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domenica 21 settembre 2014

Verso gli 11 miliardi a fine secolo

Come previsto e denunciato più volte su questo blog le fandonie su una prossima stabilizzazione della popolazione mondiale sono appunto fandonie. Sul Corriere di oggi un articolo riporta le nuove stime dei demografi dell'Università di Washington: si parla di undici miliardi di esemplari di Homo per il 2100.Gli effetti su cui scommettevano molti demografi, e cioè la riduzione della natalità in molte aree del pianeta e le politiche di controllo demografico auspicate in Africa e Asia, non si sono verificate e non mostrano il minimo segno di verificarsi in futuro. Tutt'altro, la natalità si mantiene alta in queste aree e addirittura aumenta anche in aree di crisi (come in medio oriente) in cui guerre e carestie facevano in teoria prevedere una riduzione. 11 miliardi (ma alcuni prevedono anche di più) nel 2100, cioè in meno di un secolo, è una previsione impressionante e carica di conseguenze. Ricordo che oggi siamo 7,2 miliardi. Si tratta di una catastrofe inimmaginabile, in quanto l'esplosione demografica di ulteriori 4 miliardi in meno di un secolo significa l'incremento esponenziale di guerre, carestie, esaurimento di risorse fondamentali, povertà, migrazioni di massa, inurbamento massiccio e caotico con megalopoli sovrappopolate e violente, il definitivo collasso climatico con il surriscaldamento dell'atmosfera per effetto delle emissioni di Co2 connesse alla attività e alla sussistenza stessa di tanti miliardi di persone. Purtroppo né i governi nazionali, né le istituzioni internazionali, mostrano di allarmarsi per questi dati, e il pianeta corre verso la distruzione nella completa indifferenza di coloro che dovrebbero provvedere. Da noi in Italia anzi alcune anime belle (si tratta in realtà di emeriti imbecilli) si preoccupano per i dati che indicherebbero una bassa natalità della popolazione autoctona e predicano maggiore accoglienza verso le massicce immigrazioni in atto, fonte di ulteriori distruzioni di verde e di paesaggio, di cementificazione e inquinamento per questo disgraziato paese. Riporto l'articolo sul Corriere di oggi:
Anno 2100: sulla Terra saremo 11 miliardi (ben oltre le previsioni) Lo sostengono le stime di un team internazionale guidato dai ricercatori dall’Università di Washington: torna in auge il problema della sussistenza di Emanuela Di Pasqua Fra circa 85 anni le persone che popoleranno il pianeta molto probabilmente raggiungeranno gli undici miliardi, smentendo le previsioni recenti che parlavano di una crescita molto più contenuta. È certo che la quasi totalità di chi legge questo articolo non vedrà, purtroppo o per fortuna, questo scenario, ma alla luce di questi ultimi dati tornano in auge le teorie malthusiane che vedevano nel divario tra crescita demografica e risorse per la sussistenza della popolazione uno dei grandi problemi che l’umanità si sarebbe trovata ad affrontare. Precedenti stime Era da circa un ventennio che gli esperti in demografia erano Si credeva che la curva demografica si sarebbe stabilizzata concordi nel sostenere che entro il 2050 da circa sette miliardi gli abitanti del mondo sarebbero lievitati fino a nove miliardi per poi stabilizzarsi e addirittura inaugurare una curva in leggera discesa. Non per niente l’attenzione sulle politiche demografiche era calata notevolmente. E invece l’ultimo report a questo riguardo, che si avvale di metodi statistici molto sofisticati, parla del 70 per cento di possibilità che nel 2100 la popolazione globale sfiori gli undici miliardi. Con svariate implicazioni, la maggior parte delle quali drammatiche. Le preoccupazioni La cifra è spaventosa e lo studio, guidato dal professore di statistica e sociologia Adrian Raftery, pone inquietanti interrogativi su temi come la fame nel mondo, l’inquinamento, le guerre e le tensioni sociali, le risorse, l’assistenza sanitaria. La La crescita più elevata riguarderà l’Africa Sub sahariana crescita più rapida riguarderà l’Africa sub-sahariana, che secondo gli esperti passerà dal miliardo di abitanti attuale a una popolazione oscillante tra i 3,5 e i 5 miliardi di persone. In Nigeria si stima che gli abitanti passeranno dai 200 milioni ai 900 milioni nel 2100, con una media di sei figli per ogni donna, e altrettanto preoccupanti sono le stime per quanto riguarda tutta l’Africa, a causa dell’altissimo tasso di natalità. Attenzione calante Dagli inizi degli anni Ottanta in realtà il tasso di natalità aveva registrato un’inversione di tendenza anche in alcuni Paesi africani, ma poi la curva di discesa si è stabilizzata. Oggi il trend globale denuncia un problema sempre attuale mentre gli esperti sottolineano la necessità di un energico controllo delle nascite, ribadendo che all’origine di molti problemi dell’umanità c’è proprio la sovrappopolazione del mondo: «La crescita demografica esponenziale e i problemi correlati - secondo Simon Ross (dirigente di un think tank che si occupa di crescita demografica) - devono tornare al centro del dibattito internazionale dopo anni in cui erano diventatati marginali». Le politiche di controllo della popolazione devono rinvigorirsi e l’attenzione non può né deve spegnersi, secondo Raftery e i suoi colleghi. Anche se lo studio parla in verità di una crescita molto variabile, a un tasso oscillante tra il 45 e il 70 per cento. Un problema anche culturale Il problema è sia di tipo informativo, non essendo condivisa né sufficientemente conosciuta la contraccezione, che di tipo culturale: in una nazione come la Nigeria dove il 28 per cento delle ragazze non porta a compimento l’istruzione primaria, il mito della famiglia numerosa è naturale, anche perché il ruolo femminile spesso si esaurisce in quello materno. Esiste un legame inversamente proporzionale tra tasso di istruzione femminile e numero di figli, come dimostrano i numeri del Ghana che parlano di una media di 5,7 figli per le donne senza istruzione che scende a 3,2 per la popolazione femminile con istruzione secondaria e a 1,5 per le donne laureate. Gli esperti però pongono l’accento su un controllo delle nascite consapevole, poiché le politiche demografiche non possono guardare solo al numero della prole, ma devono sensibilizzare sull’esistenza o meno di condizioni necessarie a provvedere ai figli in termini di istruzione e salute. Non è un pianeta per vecchi In questa nuovo scenario delineato ha un ruolo cruciale Saremo sempre più longevi: un altro problema da risolvere anche l’Aids, che inizialmente si pensava avrebbe avuto un impatto ancora più drammatico sulla popolazione. Oggi un paziente che può avere accesso alle cure ha un’aspettativa di vita mediamente di dieci anni inferiore a una persona sana, traguardo che comunque non si pensava di poter toccare solo qualche anno fa. Infine tra i tanti timori di questo mondo sovraffollato che ci aspetta (e più che altro aspetta i nostri figli o nipoti) c’è l’invecchiamento della popolazione, che toccherà anche nazioni attualmente molto giovani come il Brasile. Quell’esercito di anziani che abiterà la Terra avrà bisogno di cure, di pensione e di assistenza, imponendo un ripensamento delle politiche governative e della società. E nonostante l’ottimismo della cosiddetta bio-demografia, la longevità porrà ulteriori problemi di non facile soluzione.

