantiene in vita così ridotti oppure è un fatto puramente naturale? oppure altro ancora? premetto che la lunga vita dei vecchietti non mi incomoda assolutamente, anzi, e ritengo che merita rispetto tanto quanto la vita dei giovani. oramai poi gli italiani giovani dovrebbero essere oltremodo riconoscenti ai loro vecchietti grazie ai quali non stanno vivendo sotto un ponte

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    1. Be' oggi praticamente non muore più nessuno a casa propria, alle minime difficoltà sei ricoverato e i medici fanno il proprio dovere, cioè ti salvano e ti mantengono in vita il più a lungo possibile, perché è nel loro interesse e poi anche perché in Italia passano subito dei guai (se qualcuno finalmente muore, come è normale e giusto che sia, si scatena la caccia al colpevole dei parenti. Ci sarà pure la malasanità, ma io non leggo mai di casi simili nel paese in cui vivo (e in cui naturalmente anche qui i medici tendono a coprire gli errori dei colleghi). Il problema dell'eutanasia (la buona morte, termine preferibile all'assistenza al suicidio) non esisterebbe se la gente potesse morire a casa propria come una volta. Il medico di famiglia darebbe la dose giusta di morfina e stop. Ma oggi appunto finisci subito in ospedale e poi è l'ospedale che ti gestisce.
      Non dico poi che i vecchi, i nostri vecchi, non meritino cure. Ma decisamente si esagera. I costi sanitari per gli anziani esplodono proprio nella fase terminale dell'esistenza. Lo spettacolo nella case di riposo non è bello, spesso anzi penoso, vedi larve umane senza più alcun interesse che si trascinano dalla mattina alla sera. Questo discorso si presta naturalmente a critiche, anche feroci, da parte soprattutto della Chiesa e dei cattolici (ecco il nazista che vuol sbarazzarsi dei vecchi con l'eutanasia). La medicina ha allungato e migliorato la vita di noi tutti, ma appunto si può anche esagerare. Il mio dermatologo mi diceva che la pelle è fatta per quarant'anni, dopo siamo dei sopravvissuti.
      Mi è poi piaciuto il quadro che hai tracciato sopra delle nostre vite. È vero, una volta bastava poca preparazione per avere un lavoro e campare, adesso ci vuole la laurea per l'asilo nido e le elementari. Ed è poi tutto un inno alla formazione permanente che non ti garantisce comunque nemmeno un posticino.
      La robotizzazione e l'automazione ha per scopo massimo l'eliminazione completa della manodopera (l'imprenditore - ovviamente sempre sotto pressione per la la concorrenza oggi poi globale - è costretto a risparmiare poverino). Solo che se continua così non so poi chi potrà comprare le merci, gli imprenditori dovranno ben piazzare le loro schifezze altamente tecnologiche. I poveri politici non possono mica frenare l'economia e la crescita, se no sono guai, anche per loro. Del resto i politici hanno abdicato alla loro funzione, sono i Marchionne che comandano (giustamente o logicamente, se no delocalizzano). Leggevo ieri che la Cina ha risolto il problema della fame grazie alla globalizzazione. Diventando una potenza economica mondiale che esporta ha potuto migliorare l'esistenza dei propri cittadini strappandoli alla fame (altro che il grande balzo in avanti di Mao che era costato la vita a chissà quanti). Ma ormai non abbiamo più il vantaggio delle conoscenze tecniche, tutti possono produrre oggetti di qualità e la differenza la fa il prezzo: i prodotti cinesi costeranno sempre meno per ovvie ragioni.
      Una "sana concorrenza" può anche far bene (migliorare i prodotti e abbassare i prezzi. Ricordo però le parole di papa Giovanni XXIII che cinquant'anni fa denunciava la concorrenza sleale! Ma credo che oggi più della concorrenza sarebbe necessaria una cooperazione. La gente necessità dei mezzi di sussistenza per vivere, ma anche di lavoro, di un'occupazione (per non impazzire). E di un vero lavoro, cioè di un lavoro che produce cose utili, non solo per far finta di lavorare e sbarcare un lunario. Solo che adesso siamo davvero tanti, miliardi e miliardi che necessitano di pane e lavoro (i circensi non bastano più).
      Io sono ormai fuori dal giro per l'età e con un reddito sicuro (pensione e altro), ma penso spesso che non sarà facile per le nuove generazioni uscire da questa situazione. Però c'è chi dice che con la crescita possiamo farcela. Seeee ....

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    2. Robotica: quasi tutti (anche economisti o promotori finanziari, (auto)promossisi a "sacerdoti/filosofi" del nostro tempo, mentre ne sono il flagello), quando ne parlano pensano a macchine che si guidano da sole, fabbriche automatiche del futuro, e non si accorgono che il 30 per cento del PIL robotizzato ce l'hanno gia' in tasca, ed e' lo smartphone. Lo smartphone, che e' composto da UN cosiddetto Soc, che si chiama cosi' perche' e' un "System On a Chip", cioe' da un solo componente e poco altro, non puo' che essere prodotto in una fabbrica in cui il 99 per cento del valore e' prodotto in modo automatizzato, perche' e' nanotecnologico, e non manipolabile umanamente.

      Scuola e corsi di aggiornamento: la scuola e la formazione in genere sono probabilmente le piu' grandi industrie e la piu' grossa burocrazia che abbiamo, ora che prima gli eserciti e le poi fabbriche hanno fatto il loro tempo come principali organizzazioni burocratiche. Secondo me vale il contrario di quanto diceva tuo padre: la scuola serve a tenere occupato l'esercito di "diversamente occupati", cioe' disoccupati, che altrimenti ci sarebbero, dando loro un lavoro fittizio che nel caso degli insegnanti giustifichi l'elargizione di una quantita' di crediti (=soldi, denaro) da spendere per mantenersi e consumare, e nel caso degli studenti un parcheggio che li tenga occupati schiacciandone il libero arbitrio e li distolga cosi' dal pensare rivoluzioni, facendogli credere il contrario. Del resto, per il 90 per cento della gente la scuola e' totalmente inutile, anzi li fa uscire molto peggiori di come sono entrati, e abbassa il livello della scuola stessa anche per i pochi a cui servirebbe a qualcosa. La scuola industrializzata, comunque, nasce nella modernita' con l'obiettivo di formare il cittadino-massa ligio al dovere, prima come soldato, poi come operaio della fabbrica, ora come consumatore. Ormai serve una certa "cultura" anche solo per maneggiare i prodotti di consumo, e soprattutto serve indottrinamento per sentirne la necessita'. Dubito pero' che senza la scuola non ci sarebbero altri mezzi per ottenere lo stesso risultato, con i mezzi di oggi.

