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martedì 2 luglio 2013

Democrazia e demografia: più pragmatismo per ridurre la natalità


 La democrazia è un fattore positivo o negativo rispetto al problema del controllo della crescita demografica? Lester Brown dice che la demografia ha uno sguardo corto sul futuro: guarda all'utile del momento e alla convenienza immediata, è poco in grado di programmare sui tempi lunghi. Quando si vota e si fanno le scelte politiche ci interessa il benessere di cui poter beneficiare in quest'anno o al più l'anno prossimo. Nessuno si preoccupa di quello che avverrà tra dieci o venti anni. In teoria la democrazia è poco adatta a programmare una decrescita economica o demografica. Eppure sono principalmente paesi democratici che hanno bassi tassi di crescita demografica come in Europa e in Usa. In genere in questi paesi si sceglie di fare pochi figli per convenienza economica: il mantenimento e l'istruzione di molti figli è economicamente insostenibile per molti cittadini occidentali. Inoltre la migliore qualità della vita scoraggia le coppie dal sostenere i sacrifici della crescita di figli numerosi. Nei paesi poveri e poco industrializzati i figli costituiscono invece una risorsa di cui è impossibile fare a meno. Oppure vi sono cause culturali, di tradizione, o religiose che spingono a fare figli.  La scarsa scolarizzazione in questi paesi inoltre risparmia i genitori da spese che al momento sono improduttive e rende i figli una risorsa immediatamente utilizzabile per il lavoro. In molti paesi arretrati e con sistemi democratici fragili o inesistenti, il controllo demografico può essere solo imposto, come si è fatto in Cina e, con minor successo, in India. Le democrazie occidentali oggi sono in crisi essenzialmente per cause di costi dell'energia, e questi costi dell'energia sono molto legati ai tassi di crescita demografica. La crescita esponenziale degli ultimi anni del prezzo del petrolio è infatti legata solo in minima parte all'esaurimento delle riserve tradizionali di gas e petrolio (nuove immense riserve si trovano infatti in depositi rocciosi : shale oil e shale gas), ma assai di più essa dipende dall'esplosione della domanda per lo sviluppo economico che sta interessando Cina e India, cioè tre miliardi di consumatori. L'ulteriore aumento della popolazione mondiale previsto (9- 10 miliardi nel 2050) non potrà che far ulteriormente crescere i prezzi dell'energia. In presenza di ulteriore crescita demografica mondiale complessiva la crisi economica di Europa e occidente continuerà ad aggravarsi. L'impoverimento dell'economia  insieme all'aumento dei flussi immigratori da Africa e Asia metterà sotto tensione le strutture politiche e sociali delle vecchie democrazie liberali. Oggi le democrazie, se vogliono sopravvivere, hanno tuttavia dei mezzi per influenzare le aree che sono attualmente in forte crescita demografica come Africa e India, per tentare almeno di rallentare il fenomeno. Le loro economie sono ancora in grado di generare aiuti ai paesi in via di sviluppo (in particolare paesi africani)  e di condizionare le economie e il commercio di paesi già avviati ad un buon sviluppo con Pil elevato, come l’India. Condizionare gli aiuti economici e gli accordi  commerciali con questi paesi a politiche in grado di rallentare o stabilizzare al minimo la crescita demografica è un imperativo se vogliamo tentare di fermare il global warming e l’inquinamento ambientale*. Su questo punto si dovrebbe lavorare a livello di G8-G20 e di organismi internazionali, togliendo spazio alle demagogie clericali e alle ideologie populiste, oltre che agli interessi finanziari e industriali di chi specula su produzione, demografia e commercio in continua crescita ai danni del pianeta. Proseguire su questa strada non è più possibile, e i danni non riguarderanno solo l’occidente sotto attacco per crisi economica, disoccupazione, immigrazione massiccia e devastazione ambientale. A pagare un prezzo saranno anche le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo, che vedranno megalopoli invivibili, devastazione ambientale, perdita delle risorse naturali e paesaggistiche,  rivolta sociale (come dimostrano le proteste di masse di giovani nei paesi del nord africa e in Turchia). E’ indicativo che la rivolta dei giovani in Turchia sia stata innescata dalle proteste contro  uno scempio ambientale con la distruzione di un parco adibito a verde pubblico per interessi speculativi . Soltanto una riduzione della natalità e una minore pressione demografica potrà riportare ad una sostenibilità ambientale e ad una economia che assicuri lavoro e benessere in un contesto di stabilità sociale. Pragmaticamente non è importante come si arriva al traguardo di bloccare l’espansione demografica, se per libera convinzione, convenienza economica, imposizioni fiscali, disincentivazione sociale o attraverso leggi coercitive (come in Cina). L’importante è ottenere la riduzione dei tassi di natalità, condizione preliminare e imprescindibile della decrescita economica regolata e sostenibile. Anche perché per salvare il pianeta non ci sono alternative.

*Non esistono soli i diritti, come predicano tanti demagoghi, esistono anche i doveri. Se paesi arretrati chiedono aiuti economici, debbono in cambio assicurare tassi di natalità compatibili con la salute del pianeta. Non possiamo più permetterci tassi di natalità di 6-7 figli per coppia come avviene in tante zone dell'Africa e dell'India. Questi numeri non sono diritti, non hanno nulla a che vedere con i diritti umani. Questi sono numeri del sottosviluppo, della fame, dell'emigrazione forzata, dell'inquinamento ambientale e del collasso planetario.

2 commenti:

  1. << Non esistono soli i diritti, come predicano tanti demagoghi, esistono anche i doveri. >>

    Concetto ineccepibile, caro Agobit, anche se dimenticato da molti.
    E dirò di più: non può esistere nessun diritto senza un dovere speculare.
    Altrimenti non è più un diritto, ma un privilegio.

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  2. Se non vogliamo vedere la fine della nostra amata civiltà occidentale liberal-democratica dobbiamo secondo me fare questi seguenti passi:
    -aiutare i paesi arretrati economicamente SOLO in cambio di garanzie come: lotta a criminalità, estremismi religiosi e politici, inquinamento e imporre MASSIMO 2,5 figli per donna;
    -vietare o almeno limitare fortemente l'immigrazione dai paesi islamici o dittatoriali
    -bloccare tutti gli scambi commerciali con i paesi islamici dove vige la sharia
    -smettere quindi di importare petrolio da dittature, e utilizzare solo fonti rinnovabili e nel caso in cui sia necessario e allo stesso tempo sicuro il nucleare...l'estrazione del petrolio dall'atlantico può continuare (Canada, Usa, Messico, UK, Norvegia e Islanda sono democrazie, possiamo anche comprare il loro petrolio)
    -in situazioni estreme applicare sanzioni economiche ai paesi che hanno più di 3 figli per donna, nel caso in cui ciò non basti organizzare interventi militari per insediare un governo che segua le direttive del mondo libero

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