55 commenti:

  1. Caro agobit,

    devo smentirti o meglio comunicarti le "ultimissime" lette due o tre giorni fa sui giornali svizzeri: a fine secolo saremo non 11, ma ben 12,3 miliardi. Non mi sembra una differenza da poco. Certo tutte queste proiezioni sono da prendere un po' con le pinze - non sono cose certe al 100%, ci sono sempre gli imprevisti. Tuttavia qualche probabilità di realizzarsi c'è l'hanno eccome. E mi viene in mente Sartori che diceva (tanti tanti anni fa): col cavolo che l'incremento demografico rallenterà o persino si fermerà SE NON S'INTERVIENE SUBITO, SE NON FACCIAMO QUALCOSA SUBITO. Invece non si è fatto un bel niente, anzi il tema dell'esplosione demografica è stato praticamente e completamente rimosso. Non se ne parla più, una pietra tombale sopra questo argomento. I Verdi svizzeri hanno dichiarato un mese fa che l'esplosione demografica non avrà luogo, che ce la possiamo dimenticare (ce l'hanno a morte con noi di Ecopop e sulla nostra iniziativa su cui si voterà il 30 novembre, dicono che siamo - e te pareva! - razzisti e offendiamo la dignità dell'uomo). I governi sono concentratissimi sulla crescita economica. E mentre tappi un buco, se ne apre un altro. Voglio vedere come sarà possibile riassorbire la spaventosa disoccupazione giovanile NELL'UNIONE EUROPEA che voleva abolire la disoccupazione entro il 2010 !!! Non parliamo poi di come vanno le cose altrove, per es. a Gaza.

    Perciò mi ha irritato parecchio l'entusiasmo e l'ottimismo di Pulvirenti. Se vai al CERN di Ginevra trovi centinaia di ricercatori entusiasti: per loro la vita è bella, anzi bellissima (hanno ricerca entusiasmante, anche un bel reddito, prospettive di carriera ecc. ...).

    Altro che pensare ad innaffiare il Sahara ... Però anche il mio carissimo teologo ex cattolico Drewermann aveva avanzato questa ipotesi. Lo stesso Drewermann che aveva calcolato in circa 1,5 miliardi la popolazione ideale per il pianeta (come grande zoofilo pensava anche ai nostri amici non umani, che hanno anche loro il diritto ai loro spazi - mentre noi riteniamo inopportuna e ormai insostenibile la presenza di quattro orsi e lupi).

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  2. L'ottimismo di Pulvirenti?!!!!!!
    Io dico che tra meno di 15 anni collassa la società e che quindi scordatevi il 2100 con 1x Miliardi di persone... e lo chiami ottimismo?!!!
    Mettiamo in chiaro una cosa...
    Se non troviamo una fonte energetica (abbondante, pulita, economica) la società collassa in pochissimo tempo!

    Quando poi dite che la popolazione arriverà a 11 o 12 miliardi, state dicendo che:
    quando sarà a 9 miliardi non avremo granché di problemi, in quanto continueremo a crescere..
    arriviamo a 10 miliardi e non abbiamo problemi grossi...
    arriviamo a 11 miliardi o 12 miliardi e inspiegabilmente solo adesso dovrebbero iniziare i problemi?

    I combustibili fossili anche se si utilizzassero senza nessuna limitazione non saranno sufficienti per 11 miliardi di persone nel 2100.
    Queste sono proiezioni che non tengono conto dei limiti energetici.

    Siccome la scienza è pure su un binario sbagliato della Ricerca, penso che non la troveranno in meno di 15 anni!!
    Ecco perché mi sono messo a fare Ricerca. Non mi illudo di riuscirci, ma so che solo la Ricerca potrà salvarci.

    Per quanto riguarda la ri-calibrazione dei valori, intendevo che:
    alcune persone pensano che il benessere dell'occidente sia stato dovuto a delle persone malvagie che volevano rendere schiave le persone facendole lavorare a più non posso!
    Se si chiamano malvagie le persone che ci hanno dato il benessere occidentale... incomincio a pensare che non si ha più idea di cosa sia buono e di cosa sia cattivo.

    Cerchiamo di non pensare che tutto quello che fa l'uomo sia cattivo, perché se no vi devo ricordare che i mammiferi carnivori sbranano le loro prede... e non mi sembrano proprio buone!

    (Drewermann aveva calcolato in 1,5 Miliardi la popolazione ideale, perché escludeva l'utilizzo di qualsiasi fonte energetica. Lo condivido se veramente resteremo senza nessuna fonte energetica, ma ne dubito, perché idroelettrico e le biomasse resteranno sempre!)

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    1. Ah be', mi ero sbagliato: ti avevo preso per uno convinto delle "magnifiche sorti e progressive".

      A cosa è dovuto il nostro benessere (di noi occidentali, e poi nemmeno di tutti)? Penso all'inventiva, alla genialità, all'entusiasmo di alcuni, all'operosità di tanti. E grazie a loro ci siamo anche noi, e il computer, e tante altre belle invenzioni. Questo è il lato positivo, poi c'è ovviamente anche quello negativo (la tratta degli schiavi, le varie ruberie in ogni angolo del mondo, le guerre ecc.). I fenomeni sono spesso ambivalenti. Potrei perfino affermare che una cosa orrenda come la tratta degli schiavi ha avuto esiti interessanti: per es. noi davanti al computer, il nostro benessere. Senza il capitalismo coi suoi lati positivi e negativi certamente adesso non ci sarebbero 7 miliardi di persone (chissà, forse è stata una iattura, ma intanto ci siamo e vogliamo goderci la nostra parte per quanto possibile e facendo il meno male possibile al nostro prossimo, vicino e lontano).

      "Drewermann aveva calcolato in 1,5 Miliardi la popolazione ideale, perché escludeva l'utilizzo di qualsiasi fonte energetica."

      Davvero? Ma tu conosci Drewermann? Non credo. Io lo ammiro molto, troverei strano che avesse fatto questo calcolo escludendo l'utlizzo di qualsiasi fonte energetica (almeno non ricordo di averlo letto, ma la cosa sarebbe anche un po' ridicola perché alle fonti energetiche non possiamo e non vogliamo rinunciare, credo nemmeno Drewermann).

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    2. "ma so che solo la Ricerca potrà salvarci"

      Non esageriamo, fara' quello che ha sempre fatto, al massimo spostera' i problemi un po' piu' in la', moltiplicandoli. E moltiplichera' gli esseri umani "a maggior gloria" della scienza stessa. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma.
      Senza la ricerca, senza la scienza e la tecnica, tutto sommato saremmo ancora nel "paradiso terrestre" del mondo in equilibrio della caccia e raccolta, in equilibrio con i nostri istinti quindi forse piu' felici.
      Avete mai notato che la data che corrisponde alla "creazione del mondo-cacciata dal paradiso-guadagnerete il pane col sudore della fronte" dei vecchi studiosi della bibbia corrisponde, piu' o meno qualche millennio, all'abbandono delle economie di caccia e raccolta e all'inizio delle moderne societa' organizzate basate sulla produzione? (pastorizia-agricoltura e' solo l'inizio).
      Probabilmente quel mito tramanda il lontano ricordo di tali nostre origini.

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    3. Se chiami "Paradiso terrestre" un mondo in cui c'erano (più o meno) 15.000 persone
      (http://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale)
      che diventarono un milione soltanto dopo la fine dell'era glaciale; la vita media era inferiore ai 35 anni (io sarei già morto), e si pativa: caldo, freddo, fame, ... bel paradiso!

      A chi rimpiange la natura selvatica, gli consiglio di stare a contatto una settimana con la natura: (punture di zanzare, pidocchi, serpenti ecc) e poi vediamo dove preferirà vivere.
      (P.S. non che le zanzare non pungano in città, ma soltanto che, in mezzo alla natura ce ne sono un pò di più!)