      Diplomi: se non erro, ormai serve la specializzazione anche per fare il medico di base, quello che schiaccia il bottone per produrre la richiesta di smistamento verso ulteriori visite specialistiche. O il dentista, attivita' che di solito e' svolta meglio da un odontotecnico abusivo che abbia la passione e le doti per quel lavoro, e a cui i carabinieri danno la caccia per "abuso di professione", reato penale da galera. Risultato, poiche' le menti migliori, la ricchezza di una societa', quelle innovative, sono intrinsecamente insofferenti all'autorita' e ai "pezzi di carta", la societa' nel suo insieme si spegne dietro le robuste sbarre della gabbia da lei stessa forgiate.

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    3. Vecchi: le pensioni dei vecchi le pagano il lavoro e le tasse dei giovani che lavorano, non sono i vecchi che mantengono i giovani: anche se e' difficile da vedere, perche' avviene attraverso un labirinto di passaggi finanziari, la ricchezza di oggi e' quasi interamente dovuta al lavoro di oggi, non al risparmio di ieri (e semmai "investimenti" di ieri). Anche se il fatto che si va in posta e ritirare la pensione maschera la faccenda, oggi non funziona diverso da una volta, quando erano i figli l'"assicurazione della vecchiaia" degli anziani. Se il sistema produttivo attuale crolla, il risparmio di ieri, il conto in banca dei privati o dello Stato, si svaluta in una notte e sparisce, vale zero, ed e' per questo che si assiste alla fuga di capitali dall'italia verso lidi piu' promettenti, cosa di cui i media non parlano per non allarmare ma sta avvenendo massicciamente da anni e anche in questo momento. Poiche' i giovani che lavorano sono sempre meno, e i vecchi da mantenere sono sempre i piu', i giovani soccombono sotto il fardello e cercano riparo anche loro in occupazioni parassitarie, o andandosene. A reggere il fardello sono quindi sempre in meno, e tendenzialmente sempre piu' cretini, come dimostra l'evoluzione dei partiti che hanno tentato di reagire a questa deriva (i furbi ad un certo punto se ne scappano o cercano riparo sopra il carico da soma, non sotto: inoltre al limite, oltre un certo fardello, anche il mulo si impunta e non si muove piu').

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    4. "la ricchezza di oggi e' quasi interamente dovuta al lavoro di oggi, non al risparmio di ieri"

      Non ci avevo pensato e credo di doverti dare ragione. Tuttavia si esagera anche un po' sul fatto che i vecchi sfruttano i giovani, che ben presto ci sarà un giovane che dovrà mantenere quattro anziani.
      Intanto i vecchi hanno mantenuto i giovani a volte fino ai trent'anni (genitori e Stato). Dunque i giovani restituirebbero quel che hanno ricevuto (lo chiamano il contratto generazionale che io però non ho mai sottoscritto). Più che probabile però che con l'aumento dell'età e dei relativi costi ci rimettano e ci rimetteranno sempre più i giovani. Forse sarebbe meglio annullare il contratto generazionale e ... si salvi chi può. Ai tempi di Kant (ma anche dopo) non c'erano pensioni e sussidi, gli anziani dovevano vivere dei risparmi che avevano e se non ne avevano affari loro. C'è gente oggi che sperpera patrimoni e poi piange miseria (vedi certi artisti "benemeriti della patria" che ottengono un vitalizio, fra questi purtroppo anche Guido Ceronetti che però non era un riccastro). Certo è una tendenza innata del sapiens di approfittare degli altri. Se c'è la possibilità è da fessi non approfittarne, no?

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    5. "Tuttavia si esagera anche un po' sul fatto che i vecchi sfruttano i giovani, che ben presto ci sarà un giovane che dovrà mantenere quattro anziani"

      Gia' da adesso un produttore mantiene circa 9 altre persone che oltre a non produrre nulla lo intralciano in tutti i modi (per lucrare uno stipendio o una parcella) e gli danno ordini sbagliati (democrazia, principio di maggioranza), e non sono nececessariamente anziani, anzi molti degli anziani che ho conosciuto io, senza tanti titoli di studio, hanno lavorato produttivamente fino a una settimana prima di morire a 80 e piu' anni, mentre conosco un sacco di "giovani" che non hanno mai fatto nulla di produttivo ne' mai lo faranno nell'intera loro vita, e anzi passano il tempo inventando nuovi cavilli con cui vessare chi oggettivamente li mantiene. Quando diventeranno vecchi questi, pensate che si metteranno a lavorare produttivamente? Non sanno fare nulla, oltre a rincorrere farfalle. Per questo la prognosi non puo' che essere negativa.

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  11. I robot potranno esse­re molto utili, sopra­ttutto nel periodo de­l rientro demografico­ se mai ci sarà'. Non­ servirà' allora fare­ tanti figli per assi­curare mano d'opera e­ pagare le pensioni. ­L'economia si potrà s­ostenere con il lavor­o automatizzato. Come­ già' avviene ad esem­pio nelle fabbriche d­i auto o di component­i elettronici. Queste­ sono tuttavia teorie­ che necessitano di c­onfrontarsi con la re­alta' pragmatica. A L­ast nana rispondo che­ oggi si vive di più'­ grazie alla tecnolog­ia di cui la medicina­ e' divenuta una comp­onente. Non sto a ric­ordare le regole igie­niche e l'antisepsi c­he tanto hanno contri­buito a combattere le­ malattie infettive. ­I vaccini hanno azzer­ato o ridotto malatti­e che in altri tempi ­dimezzavano la popola­zione come il vaiolo ­o la peste o il coler­a. Ancora nella prima­ meta' del secolo sco­rso la difterite ucci­deva nella culla o ne­ll'infanzia con il cr­up difterico, quasi a­zzerato con la vaccin­azione. Gli antibioti­ci hanno consentito l­a cura di numerose ma­lattie infettive. Fon­damentale per l'allun­gamento della vita fu­ la scoperta negli an­ni settanta di nuovi ­potenti antiipertensi­vi. Quando ero bambin­o, negli anni sessant­a, molti di coloro ch­e avevano raggiunto l­a vecchiaia erano car­diopatici o paralitic­i. "Gli ha preso un c­olpo" era una locuzio­ne molto ripetuta, e ­già' a cinquant'anni ­si era considerati an­ziani. La scoperta de­gli ace-inibitori, de­i beta bloccanti e d­ei calcio antagonisti­ ha portato una vera ­rivoluzione , ha consentito di ridurre cardiopatie e ictus, allungand­o di molto la vita. G­li scopritori sono qu­asi tutti, giustament­e, nobel della medici­na. Tuttavia la tecno­logia ha i suoi aspet­ti negativi. La sovra­ppopolazione del pian­eta e' il principale ­di questi. La massifi­cazione della vita in­ tutti i suoi aspetti­ e' un altro importan­te portato della tecn­ologia. Anche la mort­e non sfugge al proce­sso di tecnologizzazi­one e massificazione.­ La morte in casa tra­ gli affetti e la ser­enità' familiare e' s­comparsa. Il medico c­he lasciasse morire i­n casa un paziente sa­rebbe subito processa­to per malasanità'. T­utto si e' disumanizz­ato e alla serenità' ­familiare si e' sosti­tuita la fredda effic­ienza tecnica delle m­acchine. Si muore int­ubati. monitorati, is­olati dietro vetri e ­rumori di bip e lucin­e lampeggianti. Al po­sto della mano del fi­glio c'e' il freddo c­ontatto dell'ossimetr­o. Sempre più' sarà' ­così', man mano che d­iventeremo polli di a­llevamento dentro le ­megalopoli sovrappopo­late e tecnicizzate. ­Ma già' si affacciano­ nuove malattie gener­ate proprio dalla tec­nica e dalle megalopo­li. Ma di questo parl­erò' in un prossimo post