      Chi si illude che il genere umano avrebbe vissuto in eterno su questo pianeta, se solo fosse stato in equilibrio con la natura, gli ricordo che ogni circa 170.000 / 200.000 anni, le specie si estinguono per colpa dei cambiamenti ambientali e per la competizione con le altre specie.

      L'uomo sapiens penso che esista da 200.000 anni, quindi saremmo più o meno lì.

      E' vero che la scienza/tecnologia risolvendo i problemi (alimentari, di sostenibilità demografica ecc), poi li accresce nel tempo (più bocche da sfamare ecc.) ma, voi pensate con la mentalità "statica"; pensate che il futuro sarà solo una proiezione lineare del passato... ma così non é!

      Forse in futuro mangeremo bistecche create sinteticamente (non ammazzeremo più animali, urrà!), non ci riproduceremo come conigli, avremo energia senza inquinare, troveremo il modo di riciclare completamente i rifiuti ecc.

      Il contesto ambientale / sociale non sarà mai uguale a quello del passato.
      Non siamo nati su questa Terra per restarci in eterno!
      O ci evolviamo o ci estinguiamo.
      La superficie della Terra (atmosfera compresa) cambierà continuamente in futuro, indipendentemente dall'uomo, e non é detto che tali cambiamenti siano sempre compatibili con la vita biologica!

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    4. Ricordo che ci sono state sulla Terra varie estinzioni di massa che hanno ucciso la maggior parte della vita vegetale e animale.

      Se pensate che la natura sia benigna con noi, vi state sbagliando!

      Noi per il Pianeta Terra, siamo solo un piccolo dettaglio trascurabile che abita sulla sua superficie.
      Su oltre 6600 km di raggio terrestre, noi viviamo in quel sottilissimo strato (pochi km) di superficie.

      Venere e Marte sono li a dimostrarci che, non é detto che un pianeta debba restare sempre compatibile con la vita biologica o che la debba per forza sviluppare.

      Basta che i vulcani inizino a eruttare un pò di elementi radioattivi che sono nel sottosuolo, qualche gas velenoso.... e oppla... la vita sulla Terra scomparirà!

      Se ci riflettete attentamente, la società occidentale, anche considerando tutti i difetti possibili (inquinamento, sfruttamento, ecc) risulta ancora essere la migliore in assoluto, rispetto a tutti i tempi passati (benessere diffuso per la popolazione).

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    5. Ok, ma credo non esista un solo esempio in tutta la storia di progresso tecnologico che non sia stato almeno vanificato dopo un po' dai suoi effetti collaterali.
      Finche' ci si diverte a ricercarlo ok, ma dopo non si dica che la colpa non e' di chi ha inventato una certa cosa ma dell'uso che altri ne hanno fatto: ci vuole una gran faccia tosta per non riconoscere che SEMPRE l'uso delle varie invenzioni si e' alla fine rivoltato contro o comunque ha riportato il giro dell'oca alla casella di partenza. ;)

      In proposito consiglio a tutti, specialmente agli "scienziati", il secondo me bellissimo libro di Freeman Dyson, "Turbare l'universo". (e' stato un grande fisico, credo tuttora vivente, lo lessi decenni fa e mi colpi' molto per la qualita' umanistico-letteraria). Si trova anche sul mulo credo.

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    6. >Se non troviamo una fonte energetica (abbondante, pulita, economica) la società collassa in pochissimo tempo!

      Il biocidio che e' in corso di completamento da parte di homo e che caratterizza l'antropocene ha trovato massima realizzazione con l'avvento dell'era industriale e con la disponiibilita' ingenuamente creduta illimitata delle fonti di energia fossile.
      In altre parole una sorta di equazione

      ecocidio = tecnologia * energia

      in cui la disponibilita' di tecnologia e di energia per le masse ha consentito l'esplosione numerica esponenziale della specie homo.

      Credere che l'energia, piu' energia possa risolvere il problema e' come credere che una squadra di vigili del fuoco possa estinguere un incendio bombardandolo con getti di kerosene.

      Poi, intendiamoci sul collasso.
      Collasso della specie che sta facendo collassare tutto è un collasso?

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  3. << a fine secolo saremo non 11, ma ben 12,3 miliardi >>

    Caro Sergio, come sei pignolo ! Miliardo più, miliardo meno, cosa vuoi che sia ?
    (scherzo eh...).

    Noi non ci saremo più, ma sono pronto a scommettere quello che volete (anche 5 centesimi) che a 10 miliardi non ci arriveremo mai, perchè Matrigna Natura interverrà molto prima e succederà qualcosa di disastroso e sgradevole (oppure anche più cose insieme) ad invertire la tendenza.
    Non che me lo auguri, ovviamente, ma io la penso così.

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    1. "Noi non ci saremo più, ma sono pronto a scommettere quello che volete (anche 5 centesimi) che a 10 miliardi non ci arriveremo mai, perchè Matrigna Natura interverrà molto prima"

      Dipende dal successo della Ricerca. In prospettiva storica, senza di essa in fin dei conti sarebbe stato molto piu' impossibile arrivare qui dove siamo adesso, che prevedibilmente solo raddoppiare nel prossimo secolo.

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  4. Penso che ridurre il numero degli esseri umani, sul pianeta Terra, in modo incruento, sia piuttosto semplice.
    Manca la volontà di farlo.
    Non di voi, ma di tanta gente che neppure sa che esiste il problema demografico.
    Di tanti politici che gli interessa solo la poltrona.
    Di tante entità economiche-finanziarie a cui interessano solo i soldi.
    Di tanti disinformati che credono che c'è ancora posto sul pianeta per una crescita demografica.
    Di tanti antropocentrici che credono che il resto della natura sia solo funzionale all'uomo e non abbia diritto a vivere per il solo fatto che esiste.
    Alla televisione e sui giornali si parla di stupidate, in confronto ai problemi che genera l'incremento demografico.
    E' ben ora che ci diamo una svegliata, noi esseri umani !

    Gianni Tiziano

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  5. << Penso che ridurre il numero degli esseri umani, sul pianeta Terra, in modo incruento, sia piuttosto semplice.
    Manca la volontà di farlo. >>

    E' proprio questa la tragedia: manca la consapevolezza e la volontà.
    Ne consegue che quello che sarebbe ragionevolmente facile, diventa incredibilmente difficile, quasi impossibile.
    Ed è proprio questo che sconvolge noi denatalisti consapevoli.

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  6. Io resto dell'idea che continuare a parlare al futuro sia fuorviante e controproducente. Piuttosto che tentare di far passare il messaggio di quanto sarà nero il cielo quando saranno il doppio, si potrebbe tentare la carta di far notare quanto è stato azzurro quando erano la metà. Magari si può anche trovare qualche anziano ancora in vita che possa testimoniarlo in prima persona, in qualche bella "giornata della memoria" che, per una volta, non ci parli degli Ebrei ma di quello che abbiamo distrutto e perso per correre dietro a questa stramaledetta crescita (d'ogni tipo). Guardare indietro e toccare con mano un disastro corrente, a mio avviso, è molto più "espressivo" che ipotizzare disastri in un futuro nel quale quasi tutti coloro che ascoltano non saranno più al mondo.