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    1. incomaemeglio.blogspot.com/2016/11/non-tutti-hanno-la-fortuna-di-morire.html

      :)

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  12. grazie Agobit e Sergio per le risposte, difatto il vecchietto ora non può più morire serenamente tra le mura domestiche. complice anche il fatto che spesso i familiari si illudano che il proprio vecchietto possa salvarsi in mano all'ospedale. allora, ovviamente ritengo che i vecchietti meritano di essere curati (e ci mancherebbe!), ma ho il dubbio che se sono ben avanti con gli anni e già sofferenti, alcuni esami clinici e cure siano troppo invasivi e nonostante gli allunghino la vita gli aggiungono ulteriori sofferenze. purtroppo l'ho sperimentato sopra mia madre, che con un cancro terminale la migliore strada sarebbero state dosi sempre più elevate di morfina (cura alla quale era stata sottoposta, ma non era possibile superare certi dosaggi per legge e così è andata incontro ad un allungamento della vita caratterizzato da un ricovero ogni tre settimana che le causava nuove e sempre più grandi sofferenze) anzichè inutili e ripetuti ricoveri ospedalieri nei quali s'è presa una brutta malattia infettiva che non ha fatto altro che accrescere i dolori che già aveva (purtroppo se avessero tentato di rimuovere il tumore sarebbe morta sotto i ferri a causa dell'età e innumerevoli altre sofferenze a cui si erano aggiunti attacchi epilettici e ictus -guardar caso senza che mai avesse sofferto di ipertensione e con colesterolo e trigliceridi paragonabili a quelli di una neonata-). purtroppo tenerla in casa avrebbe fatto andare (come dice Sergio, è vero) in galera il medico di famiglia con una pietosa accusa di omissione di soccorso per non aver avviato le pratiche di ricovero (neanche si fosse trattato di lasciare l'anziano colto da un malore senza chiamare l'ambulanza, ovviamente che l'anziano deve essere soccorso, soltanto sono poco d'accordo con l'accanimento terapeutico -no al suicidio assistito, assolutamente no- che non risolve nulla ma non solo all'anziano, ma neanche al giovane). sarà pur vero che ha vissuto sei mesi in più, ma agonizzando. gli esami invasivi potevano risparmiarseli, anche se fosse campata sei mesi di meno almeno se ne sarebbe andata più serenamente. mio padre era stato più fortunato: aneurisma cerebrale secco improvviso, dopo aver fatto i suoi giri in bicicletta (lui amava moltissimo questo mezzo di trasporto e ancora a quasi 80 anni pedalava da ciclista provetto), nove ore di come tra pronto soccorso e reparto di neurologia e se ne andò molto più serenamente di mia madre. e poi penso al caso di uno dei miei più cari amici, purtroppo mancato a soli 43 anni. era cardiopatico da una vita, ma in ospedale, dopo un ictus emorragico, s'è preso una polmonite. l'avevano messo in camera con un paziente che aveva altre malattie infettive, ma non so dire se per questo motivo l'aveva presa. poi portato in una stanza con l'aria condizionata a tutta manetta. due mesi di ospedale e decesso. per questo mi chiedo se si stava meglio quando si stava peggio, senza però mancare di considerare che l'utilità di betabloccanti e altri antiipertensivi, insieme alla migliore pulizia e igiene, siano assolutamente necessari. nella seconda metà del novecento è vero che alla vecchiaia c'erano cardiopatie e paralisi da ictus, ma all'epoca dei miei nonni, quella precedente, no (se non raramente).

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    1. "... -no al suicidio assistito, assolutamente no- ..."

      Non capisco bene sei sei contrario. Io sono socio di Exit e sono a favore, anche se ho delle riserve su tutte le procedure (dopo che il morituro ha assunto il pentobarbital arriva anche la polizia ...). Suicidio è una brutta parola: perché non parlare di congedo o addio di chi si ritiene al capolinea e non ne ha più voglia (a suo insindacabile giudizio, salvo il caso manifesto d'impossibilità d'intendere e volere).
      Penso anche che il desiderio di andarsene, congedarsi dalla vita (meglio questi termini che "farla finita") sia una questione privata e delicata che non richiede l'intervento di professionisti e estranei). L'ideale per me sarebbe un distributore automatico di pentobarbital ... Quando uno ne sente il bisogno si serve. Ovviamente non è praticabile perché i suicidi (o i "congedi") si moltiplicherebbero senza vera necessità (non è che perché qualcosa ti è andato storto adesso vuoi farla finita).
      La cosa migliore è avere un medico di fiducia che farà la cosa giusta al momento opportuno (con l'assenso dei familiari). Tranquillamente. Una volta che si finisce in una struttura ospedaliera non si è più padroni di noi stessi, decidono gli altri per noi (a dir la verità si può esigere di essere dimessi firmando un documento). La posizione intransigente della Chiesa (ma non solo) ha una spiegazione (noi apparteniamo interamente alla Chiesa, anche secondo il Nuovo Catechismo, ossia al potere, e non possiamo decidere autonomamente della nostra vita). Il nuovo corso di Bergoglio potrebbe innovare anche in questo campo, visto che ha fatto della misericordia il suo programma. E non è certo misericordioso il trattamento riservato a Welby (sia prima che dopo il decesso). Ma per la Chiesa è una questione di principio, la sua autorità si sta sgretolando e se dice di sì a tutto buona notte, può anche chiudere bottega.
      Ma penso che la "linea Veronesi" (umanità, rispetto) prima o poi s'imporrà.