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    1. Una bella riflessione - ma per noi anziani che ricordiamo come eravamo e com'era bello il mondo. Chi è nato dopo si è adattato all'ambiente in cui è nato, sovrappopolato e degradato. Per chi nasce in una bidonville indiana o brasiliana o napoletana non c'è altro mondo, è quello l'ambiente naturale. Il mondo di una volta, dagli spazi immensi e sovrumani, lo conosce solo dai libri o da qualche bel documentario. Ma temo che non ne sarà granché affascinato. I digital natives stravedono invece per l'ultima idiozia tecnologica (il computer e l'email mi vanno benissimo, sono utili o comunque comodi, di tutto il resto non ho bisogno, ho persino e solo il telefono fisso, mai avuto un cellulare, mai inviato un SMS, ma non mi considero un troglodita).
      Ma poi non passeremmo per nostalgici, i soliti laudatores temporis acti?

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  7. Infatti, ogni generazione da' per scontato che il mondo sia sempre stato uguale a quello che ha sperimentato quando e' nata, serve molto studio storico e sforzo di immaginazione per capire che si e' inseriti solo in un flusso temporale in cui il passato era completamente diverso e pure il futuro, con la massima probabilita', lo sara', ed e' inimmaginabile basandosi solo sul passato e il presente, eppero' ogni nuova generazione continuera' a dare per scontato a meno di molto sudio e immaginazione che cosi' non e' sempre stato...
    Il primo stadio di questa percezione di solito si accoppia all'incredulita', al ritenere che si', forse il passato era diverso, ma come facevano a viverci quei trogloditi? E in ogni caso chissa' quanto erano infelici. Il secondo stadio, per estensione, ritiene che il futuro sara' si' diverso come il passato lo e' dal presente, ma sara' anche un posto, purche' ci si sforzi abbastanza, molto migliore in cui vivere. Nel terzo ci si rende conto che il mondo cambia ma l'uomo che lo abita e' sempre lo stesso e che ci vive, per quanto riguarda la percezione del flusso temporale storico, sempre allo stesso modo.
    Di certo e' ben difficile non essere trascinati dal flusso storico anche se con l'eta' riesce sempre piu' difficile seguirlo, lo impone oltre che la legge di natura che plasma il nostro cervello negli anni della sua formazione, la legge positiva stessa che norma le nostre societa' (ognuno deve contribuire al mantenimento dell'ordine esistente, altrimenti multa, pena e sanzione), restarne fuori in ogni caso implica l'esclusione sociale, che a meno che non si riesca a farne una professione porta senso di infelicita' e frustrazione.

    En passant, mi viene in mente che non sono pochi quelli che si sono accorti che nella nostra societa' tutta tesa al continuo "progresso" materiale, gli anziani invece di patrimonio di esperienza e cultura sono visti solo come un intoppo, un rallentamento verso le "magnifiche sorti e progressive". Isteria di massa, ben ricoscibile nei luoghi dove questo processo e' piu' accentuato.

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  8. Sergio: "Ma poi non passeremmo per nostalgici, i soliti laudatores temporis acti?"

    Magari semplicisticamente, ma per capirsi paragonerei la questione all'abitudine che troppi hanno sviluppato verso le verdure-immondizia e la corrispondente frutta-immondizia, quelle raccolte venti giorni prima della maturazione, sballottate a destra e a manca senza troppi riguardi, quindi sottoposte a maquillage estetico e vendute per primizie. Tutti soddisfatti, coloro che mangiano quella roba. Finché non gli sbatti nel piatto una verdura o un frutto veri. Il contrasto è evidente, non c'è bisogno di chissà quale esperienza per comprendere cosa si è perso, perché l'istinto innescato dalla reazione sensoriale guida la scelta in automatico. Da quel momento, verdure e frutta dozzinali non daranno più soddisfazione.

    Orbene, che c'entra tutto ciò? Be, penso che portare una persona abituata a respirare la zuppa immonda che nelle città chiamano "aria" in un bosco al momento della raccolta delle castagne avrebbe un effetto simile a quello che ho descritto. Anche l'aspetto uditivo credo che sarebbe strabiliante -- il frastuono, dopo un po', ti entra nel cervello e non lo noti più ma, come per incanto, noti la sua assenza, ed è un'esperienza che non passa inosservata.

    Proporre le dovute riflessioni in quei momenti di turbamento sensoriale penso che potrebbe avere qualche effetto. Se non altro potrebbe servire a rendere insoddisfacente la vita di chi è stato esposto all'esperienza, e dall'insoddisfazione può nascere una spinta a migliorare la situazione, o una spinta autodistruttiva o un certo grado d'apatia rinunciataria (che è comunque una reazione).

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    1. La bellezza salvera' il mondo.

      La bellezza? Quale?
      L'ecologia della bellezza, della Natura, la salubrita' degli ambienti, lo spazio, il selvatico, il cibo non artificale, non plasticato, non modificato geneticamente, l'acqua e l'aria sana.
      Sono concetti ormai alieni a masse sterminate di homo sempre piu' abruttiti, allevati in massa in umanai (il corrispondente per homo dei formicai) artificiali, alienanti.
      Non puoi parlare di bellezza e Natura a coloro che non hanno mai avuto occasione di vederla, di respirarla, di berla, di camminarla, di gustarla, di udirla, a coloro che per sopravvivere ed aumentare di numero si impegnano nella sua progressiva distruzione sistematica in grande.

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    2. Da "australian cargo" di alex roggero, feltrinelli.

      Sembrava proprio di attraversare un eden, un giardino
      celeste miracolosamente scampato all'aggressione degli
      uomini. Questa era l'Australia che aveva dato il benvenuto
      al nonno e a tanti altri uomini che, come lui, erano venuti
      qui a cacciare, a respirare e guardare orizzonti liberi.

      In questi immensi silenzi avevano ritrovato la loro voce,
      capito che l'Australia era un paese dove si poteva ancora
      essere uomini.

      Tornare a esserlo, forse.

      E' il grande paradosso del rapporto irreale che l'uomo
      occidentale ha con la natura: solo quando è circondato dalla
      wilderness (credo sia la più bella parola del vocabolario
      inglese) egli recupera la propria identità. Ma la sua e' una
      conquista fugace, che si consuma in una generazione.

      Anni fa avevo letto un articolo, pubblicato da una nota
      rivista di antropologia americana, dove si ipotizzava la
      presenza di due diverse figure umane: il fuorilegge e lo
      sceriffo. Il primo era l'esploratore, l'uomo libero che
      apriva nuove frontiere e senza volerlo spianava la strada al
      secondo, che lo inseguiva trasformando ogni cosa con le sue
      regole, i suoi divieti, la sua infinita mania di controllo.
      L'articolo si concludeva con una riflessione semplicissima,
      ma piuttosto acuta: forse le leggi dello sceriffo erano,
      semplicemente, leggi sbagliate.

      Affacciato al finestrino della mia cabina, mi sono
      immaginato questi due personaggi che si contendevano il
      mondo, e mi sono chiesto a quale squadra potessi appartenere.
      A nessuna delle due, ovviamente.

      Perché oggi il mondo è dominato da un'altra tribù: la
      nostra. Osservatori passivi, turisti, cittadini alienati e
      confusi che di fronte alla wilderness non sanno bene cosa fare.

      La guardiamo imbambolati, la fotografiamo e poi,
      tristemente, ce ne torniamo nei nostri appartamenti.

      Per questo mi sarebbe piaciuto vedere l'Australia con gli
      occhi del nonno: da attore, piuttosto che da semplice
      spettatore.

      Dopo cena, in cabina, ho pensato al treno come a
      un'astronave piena di alieni che attraversavano un pianeta,
      bellissimo, che non era il loro. Ho letto un po'. Poi ho
      spento la luce, mi sono raggomitolato in quella cuccetta
      larga poco più delle mie spalle e mi sono addormentato.

      Di botto.

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    3. Si Winston, molti di noi (quasi tutti) hanno perso il contatto con la natura.
      Mi pare circa due secoli fa, un anziano indiano nordamericano avvertiva di stare lontano dalle città :
      "Lì voi perdete il contatto con la natura, lì siete perduti" (cito a memoria).
      Per anni ho camminato nella natura (per hobby).
      Ora mi accorgo che il mio è un vagare da spettatore, non da attore.
      La mia azione si svolge in città, sono un cittadino.
      Questo non và bene.

      Gianni Tiziano

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    4. Io, invece, nella natura ho lavorato da piccolo (fino alla maggiore età).
      Mio padre aveva dei terreni e io, nel mio piccolo, lo aiutavo.

      Vi posso dire che, a parte l'aria più salubre e la visuale, il resto era poco romantico.
      Lavoro pesante e sporco, insetti fastidiosi, rischio di farsi male.
      Una volta mi ero abbassato vicino ad un albero e una vipera mi era quasi caduta in testa.

      Se la natura la si vive da spettatore, è molto romantica; se la si vive d'attore, è una grande fatica!
      Se poi il lavoro è poco meccanizzato (come nel mio caso), oltre ad essere molto faticoso, è anche poco efficiente, basso rendimento!
      Non fa per me... lascio agli altri quest'illusione!

      Come siamo bravi a parlare di cose che non abbiamo provato... anche a me piace la natura da spettatore!

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    5. Però l'inurbamento è ormai un processo irreversibile: le periferie si svuotano e la gente accorre dove ci sono o sembrano esserci prospettive e guadagno.
      L'inurbamento sembra però essere anche favorito dalle autorità, per es. in Cina. Credo ci sia lì una megalopoli di 36 milioni di abitanti. Certo che chi nasce e vive lì non può immaginare nient'altro, pensa che quella sia la natura.
      Ma conosco italiani che dopo essersi fatta la seconda casa in campagna dopo un po' si scocciano perché si sentono isolati e si annoiano.
      Uno che in campagna si annoiava a morte e non desiderava che tornare in città era ... Leopardi (almeno così racconta Ranieri).
      Quanti di voi vorrebbero vivere all'ultimo piano di un grattacielo di Dubai a 800 metri di altezza? Certo ci sono il ristorante, il cinema, il campo da tennis, l'idromassaggio, il pronto soccorso ecc. ma a quell'altezza? Funzionerà l'ascensore in caso d'incendio, o bisognerà buttarsi col paracadute?
      Io scendo due scalini e metto i piedi sul verde del prato, a cento metri comincia il bosco.

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    6. Come hai ben detto, non solo in campagna le persone si annoiano, ma anche nei piccoli centri urbani.
      Conosco amiche che vivono in centri urbani fino a 5000 abitanti e l'unica cosa che sperano é quella di andare via, in una città più grande.
      I servizi che la campagna o i piccoli centri mettono a disposizione per i giovani sono scarsi.
      Discorso diverso é per una persona che è già sposata (non deve cercare più l'anima gemella) e che preferisce la tranquillità. Soltanto che come i figli supereranno i 3 anni di età, malediranno il fatto di essersi isolati.
      So di persone che hanno venduto la villa solo perché era a 3 km dal centro urbano. I figli gli dicevano continuamente che volevano essere accompagnati in centro dove c'erano gli amici.
      Si sono stancati di fare i tassisti e hanno preferito vendere la villa, per una casa più vicina al centro urbano.

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    7. Le donne nel relativo isolamento della campagna e del piccolo centro non resistono neanche dieci minuti, la concentrazione dello spettegolamento (cosa fa questo, cosa fa quella) assurge a livelli parossistici e diventa rapidamente autodistruttiva.

      Chi vive "in campagna" oggi, ci vive solo perche' intasa le strade giorno e notte col SUV per recarsi 8 volte al giorno in centro per lavoro, acquisti, "divertimento", e soprattutto per smistare quelle macchinette che sono diventati i pargoli nelle varie pseudo attivita' sociali del cazzo.

      L'automobile (che VOI avete inventato! ... ;-) ha causato "l'urban sprawl" perche' ha contemporaneamente reso possibile raggiungere facilmente i dintorni della citta', per lo stesso motivo rendendola caotica e invivibile. Quando ci siamo trasferiti noi in campagna (o meglio ci siamo tornati, fino a pochi decenni prima TUTTI vivevano in campagna), alla fine degli anni '60, le citta' erano ancora ambite da chi viveva in campagna, perche' il caos del traffico, che c'era gia', non era ancora stato ben capito nei suoi risvolti, veniva scambiato per vitalita', e la citta', che allora basava la sua ricchezza sull'industriale pesante o sul commercio, dava opportunita' e ricchezza che la campagna non dava. Ora e' cambiato tutto.

      D'altra parte vi posso assicurare che attorno c'e' piu' traffico e rumore di falciatrici da "prato inglese", e purtroppo molto piu' raramente di veri trattori che almeno a produrre qualcosa lavorano, che e' peggio che in tangenziale. Finisce sempre cosi', e d'altra parte possono trascorrere i millenni, esplodere la tecnologia, ma il materiale antropologico sempre lo stesso e'.

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    8. Trovo strano che possiate ancora utilizzare il falso dilemma tra un mondo tecnoteista, artificiale e comodo e un mondo rurale, rozzo e scomodo.

      I
      Perché non c'è nessun divieto di usare tecnica ed energia in ambienti rurali.

      II
      Perché storicamente fino a pochi decenni fa, diciamo fino agli anni 60, diciamo fino a che il pianeta era a 2.5G homo la stessa realtà italiana ed europea era una realtà di convivenza tra città e campagna a misura d'uomo.

      III
      perché gli scenari distopici e di abruttimento sono tipici delle megalopoli, non delle zone rurali.
      Gli esperimenti più avanzati di vita di qualità sono ora nelle zone rurali.
      Case passive o attive, con appezzamenti a cultura biologica o biodinamica, eccellenza nei servizi, economia differenziata, molteplice, tecnologia per le telecomunicazioni e connessioni WW, parametri di assoluta eccellenza sulla qualità del vivere.
      In genere gli scenari di decrescita sono molto più fini, di qualità elevata, efficienti, di quelli della crescita.

      E' sufficiente andare in alcuni posti d'Italia dove esiste(va) ancora un rapporto di qualità tra città a misura d'uomo e campagna a misura d'uomo. e osservare la realtà.

      E il principale nemico di tutto ciò è la crescita esponenziale degli homo.

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  9. Fosse anche solo per essere "spettatori", gli ambienti aperti ove poter incontrare la "natura" sono una necessità per il benessere delle persone. Del resto, si è spettatori anche al cinema, davanti alla TV, leggendo un libro, ascoltando un disco...

    Comunque sia, c'è un equivoco nel porsi il problema dell'attore e dello spettatore: la "natura" non è lì per noi. E' lì e basta, ed è bene che resti lì in quantità congrue. A quel punto, ridimensionato il nostro "ingombro" entro limiti fisiologici, potremmo a giusto titolo considerare "natura" anche il modo in cui si esprime il nostro essere umani. In definitiva, una città cos'è se non il modo in cui l'animale umano esprime il proprio modo d'essere? Non c'è niente di male in una città, fintanto che le proporzioni si mantengono entro limiti ragionevoli. Quel che rovinail "gioco" è l'eccesso, l'incontinenza, la pervasività.