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    2. innanzi tutto non sono mai appartenuta alla chiesa cattolica, sono protestante, come tale non riconosco il papato come istituzione biblica -non lo è, il Signore non lo istituì, lo istituirono gli uomini utilizzando pretestuosamente e fuori contesto un versetto biblico-, fosse Bergoglio o chiunque altro, che non è vicario di un bel niente e non è assolutamente infallibile (Gesù è infallibile, ma non il papa, che è un uomo come tutti). per questo spesso mi è capitato di chiedere, durante le partecipazioni a blog, che se per chiesa si vuole intendere la cattolica, di aggiungere il termine. le posizioni delle due confessioni poi sono in parte simili e in parte distinte. sul farla finita c'è comunque accordo perchè in entrambe le confessioni riteniamo di non essere padroni della vita, che il decidere quando morire spetta solo a Dio. ma quanto all'accanimento terapeutico ho forti riserve. se già l'anziano è sofferente e debilitato, ho delle remore riguardo agli esami clinici e alle cure troppo invasivi, che sebbene regalino qualche mese in più, aggiungono ulteriori malanni. ho già spiegato il caso di mia madre e del mio caro amico. un secolo e mezzo fa, al'anziano debilitato al quale era permesso spegnersi in casa tra le cure amorevoli dei propri cari (non nego che il ricovero possa però spesso aiutare davvero, solo che tutto questo aiuto non lo vedo affatto in qualunque dei casi), non venivano imposti trattamenti invasivi fonte di ulteriori sofferenze.
      quanto alla contraccezione (dato che il tema principale è la sovrappopolazione) c'è discordanza. parecchi rami del protestantesimo sono assolutamente a favore, non riconoscono nel matrimonio l'assoluto obbligo di figliare, ritenendo una famiglia completa anche se senza figli. si riconosce la filiazione consapevole attuata per mezzo della contraccezione (no aborto, in questo caso anche se si fosse atei non dovrebbe essere difficile capire che un esserino piccolo e indifeso non deve mica pagare il prezzo della eventuale noncuranza degli adulti, nemmeno se la gravidanza "ci scappa" -se qualcuno domanda dei casi dei paesi sottosviluppati risponderò che la contraccezione proprio non la fanno, altro che scapparci, c'è il matrimonio ad un'età vergognosamente infantile, anche agli 8 anni di età, pratica che va combattuta-). la scelta di avere figli è personale e il principio da osservare è quello secondo cui non bisogna imporre nè una nè l'altra scelta, che va lasciata alla libera responsabilità della coppia. nella mia abbiamo deciso che i tempi e i luoghi non sono adeguati perchè riteniamo che ad un figlio è necessario garantire non dico ricchezze, ma una vita dignitosa, potergli pagare gli studi, l'assicurazione sanitaria (che è parecchio costosa, non so se hai letto che vivo in Brasile) e mi sentirei, personalmente, irresponsabile nel cercare una gravidanza sapendo di non potergliela permettere perchè io stessa ho un lavoro precario e possiamo mantenerci discretamente noi due, in buona sostanza sono assolutamente convinta che un bimbo piccolo merita sicurezza e francamente mi scoccia che alcune amiche mi assillino "ma quando lo fai? e da vecchia come farai?" mentre io non critico loro anche se ne facessero cinque o sette perchè non spetta certo a me criticare.

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    3. e tornando appunto alla vecchiaia, non sto a preoccuparmi di invecchiare solo in coppia. per fortuna questo è un paese dove l'anziano può ancora andarsene serenamente a casa propria, certo, complice il sistema sanitario poco funzionante che cerca di limitare i ricoveri quanto più possibile. ma a guardar caso, qui non si invecchia (non ancora) come in Europa. finora non ho mai visto e sentito di anziani affetti da parkinson, alzheimer nè sclerosi multipla. perfino una malattia oramai comune come la celiachia non sanno cosa sia, quando gliene ho parlato hanno fatto tanto di occhi.
      questo sistema è certamente preferibile, di gran lunga, rispetto ai "congedi", che, attenzione, credenti o meno, ha un pericolo del quale tutti dovremmo convenire: cioè può diventare velocemente la scusa per disfarsi dei cari anziani, che a quanto pare al potere mediatico danno tanto fastidio, nonostante abbiano contribuito al benessere italiano per decenni spezzandosi la schiena a lavorare e senza riconoscimenti durante l'età lavorativa (ricordiamoci che hanno vissuto le due guerre mondiali e il dopoguerra, in cui non esistevano i sindacati e nemmeno un'età minima per lavorare, la maggior parte di loro non ha neanche la licenza elementare perchè invece di andare a scuola doveva portare il pane sulla tavola! Winston spero mi scuserà se continuo a pensare che sono i vecchi a portare quel poco di benessere che oramai s'è quasi estinto. e ora i media come li ringraziano? lagnandosi che ci sono troppi vecchi in Italia. attenzione, quindi. ho sentito finanche lodare i paesi africani che hanno un 60% di popolazione che ha un'età compresa tra i 15 e i 24 anni di età, guardar caso quella considerata la migliore per il mondo del lavoro

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    4. certo, ma se tutti smettono di studiare per lavorare a 15 anni quale sarà il risultato? indovinato? una popolazione di somari ignoranti, facili prede di un sistema socio-politico tutt'altro che brillante. dopotutto nei paesi africani la situazione è proprio quella, altro che esserne felici e contenti. a 24 anni nessuno si laurea in medicina, garantito. se avremo una popolazione al 60% come quella africana, composta di manovali e lavapiatti tra i 15 e i 24 anni, dopo aver dato il congedo ai cari vecchietti, cominceremo a dare il benvenuto al medioevo con tanto di servitù della gleba, con garanzia assicurata

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    5. nana: "morfina [...] non era possibile superare certi dosaggi per legge"

      Conosco il problema, perché anche un mio zio finì nello stesso tritacarne. Non posso però esimermi dal notare che la morfina è uno tra i più potenti (anche se potenzialmente letali) antidolorifici, e che esiste un fiorente e facilmente accessibile mercato "parallelo" di sostanze "alternative", solitamente destinate a forme idiote e autolesioniste di "intrattenimento", che in certe situazioni può essere d'aiuto (magari un po' costoso ma, tant'è, per un breve periodo di riesce a tollerarlo). Del resto, quando non era disponibile la farina "ufficiale" quanti si facevano problemi a ricorrere alla "borsa nera" se potevano permetterselo?

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    6. "certo, ma se tutti smettono di studiare per lavorare a 15 anni quale sarà il risultato? indovinato? una popolazione di somari ignoranti, facili prede di un sistema socio-politico tutt'altro che brillante. dopotutto nei paesi africani la situazione è proprio quella, altro che esserne felici e contenti."


      Ok, se il troppo stroppia, il troppo poco non e' che vada per forza meglio (anche perche' sempre di troppo si tratta!), ma mettiamoci d'accordo con noi stessi: cosi' sembra che l'istruzione istituzionale ci vada bene solo quando non imponga a noi nuovi continui diplomi obbligatori, o nuovi regimi sempre piu' severamente regolamentati, con esami patentini e tutto, ad esempio per l'autorizzazione ad usare il "rame". :)

      Cioe' ci vada bene solo quando siamo noi a comminare esami e patentini agli altri.
      Non funziona cosi', e come funziona ce l'abbiamo davanti agli occhi.

      Questo e' un po' uno dei problemi di oggi secondo me: che vogliamo tutto "ma anche" il contrario di tutto, oppure, detta diversamente, che quando vogliamo una cosa non pensiamo che essa si porta dietro necessariamente alcune conseguenze indesiderate che non possiamo che accettare, se quella cosa vogliamo veramente.

      Se vogliamo un sistema istituzionale generalizzato di istruzione permanente, cio' implica che tutti alla fine dovremo per forza essere sia docenti, che discenti (vedi i corsi che adesso i professionisti sono obbligati a seguire annualmente pena la perdita del "timbro profesionale" - ne conosco un sacco che li fanno "online": consistono nel cliccare ogni 10 minuti su una casella che dimostra che c'e' qualcuno, anche il gatto, davanti al computer sul quale il corso sta scorrendo: lo fanno tutti, lo sanno tutti, e tutti fanno finta di niente: omerta' professionale).

      Se vogliamo fare continuamente esami agli altri, poiche' la faccenda e' circolare, dovremo sopportatre che altri facciano continuamente esami a noi, col risultato finale che ci sia proibito di fare alcunche' se non dotati dell'apposito "certificato che certifica".

      Il rifiuto di questa realta', estendibile anche a moltissimi altri campi, e' uno dei tratti distintivi della nostra epoca, se non il tratto distintivo.

      Ditemi voi cos'e' questa cosa, puro esempio di demenzialita' europea, se non il risultato perverso di un sistema di istruzione e relativa certificazione ormai completamente autoreferenziale:

      https://ec.europa.eu/jrc/en/publication/eur-scientific-and-technical-research-reports/development-eu-ecolabel-and-gpp-criteria-flushing-toilets-and-urinals-technical-report

      En passant, e' gia da un pezzo che le aziende a contatto con la realta', cioe' quelle che falliscono miseramente se sbagliano ad interpretarne i segni, preferiscono ormai assumere, spesso, persone con un'istruzione che provenga da esperienza sul campo e non da istruzione formale: si sono accorti che quelli che escono con dieci diplomi e dottorati, specie in economia e organizzazione aziendale, spesso non sanno fare nulla e sono disastrosi per l'azienda, dopo un po' la fanno chiudere. Attorno a casa mia e' pieno di esempi del genere... e l'italia stessa nel suo insieme ne e' un esempio, per non dire dell'europa come istituzione.

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  13. ops, la migliore strada sarebbe stata, m'è sfuggito un errore sintattico (imperdonabile, sono un'insegnante, anche se di lingue straniere e lavorando in Brasile). e del Brasile appunto parlando, lo Stato di Rio de Janeiro in primis, sta scopiazzando alla grande dall'Italia tirando fuori le stesse banalissime scuse (ci si deve aggiornare che i tempi cambiano) sicuramente anch'esse abbondantemente scopiazzate. sapete che ora anche qui per insegnare alle elementari serve la laurea? in pedagogia, però. ma insegnamento elementare a parte, che con qualche sforzo ad una formazione necessariamente più ampia, forse, si può ancora credere, mi sembra evidente la volontà di non fare entrare le persone nel mondo del lavoro. perchè siamo troppi e non c'è più posto e l'alternativa (dividere) non piace perchè farebbe abbassare il tenore di vita delle classi elitarie. per cui, Winston, continuo a credere all'ipotesi di mio padre, che di economia se ne intendeva. quello che hai aggiunto è vero, ma è compatibile con l'ipotesi secondo la quale le classi elitarie vogliono tenere tutto per sè. altrimenti come giustifichi nepotismo e clientelismo in Italia? dico in Italia perchè il Brasile, dove il nepotismo è stato abbattuto, il motivo è proprio la copioneria da un paese che in buona fede credono chic e avanzato. i brasiliani credono ancora che l'Italia sia la Mecca delle opportunità, dove le leggi sono azzeccate, per loro essere italiano equivale ad essere un personaggio di lusso. e ora la conseguenza è la seguente: per accedere agli stessi impieghi per cui fino a vent'anni fa erano sufficienti i tre anni di scuola secondaria (sistema scolastico completamente diverso da quello italiano), oggi ci va il doutorado (non traduco perchè non si tratta del dottorato italiano, quello è il mestrado, che non il master nè la specializzazione, il portoghese è zeppo di sostantivi falsi amici!) che dura 4 anni e si frequenta dopo 2 di mestrado. insomma, si tratta di 6 anni di studi in cui è necessario mantenersi senza lavorare(con il costo della vita elevatissimo, capirete, qua c'è un'inflazione che galoppa a mille ed è come spendere in euro guadagnando in pesos argentini -ok, la moneta qui è il real, ma lo stipendio minimo di 800 reais equivale a guadagnare in peso argentino, una moneta 3-5 volte più debole, se si considera che la sola assicurazione sanitaria costa centinaia di reais ogni mese -qua è come negli States, si non si fa l'assicurazione sanitaria sono guai, pensare che un mese in rianimazione dopo un eventuale incidente automobilistico costa 150.000 reais per chi non è assicurato e non trova posto in un ospedale pubblico). e come fa un padre o una madre di famiglia a mantenersi 6 anni, spendendo cifre importanti per libri e viaggi (il mestrado e il doutorado sono a frequenza obbligatoria, a seconda della materia da lunedì a sabato e le università per frequentarlo sono poche e bisogna spostarsi) senza portare un soldo a casa? vero è che ci sono le borse di studio, ma per chi non appartiene ad una delle poche famiglie elitarie è comunque complicato. anche se borsista, trascurare la famiglia per 6 anni (sempre che in corso d'opera non venga richiesta l'ulteriore qualifica del posdoutorado, che non so dire quanti altri anni di studi, viaggi e spese siano. per non parlare del fatto che gli organi statali possono revocare ad nutum la borsa di studio e lo studente si trova da un giorno all'altro scoperto e nell'impossibilità di continuare, avendo buttato, dunque, anni inutilmente. la gratuità qui è garantita fino alla laurea ultimata, che fino a 7 anni fa, cioè quando mi ero sposata, era un titolo di tutto riguardo.