    P.S. Lontano dalle città non mi annoio - vivo, finalmente. Le mani "nella terra" le ho messe e le metto in misura crescente, e devo dire che se non ci si fa prendere la mano dal desiderio di trasformare la cosa in attività commerciale è impegnativo ma non certo massacrante. Il problema è quando si prendono le cose secondo lo spirito Mercatista, allora il lavoro in campagna diventa una forma di schiavitù altrettanto intensa e pesante di quella che deve subire chi lavora alla catena di montaggio, o a spargere asfalto sulle strade, o a star dietro alle pretese di certi clienti dietro ad uno sportello delle poste, o a prendersi a botte per contenere dei deficienti in uno stadio, o a pulire merda e vomito in una casa di riposo, o a domare ragazzini selvaggi in una scuola, o... Insomma, il problema non è il cosa, ma il come, il perché e, forse soprattutto, il quanto.

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    1. Nessuno nega che la natura sia bella da spettatore; che poi si faccia l'attore a "passatempo" tutto diventa bello e leggero.
      Io non ho detto che preferirei un mondo con XX Miliardi di persone, soltanto che, avendo una fonte energetica (abbondante, pulita ed economica), in caso che la crescita demografica non si arresti, sarà comunque possibile gestirla.
      Sicuramente si dovranno diminuire le disuguaglianze, se no, le rivolte saranno all'ordine del giorno.

      Comunque, anche con una popolazione compatibile con l'ambiente (2 Miliardi ?), possiamo vivere la natura (a passatempo) solo perché abbiamo un altro lavoro (pensioni?) che ci permette di farlo. Indirettamente è l'abbondanza di energia e la tecnologia che, aumentando l'efficienza, ci permette di usare il nostro tempo in attività che non siano di pura produzione di merci di prima necessità.

      Se anche fossimo di meno, ma le fonti energetiche si esaurissero, la restante parte della popolazione dovrebbe fare un lavoro (in campagna) molto massacrante per avere poco!
      Nei primi del '900, il frutto del lavoro in campagna bastava a mala pena a sfamarsi e a comprare pochi vestiti (indumenti) e una casotta (casa) di un paio di stanze.

      Senza energia abbondante, la vita diventerebbe molto faticosa anche per una piccola popolazione nel mondo.
      Se poi si é in tanti, le rivolte faranno diminuire tale popolazione.
      Ci siamo vicini a questa seconda possibilità.

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    2. Ti consiglio caldamente di leggere "il mondo fino a ieri" di Diamond, e' un libro serio che analizza i pro e i contro della vita nelle societa' opulente moderne rispetto a quelle tribali di sussistenza da cui originiamo tutti (l'autore ha vissuto abbastanza a lungo nelle ultime tribu' isolate della nuova guinea). La cultura per essere tale non deve essere troppo settoriale e soprattutto non autoriferirsi solo a se stessa.

      L'inizio di agricoltura e pastorizia, che conduce alla fine del processo agli Stati burocratico-gerarchici moderni e all'industrialismo consumistico attuale dove la produzione serve solo a se stessa, con piu' o meno qualche millennio di approssimazione parte da qui, dalla cosiddetta creazione del mondo (wikipedia):

      Diversi autori hanno ricostruito l'età del mondo dalle indicazioni della Bibbia, ottenendo risultati diversi:

      1º settembre 5509 a.C. secondo la tradizione bizantina;
      5199 a.C. secondo Eusebio di Cesarea;
      23 ottobre 4004 a.C. a mezzogiorno in punto, secondo James Ussher;
      22 settembre o 29 marzo 3760 a.C. secondo l'ebraismo rabbinico.

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  10. "Sicuramente si dovranno diminuire le disuguaglianze, se no, le rivolte saranno all'ordine del giorno."

    Ti sei chiesto quale incredibile apparato statale di controllo e di repressione della libertà individuale sarebbe necessario per garantire che non vi siano eccessive disuguaglianze in un mondo di venti miliardi di persone? Credo che Stalin al confronto sarebbe un fiorellino di campo. Al contrario per mantenere la produzione sufficiente per venti miliardi di umani, come dimostrano le vicende del XX secolo, sarebbe necessaria la libertà economica, e non una impresa di Stato che assicura al massimo la sopravvivenza a forza di crauti e patate. Un mondo di venti miliardi è un mondo da incubo, in cui le risorse sarebbero continuamente contese con guerre e violenze, o controllate da uno stato che assicurerebbe i privilegi ai soliti burocrati controllori.

    Sul rapporto con la natura e sul mito del buon selvaggio ricordo l'ottimo film "Into The Wilde". Non credo si tratti di rinunciare alle comodità della tecnologia,quanto di ritrovare un rapporto che passa inevitabilmente per la riduzione della pressione antropica, e quindi per un rientro dolce del numero di umani sul pianeta. In quel film il protagonista moriva avvelenato da una bacca silvestre. Questo ci ricorda, come dice MrKeySmasher, che la natura non sta lì per noi...ma sta lì con noi e noi siamo parte di essa.

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    1. Non ci arriveremo a 20 Miliardi....
      vuoi per mancanza di energia, o per qualsiasi altro problema (guerre mondiali).
      E neanche lo auspico.

      Penso che l'umanità dovrebbe aumentare di numero solo se avesse altri pianeti a disposizione e il modo di raggiungerli.

      Comunque, fate bene a sottolineare che, la natura non per forza è benigna...
      ci sono state le estinzioni di massa in passato (dovute a cambiamenti climatici o a eventi eccezionali: vedi meteoriti) e ci saranno in futuro.

      Se l'uomo sapesse gestire il potere della scienza e sapesse fare qualche altro passo avanti, potrebbe affrontare e superare gli eventi che in passato hanno causato le grandi estinzioni.

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    2. "Penso che l'umanità dovrebbe aumentare di numero solo se avesse altri pianeti a disposizione e il modo di raggiungerli."

      Basta con queste sciocchezze, nemmeno per scherzo. Margherita Hack sosteneva che la colonizzazione di Marte è una necessità perché l'aumento della temperatura solare renderà la vita sulla Terra impossibile (ma immagino che primo o poi anche su Marte la temperatura salirà e quindi l'umanità sarà al punto di prima - e Marte è l'ultima fermata, di là non c'è niente, solo pianeti gassosi e lontanissimi).
      La Hack lesse il bel libro di Pignatti/Trezza, "Assalto al pianeta - Attività produttiva e crollo della biosfera", in cui c'è anche un capitolo sullo sviluppo e incremento demografico alias esplosione demografica. E con riferimento a questo capitolo la Hack scriveva in una sua recensione: se continua così dovremo trasferirci su Marte. Mi sembrarono parole poco serie per non dire ridicole, quando l'alternativa sarebbe a portata di mano: non moltiplichiamoci come i conigli e i ratti (per altro animali rispettabilissimi), facciamo giudizio, consideriamo i limiti della Terra.

      Quanto alla possibilità di colonizzare Marte la cosa, secondo la Hack, è possibilissima oltre che necessaria (il sole scotta ...). Va bene, ma non so se e quando si farà 'sta cosa. Dubito però che miliardi o milioni o anche solo centinaia di migliaia di uomini possano essere "trasferiti" su Marte: con quali astronavi? Insomma, non siamo ridicoli, anche tu cara Margherita che ci guardi di lassù.

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    3. "Un mondo di venti miliardi è un mondo da incubo"

      E' gia' da incubo oggi, la gente sta male, deve impasticcarsi, si uccide.