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  14. insomma, sono cicli di studi che solo il figlio di una famiglia agiata può permettersi. quello che semmai ancora salva il Brasile è l'essere una repubblica federale, dove ogni Stato gode di autonomia propria e dunque basta spostarsi in un territorio sottosviluppato dove essendo scoperte quasi tutte le aree lavorative che non siano quelle relative ai braccianti nell'agricoltura, non fanno certo storie per assumere un laureato che non ha altre qualifiche oltre alla laurea, che per loro è come la manna dal cielo. a Rio, S. Paulo e Brasilia di laureati ce n'è troppi, anche se curiosamente parecchi della mia generazione (anni settanta e ottanta) sono analfabeti o semianalfabeti. ma chi è nato negli anni 90, almeno nelle tre regioni sviluppate indicate, tende ad essere laureato. il che comunque non ne fa automaticamente un disoccupato, ma senza mestrado e doutorado può lavorare solo a stipendi minimi, che in queste regioni non permettono una vita esattamente dignitosa con l'inflazione attuale (7 anni fa con lo stipendio minimo si viveva).
    la seconda scappatoia, comunque, a questo sistema, è lo scegliere un'area che anzichè mestrado e doutorado preveda le specializzazioni brevi, che durano da pochi mesi ad un anno e mezzo, completamente a distanza e con conseguenze abbattimento di costi. il che permette di studiare continuando a lavorare e spendendo poco.

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  15. per Sergio: l'asilo nido è un discorso a parte, mi riferivo alla scuola materna, cioè aperta ai bimbi dai 3 ai 5 anni, il nido serve per i piccolissimi fino a 3. mi rincuora che comunque la mia critica alla corsa agli aggiornamenti, che a parte le aree già indicate, la vedo come la scusa per impedire l'ingresso nel mondo del lavoro, sia stata bene accolta. per secoli i nostri antenati hanno vissuto con insegnanti di scuola da istituto magistrale, con postini dalla quinta elementare, dirigenti comunali dalla terza media e semplici impiegati e uscieri (qualifica che ora è stata eliminata) con la licenza elementare e ancor meno. stranamente però si vedono extracomunitari, con qualifiche del loro paese di origine che per ovvie ragioni non possono convalidare (sistema politico-giuridico completamente diverso, aree extra-eu) occupare finanche posti di prestigio nelle amministrazione. la moglie di un mio lontano parente che vive in Italia, che è marocchina, riesce a fare l'interprete (ok, dicono che a causa del flusso continuo di migranti c'è bisogno di persona già inserite nella società affinchè comunichino correttamente, ma se una persona italiana, che caso mai conoscesse comunque una lingua straniera senza però la laurea apposita -ma di italiani che si laureano in lingue extraeuropee ce ne sono- al momento di esercitare la professione si beccherebbe la denuncia per esercizio abusivo. ora, questo post non intende certo essere un'incitazione all'antipatia verso gli stranieri con titoli non convalidabili (è il sistema che a loro permette di lavorare senza qualifiche convalidate), ma unicamente una critica al sistema che tira fuori scuse banali foriere di disoccupazione. così come gli stranieri extra-eu possono lavorare senza incorrere nell'esercizio abusivo, altrettanto dovrebbe essere permesso agli italiani che hanno conoscenza di una materia, ma che per svariate ragioni non hanno potuto prendersi il "pezzo di carta". e con l'altrettanto scusante dei permessi, permessini, concessioni e diavolerie varie nemmeno ci si può mettere più in proprio

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  16. @Last nana's. Sono stato in Brasile 30 anni fa. C'erano molte differenze tra ricchi e la massa di poveri, un'alta inflazione (la moneta era il cruzeiro), derelitti nelle favelas, e i vecchi erano pochi perché credo che la vita media fosse bassa. Questo spiega la bassa incidenza di Parkinson, Alzhhaimer, ecc. Per quanto riguarda la celiachia, è solo da pochi anni che la malattia è ben conosciuta, specialmente nelle forme lievi e medie, e si sono sviluppati test diagnostici adeguati. La bassa incidenza è quindi dovuta più a mancata diagnosi, che a reale bassa incidenza. La criminalità comune era alta, e la polizia aveva metodi abbastanza diretti e a volte violenti. Il mio ricordo complessivo del Brasile è quello di un paese vivo, giovane, con molte contraddizioni e con aspetti estremi (ricchezza e povertà, divertimento e tragedia...)

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    1. "Il mio ricordo complessivo del Brasile è quello di un paese vivo, giovane ..."

      Stefan Zweig vedeva addirittura nel Brasile il futuro dell'umanità ... Vi era emigrato nel 1942 e si sarebbe suicidato poco dopo (era depresso per l'andamento della guerra in Europa). Certo quel paese gli piacque, ma io direi scambiò lucciole per lanterne (sia detto con indulgenza e compresione perché apprezzo Zweig).

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    2. Sergio, non sapendo chi fosse questo Zweig ho fatto la solita "ricerchina" su Wikipedia, dove ho trovato questo incipit (sintetizzo):

      "Stefan Zweig nacque da un'agiata famiglia ebraica, figlio d'un industriale e della sua consorte, nata da una famiglia di proprietari di banca. La sua gioventù fu influenzata dalla sicurezza economica della famiglia"

      Insomma, una specie di Lapo Elkann dei suoi tempi. Quando giri il mondo col portafogli gonfio è facile provare entusiasmo praticamente per ogni luogo. Basta poter spendere senza remore e anche l'inferno diventa un resort di lusso. La sua opinione non ha rilevanza perché viziata da un punto d'osservazione fuorviante.

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    3. Caro MrKeySmasher,

      accidenti, non sai o non sapevi chi fosse Stefan Zweig! E vedo che Wikipedia non ti ha informato bene se poi tranci un tale giudizio su di lui - che assolutamente non merita. Certo era di "buona" famiglia, cioè agiata, ed è stato in più un autore di successo con le sue biografie sui grandi della storia facendo sicuramente molti soldi (Musil lo disprezzava e anche il nostro buon Claudio Magris, germanista, lo considera un autore di secondo rango). Ma ha vissuto tempi infernali emigrando da una parte all'altra (era poliglotta e parlava a meraviglia anche italiano e portoghese). Recentemente ho riletto dopo cinquant'anni il suo "Il mondo di ieri", opera biografica e postuma e di nuovo mi ha colpito - al contrario di don Magris, insopportabile col suo moralismo).
      Il Brasile deve essere apparso a Zweig esotico e prefigurava per lui un mondo nuovo, mentre l'altro, il suo, era ormai vittima della barbarie nazista (nel '42 non aveva più speranze, perciò anche il suicidio).
      Comunque la non conoscenza di Zweig per le nuove generazioni la capisco. Già Leopardi osservava ai suoi tempi che c'erano più autori che lettori. Oggi poi con l'esplosione demografica (e dàlli!) gli autori sono infinitamente di più, è impossibile conoscerli tutti. Oggi tutti scrivono libri (a parte me). Ma qual è il senso della letteratura - oggi?

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    4. caro Agobit, il Brasile è a tutt'ora un paese contraddittorio, ma oggi comunque esistono anche la classe media e la medio-bassa grazie agli interventi del presidente Lula, checchè qua se ne lamentino. il lavoro se non altro non manca. il divertimento poi sta alla base, è un punto fermo culturale, se togli le feste ai brasiliani è come condannarli alla pena capitale. purtroppo però le feste non sono gratis...

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    5. "il divertimento poi sta alla base"

      Piu' che altro chi ci ha vissuto e che conosco mi ha riferito che la sfrenatezza sessuale li' normale, per i nostri standard e' addirittura inconcepibile, tanto da poter essere definita, appunto, sfrenatezza. Lo stesso per gli standard di altri paesi del sudamerica, tipo l'argentina.

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    6. Lo stesso per la corruzione: tanto che l'italia e' un paese rigidamente calvinista e onestissimo, al confronto. Qualcuno ne informi gabanelli, boldrini, bindi, travaglio e santoro.

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    7. per divertimento intendevo anche solo comunissimi churrascos a tutta forza, feste di compleanno con tanto di affitto salone, inservienti, tecnici del suono, addobbi...feste costose, ma pulite. ovvio, ci sono anche quelle immorali, ma non è il caso di tutte. qua la popolazione è divisa, grosso modo in due: chi frequenta una chiesa evangelico-protestante/feste pulite senza immoralità, per quanto frequenti e a volte costose e chi vive unicamente per sballarsi (molti però hanno abbandonato questo stile di vita che appunto comprende la sfrenatezza sessuale, per passare al primo, insomma, o santità o diavoleria), allora in quest'ultimo caso finisce letteralmente sotto i ponti, squagliandosi lo stipendio tra una birra e l'altra.
      una festa che comunque fa parte della cultura di buona parte del Mercosul, assolutamente pulita, anche se molto costosa, è il compleanno dei 15 anni di ogni ragazza. 15 anni sono considerati una tappa importantissima (nel Mercosul, tra l'altro, è quella l'età in cui fino a poco fa, spesso ci si sposava) e si festeggiano con una celebrazione simile ad una festa di nozze (la ragazza indossa anche un abito da sposa con tanto di accessori). è bellissima da vedere, ma intendevo solo che purtroppo pesa sul bilancio familiare.

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    8. Argentina: ho i parenti che ci vivono e infatti la cultura ha somiglianze con il Brasile (entrambi fanno parte del Mercosul, anzi ne sono i paesi principali, la festa dei 15 anni è identica e i churrascos si chiamano asados). ma volevi dire che lo standard argentino è simile a quello italiano? ho vissuto (anche se per poco) anche in Argentina (dove spero di trasferirmi ulteriormente in futuro) e ho notato che le differenze culturali sono poche (ma in Argentina mi sembra che lo stile di vita sia meno caro rispetto al Brasile e poi in questo momento la situazione socio-politica funziona meglio, quanto al lavoro i due paesi sono più o meno equiparati, in entrambi c'è attualmente molto lavoro per gli insegnanti in Brasile anche per i medici e gli infermieri-).

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    9. l'italia e' un paese rigidamente calvinista e onestissimo, al confronto? stai scherzando? spero. vivendoci posso dire che attualmente l'Italia socio-politicamente è il Brasile alla decima potenza. nella città italiana in cui vivevo, e non sto scherzando, anche solo per trovare lavoro come uomo delle pulizie dovevi conoscere un politico. come uomo delle pulizie! qua i concorsi pubblici non sono truccati, qualunque povero in canna che decida di impegnarsi ce la fa. ovvio,come sarà tra dieci anni non te lo so dire, ma attualmente è così. la raccomandazione per lavorare funziona solo nel settore privato, ma non nel pubblico. e in ogni caso con tutte le difficoltà del privato è comunque, almeno per ora, abbastanza facile conoscere un politico che aiuti (qua non è obbligatorio essere figlio d'arte per guadagnarti delle conoscenze importanti). in ogni caso il Brasile è un paese continentale e dunque gli stessi pregi e difetti in uno Stato possono mancare in un altro. ad es. a S. Paulo, Santa Catarina e ancora altrove la sanità pubblica funziona meglio che in Italia. nella baixada di Rio de Janeiro è pessima. il nord-est poi è perfino un caso a sè stante, al punto che c'era chi volesse buttar fuori dal Brasile quella regione...

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  17. i poveri ci sono ma c'è povero e povero. c'è il salariato che vuole progredire e allora con mille sacrifici studia, si laurea (laurea tecnica, che non esige mestrado e doutorado) e con i suoi meriti entra nella classe media, ma purtroppo c'è quello che si squaglia lo stipendio letteralmente in birreria. ma c'è festa e festa. c'è il churrasco di tutto rispetto con la famiglia e gli amici e c'è purtroppo il comportamento di cui sopra, che ovviamente genera ulteriore povertà

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  18. quote: "Oggi tutti scrivono libri (a parte me). Ma qual è il senso della letteratura - oggi?"
    anche se parecchi autori non lo dicono, uno dei motivi è avere pane sulla tavola, senza però escludere in parecchi scrittori in erba anche la vena artistica. dopotutto lo scrivere per sbarcare il lunario non deve per forza implicare la mancanza di talento, anche se non tutti quelli che si improvvisano scrittori/poeti l'hanno. e lo stesso discorso logico vale anche all'incontrario, cioè per chi scrive unicamente per amore alla scrittura. ma quest'ultima categoria è generalmente composta dai grandi nomi della letteratura, non solo antica, ma anche recente. comunque i grandi nomi attuali non hanno affatto bisogno di scrivere per campare, gli è bastato essere anglosassoni per farsi una grande fama vendendo milioni di copie. guarda solo quell'obbrobrio recente di After di Anna Todd (tranquilli, non ho comprato quella spazzatura, ho solo visto le recensioni online, leggendo perfino che alcuni critici hanno fatto rivoltare nella tomba Tolstoy, Flaubert e Jane Austen, paragonando quello squallore alle loro grandi opere).
    quanto al senso della letteratura, la risposta dovrebbe essere allargare la propria cultura e riuscire a trovare un buon lavoro. certamente, perchè chiunque dica che alla cultura basta essere fine a se stessa e che bisogna scrivere per amore, c'è da rispondere senza peli sulla lingua che a stomaco vuoto non si campa di sentimentalismo. e oramai in Italia c'è la fame, inutile ignorarlo. è anche vero che ai nostri giorni sono nati generi letterari che nemmeno si possono chiamare letteratura, che non promuovono cultura alcuna e anzi sono proprio fatti per rincretinire stile panem et circenses. mi riferisco a Harry Potter e compagnia che purtroppo hanno fatto storia, ma in che cosa migliorano l'intelletto? genere fantasy ripieno di zombie. per chiunque poi fosse credente (non importa se cattolico, protestante oppure ortodosso) è pure spazzatura satanica. basta guardare come crescono i giovani d'oggi, che non s'ispirano più a grandi opere del realismo in stile Balzac, che non leggono le biografie storiche e non sanno neppure cosa sia l'Iliade di Omero o la Divina Commedia. l'Italia è in stato deplorevole. ma guardar caso, questa "nuova letteratura" viene ovviamente dal mondo anglosassone al quale si pubblica di tutto.