      "Non ci arriveremo a 20 Miliardi....
      vuoi per mancanza di energia, o per qualsiasi altro problema (guerre mondiali)."

      Non e' per mancanza di risorse che non ci arriveremo, ci fermeremo molto prima perche' la complessita' necessaria a gestire un tale sistema diverra' insostenibile. Siamo gia' in questa condizione.

      "ci sono state le estinzioni di massa in passato"

      Qualsiasi specie si estingue semplicemente perche' muta di generazione in generazione, il difficile, anzi l'impossibile nella vita e' mantenere la stabilita', come sa bene qualsiasi selezionatore di sementi, anche una volta trovato un clade interessante, dopo un po' di generazioni si trasforma sempre e inevitabilmente in qualcos'altro. Per la gemmazione di un nuova lingua bastano mille anni, di una nuova specie a cadenza riproduttiva come la nostra forse 100 volte tanto e' una stima verosimile.

      La simpatica Hack, pace all'anima sua, era la caricatura dello scientista, della scienza trasformata in feticcio religioso con tanto di teologia della salvazione.

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    4. Per trasferire su Marte: 7,2 Miliardi di persone, ci vogliono 159,16 Gtep di energia.
      http://www.energiaricerca.it/s_spazio/clc/ViaggiInterplanetari.aspx

      Ogni anno i consumi totali mondiali di energia primaria (petrolio + gas+ carbone + …) equivalgono a 13,06 Gtep.
      http://www.energiaricerca.it/s_energia/primaria/sta/SerieEnergiaMondo.aspx

      Quindi: per il solo viaggio delle persone (in dei Razzi) richiederebbe 12 anni di produzione totale mondiale.
      E’ vero che la temperatura sulla Terra tenderà ad aumentare per l’attività del sole, ma serviranno centinaia di Milioni di anni.

      Rendere Marte un pianeta vivibile, secondo la più ottimistica idea, sarebbe necessario un secolo di tempo, ma nella realtà sicuramente servirà più tempo e molta energia da consumare per agevolare il cambiamento (energia che non abbiamo). Penso che in un secolo il problema sulla Terra si sarà già risolto da sé (estinzione).

      Per quanto riguarda la complessità della gestione di 20 Miliardi di persone, sarebbe impossibile se si facesse come tanti anni fa, con carte bollate ecc. Con l’informatica invece sarebbe possibilissimo.

      Il problema del mondo attuale è che: mentre l’economia si è globalizzata, lo stesso non ha fatto la politica; questo vuol dire che: l’attività buona fatta da un Paese può essere neutralizzata dall'attività di un altro Paese sovrano.
      Il mondo è troppo piccolo per non essere gestito centralmente, magari dall'ONU, ma con capacità vincolante per i Paesi del mondo.

      P.S: ogni consiglio di lettura e ben gradito, già Amazon sta per farmi una statua nella sua sede, per aver comprato in meno di 3 anni, oltre 150 libri. Forza... che vinco pure la medaglia d’oro!

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    5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    6. Elimina commento da: unpianetanonbasta

      Blogger Sergio ha detto...
      "Il problema del mondo attuale è che: mentre l’economia si è globalizzata, lo stesso non ha fatto la politica; questo vuol dire che: l’attività buona fatta da un Paese può essere neutralizzata dall'attività di un altro Paese sovrano.
      Il mondo è troppo piccolo per non essere gestito centralmente, magari dall'ONU, ma con capacità vincolante per i Paesi del mondo."

      Penso che in teoria hai ragione, ma come funzionerebbe questa ONU o organismo super partes? Dovrebbe essere un organismo assolutamente neutrale il cui unico o primario interesse sarebbe il bene dell'intera umanità. Si può pensare, immaginare, ipotizzare un simile governo mondiale, ma la realtà attuale non permette simili ipotesi o sogni. Intanto il premio Nobel per la pace (ottenuto senza far niente o solo per aver detto che sognava un mondo senza atomiche) ha autorizzato il potenziamento dell'arsenale atomico americano con cifre pazzesche.
      Ti sorprenderà ma io non considero la democrazia il migliore sistema politico. È un metodo pratico e anche utile, ma la stragrande maggioranza della gente va a votare senza nemmeno sapere di che si tratti: è ignorante, disinformata e a volte solo incazzata. Sarebbe preferibile un sovrano o un governo illuminato, ovviamente assolutamente imparziale e con un'unica preoccupazione: il bene comune, la felicità di tutti. Bergoglio modestamente si propone per l'incarico ...

      24 settembre 2014 04:52

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    7. "P.S: ogni consiglio di lettura e ben gradito, già Amazon sta per farmi una statua nella sua sede, per aver comprato in meno di 3 anni, oltre 150 libri. Forza... che vinco pure la medaglia d’oro! "

      Facevo anch'io qualcosa del genere, spendere piu' in libri che di tutto il resto, ma poi e' arrivato Monti e adesso se non avessi dei risparmi dovrei rigurgitare anche il cibo mangiato negli ultimi 20 anni e usarlo per pagare le tasse...

      Il libro lo trovi su emule, se non l'avessi trovato la' non l'avrei mai letto (con 30 euri mi sfamo per un mese o quasi, sono quasi al livello dei primitivi della nuova guinea, nel senso che forse un giorno riusciro' ad ascendervi)

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    8. "Per quanto riguarda la complessità della gestione di 20 Miliardi di persone, sarebbe impossibile se si facesse come tanti anni fa, con carte bollate ecc. Con l’informatica invece sarebbe possibilissimo."

      Guarda se c'e' un esempio di tecnologia che portera' al controllo totale in un modo tale che neanche Orwell avrebbe mai potuto immaginare, e' quello dell'informatica/elettronica. Gia' da quando esiste, ha reso possibile l'incasinamento dell'economia e della burocrazia in un modo che nessuno riesce piu' a sbrogliare nonostante (in realta' proprio perche') meta' dei siti e meta' dei laureati se ne occupino plottando dati e micropercentuali e estrapolazioni numeriche, proponendo ognuno la sua soluzione, che viene prima o poi aggiunta a quanto c'e' gia'. Per non parlare delle telecamere automatiche che ti spediscono automaticamente la multa da ogni incrocio se solo osi arrestare l'auto con paraurti anteriore sopra alla linea bianca di stop, dalle mie parti l'hanno gia' presa diversi conoscenti (50E e due punti...). Estrapola un po', ma basta poco, il trend, e vedi se il mondo di Orwell non e' gia' fra noi, e da un pezzo, e cosa l'ha reso "finalmente" possibile.

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    9. E' il mondo dello sceriffo citato sopra che sta fagocitando tutti gli spazi.

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    10. Tutto il merito va all'esploratore che lo precede, comunque.

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  11. "La simpatica Hack, pace all'anima sua, era la caricatura dello scientista, della scienza trasformata in feticcio religioso con tanto di teologia della salvazione."

    Non esageri un po'? Della sua attività scientifica non posso dire nulla, non sono astrofisico. So che però era apprezzata anche da Zichichi se non sbaglio. Forse non era una "stella" (anche se mi sembra abbia scoperto qualcosa in relazione alle Cefeidi) ma penso una buona studiosa. Non credo però che considerasse la scienza un feticcio e avesse sviluppato una teologia di salvazione. A me ha sempre fatto l'impressione di una donna molto impegnata e soddisfatta del proprio lavoro che le bastava per essere felice o abbastanza felice. La paura e le difficoltà dell'esistenza si dimenticano - e così si vincono - lavorando. Che non significa rimuovere, ammazzarsi di lavoro per dimenticare il mistero o enigma dell'universo. Lavorare dobbiamo, lavorare fa bene - al corpo e alla mente - e ci procura soddisfazioni, anche intense, a volte persino qualcosa come felicità.
    Quanto alla sua attività come cittadina italiana invece storco un po' la bocca: già quell'essere comunista nel secolo XXI è un po' bizzarro ...