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  19. stranamente poi, con l'esplosione demografica dovrebbero aumentare proporzionalmente anche i lettori, però con il tasso di disoccupazione che c'è in Italia oramai i libri, così come tutto quello che non è genere di prima necessità, conta zero. quanto al Brasile, invece, ha abitanti la cui fama è quella di non aver l'abitudine di leggere, pur senza far di tutta l'erba un fascio. chi non smette mai di leggere, fossero pure sciocchezze, pare che siano gli americani, che comprano di tutto e di più. altrimenti come farebbero le saghe degli zombie a fatturare miliardi di dollari?

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  20. (continua - il discorso sulla letteratura)

    È noto che gli Italiani non leggono - né libri né giornali (tutti sovvenzionati e sull'orlo del fallimento). I giornali inglesi (almeno alcuni, forse i più triviali) stampano milioni di copie!
    I classici sono un po' in crisi ovunque, gli antiquari chiudono (non ci sono più acquirenti). In libreria non trovi più i classici, devono farli venire. In compenso ci trovi montagne di libri di autori che non conosco, né m'importa conoscere, anche se vedo che molti scrivono bene. Ma da un lato non si può leggere tutto, dall'altro tutti questi libri non sono assolutamente necessari - per conoscere, vivere bene. La gente compra i libri di cui si parla o si leggono recensioni - per curiosità, per essere à la page, per divertirsi, per passatempo. Stiamo perdendo - o l'abbiamo già perso - il contatto con la tradizione. Ma l'interesse per i classici, per la tradizione dovrebbe essere la scuola a suscitarlo. Ma ai giovani non interessano i classici, piuttosto l'ultima versione dello smartphone. Perciò avevo posto la domanda: che senso ha la letteratura - oggi? Le grandi narrazioni del passato (Omero, la Bibbia, Dante, Manzoni ecc.) servono ancora? Ho dei dubbi. Non è un caso che le cosiddette scienze umane sono in crisi (secondo me tante facoltà si potrebbero anche tranquillamente chiudere - si scrivono centinaia di migliaia di tesi che non interessano nessuno, solo chi le scrive e (forse) il relatore). Un professore di filosofia e letterato, Vittorio Saltini, diceva che bisogna leggere libri contemporanei, moderni, che sono lo specchio dei nostri tempi e in cui possiamo riconoscerci (però lui legge soprattutto i russi dell'Ottocento). Fra parentesi Saltini aveva un debole per "Grande sertão" di Guimarães Rosa. L'ho letto e l'ho trovato un gran casino. Però c'è una frase bellissima in questo romanzo quasi illeggibile (o per lo meno di difficile lettura): "Il guado della vita è l'allegria." Dice uno dei banditi analfabeti del romanzo.
    "Grande sertão": "Un capolavoro della letteratura universale. Uno scrittore in cui la critica ha indicato l'Omero, il Virgilio, il Cervantes, il Joice brasiliano e che a vent'anni dalla morte [die Guimarães Rosa] appare il più grande dell'America latina e tra i maggiori del secolo." (c'è scritto sulla fascetta del libro - un'esagerazione: chi conosce Guimarães Rosa e il suo Sertão? Nessuno).

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  21. ma guarda, eppure le notizie raccontano che l'italiano medio leggerebbe 7 libri all'anno. ma forse non hanno considerato che mica sono i classici che leggono, ma vagonate di harry potter. con grande vergogna, persino qualche studente universitario, almeno ai miei tempi della prima laurea, leggeva harry potter (che cultura, specie per uno studente che dica di volersi preparare per concorsi pubblici del livello del notariato, una vergogna avere nella biblioteca personale harry potter accanto al trattato del Bianca.però tant'è. lo smartphone poi non deve essere una scusa per non leggere perchè le applicazioni apposite, come play store per android, ma anche amazon e altri, forniscono classici gratuiti in e-book, anche in lingua originale. e così che ho ottenuto una copia in regalo di Orgoglio e Pregiudizio in inglese e una del mio amato Il fu Mattia Pascal. play store fa scaricare anche la Bibbia gratuitamente (anche se in controtendenza con le altre letture, in cui spesso mi affido agli e-libri, preferisco leggerla in cartaceo -ora come ora la leggo pure in portoghese -in versione NIV, che non sono però sicura di trovare in e-book, perchè vivo in Brasile e la fluenza nella lingua per me è indispensabile, anche se sono insegnante di spagnolo e inglese).
    Le facoltà di lettere spero non chiudano, non so se sai, ma ora sono le lauree che danno più lavoro in Italia, forse addirittura le uniche. il fatto che ai giovani interessi la spazzatura non manda in crisi la docenza perchè c'è sovrappopolazione, la quale, in controtendenza al collasso generale dei paesi dove non c'è più un posto di lavoro, per gli insegnanti (almeno di elementari e medie) è, anche se solo per il momento, un porto sicuro per mantenere l'impiego. Sovrappopoazione significa infatti anche classi di elementari e medie superzeppe, servono allora nuovi insegnanti...nella speranza che comuni, regioni e Stato continuino a versargli lo stipendio puntualmente ogni mese.
    pensa poi che gli unici concorsi (o quasi) che ultimamente sono usciti in Italia sono proprio quelli in ambito scolare. meglio non desiderare le chiusura di ulteriori nobili istituzioni, il risultato sarebbe solo ulteriore disoccupazione, ulteriore disperazione, povertà e declino. non credo proprio che avere un'altra fetta di popolazione a cui manchi il pane quotidiano (a Torino, ho letto che con questa crisi oscena ci sono bambini che non riescono ad ottenere un pasto decente nel giro di tre giorni) sia meglio di tenere in piedi forzatamente un'istituzione agonizzante. agli insegnanti sta lo stimolare alla lettura dei capolavori gli studenti, ma purtroppo il potere mediatico è quello che colpisce al cuore i giovani. e i media esaltano troppa immondizia, si sa.

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