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    1. Niente da dire sulla simpatica e naive Hack ne' come scienziata ne' come persona: solo che aveva una cosi' spontanea e assoluta fede nella scienza che un prete, che invece la fede se la autoimpone perche' credere e' difficile, le avrebbe invidiato. Era felice, oltre che sospetto per ragioni ormonali, per questo.

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  12. Pulvirenti: "Nei primi del '900, il frutto del lavoro in campagna bastava a mala pena a sfamarsi e a comprare pochi vestiti (indumenti) e una casotta (casa) di un paio di stanze.

    Non riconosco come veritiero questo assunto. In ogni epoca sono state costruite opere monumentali che hanno richiesto una quantità smisurata di ore/uomo di lavoro. In ogni epoca si sono combattute guerre che hanno richiesto quantità ancora maggiore di ore/uomo di lavoro e che hanno distolto consistenti stuoli di persone dalla propria attività di produzione, per di più impegnandoli nella distruzione attiva. Tenendo presente questo aspetto, sostengo che la miseria del passato, del presente e del futuro è dovuta (ferma restando la disponibilità di risorse in quantità sufficienti, che non è assicurata per l'oggi e ancor meno per il futuro) all'azione deleteria degli individui alfa della nostra specie. La rovina, per tanti individui, è la mentalità dirigenziale, una "patologia fisiologica" che affligge una percentuale di tutto rispetto degli homo sapiens. Chi, afflitto da quella patologia, dispone di abilità sufficienti, finisce per comandare e sottomettere i propri simili; chi, afflitto da quella patologia, dispone di abilità insufficienti, finisce male, schiacciato dagli altri alfa; chi non è afflitto da quella patologia viene sottomesso e sfruttato in misura e modalità che cambiano forma secondo le epoche storiche, ma che giammai cambiano la sostanza.

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    1. "Nei primi del '900, il frutto del lavoro in campagna bastava a mala pena a sfamarsi..."

      A fine '800 in Italia c'e' un'esplosione demografica insostenibile per la tecnologia agricola dell'epoca, in circa un decennio emigrano 10 milioni di persone, circa un terzo della popolazione.

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    2. Storicamente l'urbanesimo (e il colonialismo), nasce dall'espulsione dalle campagne del sovrappiu' di popolazione (anche oggi nei paesi in via di sviluppo), cui segue l'industrialismo e tutti i casini sociali che ne derivano, sfociati nel marxismo, nei fascismi, e nei massacri del "secolo breve". Tutto cio' non sarebbe stato possibile senza il progresso tecnologico. Questa storia parte dalla cosiddetta "creazione del mondo", quando avvennero i primi esperimenti di pastorizia e agricoltura, circa 10 millenni fa.

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  13. In merito alla colonizzazione d'altri pianeti come elemento salvifico... no, dai... seriamente...
    Accetto che ci sia chi parla convintamente di cose del genere solo perché c'è ancora chi parla di redenzione e condanna, di Paradiso e di Inferno. Anzi, c'è chi fa anche di peggio.
    Fantasie fuorvianti. Finiamola.

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    1. Ti rispondo con una battuta:
      "Se nell'Universo la vita si é sviluppata solo sulla Terra....
      Quanto spazio sprecato!"

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  14. Alessandro, probabilmente non mi sono spiegato chiaramente. La questione non è data dal fatto che la vita si sia sviluppata solo sulla Terra oppure in una miriade d'altri posti. Personalmente ritengo talmente alte le probabilità che ci sia moltissima altra vita in giro per l'Universo (in chissà quali forme) da poter dire che sono certo che ci sia. La questione è però a) che quei luoghi sono per noi irraggiungibili; b) che quei luoghi, anche se raggiunti una tantum a costo di chissà quale sforzo, sono irraggiungibili per noi intesi come collettività alquanto numerosa; c) che operare per raggiungere, anche una tantum, quei luoghi provoca ulteriori danni su danni al nostro ambiente qui ed ora; d) che quei luoghi non è detta che siano desiderabili; e) che quei luoghi sono con ogni probabilità mortiferi per un organismo (il nostro) che si è sviluppato per essere adatto ad un ambiente diverso. Dunque, teniamo i piedi saldamente a terra e finiamola di indulgere in pensieri fideistici. Se si trova allettante pensare di risolvere la questione sovrappopolazione con migrazioni verso ambienti extraterrestri, allora tanto vale pensare di risolverla seguendo la Madonna nella sua assunzione in Paradiso ogni 15 d'agosto.

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    1. Concordo su tutto quello che hai scritto; però...
      c'é sempre un però...
      tu analizzi il futuro come se fosse una proiezione lineare del presente,
      cosa che non é.

      Comunque, non penso che risolveremo il problema demografico con i viaggi interplanetari,
      ma possiamo risolverlo per qualche decennio, con qualche altra scoperta scientifica.
      Poi.. queste scoperte o indurranno una riduzione delle nascite,
      oppure ci penserà l'uomo con le guerre o la natura con carestie e pandemie.

      Per ultimo, c'é anche la possibilità che vengano gli Extraterrestri (i "Visitors") che hanno carenza di alimenti,
      e gradiranno questi ominidi ricchi di proteine e vitamine... :-(

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    2. "che quei luoghi sono con ogni probabilità mortiferi per un organismo (il nostro) che si è sviluppato per essere adatto ad un ambiente diverso"

      quindi ci e' gia' abituato ;)

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    3. Ritengo che la quasi nulla possibilità di colonizzare altri pianeti sia solo la perpetuazione del pattern tumorale umano.
      E' lo scenario peggiore.

      O la specie prende atto dei limiti e si regola oppure essa scomparirà, visto che ogni tumore cessa d'esiste con la morte dell'ospite in cui si è sviluppato.

      Questa prospettiva, inoltre, con la sua componente messianica, distrae dalla soluzione dei problemi.
      Anche per questo è pericolosa e nociva.

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    4. "pattern tumorale umano"

      E' vero, una volta ho confrontato un adenocarcinoma polmonare con la foto aerea della citta' di Mosca vista dallo spazio di notte: il pattern e' identico.

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    5. Proliferazione numerica esponenziale fuori controllo.
      Penso che sia una delle definizioni di tumore infatti.

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  15. Cari amici, lasciamo stare i viaggi interplanetari e la colonizzazione dello spazio.
    Sono ipotesi che hanno un significato (ed un valore) solo a livello scientifico, non certo a livello pratico e demografico (il rapporto tra costi energetici e benefici sarebbe sicuramente negativo).

    E poi siamo sempre lì: il problema non sta nell'ampiezza dello spazio disponibile, ma nell'accettazione della sua limitatezza, in senso concettuale.
    Per millenni l'umanità ha potuto approfittare di spazi sterminati da riempire e colonizzare, ma adesso è finita.
    E' questo che non riusciamo a farci entrare nella testa.

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  16. Un breve filmano sulla pianificazione familiare in Uganda. Il filmato è anche sul nostro sito (www.ecopop.ch):

    https://www.youtube.com/watch?v=B9QE5vDRfF4

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